AC/DC “Rock Or Bust” (Columbia 2014) – TTT½

5 Dic

Gli AC/DC sono uno di quei gruppi che godono di una sorta di immunità, non puoi toccarli più di tanto, sono diventati un fenomeno globale, riempiono stadi, travalicano gli impervi passi dell’hard rock. Chiunque oggi può andare ad un concerto degli asidisi, non solo chi è attratto dal rock duro e al gruppo ormai gli si perdona tutto, l’aver fatto dischi davvero brutti, il non aver mai tentato di spostare una virgola dal loro lessico, dal loro incedere, dal loro scrivere.

Come tutti quella della mia età sono stato investito dal ciclone AC/DC ai tempi di BACK IN BLACK. Certo, erano già arrivati gli echi di POWERAGE e HIGHWAY TO HELL, ma fu con BIB che la band ci ipnotizzò e d’altra parte come poteva essere altrimenti? L’album è di una bellezza disarmate: non c’è un pezzo lofi, il gruppo gira che è una meraviglia, il lavoro delle chitarre è terrificante (nella accezione positiva del temine), il 4/4 nudo e crudo ti prende allo stomaco e non ti molla più. Erano anni oscuri quelli, si andava di punk e new wave, ma nelle discoteche rock (qualcuno ricorda il Punto Club di Vignola?) oltre ai SEX PISTOLS, DAMNED, CLASH, JOY DIVISION, DEAD KENNEDYS si mettevano su anche gli AC/DC. Se eri un adolescente o poco più in quegli anni e ti mettevi ad ascoltare BIB non potevi letteralmente rimanere fermo. Poi arrivò FOR THOSE ABOUT TO ROCK (anticipato dalla ristampa di DIRTY DEEDS DONE DIRT CHEAP mossa discografica azzardata per non dire folle), aveva un gran singolo ma ad essere onesti poco altro, e l’anno successivo FLICK OF THE SWITCH. Quest’ultimo lo comprai nel giorno d’uscita e forse fu la delusione più cocente di tutta la mia storia di appassionato di musica Rock. Non riuscivo a capacitarmi di come avessero potuto fare un disco così brutto. Continuai comunque a seguire la band che, per quanto mi riguarda, riuscì a risollevarsi solo con BLOW UP YOUR VIDEO e THE RAZOR EDGE. Nel 1989 entrò nella band il batterista CHRIS SLADE, figura a me cara per via della sua liason con i FIRM, e il live del 1992 AC/DC LIVE è una ottima testimonianza di quel bel periodo.

Intanto il fenomeno AC/DC montava e dal vivo, come accennato all’inizio, iniziarono a richiamare un mare di gente, cosa che in fondo avevano sempre fatto, ma cominciarono a diventare un fenomeno di costume e non solo musicale.

Gli AC/DC parlano alla pancia della gente, nessuna frivolezza intellettuale nella loro musica, ma lo fanno con un candore ed una onestà così sinceri da incantarti. Sicuro, a volte hanno giocato a fare gli AC/DC, ma il più delle volte lo senti che non ti stanno mentendo, che sono esattamente chi mettono in scena. I testi poi sono così diretti, sciocchi, bislacchi da irretirti. Sono così comprensibili da essere incomprensibili, le loro metafore così ineleganti da diventare leganti. Potenza del rock schietto e sincero.

L’atra sera alle prove col gruppo parlavo con LORENZ di ROCK OR BUST, il Rick Derringer di Vignola (grandissimo fan della band) era al primo ascolto e storceva un po’ il naso. Gli dico “Ma Lor, cosa ti aspettavi? Sono 40 anni che fanno dischi, con carriere così lunghe non puoi pretendere di avere ancora cose da dire, però sotto sotto ci sono delle cose carine, soprattutto a livello di riff”.

AC/DC ROCK OR BUST CD COVER

Passata la prima impressione, scremato il già sentito, il disco si rivela piuttosto vitale, soprattutto a livello di chitarre.

(In Rock we trust it’s) ROCK OR BUST e PLAY BALL aprono il disco in maniera canonica, ROCK THE BLUES AWAY oltre ad avere un titolo che ben si adatta a questo blog, è un bell’esempio di Rock alla AC/DC unito alla melodia. Ci sento dentro lo SPRINGSTEEN di BORN IN THE USA e forse anche un po’ di BRYAN ADAMS e JOHN MELLECAMP.

MISS ADVENTURE riporta il livello verso il basso, soliti luoghi comuni a corrente alternata e continua. DOGS OF WAR inizia con la solista di WITH A LITTLE HELP FROM MY FRIENDS (versione Joe Cocker col Dark Lord alla chitarra), prosegue con giochetti della sei corde già sentiti mille volte nei dischi della band dei fratelli YOUNG, ma il riff che esplode al minuto 00:37 ti fa alzar la testa. In esso ci sento gli AEROSMITH.

