Barney Hoskyns ” LED ZEPPELIN – The Oral History Of The World’s Greatest Rock Band” – (Wiley 2012 – Euro 24,60) – TTTTT

16 Set

The Oral History Of the World's greatest rock band - LED ZEPPELIN barney Hoskins

Come sapete sono refrattario alle nuove uscite quando si tratta di libri sui LED ZEPPELIN, le trovo quasi sempre noiose, ripetitive, afflitte dalla sindrome del giornalismo pigro o peggio ancora da quello deferente.

Questo invece di Barney Hoskins mi ha sorpreso: a parte brevi note che consentono al lettore di mettere a fuoco le varie tappe della vita del gruppo, il libro narra la saga dei LED ZEPPELIN attraverso le dichiarazione dei co-protagonisti e delle comparse. In un lasso di tempo di qualche anno, Hoskins ha “interrogato”, segretarie, mogli di batteristi di gruppi della Swan Song, road manager, figlie di manager, mogli di manager, tecnici della ditta che curava l’impianto nei concerti del gruppo, giornalisti, musicisti, artisti, groupie, press officer, publicist, A& R personel, ingegneri del suono e, per una volta, la gente che ha avuto a che fare in modo concreto con i LZ inizia a parlare senza tanti peli sulla lingua, senza essere impaurita dalle ritorsioni psicologiche e spirituali che JIMMY PAGE potrebbe mettere in atto. Sì, la cosa bella è questa, alcuni non hanno più paura di quel che potrà pensare JIMMY PAGE, l’età avanza e nessuno è più preoccupato se JP toglierà il saluto a qualcuno… se una vecchia rockstar, per quanto ancora leggendaria, terrà il broncio.

LZ Fort Worth 1977

Questi libri che trattano la cosa senza prostituzione intellettuale, che vanno a scavare dove bisogna scavare, che cercano la verità in modo razionale, sono però anche quei libri che ci spingono nella twilight zone dei sogni infranti, che spengono le stelle che riempivano i nostri sogni, che imbrigliano i venti che soffiavano nelle nostre vele. Sono quei libri che di colpo ci fanno diventare adulti, che spazzano via i castelli che da ragazzini ci eravamo costruiti.

Lo sapevamo già, ma leggerlo fa comunque male: dopo il 1973 i LZ diventarono un qualcosa di tenebroso, di poco raccomandabile, di terribile, soprattutto negli ultimi 5 anni. Il marciume indotto dalle droghe pesanti si insinuò nell’animo di Grant, di Cole, di Bonham stesso e di Page, schiavo dell’edonismo e dell’accidia. Scontri di potere tra PETER GRANT e STEVE WEISS il temibile avvocato dei LZ, con aderenze note a tutti nella mafia newyorkese, vessazioni di qualsiasi tipo contro chiunque osasse anche guardare negli occhi la banda della Swan Song. Il solo ROBERT PLANT sembra essere stato in grado di non lasciarsi imbrigliare da logiche perverse, di elaborare pensieri e filosofie di vita da essere umano niente male, aiutato forse anche dai drammi che hanno costellato la sua vita. Anche JONES appare staccato dalla parte più oscura, ma il suo essere neutrale ed introverso lo fanno apparire quasi indifferente agli avvenimenti.

Ma in fondo la saga dei LED ZEPPELIN è affascinante anche per questo, un viaggio intrapreso con spirito gioioso sotto un sole splendente e caldo che via via diviene irto di ostacoli, di drammi, di patemi, di tragedie, mentre il potere e la ricchezza crescono a dismisura.

LZ Munich 5-7-80

LZ Munich 5-7-80

Un gran libro, per chi vuole approfondire (soffrendo).

La versione recensita è quella hardcover in limgua originale, ed è un inglese che si legge facilmente…non è che la maggior parte degli intervistati siano esattamente intellettuali.

