SIMPLE MEN: CONSIDERAZIONI SUL SOUTHERN ROCK

21 Mar

…musica popolare delle classi lavoratrici…?

Ogni tanto vado a vedere suonare i TACCHINI SELVAGGI… Suto, Mauro e Daniele sono amici, e poi c’è LaBassistaPreferita con loro, e se qui nell’Emilia profonda vuoi sentire delle linee di basso rock suonate come si deve, beh devi sentire lei e il suo bel FENDER JAZZ BASS. Il problema è che quando fanno certi pezzi come SWEET HOME ALABAMA, mi devo assentare, tanto è suscettibile la mia coscienza politica. Certi testi, certa retorica, quel costante sciovinismo, quello spirito reazionario e la bandiera confederata proprio faccio fatica a digerirli. Il problema è che certe cose musicalmente mi piacciono parecchio… Street Survivors dei Lynyrd, Marauder dei Blackfoot, la Marshall Tucker Band, gli Outlaws…(Gli Allman poi li adoro, ma con loro il discorso è diverso). Tormentato e inquieto mi imbatto nella risposta di Giancarlo Trombetti ad una mia domanda nella intervista che trovate un po’ più indietro nel blog:

Dai tuoi scritti su TRUEMETAL mi par di capire che tu riesca ad ascoltare il Southern Rock senza farti impressionare troppo dai sapori conservatori, sciovinisti e dai colori della bandiera confederata. Mi spieghi come fai?

Semplice : mi diverto come una iena. Non mi frega niente del messaggio, dato che tutto sommato vi è di ben peggio senza finire a Jacksonville…penso che tutto vada contestualizzato e decodificato. Il Southern è sopra ogni cosa rock con una bella percentuale di blues ed a me piacciono molto entrambi gli ingredienti. Inoltre ritengo, in buona fede, che la qualità delle melodie e degli arrangiamenti dei vari gruppi sia mediamente molto elevata. Penso che sia, sopra ogni cosa, musica nata per rallegrare, per vivere in quel contesto sociale. Non so se ti ricordi la famosa battuta che c’era in Blues Brothers, quando il gruppo va a suonare in quel bar per finanziarsi e finisce per suonare “Rawhide” con gli schiocchi di frusta…”Certo che suoniamo diversi generi di musica, qui! Suoniamo sia il Country che il Western !”…ecco, penso che la mentalità sia quella e l’accetto perché mi piace molto il suono che ne deriva. Genuino e sincero.

Uhm, questa tua riflessione forse da una risposta ai miei mille interrogativi. Ricevo un senso di pace da ciò che hai appena detto. La mia logica un po’ sovietica si scontra con la passione rock blues che mi brucia dentro. Cercherò di trarre insegnamento e soprattutto giovamento dalle tue parole e di godermi il southern rock più serenamente (certo che però i Lynyrd ci mettono del loro: come si fa a chiamare il loro ultimo – brutto –  album God and Guns?).

Come scritto nel commento qui sopra alla sua risposta all’interno della intervista, questo confronto mi sta facendo bene … incomincio a venire a patti con certe cose.

Uno dei commenti all’intervista è di Sara Crewe che mi scrive:

Molto bella l’intervista a Trombetti. Tra le altre cose, mi ha colpito quello che dice sul Southern Rock… qualche anno fa ebbi una discussione col mio ex compagno americano proprio sul tema, io accusavo il  SR di razzismo e fascismo, mentre lui cercava di spiegarmi che non si possono applicare a quel genere di musica le categorie ideologiche europee, che quella è musica popolare, delle classi lavoratrici…

Categorie ideologiche europee … musica popolare delle classi lavoratrici … uhm, interessante … ne parlo con Giancarlo, lui legge il commento di SC all’intervista dove si parla appunto di musica popolare delle classi lavoratrici e mi scrive questo (notare come GCT e l’amico americano di SC arrivino alla stessa conclusione del non poter giudicare con logiche europee):

