Brian and the house of the rising sun(down)

9 Nov

Periodo di sollievo: tecnicamente un periodo di massimo tre mesi all’anno in cui puoi ricoverare un genitore anziano con problemi presso strutture convenzionate con il Comune di residenza, in cui quest’ultimo ti dà una mano a pagare la retta mensile.

Domanda fatta ad agosto. Dopo un paio di settimane ci chiamano, si inizia a settembre. Pur grati della cosa e del vedere che certe cose ancora funzionano qui in Emilia, prendiamo tempo: per quanto sfiniti e spossati, non è un passo facile da affrontare. Ci richiamano per l’inizio di ottobre, stiamo per accettare quando, parlando con l’operatrice veniamo a sapere che ad inizio novembre si libera un posto nella struttura nella quale abbiamo fatto domanda anche come privati, la Casa della Gioia e del Sole, appunto. Non esitiamo, appuntamento al tre novembre dunque.

Inizia un mese strano, condito da un sentimento misto, angoscia e trepidazione … lo smarrimento al solo pensiero di smollare Brian in una struttura, il sollievo per il riprendere possesso, almeno in parte, delle nostre vite, dopo anni di gestione continua del nostro vecchio.

Domenica 26 ottobre – presumibilmente l’ultima domenica che ho a che fare completamente con la gestione Brian. Lo porto a Borgo Massenzio. Prima ci fermiamo al cimitero di San Martin On The River dove Brian ha l’occasione di salutare (per l’ultima volta?) sua moglie, mia madre. Rimane a contemplare la lapide per un po’, poi prima di andarsene le lancia un “ciao Mara” dolcissimo. Gli occhi mi si inumidiscono, mi infilo i Ray ban.

Alla Domus Saurea lascio che Brian faccia un’ultima sgambata … il sole, il verde delle campagna…all’aria aperta Brian sembra più in forma che mai.

Brian alla Domus Saurea 26 ottobre 2014- foto di TT

Brian alla Domus Saurea 26 ottobre 2014- foto di TT

Per pranzo la groupie ci fa il brodo e il bollito, a cui aggiungiamo un buon lambrusco, il tutto finisce per essere un inno alla nostra terra e  Brian apprezza molto. Passiamo un pomeriggio lieto, Palmiro è dell’umore giusto e si accoccola vicino al vecchio. Alle 18 guardiamo insieme l’INTER che (stranamente) vince. Alle 20,30 siamo già a Mutina. Lavaggio e messa a letto. Non riesco a staccarmi da lui pensando che potrebbe essere l’ultima domenica che passiamo completamente insieme e una delle ultime sere in cui dorme nel suo letto. La settimana seguente passa, in pausa pranzo corro da lui e ogni volta che lo lascio ho gli occhi umidi.

Sabato primo novembre, sveglia, bagno e poi ultimo valzer a Ninetyland. Ci fermiamo a fare colazione al Mini Bar, poi facciamo un giretto in centro. Ci fermiamo su una di quelle panchine dove si riunivano i pensionati a parlare e che oggi sono spesso appannaggio degli stranieri senza lavoro. Brian mi guarda incuriosito, credo percepisca che c’è qualcosa di strano in me. Non riesco a decidere di alzarmi, me ne sto lì, mesto, abbracciato al mio vecchio nel paese dove son nato e dove lui ha vissuto 42 anni.

Brian - Nonantola 01/11/2014 (foto TT)

Brian – Nonantola 01/11/2014 (foto TT)

Con mio padre ho avuto un rapporto tutt’altro che facile, spesso gli ho rinfacciato di non essere il padre che avrei voluto che fosse, spesso gli ho sottolineato con cinico computo tutti gli errori da lui commessi, spesso non ho tenuto conto del suo essere e della sua fragilità. Ora, però, mi accorgo di avere risolto il mio rapporto con lui, non l’avrei mai pensato eppure… d’altra parte Julia me lo diceva che sarebbe toccato a me risolverlo per entrambi, aveva ragione, ma allora non lo ritenevo fattibile.