Alcuni di voi, Tom in particolare, qui nel blog sostengono che l’importante è la musica, che è quella che alla fine conta…e allora via i cattivi pensieri, via le nostre analisi introspettive, e vai con il nostro sfavillante, appagante, pulsante, roboante, totalizzante rock dei LED ZEPPELIN.

22 Risposte to “Barney Hoskyns ” LED ZEPPELIN – The Oral History Of The World’s Greatest Rock Band” – (Wiley 2012 – Euro 24,60) – TTTTT”

  1. Marco Campanella 16/09/2013 a 14:10 #

    Concordo su tutto: il libro andrebbe collocato a pieno titolo in un ipotetico scaffale dedicato a “I libri del disincanto”…
    Ho letto la versione inglese “Trampled Under Foot: The Power and Excess of Led Zeppelin” (Faber & Faber £20, ma su Amazon.co.uk con più del 30% di sconto).
    Segnalo anche la traduzione italiana con il titolo “Led Zeppelin. La storia orale” edito da Arcana (€ 25,00), con una traduzione che a tratti lascia a desiderare e che manca, rispetto all’edizione inglese, di tutti gli indici (tra l’altro molto utili).

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  2. Paolo Barone 16/09/2013 a 14:25 #

    Grazie della recensione Tim, lo avevo visto ma pensavo fosse l’ennesima cazzata.
    Invece mi sa che lo prendo, sembra una cosa interessante…

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  3. lucatod 16/09/2013 a 14:36 #

    Lo stavo sfogliando ieri presso la Feltrinelli di un centro commerciale , quello che avevo tra le mani era però la versione italiana edita da Arcana (correggimi se sbaglio) .
    Ci ho dato giusto un’occhiata per valutarne l’acquisto , ma devo dire che da due cose che ho letto ho pensato subito ad una fregature stile LZ Proibiti (edito sempre in questo periodo) , insomma le avevo già lette e stra lette su altre decine di libri .
    Se hai dato il massimo dei voti , vuol dire che mi sono senza dubbio perso qualcosa perché so che con i libri del Dirigibile sei particolarmente (giustamente) esigente .
    Proverò a ridargli uno sguardo , da come l’hai recensito sembra davvero interessante .

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  4. mikebravo 16/09/2013 a 15:16 #

    Un libro che ho letto diversi mesi fa.
    I libri sui Led sono tantissimi ma mai abbastanza.
    Riguardo gli ultimi 5 anni della band, PRESENCE per me é un disco SACRO.

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  5. Fausto "Tom" Tomelleri 16/09/2013 a 20:02 #

    Solo una domanda, se possibile:
    qual’è il libro (i) migliore(i) su von Zeppelin, e come giudichi dopo anni “il Martello degli Dei” di S. Davis?
    Good Night, sleep tight,
    grazie, Tom

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    • timtirelli 17/09/2013 a 11:48 #

      Tom, domanda difficile. A me Stephen Davis piace e THE HAMMER OF THE GODS e il suo libro sul tour del 1975 sono due letture assai piacevoli. Nel celeberrimo IL MARTELLO DEGLI DEI forse pecca un po’ imprecisione e si concede alla deriva a cui gli aspetti meno musicali e più scandalistici portano, ma il libro è godibilissimo e, se si tiene presente che spesso va sopra le righe, è il libro che consiglierei.
      Andrebbe mitigato con le fatiche di DAVE LEWIS che in quanto a dati, precisazioni, notizie minuziose non è secondo a nessuno …ma cade nell’approccio da fan per cui tutto quel che fa e dice la band o i suoi ex membri è oro colato.
      E poi quest’ultimo di HOSKINS che non affascina particolarmente essendo un lungo elenco di dichiarazioni ma che riempi alcuni vuoti, cambia prospettive e nel 2013 dice ancora qualcosa di nuovo.
      Quindi DAVIS/LEWIS/HOSKINS. Il libro definito sui LZ non è ancora stato scritto. Ciao.

