LED ZEPPELIN PHYSICAL GRAFFITI DELUXE EDITION

27 Feb

 

LED ZEPPELIN PHYSICAL GRAFFITI DELUXE EDITION

Led Zeppelin ‘Physical Graffiti” 1975 – 2015

ORIGINAL ALBUM – LZ FAN: TTTTT+

ORIGINAL ALBUM – CASUAL FAN: TTTTT

 BONUS DISC – LZ FAN: TT

BONUS DISC – CASUAL FAN: TT

PACKAGING: TTTTT

ORIGINAL ARTWORK: TTTTT+

LED ZEPPELIN PHYSICAL GRAFFITI DELUXE EDITION

Nei momenti di incazzatura più feroce mi ero ripromesso di non parlare più di queste riedizioni degli album dei LZ curate da PAGE, ma come vedete non riseco sottrarmi alla faccenda. Fino ad oggi il materiale bonus è risibile, quasi una comica, ma per quanto uno possa scuotere la testa e pensare che PAGE sia sempre più isolato (e circondato da yes men) nella sua torre d’avorio, bisogna tener conto che si sta parlando degli album della nostra vista, di pilastri della storia del Rock, di coordinate precise che permettono alla nostra anima blues di non perdere la bussola lungo le blue highway cosmiche.

PHYSICAL è stato l’album dei LZ che più ho faticato ad amare. Ero un ragazzino e durante i primissimi anni della mia profonda storia d’amore con il gruppo, come ho già scritto, non riuscivo a trovare la chiave di volta. Non ero aiutato nemmeno dai miei amici amanti della musica, nessuno citava mai PG. Ricordo che l’unico pezzo che mi piaceva era THE ROVER. PG era troppo complesso, non aveva al suo interno un brano dal riff riconducibile ai primi lavori della band che facesse da ponte, non possedeva l’immediatezza degli altri album. Il giovane Tim però era un fan appassionato dei LED ZEPPELIN e quando si mise ad ascoltarlo sul serio iniziò ben presto a sentire il sole battere sul viso e le stelle riempire i suoi sogni.

Già, mi ci volle un po’, ma poi arrivo l’estasi mistica, estasi che ancora oggi mi torna in mente e che mi fa venir la pelle d’oca, ripensando alle sensazioni che provai in alcune circostanze mentre scoprivo questo monumento alla musica Rock. Otto i pezzi scritti dalla band nel 1974 per il nuovo album (CUSTARD PIE, IN MY TIME OF DYING, TRAMPLED, KASHMIR, IN THE LIGHT, TEN YEARS GONE, WANTON SONG, SICK AGAIN), sette quelli recuperati dalle session degli album precedenti periodo 1970/72. Si dice che PAGE decise di ripescare le vecchie cose per dare una continuità con il passato alle performance vocali di PLANT; il biondo di Birmingham aveva smesso di essere quello dell’immaginario collettivo già nell’estate/autunno del 1972, nel 1973 il suo cantato si fece più rauco, meno incline a spingere e a raggiungere le vette del passato. Tra il 1973 e il 1974 si dice anche che sia stato operato alle corde vocali. Io però non sono sicuro delle intenzioni di PAGE; negli otto nuovi pezzi PLANT canta molto bene, magari non urla come in passato (ma questo è un bene) e non raggiunge le tonalità impossibili di un tempo, ma la voce si fa tonda, vissuta, bluesy. Per il sottoscritto, uno spettacolo.