Vedi, Tim, credo che quel che spiegò l’amico americano alla tua amica, sia assolutamente vero. Ho cercato di descrivere un episodio analogo (alla rovescia) che mi è capitato e che ho, ahimè, raccontato malamente su Truemetal (a volte ho l’impressione di scrivere alle persone sbagliate, su quel sito, ma ho accettato una pressante richiesta e mi spiace adesso lasciar cadere la cosa…). Alla rovescia perché il mio interlocutore, americano, sosteneva che fosse, appunto, musica rozza per rednecks, per contadini, per working class. E mentre il mio interlocutore si stupiva del mio affetto per la musica californiana dei sessanta e del mio amore per il rock sudista (mi descrisse come una via di mezzo tra un tossico ed un contadino!), io non ero altrettanto colpito dai suoi art rockers newyorkesi…dalla Laurie Anderson e dai vari menelli gravitanti tra un party ed una disco di ultimo grido, quelli della musica per aeroporti…

Credo che il rock del sud sia veramente una musica povera, nel senso che esce da ambienti poveri, ma che possiede un forte senso di nazionalismo e di attaccamento per la propria terra che noi europei, ed in particolare noi italiani che vediamo il pericolo nazista in tutto ciò che non sia dipinto di rosso, non abbiamo elementi per comprendere. Né giudicare.

Ci sarebbe da discutere all’infinito sulla nostra classe di censori che per decenni hanno creduto che Zappa fosse “di sinistra” solo perché aveva scritto Idiot Bastard Son, senza aver mai capito i testi di Rudy wants…ecco aver mai ascoltato la versione cantata di Holiday in Berlin. Zappa era semplicemente americano. No, sai qual è la verità? E’ che noi abbiamo cercato – e continuiamo a farlo con una cocciutaggine ottusa – di giudicare elementi di culture a noi aliene con i nostri metodi, vedendo razzismo e fascismo in luoghi dove questi non sono neppure conosciuti. A noi, caro Tim, ci ha rovinato il cinema di Mississippi Burning… e crediamo che gli Skynyrd siano cacciatori di negri…vedi? Ci vergogniamo persino di pronunciare una parola assolutamente corretta “negro” e che abbiamo creduto di vedere tradotta nel termine nigger.

Come siamo deficienti. A presto, come promesso, quando l’ispirazione verrà, proverò a condensare il mio amore per il Maestro.


Beh, non so, forse sono più confuso di prima, ma queste discussioni mi piacciono proprio tanto, spero di non avervi annoiato troppo. E’ che probabilmente sono un uomo un po’ troppo complicato e a volte, vorrei davvero essere un uomo semplice…

Mama told me when I was young
Come sit beside me, my only son
And listen closely to what I say.
And if you do this
It will help you some sunny day.
Take your time… Don’t live too fast,
Troubles will come and they will pass.
Go find a woman and you’ll find love,
And don’t forget son,
There is someone up above.

(Chorus)
And be a simple kind of man.
Be something you love and understand.
Be a simple kind of man.
Won’t you do this for me son,
If you can?

Forget your lust for the rich man’s gold
All that you need is in your soul,
And you can do this if you try.
All that I want for you my son,
Is to be satisfied.

(Chorus)

Boy, don’t you worry… you’ll find yourself.
Follow you heart and nothing else.
And you can do this if you try.
All I want for you my son,
Is to be satisfied.

(Chorus)

(Chorus)

 

Uomo Semplice

Mia mamma mi disse quando ero piccolo
“Vieni. siediti vicino a me, mio unico figlio
E ascolta attentamente ciò che ti dico.
E se farai ciò che ti dirò
Ti aiuterà in certi giorni di sole.
Prenditi il tuo tempo… Non vivere troppo di fretta,
I problemi arriveranno e poi se ne andranno.
Vai, trova una donna e troverai l’amore,
E non dimenticare foglio,
Lassù c’è qualcuno che ti guarda.

(Ritornello)
E sii un tipo di uomo semplice.
Sii qualcosa che tu ami e capisci.
Sii un tipo di uomo semplice.
Non potresti farlo per me figlio,
Se puoi?

Dimentica la brama di oro dell’uomo ricco
Tutto ciò di cui hai bisogno è nella tua anima,
E puoi farcela se ci provi.
Tutto ciò che desidero per te figlio mio,
E’ di essere soddisfatto.

(Ritornello)

Ragazzo, non preoccuparti… troverai te stesso.
Segui il tuo cuore e nient’altro.
E puoi farcela se ci provi.
Tutto ciò che desidero per te figlio mio,
E’ di essere soddisfatto.