AC/DC ROCK OR BUST CD COVER

Ancora AEROSMITH (quelli di DONE WITH MIRROR) in GOT SOME ROCK & ROLL THUNDER, mi chiedo se sia io a sentire questi collegamenti o cosa. Ad ogni modo bello stomp.

AC/DC ROCK OR BUST CD COVER

HARD TIMES è insignificante. BAPTISM BY FIRE ha di nuovo un riff per nulla scontato. La canzone si sviluppa su binari famigliari. In alcune parti parti ci sento HURTIN’ KIND di ROBERT PLANT. Forse sto impazzendo.

ROCK THE HOUSE ti fa sobbalzare, qui sono i LED ZEPPELIN in persona a fare capolino. Un po’ BLACK DOG un po’ WHOLE LOTTA LOVE. Mi chiedo come farà BRIAN JOHNSON a cantarla dal vivo.

AC/DC ROCK OR BUST CD COVER

SWEET CANDY è un altro brano scialbo. EMISSION CONTROL chiude il lavoro e  risalta per il suo riff, anche in questo caso piuttosto interessante.

Un album dunque che non è esattamente pieno di grandi canzoni, ma il lavoro di chitarre, la scrittura dei riff, l’approccio del gruppo lo rendono credibile e lo portano oltre la sufficienza. Magari bisognerebbe riuscire andare oltre lo schema del ritornello cantato con lo stile dei balenieri dell’ottocento, prevedere perlomeno un momento più pacato, lasciare respirare JOHNSON e regalargli qualcosa da cantare in modo normale, ma temo che non ci siano in previsione cambiamenti di rotta del genere. Bello comunque il fatto che alla loro età facciano del Rock che sa ancora graffiare.

La registrazione è molto pompata, segue la regola imperante dettata dai lettori mp3, il livello di distorsione è a un passo.

Artwork di dubbio gusto e mediocre, mai una idea che si discosti dal logo e dagli aspetti kitsch del Rock. Sarà anche questa una operazione marketing voluta e mirata, ma il risultato – per chi ha un minimo di gusto – è assai scadente.

14 Risposte to “AC/DC “Rock Or Bust” (Columbia 2014) – TTT½”

  1. alexdoc 05/12/2014 a 18:07 #

    In tema di inattesi ma graditi ritorni quest’anno si segnala pure quello degli eterni Canguracci, sempre più iconici e indomiti anche se decimati e colpiti da disgrazie più che mai. Certo mi fa un effetto notevole vederli in foto a 4, senza il muso da Iggy Pop australiota di Malcolm, la miglior rhythm guitar della storia insieme a Keith Richards ma il numero uno in ambito Hard Rock, precocemente malato e sostituito dal nipote in realtà di pochi anni più giovane, e senza Phil Rudd, processato per possesso di robaccia varia e persino reiterate minacce di morte, sostituito nei video e (pare) nei prossimi concerti da un passante a caso (perchè non richiamare “Baldhead” Slade, protagonista con loro di un album e tour al quale sono molto legato?). Oramai non sono più neanche una band, ma un simbolo vivente, un’entità astratta dal suono immutabile chiunque si trovi a farne parte, finchè resistono gli strilli sgraziati e sguaiati dello scozzesaccio, e i riff fintamente elementari dello scolaretto più anziano dell’universo. Pezzi come sempre pressochè indistinguibili l’uno dall’altro per gli estranei, che potrebbero essere stati incisi in qualsiasi loro album degli ultimi 35 anni a dispetto di tutti i cambiamenti nel mondo (non solo musicale) intorno a loro, quasi fossero una macchina del tempo sonora. Ma gli interessati come noi possono cogliere ispirazioni non frequenti e insolite: voglio rassicurare Tim che non è il solo ad avere certe “allucinazioni uditive”, in questi 6 anni devono avere ascoltato spesso Aerosmith e Blue Collar Rock, così come nel predecessore Black Ice ci sento ancora il Rock Made In Usa ma pure i Bad Company. Sugli echi del Dirigibile in “Rock The House”, lo eleggo loro brano che li rievoca di più dal lontano “If You Dare” che chiudeva “Razor’s Edge”. Concludo su “lasciare respirare Brian e regalargli qualcosa da cantare in modo normale”, frase che penso da quando li ho conosciuti: mi considero un loro grande fan, non posso mancare l’acquisto di ogni loro album, ma per me avrebbero dovuto farlo da “Back In Black” in avanti. Ho finito, “vostro onore”.