LED ZEPPELIN PHYSICAL GRAFFITI DELUXE EDITION

CUSTARD PIE è manifesto dell’hard rock metà anni settanta dei LZ, riferimenti blues, allusioni sessuali marcatissime (avrebbero fatto prima ad intitolarla LA FIGA), il clavicordo che risponde alla chitarra, il Rock che parla direttamente alla pancia. THE ROVER è del 1972, Hard Rock dalle aperture melodiche di splendida fattura. IN MY TIME OF DYING un heavy blues dipinto di slide con una prova d’insieme da brividi. Qualcuno ogni tanto riporta in vita con accenno ironico una dichiarazione di JONES al tempo di LZ IV “Dopo questo disco, nessuno ci paragonerà più ai Black Sabbath!”. In parecchi se la prendono con JONESY per questa sciocchezza, o con PAGE quando in passato denigrò GRAND FUNK RAILROAD. Io credo che dal punto di vista di un musicista del loro stampo (e non solo) sia una cosa inevitabile da pensare, e basta ascoltare IN MY TIME OF DYING per capire che, a livello di Rock band, qui siamo su un altro pianeta, distante anni luce dalle ritmiche grossolane di CHILDREN OF THE GRAVE e dagli arrangiamenti infantili dei GRAN FUNK. Il testo proviene da un vecchio blues, tematiche grevi (ma sempre sul limite dell’ironia blues) spezzate da ROBERT che dopo aver invocato Gesù (Oh my Jesus. Oh my Jesus. Oh my Jesus.) si mette a supplicare GEORGINA (Oh Georgina. Oh Georgina. Oh Georgina.), una ragazzotta dalle grandi tette apparsa in quel tempo sulla copertina di Playboy.

HOUSES OF THE HOLY doveva essere la title track dell’album omonimo, infatti è un pezzo solare, gioioso, irresistibile. Giocato sullo stesso giro, senza strofa o ritornello, alza il livello del mood, esalta le cromie, profuma di primavera. TRAMPLED UNDERFOOT nel testo è un omaggio a ROBERT JOHNSON (tutti in ginocchio!) e alla sua TERRAPLANE BLUES, la musica invece è un vorticoso e sinistro funk. Da ragazzo andavo spesso alla birreria DA NUBE a Spilamberto, nel modenese, il locale era adagiato sulle rive del fiume Panàro e nel juke box di NUBE era presente, tra gli altri, il 45 giri di TRAMPLED UNDERFOOT/BLACK COUNTRY WOMAN. La cosa mi stupiva ogni volta, come poteva un gruppo fare uscire un singolo con due pezzi così particolari?

KASHMIR è Kashmir, c’è poco da dire. A me non è mai piaciuta troppo, o meglio KASHMIR mi piace meno di quello che penso. E’ bello suonarla col gruppo perché ti senti padrone dell’universo, ma alla lunga mi annoia un pochetto. Credo che con una strofa in meno (la quarta) sarebbe stato un pezzo migliore. Ad ogni modo KASHMIR è il template che ha dato la stura, soprattutto in ambito Hard Rock e Metal, ad una serie infinita di imitazioni. Dopo di esso quasi ogni gruppo si è cimentato almeno una volta col compitino di epic-eastern Rock. Credo siano stati i QUEEN col pezzo INNUENDO i soli a raggiungere le vette dei LZ.

LZ Physical Graffiti Deluxe edition

IN THE LIGHT è un altro pezzo alla LED ZEPPELIN versione mid seventies. Esoterico, misterioso e poi luminoso e messaggero di speranza. La coda finale è una meraviglia, con le frasette melodiche di PAGE che rincorrono le parole di PLANT.

BRON Y AUR proviene dalla session di LZ III ed è uno degli incantevoli quadretti acustici di PAGE. Suonato in accordatura aperta di DO, profuma di antica Britannia e fa il verso alle malinconie ancestrali dell’essere umano. Con DOWN BY THE SEASIDE siamo nel periodo LZ IV, 1971 dunque, e come tutti sanno qui siamo sotto l’influenza di NEIL YOUNG. Io ce la sento, ma chissà perché mi viene sempre in mente il NEIL YOUNG di ON THE BEACH, che però è un album del 1974. A un mio caro, caro, caro amico, amante anch’egli dei LZ, il ROBERT PLANT di DOWN BY THE SEA SIDE non risulta credibile, a me invece piace un sacco. La canzone è piena di buone vibrazioni e ogni volta che la sento vedo le barche a vela sul filo dell’orizzonte che ammiravo da bambino quando in vacanza i miei mi portavano ai lidi ferraresi. Lele, il mio batterista, dice che è la canzone della felicità. Credo abbia ragione. TEN YEARS GONE è la mia canzone preferita in assoluto. Andamento malinconico, intrecci di chitarre di lignaggio supremo, testo senza tempo, sviluppo ricco e profondo, assolo di chitarra che dice tante, tante, tante cose. Mi basta scriverne per avere gli occhi lucidi. I LED ZEPPELIN, cazzo!