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  6. bodhran 17/09/2013 a 09:17 #

    Il libro è lì sul comodino in attesa di lettura, ma la recensione del nostro mi pare, al solito, più esaustiva. Non credo servano altre letture per diventare un “fan adulto”, oramai di testimonianze della piega che avevano preso band e entourage ne avevamo a sufficienza: un esempio su tutti, il capitolo dedicato ai concerti di Oakland del ’77 della bellissima biografia di Bill Graham. Ma testimonianze nuove e uno sguardo disincantato sono sempre graditi.
    Mi è piaciuta la sottolineatura sul superamento della “paura delle reazioni di Jimmy Page”: forse, se Page si fosse preoccupato di più della musica invece che di alimentare l’immagine un “mito” dorato, quando così dorato non è, si sarebbe concesso più occasioni per fare musica, si sarebbe goduto di più la chitarra e il successo, e forse avrebbe fatto godere di più anche noi.

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  7. mikebravo 17/09/2013 a 22:30 #

    Il libro scritto da Stephen Davis a meta’ degli anni ottanta é uscito nel
    momento migliore per riempire il vuoto incolmabile lasciato dallo
    scioglimento dei led zeppelin nel cuore di milioni d fans e non solo.
    Nel bene e nel male il piu’ grande libro su un gruppo rock.
    D’altro canto le autobiografie raramente funzionano.
    E poi nel caso di Page sarebbero troppe le reticenze e gli omissis
    riguardo numerose canzoni e sessions che hanno fatto tanto discutere
    nei decenni.
    E’ vero che Lewis, Welch e Mylett hanno scritto da fans sfegatati.
    Ma credo che superare IL MARTELLO DEGLI DEI sara’ difficilissimo.
    Lo stesso Davis ci ha provato con la biografia su JIM MORRISON,
    Libro molto bello ed impegnato ma HAMMER OF THE GODS é
    inarrivabile ( come i led zeppelin del resto).

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  8. lucatod 18/09/2013 a 00:36 #

    Sono d’accordo , HAMMER OF THE GODS è LA BIOGRAFIA per eccellenza , certo bisogna saper tralasciare certe cose un po romanzate , ma alla fine anche alla luce del numeroso materiale venuto fuori con internet (foto , video , bootlegs a portata di mouse) , bisogna riconoscere che Stephen Davis ha raccontato meglio di chiunque altro la storia della band . Lewis e Mylett sono stati sicuramente di parte , ma il loro contributo è paragonabile a quello che Mark Lewisohn ha fatto con i Beatles . Ho imparato a conoscere il pensiero di Lewis , e pur non condividendo certe sue opinioni (la sua idea di “ringiovanimento” da parte dei LZ durante il tour europeo del 1980 , Earls Court e Knebworth il vertice della band on stage , e il suo accanimento verso il film e la colonna sonora di TSRTS) leggo i suoi libri come se fossero un’enciclopedia .

    Probabilmente l’unico in grado di scrivere una biografia superiore a quella di Davis è il Dark Lord in persona (lo so ne ha pubblicato una fotografia edita dalla Genesis) . Ma non è da lui sputtanarsi come ha fatto Keith Richards (peccato) .

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  9. mikebravo 18/09/2013 a 08:37 #

    E’ vero. sia per i Beatles, per i Rolling e per gli stessi Led, esistono i biografi ufficiali
    che ti raccontano puntigliosamente giorno per giorno quella che é stata la carriera
    del gruppo.
    Altri scrittori hanno raccontato il lato oscuro di Beatles, Rolling etc..
    Davis l’ha fatto meglio di tutti senz’altro.
    L’altro giorno leggevo una vecchia intervista a page su MUSICIAN..
    Alle domande dell’intervistatore su DAZED & CONFUSED ed jake holmes,
    piove una lunga serie di I DON’T KNOW.
    E’ chiaro che Jimmy non potra’ scrivere un libro sui led entrando in certi particolari.
    Per caso ho ascoltato KNOWING THAT I’M LOSING YOU fatta dagli yardbirds e
    cantata da keith relf con Jimmy alle chitarre.
    Diventera’ la futura TANGERINE del terzo lp.
    L’arrangiamento é uguale e forse anche i testi.
    Insomma un’ autobiografia di page non parlera’ mai di davey graham, bert jansch.
    Tradizionali o no, ispirazione o no.
    Tenete conto che quando usci’ il doppio cd CUMULAR LIMIT degli yardbirds
    ora introvabile, qualcuno si oppose lla pubblicazione di una canzone scartata per
    LITTLE GAMES.
    Era Knowing that i’m losing you.
    E non fu pubblicata.
    E CUMULAR LIMIT difficilmente verra’ ristampato.

