HAWKWIND: musica per lo spazio profondo – di Paolo Barone

11 Feb

Quelli come noi, che spesso si trovano a viaggiare nel cosmo, per diletto o per necessita’ esistenziale che sia, sanno che lassu’ fra stelle galassie e buchi neri, la musica rock e’ di casa. Infinita la lista di chi ha frequentato, per un po’ o per sempre, lo spazio profondo. Gia’ negli anni ’50 non erano in pochi i rockers persi fra le stelle seguendo la scia della Jimmi Haskell Orchestra e qualcuno diceva che gente come Elvis e Roy Orbison venisse proprio da li’.

 

Poi nei ’60 i viaggi astrali si fecero via via piu’ frequenti da e per il nostro pianeta. Fino alle esperienze di Jimi Hendrix, che confesso’ di essere un extraterrestre o dei Pink Floyd, prima avventurieri dei domini astronomici e poi traghettatori del turismo di massa interstellare, manco fossero una compagnia di crociere. Mr. Bowie al suo esordio si perse fra strane stelle con il maggiore Tom, per poi tornare fra noi con un fantastico gruppo di ragni marziani, mentre i Rolling Stones non si sentirono molto a loro agio a duemila anni luce da casa e chiesero a Brian Jones di riportarli a Londra il prima possibile.

Anche da noi qualcuno come Finardi aspettava un passaggio da un alieno, dopo aver visto che le porte del cosmo stavano effettivamente su in Germania. Qualcun altro invece partiva come un cammelliere seguendo la carovana del navigatore astrale Tim Buckley, ma poi sentiva la nostalgia di Napoli e tornava sulla terra scoprendo che siamo tutti figli delle stelle.

 

Certo, i tedeschi in questo senso erano proprio imbattibili. Sia che si trattasse dei Corrieri Cosmici, o dei mappatori dell’iperspazio come Tangerine Dream o Klause Schulze, i teutonici son quelli che si son spinti piu’ in la’ di tutti, fino alle regioni piu’ estreme ed inesplorate delle galassie. Anche dalla California sono partiti viaggi stellari niente male, soprattutto da San Francisco, che per un po’ e’ stata una sorta di Cape Canaveral lisergica: le avventure dei Quicksilver Messanger Service e la scoperta della Dark Star dei Grateful Dead rimarranno sempre nei nostri cuori di giovani esploratori galattici. Qualcuno ha visitato lo spazio per poco tempo preso dall’entusiasmo della gioventu’, come i primi UFO, riportati con i piedi per terra dal pragmatico Shenker, altri ci sono rimasti piu’ a lungo, l’elenco potrebbe essere infinito. Ma se in tanti hanno contribuito alla nostra colonna sonora cosmica, un solo gruppo ha attraversato e continua dopo tanti anni ad attraversare le stelle a bordo di una nave pirata: gli Hawkwind di capitan Dave Brock.

Hawkwind 1972

Hawkwind 1972

 

Una vera e propria ciurma di pirati piu’ che una band, questo gruppo unico nella storia del rock si forma nei primi anni ’70 nel giro degli squatters e dei fricchettoni piu’ sballati del regno unito. Si son sempre considerati parte della scena libertaria ed antagonista inglese, e non hanno mai smesso di esserlo, suonando quando ne avevano voglia, con o senza guadagno, sia agli inizi che dopo esser diventati famosi. I cambi di formazione sono stati un modo di essere per gli Hawkwind, arrivando a cambiare piu’ volte line up, persino durante lo stesso tour! Dave Brock, da vero capitano pirata ha sempre mantenuto salda la rotta, tirando a bordo dell’astronave corsara personaggi di ogni risma. I quali a loro volta hanno spesso dato un contributo determinante alla creazione del suono e del mondo Hawkwind.

Dave Brock

Dave Brock

Nick Turner, con i suoi sax e flauti stralunati e i mille travestimenti, forse piu’ di tutti ha contribuito alla causa, scrivendo anche brani memorabili ed immortali. Cosi’ come Del Dettmar e Dick Mik hanno creato un tappeto sonoro dalla forza d’urto devastante fatto di sintetizzatori e diavolerie elettroniche fuori controllo. Non sono mai stati dei grandi strumentisti gli Hawkwind, e questo secondo me li ha aiutati dal rifugiarsi nei porti del virtuosismo, quando le acque si facevano tempestose. No, loro rimanevano al loro posto cavalcando un onda ritmica possente e primitiva, generata dai tamburi di Simon King, Terry Ollis o anche, per una volta, Ginger Baker. Unici in tutto, hanno avuto per anni uno scrittore di fantascienza, Michael Moorcock, e un musicista poeta Bob Calvert, che hanno creato insieme a Brock e Turner, un piccolo universo letterario che di volta in volta si andava a dispiegare nelle ricchissime copertine dei loro dischi, e nei concerti.

 

Parliamo di qualcosa di veramente articolato e speciale, tanto da meritarsi il prestigioso premio internazionale Victor Hugo per la fantascienza…E chi lo avrebbe mai detto, di questa comune di pazzi! Parlavamo dei concerti, beh, questo e’ stato e resta un altro punto di forza della band. I loro light show sono sempre stati molto suggestivi ed originali, anche quando le spese si facevano sostenute e gli incassi scarseggiavano, gli Hawkwind hanno sempre allestito dei concerti di grande impatto visivo. E poi come non ricordare Stacia, una giunonica ballerina che si esibiva nuda o con strepitosi costumi spaziali durante i loro live, diventando un po’ simbolo della band, fino ad essere rappresentata sulla copertina di Space Ritual, doppio live, sicuramente il loro disco piu’ famoso. Un giorno li vide suonare dal vivo da qualche parte in Europa, ne rimase affascinata, si tolse tutti i vestiti e si mise a ballare, e cosi rimase con la band per un bel po’ degli anni a venire.