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  2. Marcocardio 05/12/2014 a 21:01 #

    Da fan del gruppo, condivido 100% il pensiero di Tim e Alexdoc.
    Mi chiedo come mai i Rolling Stones non riescano a generare la stessa ansiosa attesa per l’uscita di un nuovo disco ed infatti non si affacciano sul mercato discografico con nuovo materiale dal 2005.
    Una sola precisazione: lo scozzesaccio dagli strilli sgraziati e sguaiati (definizione troppo bella) in realtà è inglese di Newcastle e per chi non lo sapesse mezzo italiano, essendo la mamma di Frascati, vicino Roma.

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    • Tom 06/12/2014 a 14:41 #

      O sei molto giovane o sei un inguaribile ottimista (o tutte e due le cose)!
      Come faranno mai degli ultra 70enni, ricchi sfondati, straviziati, miracolati vivi (UNO, IL MIGLIORE in particolare) a “generare ansiosa attesa” per un nuovo disco, se è da “Exile On Main Street” – sì forse Some Girls (1978) – che tirano a campare (e te lo dice uno dei loro fans più antichi)!!. Per non parlare di altri monumenti e cariatidi minori……
      Purtroppo gli anni ’60-70 ed anche gli ’80 degli eisidisì sono finiti da secoli, non ci restano che i ricordi e sperare che tornino nuovi Stones, Yardbirds, Free, LedZ & Co……ma chi vive sperando……..Tom

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      • Tom 06/12/2014 a 14:43 #

        e dimenticavo l’unico Dio Vero…..Jimi Hendrix…bye Tom

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  3. timtirelli 05/12/2014 a 23:03 #

    Alex, riflessione impeccabile. E’ un godimento avere lettori come te. Grazie.

    Grazie anche a Marcocardio, i fan illuminati sono merce rara, bravo! Sono un fan di Brian Johnson,mi piace molto come tipo, ciò che pensa, ciò in cui (non) crede. Sì, sua mamma è di Frascati…ogni tanto un motivo che ti rende felice di essere italiano serve proprio.

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  4. alexdoc 06/12/2014 a 01:26 #

    Hai ragione Marco, il caro Jonna non è scozzese ma chissà perchè tendo sempre a dimenticarlo. Lo era invece Bon Scott, per me oltre che il frontman epocale che tutti celebrano anche l’ultimo grande autore di testi hard rock insieme a David Lee Roth.

    Sapevo benissimo invece della madre italiana, che conobbe il futuro marito durante la guerra (della quale la nascita di Brian é dunque l’unica conseguenza positiva). Lo scoprire nelle interviste la voce naturale del “ragazzo”, bassa e cavernosa, mi fece apparire ancora più sorprendente come riesca ad emettere i suoi tipici suoni sovracuti che gli hanno reso fama planetaria.

    Lessi poi il memorabile aneddoto dell’anziano padre, l’ex sergente dell’esercito inglese Bob Johnson, che portato per la prima volta a un concerto degli AC/DC esclamò “Ero a Montecassino quando i bombardamenti lo distrussero, ed ero a El Alamein quando cacciammo Rommel a calci nel culo, ma non ho mai sentito niente di così rumoroso in tutta la mia vita!” Probabilmente la recensione più lucida ed eternamente attuale che abbiano mai ricevuto.

    Ringrazio Tim dei complimenti e ricambio, il piacere è tutto mio nel potere esternare le mie divagazioni mentali in un blog come questo.

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  5. Massimo 06/12/2014 a 18:42 #

    Gentil Tim, quest’ ultimo non l’ ho sentito ma non capivo tutto l’ entusiasmo nelle recensioni che c’erano in giro per Black ice.
    Al di la’ di questo penso che flick of the switch come prima ancora for those about to rock erano grandiosi anche se a molti non piacciono.
    Li ho visti dal vivo a Torino, credo fosse il 1983 e ti assicuro che erano dinamite pura, potevano spazzare via qualsiasi band senza troppa fatica.
    Semplicita’ e genialita’ vanno di pari passo, molto meglio di tante progressive band dalla complicata inconsistenza musicale.
    Ho imparato a suonare la chitarra osservando Angus, almeno all’ inizio, dovevano ritirarsi prima ma sono, o meglio erano la miglior band rock n’ roll del mondo.
    Coinvolgete Beppe Riva pero’, il mio eroe della pischello era che ho ritrovato casualmente sul tuo blog.

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  6. mikebravo 07/12/2014 a 07:56 #

    For those about to rock, l’ultimo album che comprai appena usci’, ha 2 forse 3
    belle canzoni, per il resto si vivacchia.
    Da quel punto si sono sempre ripetuti anche se dal vivo sono sempre da godere.
    Ho ascoltato album dei krokus che erano piu’ acdc degli acdc in fase discendente.
    E la fase discendente degli acdc é iniziata subito dopo back in black.
    Con mio dispiacere.