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  10. pol 18/09/2013 a 21:40 #

    “Oral History” però sembra il titolo di un libro scritto da una groupie :-)

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  11. lucatod 11/10/2013 a 17:19 #

    Ho acquistato il libro qualche giorno fa e l’ho letteralmente divorato . Sicuramente non si tratta di un libro imprescindibile , ma più che altro adatto a “teste di PIOMBO” devote e davvero curiose . La lettura mi ha lasciato vagamente l’amaro in bocca , perché l’intento dell’autore con le sue interviste (parecchie prese in prestito) , è quello di smitizzare il gruppo e ci riesce piuttosto bene . E’ anche vero che da loro non mi aspettavo che andassero d’amore ed’accordo , ma ne è venuto un ritratto veramente poco lusinghiero , in particolare Jimmy Page . Molto interessante l’approfondimento su Grant , la Swan Song e le dinamiche degli ultimi anni della band (Alcune di queste interviste le avevo lette su FEATHER IN THE WIND di D. Lewis) .

    Riguardo al rapporto di Page con Paul Rodgers , non ho capito una cosa , ma quei due non si erano affiatati durante il tour ARMS ? Su questo libro ne vien fuori una specie di lavoro fatto a tavolino per rilanciare la carriera di Page , con il cantante dei Bad Co che arriva quando tutto è ormai pronto .
    Ho sempre visto i Firm come un gruppo fondato con il semplice scopo di andare in tour , senza nessuna pretesa di riaffermare il mito , dato che non suonavano nemmeno pezzi delle loro rispettive band .

    Un ultima cosa , ma perché quella zoccola di lori maddox viene chiamata lori mattix ?

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    • timtirelli 11/10/2013 a 20:21 #

      Luca, tutti i libri diciamo così “più illuminati” degli ultimi anni, quelli che si attengono per quanto possibile ai fatti e che vogliono provare ad approfondire lo studio del soggetto LZ, finiscono per ridisegnare il profilo di PAGE… quello che ne viene fuori non è un granché. Ne stiamo discutendo anche sul forum di un club “esoterico” di cui faccio parte. Prima o poi ne riparleremo sul blog, anche a costo di soffrire…tutti i nostri sogni di rock and roll erano frutto della nostra fervida immaginazione.

      Confermo che i FIRM furono una faccenda decisa a tavolino. L’ATLANTIC chiese aiuto a RODGERS per cercare di rimettere in piedi PAGE. PR era da poco uscito dalla BAD COMPANY, aveva pubblicato un album da solista (CUT LOOSE) senza troppo successo e, come molte rockstar degli anni settanta, in quel periodo vagava un po’ in confusione spiazzato dalle nuove tendenze. Non ci volle molto a convincerlo.

      La MADDOX è anche conosciuta come Lori Lightning e Lori Mattix. Ricordo quando diversi anni fa decise di non chiamarsi più MADDOX. Non so il perchè, è francamente non m’importa.

      Ciao Luca, grazie del commento.

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      • lucatod 11/10/2013 a 21:30 #

        Mi auguro che almeno i pezzi siano stati frutto della loro collaborazione dato che portano la firma Rodgers o Page/Rodgers .
        Ad ogni modo , i FIRM sono la cosa migliore del dopo-Zeppelin .

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      • timtirelli 11/10/2013 a 22:45 #

        A tal deg! THE FIRM rules!