Stacia - Hawkwind

Stacia – Hawkwind

Possiamo immaginare le reazioni del pubblico di casa nostra, quando nel ’72 si presentarono al festival pop di Villa Pamphili a Roma. Da noi andavano forte i Genesis di Gabriel e Tony Banks ( a dire il vero anche i meno accomodanti Van Der Graaf…), e questa ciurma di sballati gli esplose in piena faccia con le tette di Stacia e l’attacco sonico della band…Che avrei dato per esserci! Tanto per completare il quadro, in quel periodo faceva parte del collettivo anche Lemmy che prendera’ poi il nome dei suoi Motorhead proprio da una canzone scritta per la band.

 

Nella loro lunghissima carriera gli Hawkwind hanno suonato nei posti piu’ impensabili. Raduni di ravers e travellers, importanti festival rock, teatri, arene, a Stonehenge, all’isola di Wight (gratis, fuori dall’area del famosissimo festival), case occupate, piazze, centri sociali e comuni di mezzo mondo. Qualche anno fa, tentarono addirittura di affittare una nave per andare a suonare al circolo polare artico durante l’aurora boreale! Un attitudine questa di suonare un po’ ovunque, sostenuta dal capitano Brock, che prima di formare la band, si guadagnava da vivere facendo il musicista di strada. Nel corso degli anni questa combriccola di matti ha raccolto intorno a se un esercito di fan, un po’ come i Grateful Dead, che si identificano molto con la band, animano siti internet, creano piccolissime label.

 

Queste bande di ribelli cosmici sono diffuse un po’ ovunque, Italia inclusa. Son passati tanti anni ormai dal decollo dell’astronave Hawkwind. Tanti anni e tanti dischi, di cui un numero sorprendente molto belli anche per i non fan, tutti caratterizzati dal sound unico del gruppo: Un muro di suono space-rock fatto di hard, r’n’r’ e progressive psichedelico. Dagli esordi fino a In Search of Space, il mastodontico live Space Ritual, il periodo con il grande Simon House degli High Tide a bordo, Levitation con Ginger Baker, fino ad arrivare alle produzioni piu’ recenti, dal mondo Hawkwind e’ partita una delle colonne sonore piu’ entusiasmanti per le nostre escursioni astrali. Prendete un loro disco, scegliete il momento giusto per salpare, salutate amici e parenti, spegnete il telefono. Regolate il volume, mettetevi comodi per quanto possibile ed andate senza paura. Non sorprendetevi se dopo un po’, oltre le porte di Orione e i raggi gamma di Tannhauser, troverete Dave Brock col sorriso stampato sulle labbra, che dal ponte di comando vi strizza l’occhio mentre suona la sua Les Paul e si fa un cannone. (Paolo Barone ©2013)

Dave Brock

Dave Brock

6 Risposte to “HAWKWIND: musica per lo spazio profondo – di Paolo Barone”

  1. Paolo Barone 11/02/2013 a 12:46 #

    Primo effetto dell’arrivo degli Hawkwind sul Blog: Il Papa si e’ dimesso!

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  2. bodhran 11/02/2013 a 13:14 #

    il potere mistico della musica! ah ah hah
    per gli amanti del genere consiglio i primi due album degli Ozric Tentacles: Pungent Effulgent, del 1989 e Erpland, del ’90. Diciamo che si posson definire la versione moderna dello space rock anni ’70

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  3. mauro bortolini 12/02/2013 a 07:40 #

    Affascinante viaggio quello proposto da barone che diventa sempre piu’ bravo.
    Confesso di non aver dedicato molto del mio tempo agli hawkwind.
    Anche se ciao 2001 celebrava le loro imprese ed i personaggi di calvert e
    stacia.
    Immagino di essermi perso molto

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  4. Francesco 12/02/2013 a 11:11 #

    “Articoli” così belli e così sentiti oggi si leggono sempre più raramente sulle riviste musicali. Io mi sento solo di aggiungere alla lista di artisti che hanno contribuito a farci scoprire il cosmo, sicuramente di più e meglio di quella fredda impronta sulla superficie lunare datata 1969, uno dei miei gruppi preferiti, i Byrds: furono loro i primi, nel 1966, ad entrare nella Quinta dimensione, a dialogare con un uomo dello spazio e a volare otto miglia in alto, probabilmente per sfuggire a psicodrammi cittadini o per non essere costretti a rispondere ai tanti “Perchè?” della vita. E nel prosieguo di quel viaggio un extraterrestre lo avrebbero incontrato sul serio, anzi, per l’esattezza un Angelo triste, ma questa è un’altra storia. Grazie Pa’, magari ne parliamo domenica…

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  5. Paolo Barone 12/02/2013 a 14:34 #

    Certo, assolutamente vero, i Byrds hanno fatto dei voli astrali mica male….
    Grazie per i complimenti Francesco, l’Angelo Triste a quanto pare ci sta girando intorno ultimamente. Si, ne parliamo domenica, e poi magari ci racconti tu qualcosa in merito qui sul Blog.

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  6. Sara Crewe 15/02/2013 a 18:55 #

    Grazie Paolo, come sempre magnifico… e stasera ho bisogno di respirare lo spazio….

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