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  7. Baccio 07/12/2014 a 19:35 #

    Io li ho visti a Grenoble nel gennaio 1981 per il Tour di Back in Black .
    Ero andato principalmente perchè erano annunciati i Whitesnake come gruppo spalla, ma poi in realtà c’era un anonimo gruppetto mi pare di nome Caroline.
    Ovviamente il concerto degli AcDc fu PAZZESCO e mi ricordo che quando vidi Angus prendere la rincorsa e buttarsi giù tra il pubblico con la chitarra nel mezzo di un assolo pensai: “ecco, qui finisce lo show a causa di atti di autolesionismo del leader”, ed invece i roadie lo ributtavano di peso sul palco mentre ancora suonava senza interruzione!
    Avevo 19 anni ed effettivamente non ho più visto nulla di simile in tanti altri concerti rock .

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  8. alexdoc 07/12/2014 a 21:23 #

    Se non ricordo male avrebbero dovuto arrivare in Italia per la prima volta nell’estate 1982 per il tour di FTATR, erano stati anche annunciati su riviste e giornali poi saltò tutto. Appuntamento con l’Italia rimandato di due anni, a Roma e Torino nel 1984, tour di FOTS. Da lì si passa a ben 7 anni dopo, headliners al Monsters Of Rock di Modena con Metallica e Black Crowes per il tour di “The Razors Edge”, concertone che ho gustato in prima persona con ricordi indelebili.

    Una cosa che mi ha sempre colpito fin da bambino dei Nostri e che mi ha fatto sentire loro grande fan anche nei loro periodi discografici peggiori è la loro semplicissima “antiimmagine” di quattro operai e uno studentello, sulla carta penalizzante ma in realtà diventata una carta vincente e paradossalmente un’immagine potentissima perchè speciale e inconfondibile tra le band storiche dell’Hard Rock, unita a un’attitudine feroce e senza compromessi anch’essa invariata nel corso dei decenni (l’unica band Hard senza mai una ballad acustica o una lovesong in 40 anni di carriera).

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  9. Paolo Barone 08/12/2014 a 17:41 #

    Li vidi nel 1984 a Nettuno. Ricordo una marea di gente e tantissima emozione. Gran parte del pubblico in tenuta metal veniva fatta spogliare di borchie e metalli vari all’ingresso per motivi di sicurezza, una cosa alquanto buffa e imbarazzante vedere tutti questi “duri” metallari in fila a consegnare i loro accessori estetici senza fare resistenza.
    Avevo degli amici che erano coinvolti nella security e mi diedero un pass per il backstage. Ma siccome ero giovane e fesso non diedi molto importanza alla cosa, preferivo stare con gli altri a vedere il concerto nella mischia. Entrai solo per qualche minuto, dopo il concerto dei Motley Crue gruppo spalla. Ricordo una scena alquanto surreale…Agli AC/DC veniva consegnata una qualche onorificenza del comune di Nettuno, e siccome Bruno Conti (A.S. Roma, il cittadino più importante!) non era venuto, avevano mandato il padre…Questo simpatico signore era li che si faceva le foto con la band e una specie di targa in mano…mah! Intanto i Motley Crue si facevano foto accanto a noi con dei fan in tenuta metal glam e passavano una bottiglia di Whisky in giro. Poi vidi Angus e gli altri andare un po’ di corsa verso il palco e ho mollato il backstage per andare con i miei amici. Lo show fu molto bello e tirato, compresa la cafonata dei cannoni che sparavano a salve e il giro di Angus fra il pubblico sulle spalle del roadie. Come dicevo ero coglione, ma coglione veramente, e così dopo il concerto invece di precipitarmi dietro al palco con il mio bel pass in vista, me ne andai a casa con gli altri, pensando a quello che avevo visto, ma anche a quello che mi aspettava dopo pochi giorni. A Roma arrivavano i Clash, ed ero travolto dal senso di aspettativa per una delle mie band preferite di tutti i tempi!
    Invece era il loro ultimo tour, ormai senza Mick Jones e Topper Headon, e il concerto non fu niente di che.

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  10. alexdoc 08/12/2014 a 18:40 #

    Bellissimo racconto, Paolo. La scena della band col padre di Bruno Conti con tanto di targa in mano mi ha divertito soltanto a immaginarla. Ho spesso pensato a quanto nella loro rude semplicità gli AC/DC erano (e sono) lontani dall’estetica metal degli ’80, soprattutto al glam. La loro forza era tutta sonora, e non avevano bisogno di sottolinearlo sul piano visivo.

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  11. mikebravo 09/12/2014 a 10:04 #

    Gli acdc, visti per il tour di ballbreaker, mi causarono un ronzio alle orecchie
    che duro’ per 3 giorni successivi al concerto.
    In vita mia il concerto col volume piu’ alto.

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