(Ritornello)

(Ritornello)

 

 

 

14 Risposte to “SIMPLE MEN: CONSIDERAZIONI SUL SOUTHERN ROCK”

  1. picca 21/03/2011 a 22:11 #

    “Niggas in the church say: kill whitey all night long. .
    . the white man is the devil. . . . the CRIPS and Bloods are
    soldiers I’m recruiting with no dispute; drive-by shooting on this
    white genetic mutant. . . . let’s go and kill some rednecks. . . .
    Menace Clan ain’t afraid. . . . I got the .380; the homies think I’m
    crazy because I shot a white baby; I said; I said; I said: kill
    whitey all night long. . . . a nigga dumping on your white ass; fuck
    this rap shit, nigga, I’m gonna blast. . . . I beat a white boy to
    the motherfucking ground”; “Kill Whitey”; –Menace Clan, Da Hood,
    1995, Rap-A-Lot Records, Noo Trybe Records, subsidiaries of what was
    called Thorn EMI and now is called The EMI Group, United Kingdom.

    Neanche Ricky Medlocke è mai arrivato a tanto.

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  2. saurafumi 21/03/2011 a 23:42 #

    Ecco, adesso comincia con la Marshall e i Lynyrd… povera me…

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    • Sara Crewe 22/03/2011 a 11:31 #

      Scrivo da profana, ma credo che una “storia sociale del rock” non sia mai stata scritta – come invece è avvenuto per il punk e il rap, più facili da analizzare sotto questo aspetto perchè più chiaramente riconducibili a condizioni sociali particolari e a specifiche situazioni di rivolta (anche se il rap è uscito dai ghetti Usa per arrivare, con tutte le varianti, fino alle periferie europee e ai quartieri devastati del Medio Oriente). Il rock è sempre stato “trasversale” e non si è mai fermato: a modo suo, probabilmente, ha davvero attraversato la storia. Ha raccolto le contraddizioni sociali dove le ha trovate (e il Southern Rock può esserne un esempio), si è ribellato, si è nutrito di realtà diverse, ha raccolto ogni genere di emozioni, ha radunato generazioni diverse, si è trasformato, è tornato alle origini, ha viaggiato nel tempo, è risorto da quelle che alcuni volevano che fossero le sue ceneri… e noi siamo ancora qui ad ascoltarlo, come molti altri faranno dopo di noi. La meraviglia del rock è proprio questa. Tutti questi anni, tutti questi mutamenti, e il rock è ancora qui.
      “The flame still burns…”

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      • Giancarlo T. 22/03/2011 a 15:35 #

        Ciao Sara, buon ragionamento il tuo. E condivisibile. Ma per dover di anzianità che mi porto dietro, ti correggo polemicamente. Non è vero che non sia mai stat tentata una storia sociale del rock. L’han fatta eccome! E nel modo più razzista, ignorante e infantile che potessero scegliere. L’hanno scritta un paio di generazioni di scribacchini – chiamarli giornalisti, scusami, ma mi darebbe i conati – che basandosi essenzialmente sui loro personali gusti, hanno massacrato per decenni il rock definendolo fascista, per adolescenti in calore, rozzo, poco tecnico, banale, non intelligente, di secondaria importanza. Sono i collaboratori di Ciao 2001 o di altre marginali riviste come quella, del Rockstar di un tempo, del Mucchio, di Rockerilla o di Rolling Stone. Tutte riviste che mi permetto di giudicare avendole “viste da vicino” nella maggior parte dei casi. Ho stampato nella memoria certe loro affermazioni (I BOC nazisti per via del logo! Gli UFO infantili, gli Outlaws di Bring it back Alive “è l’esortazione della mamma che dice al figlio di tornare vivo da un concerto del gruppo”…e così via) che soo state un faro nella mia formazione di imbratta fogli. In fondo è stato facile : è bastato fare esattamente l’opposto. Un abbraccio. Gc

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  3. Sara Crewe 22/03/2011 a 22:11 #

    Sono pienamente d’accordo con te. Anagraficamente siamo coetanei, e conosco (purtroppo), anche se solo come lettrice, quelle riviste tremende…Io pensavo a una storia sociale del rock seria, fatta da gente che sa di che cosa sta parlando, e non da incompetenti superficiali che giudicano in base al loro umore e (s)ragionano in base agli slogan…!Pensavo, ad esempio, al lavoro che ha fatto sul Blues un ricercatore come Alan Lomax…
    Grazie ancora per avere dato a tutti noi, insieme a Tim, la possibilità di ritrovarci a discutere di queste cose, anche se in modo virtuale. Per noi amanti del rock, è sempre come ricominciare a respirare! Un abbraccio anche a te, S. :-)