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  12. mikebravo 12/10/2013 a 18:52 #

    La grande differenza tra i tre grandissimi inglesi della chitarra sta nel fatto
    che Beck ha tuttora capacita’ tecniche elevatissime che ha mantenuto dagli
    anni sessanta ( meno droghe, meno alcool ).
    Page si é involuto tra i 70 e gli 80 come del resto é successo a Clapton
    ancora prima( dopo Layla ).
    Entrambi hanno pagato la dedizione alla droga e/o all’alcool.
    Non che il successo poi sia venuto a mancare.
    E’ che certi picchi musicali non li hanno piu’ toccati o quasi.
    Page pero’ ha aggiunto alle sue dipendenze pericolose quella da Plant.
    E questa sta segnando ed ha segnato la sua carriera.
    La grande differenza tra Page e Clapton é che Eric é divenuto col tempo
    un buon cantante e cio’ gli ha permesso di arrivare al 2013 con dischi
    piu’ o meno belli ma che escono ogni due anni ed accontentano i suoi fans
    che pure lo possono vedere spesso in concerto.
    Page senza la voce di Plant, e non solo la voce, non è riuscito ad avere
    negli ultimi tre decenni una carriera continua ed ha lasciato i tanti fans
    in crisi di astinenza.
    Outrider non fu certo un disco all’altezza ( doveva essere doppio ma..)
    ed il famoso seguito ancora l’aspettiamo.
    Insomma da solo non ha fatto granché.
    Eric Clapton nel 1992 ha venduto 14 milioni di copie e 6 Grammy Awards.
    con Unplugged.
    Page ci manca molto ma non saranno le riedizioni deluxe dei led zeppelin
    a consolarci.
    Clapton sara’ un vecchio calzino ma almeno si puo’ chiamare musicista.
    O meglio chitarrista e cantante.
    Ovvero cantautore che scrive ancora canzoni.

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  13. lucatod 12/10/2013 a 20:32 #

    C’è da dire che il Clapton post Layla , spesso e volentieri si è ritrovato un vero e proprio team in suo soccorso , hanno costruito un repertorio attorno alle sue capacità , ma era davvero lontano dai giorni dei CREAM , BLIND FAITH e DEREK . Lo hanno letteralmente imboccato , Page da solitario qual’è si è perso e basta . Gli album post Just One Night , secondo me non sono granché e gli ultimi passano proprio inosservati . E’ diventato senza dubbio un buon cantante , tanto che durante la reunion dei Cream , spesso le sue parti le ho trovate superiori a quelle di Jack Bruce . Ma anche quelli poi non erano nemmeno lontanamente paragonabili a come suonavano nel 67- 68 .
    Ad ogni modo Clapton ha trovato un modo per andare avanti (io lo trovo ora come ora molto noioso) o forse l’ha trovato Roger Forrester ( o come cavolo si chiamava il suo manager) per lui .

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  14. bodhran 13/10/2013 a 10:06 #

    Premetto che col passare degli anni mi sono convinto che il pubblico non sappia niente della reale personalità di un personaggio pubblico. Quello che il libro di Hoskyns pare avvalorare, se mai ve ne fosse stato ulteriore bisogno, è che Page sia rimasto vittima del suo maggior desiderio: diventare “famoso” e cercare di essere quello che il pubblico desiderava fosse. E che a forza di adottare comportamenti, gesti e parole da “star”, di isolarsi da una dimensione reale – forse comprensibile per un ragazzo nato negli anni ’40, di vivere nel credo del “Led Zeppelin vs il mondo intero” e di alimentare tutto questo con massicce dosi di sostanzedi un certo peso, abbia finito per “credere davvero” di essere quel personaggio che aveva costruito e non sia più riuscito ad uscirne. Bonham per vivere quella realtà parallela ha dovuto pagare un prezzo troppo caro per un uomo di 32 anni, Plant sembra cercare di aver trovato una dimensione “fuori e dentro”, quanto meno facendo musica, e JPJ pare essere riuscito sin dall’inizio ad eludere tutta la faccenda. Per fortuna, al di sopra di tutto questo, ci resta la più bella musica rock di sempre.