In colpa per il passo che stiamo per affrontare, rileggo l’email che mi ha inviato Polbi, il Michigan boy:

“La situazione di Brian deve essere pesantissima. Sappi che lo stai accompagnando in questa difficile fase della sua vita con una forza e un umanità uniche. Puoi veramente essere orgoglioso di te stesso. Di queste cose ho una certa esperienza, e mi piacerebbe poter dire di me stesso le stesse cose ma non posso. E’ normale e giusto che tutto questo ti riempia di tristezza, ma ricordati sempre che non e’ umanamente possibile fare meglio di quello che stai facendo. E’ un percorso naturale, non lo puoi cambiare più di così. Siamo tutti in questa fase della nostra vita, e tu mi sembra che sei quello che la sta gestendo con più dignità ed efficacia.”

Gli rispondo con un grazie, secco, tondo, definitivo.

Domenica 2 novembre sono libero, cerco di pensare ad altro. Scendo, gioco a fare lo sfrondarello …

sfrondarelli alla Domus Saurea (foto TT)

sfrondarelli alla Domus Saurea (foto TT)

…contemplo l’autunno, anzi l’avtunno come direbbe Brian, e mi perdo tra colori caldi e colori pastello che si fondono…

Autumn in Borgo Massenzio (foto di TT)

Autumn in Borgo Massenzio (foto di TT)

Accompagno Lucy & Dante (groupie’s parents) per cimiteri. La cosa può sembrare poco appropriata ma la groupie’s legacy mi interessa molto e poi i cimiteri ormai sono l’ultima banca dati dei tratti caratteristici di paesi (soprattutto) e città. Certi cognomi che si ripetono con frequenza disarmante sulle lapidi, certi nomi ormai in disuso, tutto questo mi affascina. Nel bellissimo cimiteri di CARPI faccio finalmente conoscenza col bisnonno materno della groupie, PIETRO GANASSI,  il capostipite della emilianità rossa fino al midollo che la famiglia della groupie si porta dentro, e con lui i suoi figli alcuni dei quali finirono in gattabuia (insieme a Sandro Pertini) come prigionieri politici o scapparono da treni diretti in Germania sui quali erano finiti sempre come prigionieri politici.

Visto il tema, la groupie ci guida all’ex campo di concentramento di FOSSOLI. Solo una parte del campo è sopravvissuta, e lo stato in cui versa è  fatiscente, ma in questa soleggiata domenica di inizio novembre passeggiare in quel luogo ti fa immaginare in modo assai chiaro come doveva essere. C’è molto silenzio e ciò ti aiuta a riflettere, a fare un lunghissimo minuto di raccoglimento in memoria delle vittime, a percepire tutto il dolore, le atrocità, i soprusi passati tra quelle mura.

Lunedì 3 novembre, è il giorno. Vado da Brian, lo prepariamo e partiamo. Prima di arrivare alla house of the rising sundown ci fermiamo dal suo medico di base per ritirare una paio di impegnative. Entra mia sorella, io e Brian rimaniamo cinque minuti in macchina. Lo tengo per mano, gli ripeto che lo stiamo portando in un centro anziani e che lo facciamo solo perché non vogliamo che rimanga solo; gli chiedo poi per l’ennesima volta “chi sono io Brian?” e lui “sei il mio Tim”. Torno ad infilarmi i Ray ban.

Alle 10,30 entriamo. Ci accoglie l’animatrice e poi una delle responsabili dei vari nuclei. Andiamo nella sua cameretta, sistemiamo le ultime cose, parliamo con l’infermiere, espletiamo le ultime formalità. Ritorniamo nel salone, prima di darlo in consegna all’animatrice gli do un bacio. Mi faccio indietro, mi appoggio ad un muro, guardo Brian che si presenta, che si siede e, tutto eccitato, spalanca gli occhi e sorride…non  gli par vero di ricevere tutte quelle attenzioni e di stare in mezzo a così tanta gente. Do un’occhiata in giro: circa 75 ospiti, molti dei quali donne, circa la metà e oltre sulla sedia a rotelle. La statua a grandezza naturale della madonna mi fissa. Usciamo, accompagno mia sorella a casa e mi dirigo al lavoro.

Torniamo al pomeriggio e tornerò tutti i giorni seguenti. Sono giornate difficili per me, soprattutto quando mi accorgo che sto perdendo il controllo su Brian, sembra sia  già ben integrato nella struttura; ogni volta che me ne vado e che lo lascio in custodia ad una assistente del centro mi sembra di accompagnarlo verso un fiume, di abbandonarlo alla corrente che lo allontana da me.