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    • Paolo Barone 22/03/2011 a 23:28 #

      Il blues prima, il r’n’r’ dopo e poi il Rock, sono sempre stati contro il potere.
      Hanno determinato momenti di rottura e conflitto e hanno contribuito tantissimo, profondamente, ai movimenti controculturali del ‘900. Non parlo di band tradizionalmente schierate, antagoniste, gente tipo Clash, Wyatt, Seger o Mc5. Parlo proprio di TUTTA la musica rock. Beatles e Stones per esempio: Pensate che erano ben visti dal potere negli anni ’60?! Dalla CIA ai servizi britannici hanno tentato proprio di tutto contro di loro. E cosi via, Airplane e Grateful Dead, Marley e compagnia rasta, Sringsteen, Velvet Underground, Hendrix, Pistols…non ha proprio senso fare elenchi, la musica che noi amiamo ha sempre dato fastidio al potere, allo stato delle cose. Anche senza dichiarati atteggiamenti o messaggi ” politici “. Per esempio pensiamo a Stooges ed Mc5. Molto socilmente impegnati ed antagonisti in prima fila gli Mc5, sicuramente le loro prese di posizione a fianco delle Black Panter e di ogni altro sommovimento sociale non li rendeva molto amati dal sistema americano. Ma pensate che Iggy e gli Stooges con la loro follia iconoclasta avessero meno effetto, fossero meno avversi?
      Sicuramente le nostre categorie politco/mentali non possono essere applicate alla cultura americana, non ha senso parlare di Shoutern rock fascista. I redneck, per quello che ho visto, di politica proprio non ne sanno niente…anzi, diciamo che non sono proprio molto interessati a quello che succede nel mondo. Non usano i nostri schemi mentali, non hanno la nostra cultura, e si, sono un po’ razzisti e localisti. Tipo la nostra lega, per intenderci, ma meno aggressivi, meno virulenti.
      Ci scommetterei che quando i Lynyrd S. negli anni ’70 ostentavano capelli lunghi, canne e chitarroni elettrici a palla, al redneck medio del tempo davano fastidio. Certo, se a quello lo portavi a vedere i NY Dolls gli veniva un sintomo, ma anche gli altri non avrebbe voluto vederli uscire con sua figlia.
      E lo stesso vale per Elvis, Sid Vicious o Little Richards (nero e PURE gay!).
      Certo poi col tempo le cose vengono assimilate, e quello che nasceva contro diventa innocuo, ma questo penso sia naturale e non sempre definitivo.
      Una storia sociale del rock ben fatta sarebbe proprio un bellissimo lavoro, enorme se consideriamo la globalizzazione ante litteram del fenomeno e le sue mille ramificazioni. Pero’ non so che darei per leggere un libro cosi.
      Anni fa tentarono di dire la loro Castaldo e Assante con il loro ” La terra promessa”.
      Non e’ certo un opera definitiva, se mai ce ne potesse essere una, ma interessante.

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  4. picca 23/03/2011 a 09:35 #

    Entrata a gamba tesa: non ho mai sentito nulla di razzista nelle canzoni degli Skynyrd o degli Outlaws o della Marshall Tucker Band. Mai. Localismo spinto, per non dire nazionalismo, sì, ma è come incazzarsi con tutta la canzone napoletana perchè parla incessantemente da duecento anni solo di Napoli, nonostante la camorra, la sporcizia e i pomodori che crescono sulla diossina. E’ tipico delle enclave un po’ chiuse, per motivi geografici o sociali, essere autoreferenziali all’eccesso. Se poi nella musica southern ci fosse qualche riferimento ad una situzaione esistenziale diciamo di ‘insofferenza’ per motivi razziali, beh..ben venga. Mi regala uno spaccato di un posto, di una cultura, di una vita. Del resto Robert Johnson cantava ‘I’m gonna beat my woman til I’m satisfied’, il che è terrificante certo, ma offre tutta un’ umanità, una storia, come le allegre coltellate tra rivali in amore delle varie Cavallerie Rusticane o le leggende sui banditi del west.Oppure dobbiamo smettere di ascoltare il blues in quanto veicolo di violenza familiare? Il ‘politically correct’ è il nemico numero uno dell’espressione artistica, una gabbia creativa terrificante e ipocrita dietro la quale si nascondono i peggiori cinici calcolatori dello show biz.