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  15. picca 14/10/2013 a 13:11 #

    Dear Bodhran, tu smolli lì un dettaglio fondamentale: diventare una rock star è un atto di magia pura, una vera e propria metamorfosi nel reale senso del termine. E’ come diventare un supereroe. James Patrick Page ha compiuto un incantesimo che ha del miracoloso, è diventato Jimmy Page e come abbia fatto è puro magick, pura suggestione nonché autosuggestione (quanto si deve lavorare su se stessi per anni plasmando l’ego!). Stregoneria, sortilegio, incanto. Non alzino il sopracciglio i razionali o gli scettici sentendo parlare di magia, non importa che ci crediamo noi o no: il fatto che conta è CHE CI CREDE LUI, eccome. Dal (quasi) nulla ha messo in piedi tutta una band di gigantesco successo, capace di proporre una musica (e tutto il resto) di prodigioso charme e potenza tanto da far quasi paura. Pura alchimia, pura malia. Quando si è rotto l’incantesimo (o qualcuno o qualcosa ha deciso che doveva rompersi perché qualcuno o qualcosa ha deciso di passare a riscuotere i crediti) Jimmy Page è tornato ad essere James Patrick Page e basta.

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  16. bodhran 14/10/2013 a 21:51 #

    Caro Picca, a parte il gusto di avere un posto così dove poter chiacchierare di rock – hats off to (tim) tirelli – ma l’incantesimo l’ha rotto Page, intendendo che un gruppo che fondato sulla chitarra (anche se non solo) con un chitarrista altalenante, spesso strafatto, ha poche chance di andare avanti. La riscossione crediti l’ha fatta Page stesso, concordo con te che serve un lavoro enorme sull’ego, ed è proprio quello che “contesto”: potere e successo sono giochini pericolosi, per tutti, musicisti, dottori, politici, etc etc, ti direi anche più pericolosi di polverine varie, è roba che dà troppa dipendenza, e che se presa sul serio poi batte cassa in malo, malissimo modo.
    Detto questo in tutta sincerità, come dicono qui intorno, “si fa per chiacchierare”, perchè per quanto negli anni Page mi sia diventato sempre più “antipatico”, metto su un disco a caso dei LZ e lì finisce ogni questione.

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  17. picca 15/10/2013 a 08:42 #

    Però…però…però se è vero che i Led Zep e Jimbo a un certo punto erano diventati una gigantesca idrovora da soldi, è anche vero che Jimmy è uno di quei rari casi di ‘ex’ grande rock star che non ci ha scassato le palle per decenni con puttanate varie tanto per continuare a mangiare soldi. Quando uscì il disco con Coverdale temetti il peggio ma grazie al cielo… Non ho nessuna antipatia per chi lo fa, sia chiaro, però insomma…va un po’ a controbilanciare i vari Rod Stewart o Elton John (o Stones) che piuttosto di mollare la presa si ammazzano. Ti piace Jimmy Page? Bene: discografia Led Zep (otto dischi in studio più qualche live) un paio di Firm e un best degli Yardbirds se sei un ‘completist’. Essenziale, ce ne fossero…

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  18. mikebravo 15/10/2013 a 21:10 #

    Per quanto mi riguarda, quando page e plant sono tornati assieme, sono
    stati bei tempi, indipendentemente dai dischi pubblicati.
    I due sono fatti per stare assieme.
    Se poi plant ha preso altre strade, c’est la vie…….
    Averli visti 2 volte in concerto mi ha dato una buona idea di quello
    che erano i 4 zeppelin nell’epoca d’oro.
    E’ chiaro che che l’inattivita’ di page mi é piu’ che fastidiosa.
    E piu’ passa il tempo, meno me l’immagino con la chitarra al collo.
    Spero di essere smentito al piu’ presto da qualcosa di inaspettato……
    E se cosi’ non fosse, c’é sempre Plant in giro.
    Ora per me sono alla pari.

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