Credo che ci sia dell’altro, non è solo il senso di colpa di avere messo il proprio vecchio in una struttura per anziani, penso sia anche l’inconsapevole elaborazione del pensiero che un pezzo della mia vita sta terminando, che il genitore che mi è rimasto sta andando a dissolversi in cometa, e visto che non ho messo in piedi una famiglia –  diciamo così – tradizionale, la cosa mi fa sentire più solo e sperduto.

Cerco di tenermi a galla mentre viaggio sull’asse Regium Lepidi-Stonecity-Mutina con la versione di due cd di POSITIVE VIBRATIONS dei TEN YEARS AFTER e TALING TIMBUKTU di ALI FARKA TOURE wiyh RYCOODER.

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 Quando sale il blues più profondo allora mi rintano nel ventre dei dischi che sono carne della mia carne … STRAIGHT SHOOTER e RUN WITH PACK della BAD COMPANY.

La parola giusta per descrivere Brian nei primi due giorni è “eccitato”, dalla novità, da tutte le attenzioni che riceve, dall’avere sempre gente intorno. Poi pian piano il termine giusto diventa”spaesato”. Ogni volta mi dice che si trova molto bene, ma quando me ne vado fatica a capire che lui deve rimanere lì, in “quell’albergo per anziani”. Mi chiede “ma davvero tu vai e io rimango qui?”. Lo dice con quell’aria da allegra malinconia che gli regala l’alzheimer. Io sul momento rido, ma poi in macchina mi infilo i Ray ban anche se è sera.

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Brian at the House Of The Rising Sun(down) – photo TT

Dal punto di vista pratico sono molto contento, il personale della casa è molto disponibile, gentile, attento, Brian ha una cameretta tutta sua con bagno annesso, una mattina sono arrivato che stava facendo ginnastica su di un lettino giù in palestra con una fisiatra tutta per lui. Brian mi teneva la mano mentre eseguiva diligentemente i suoi esercizi e mentre io parlavo a fondo con la dottoressa. Un pomeriggio stava giocando a tombola, arrivo, gli chiedo se viene con me nella saletta a parlare un po’ e lui mi fa “No, Tim, non posso, devo stare qui a giocare”. C’è voluto un po’ a convincerlo.

Brian si è fatto molte amiche, tutte s’ illuminano quando presto loro attenzione, quando le saluto, quando stringo mani così loro dicono a Brian “tu hai vinto alla lotteria ad avere un figlio così”; imbarazzato porto Brian a fare due chiacchiere nella saletta. In questi giorni ho avuto modo di conoscere altre storie, altra gente… la signora un po’ altezzosa che viene a trovare la madre e che si lamenta di tutto, il modenese un po’ rompiscatole che viene a trovare sua madre, uno di quelli che non stan mai zitti e che parla a voce alta, il marito che viene a trovare sua moglie anch’ella vittima dell’alzheimer, si tengono  per mano, lui le racconta la sua vita, lei presente ma con lo sguardo un po’ perso. Si salutano teneramente chiamandosi per nome. Sabato mattina è voluta venire anche Lasimo a trovare il vecchio Brian. Lasimo è una che prende in mano la situazione, appena arrivata ha letto tutte le info della casa, il cartello delle attività, ha trovato tre sedie nell’affollata saletta, e ha fatto amicizia con Mauro, 89nne ospite della casa per sua scelta. Solo, senza famiglia, un anno e mezzo fa decide di affittare il suo appartamento e di venire a stare lì. Lo viene a trovare ogni due giorni il suo vecchio socio Franco. Conosciamo anche lui. Erano imbianchini, ditta di 7 addetti, hanno imbiancato mezza Modena, comprese le case di Pavarotti e Enzo Ferrari. Franco ci racconta aneddoti spassosi. Arriva l’ora di pranzo e salutiamo tutti. Usciamo, la spavalderia de Lasimo si fa meno decisa, la guardo…ha gli occhi rossi. Poco dopo mi scrive un messaggio “Avete fatto la scelta giusta, sarà dura i primi tempi ma per Lino stare in compagnia è fondamentale”. So che ha ragione, tra l’altro anche se sono passati solo pochi giorni Brian è più tonico, più reattivo fisicamente; la ginnastica e le varie attività lo tengono in allenamento.