    P.S. Mi piacerebbe molto un approfondimento politically scorrettissim sul giornalismo musicale italiano a cura dell’ottimo Trombetti. Su questo blog, naturalmente.

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  5. picca 23/03/2011 a 09:52 #

    Me la ricordo la recensione (Popster?) del doppio live degli Outlaws ‘Riportatemelo vivo’. Massarini, se non sbaglio.

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  6. francesco prete 23/03/2011 a 21:29 #

    Beh, su quanto sia scorretto applicare certe categorie ideologiche – tipicamente europee – al modo di pensare americano si è già detto abbastanza. Rivendicare un senso di appartenenza non vuol dire necessariamente sposare anche una certa ideologia: ricordate l’equivoco che accompagnò l’uscita di “Born in the USA”? Un pezzo tutt’altro che patriottico nel senso conservatore del termine, anzi! Eppure l’allora presidente Reagan cercò di appropriarsene e la cosa a Bruce non piacque affatto.
    Sarebbe come considerare De Gregori nazionalista per “Viva l’Italia”, roba da matti! E comunque sul sud e sulla guerra di secessione ci sarebbe da parlare parecchio: il nord era così antirazzista come si dice? O perseguiva solo una logica economica volta a valorizzare la propria politica industriale contro il mercantilismo agricolo del sud? “The night They drove old Dixie Down” della mitica Band è uno dei pochi pezzi Rock dove si parla di quella guerra: non a caso è stata scritta da un canadese, come canadesi erano 4/5 del gruppo, a parte Helm che è dell’Arkansas. Ma sto divagando, vengo al punto. A me il Southern Rock piace da morire, e i Lynyrd li adoro! E se sono fieri della loro terra che male c’è? Pure io sono fiero di essere romano, allora? Fra l’altro i Lynyrd non sono neanche dell’Alabama ma di Jacksonville in Florida. Nel 76 il gruppo finanziò la campagna elettorale del democratico Jimmy Carter, e poi – lo notava Crespi – il verso finale di “Sweet Home Alabama”, “Montgomery’s got the answer”, “Montgomery ha la risposta”, si presta a più di una interpretazione. Gusto della polemica sicuramente, Neil Young viene esplicitamente tirato in ballo, orgoglio sudista anche ma razzismo io non ne vedo. E anche su Young, esistono numerose foto di Van Zant che indossa t-shirt con l’immagine del canadese, e il bassista dei Crazy Horse, Billy Talbot, indossa un maglia dei Lynyrd Skynyrd in “Rust Never Sleeps”. Questo è il Rock! Anche se oggi di quello spirito antagonista di cui parla Paolo è rimasto ben poco – Keith Richards è ormai il Montezemolo dell musica Rock, e so che Paolo si arrabbia sempre tantisimo per questa mia affermazione – quello che la nostra musica ci ha dato nessuno ce lo può togliere. Come nessuno mi può togliere questa Italia che io continuo ad amare, nonostante certi (tanti purtroppo) italiani…

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  7. francesco prete 23/03/2011 a 21:36 #

    P.S. per Tim: il mio approccio è più “cubano” che “sovietico”, ma sempre da quelle parti siamo, cioè, “INTERNAZIONALISTI”!

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    • timtirelli 24/03/2011 a 00:29 #

      Francesco, a me la grande madre Russia non piace mica sai, mi definisco sovietico un po’ per prendermi in giro, per un uso della logica un po’ troppo freddo. Ho un gatto che si chiama FIDEL e ho uno scaffale pieno di libri sulla rivoluzione avvenuta nell’isoletta di cui parli, fai un po’ tu… ad ogni modo hai ragione: sempre INTERNAZIONALISTI siamo!
      Fino alla vittoria, sempre.

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  8. timtirelli 24/03/2011 a 00:25 #

    Leggere questi commenti mi inorgoglisce: che lettori coi controcazzi che ha questo blog.

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    • Francesco 23/01/2021 a 11:52 #

      E sapere che c’è gente che, a dieci anni di distanza, ancora cerca e legge questi articoli / commenti penso possa farti ancora più piacere. Grande discussione, come sempre su queste pagine

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