Anche se questa settimana sono andato da lui tutti i giorni, per me è cambiata molto; saperlo al sicuro, accudito e coccolato significa tanto, il non dover correre il sabato mattina a fare la spesa e a lavarlo già è stato un cambiamento epocale, avere la domenica libera, il non dover precipitarmi da lui in pausa pranzo ed assisterlo nei bisogni quotidiani … anche se per i primi tempi so che mi mancheranno i lunghi momenti insieme, il nostro giro a Ninetyland il sabato mattina, le telefonate. Per il momento tutto piuttosto bene dunque; rimane la tristezza, quando risalgo in macchina e mi ributto sulla strada…

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12 Risposte to “Brian and the house of the rising sun(down)”

  1. Marco Colasante 10/11/2014 a 09:23 #

    Mi sono commosso più volte, e non ho nemmeno i Ray Ban.
    Penso che Polbi abbia pienamente ragione.

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  2. luca magnoli 10/11/2014 a 11:21 #

    Ciao Tim… Dopo aver letto il tuo Blog di Brian ho pianto…. Io e te siamo 2 figli esemplari credimi è te lo dico con il cuore…. A presto tuo AMICO Luca Blues Magnoli….

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  3. lucatod 10/11/2014 a 12:06 #

    Molto più che un semplice articolo . Veramente emozionante .

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  4. timtirelli 10/11/2014 a 12:43 #

    Luca M: sei molto gentile, siete tutti molto gentili … non è falsa modestia ma non credo di essere un figlio esemplare, ad ogni modo ancora grazie per l’affetto, e lo dico a tutti. In parecchi avete preferito commentare fuori dal blog, con un messaggio privato, su facebook, su whatsapp.o anche con telefonate.

    Il blog assolve duqnue il suo compito: parlare dei fatti miei come metodo per affrontare temi che interessano a molti.

    Grazie davvero, siete una comunità speciale. Long live the blues!

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  5. Strapinna 10/11/2014 a 16:11 #

    Anch’io senza Ray-Ban… ma non piango, condivido in pieno ogni tua sensazione e questo tuo racconto mi è di conforto e di ispirazione. Un saluto!

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  6. Alberto 10/11/2014 a 22:16 #

    Racconto davvero bello e toccante…E in cui mi sono un po’ ritrovato, mia nonna ha avuto lo stesso triste percorso, e mia madre è andata per anni a trovarla tutti i giorni, è stata dura per tutti.

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  7. Clod_60 11/11/2014 a 09:26 #

    Ci sono molti blog di musica rock, pochi (questo è tra gli happy few) davvero competenti in materia, ma solo il tuo, Tim, offre questi squarci di vissuto personale, con cui i lettori si identificano (a me è successo!) e nei quali trovi sempre il modo di far emergere richiami pertinenti alla nostra musica preferita. Hold on Tim!

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  8. Marco Cardio 11/11/2014 a 18:33 #

    Ciao Tim, sono un lettore avido del blog ma intervengo di rarissimo.
    Hai riassunto con grande profondità e sentimento uno dei grandi blues della vita; il l’inelluttabilità del tempo che scorre e che non torna indietro, i propri vecchi che non ci sopravviveranno, le parole lasciate e mai pronunciate.
    In questi tempi di aridità totale, mi hai commosso.
    Grazie.

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  9. mikebravo 11/11/2014 a 19:27 #

    Spero di rivedere presto il buon Brian sul blog!
    E mi auguro che si trovi bene!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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  10. timtirelli 11/11/2014 a 20:43 #

    Mike, Marco C, Clod, Alberto, Strapinna …ringrazio anche voi. E’ davvero una gran cosa che un post simile raccolga tanti consensi, perché questo svela che razza di comunità scomodissima sia questa, indica che i grandi temi della vita non ci fanno paura, che il blues, quello in senso lato, ci fa sentire tutti vicini.

    Ragazzi, e ragazze, siete uno spettacolo. Verrà un giorno un cui ci troveremo tutti insieme e allora sarà bellissimo.

    Ancora grazie a tutti.

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