NIGHT FLIGHT deriva anch’essa dalle registrazioni fatte per LZ IV. Altro momento giocoso e positivo. PLANT tocca vertici irragiungibili. Con THE WANTON SONG si torna all’hard rock dissoluto e licenzioso. Riff giocato sull’ottava di SOL, simile a quello di IMMIGRANT SONG (che però è in FA#-) ma con gli accenti spostati, su cui si innesta una sezione ritmica come sempre inarrivabile e irrefrenabile. In puro stile Zeppelin, l’apertura di preparazione all’assolo è sorprendente e ricca di musica. BOOGIE WITH STU è un divertissement che deriva dalla session di LZ IV. IAN “STU” STEWART, il sesto Stones, si stava occupando del Rolling Stones Mobile Studio mentre il gruppo registrava, un giorno finì per mettersi al piano e tutti insieme si misero a giochicchiare sul tema di OH MY HEAD di Ritchie Valens. Il risultato fu BOOGIE WITH STU,  piacevole momento di svago. (by the way, STU suona anche il piano su ROCK AND ROLL). BLACK COUNTRY WOMAN è un ulteriore episodio ludico giocato sulla accordatura aperta di SOL. Memorabile l’entrata in scena di BONHAM. SICK AGAIN chiude il disco, Hard Rock per nulla banale ma che non ho mai trovato attraente.

Una volta, in visita a Roma, parlando con Polbi nel bel mezzo delle TERME DI CARACALLA, le paragonai a PHYSICAL GRAFFITI; il senso di grandiosità appartiene ad entrambe le opere, opere che per quanto seriose e atte a tratti ad incutere timore, sono state create per il benessere degli esseri umani. Per lustri interi il mio album dei LZ preferito è stato il III, poi per qualche anno il IV, e in questa prima fetta degli anni dieci credo sia PHYSICAL GRAFFITI (se escludiamo i momenti in cui ITTOD, il mio alter ego, prende il sopravvento ed è IN THROUGHT THE OUT DOOR a diventare il mio prediletto).

Il nuovo remaster, come ho già avuto modo di dire riguardo ai precedenti, mi pare ottimo. Mi sembra di non aver mai sentito così bene il clavicordo (si, insomma, il clavinet) di JONES in CUSTARD PIE sul canale sx. In IN MY TIME OF DYNG la voce mi sembra si senta meglio rispetto alle versioni precedenti mentre in TRAMPLED UNDERFOOT sento (più o meno distintamente) la chitarra funk col wah wah di PAGE poco prima dell’assolo, cosa che forse non avevo mai notato prima. Forse sono suggestioni…

LZ Physical Graffiti booklet

COMPANION DISC:

solo sette i pezzi previsti nel materiale bonus, altra scelta da mentecatti. Anche volendo tenere la confezione a 3 cd, in termini di spazio il companion disc avrebbe potuto contenere almeno altrettanti brani. BRANDY & COKE è un rough mix di TRAMPLED UNDERFOOT, la voce è meno effettata e quindi più chiara e le tastiere sono più in evidenza. Niente assolo. IN MY TIME OF DYING ha la voce più su nel mix e la punteggiatura leggermente cambiata. Non c’è l’overdub di chitarra quindi l’assolo (al minuto 5:00) è diverso. HOUSES OF THE HOLY: il campanaccio (la cowbell insomma) è più alto nel mix, c’è una spiccata armonia vocale all’altezza di “Let the music be your master”, manca l’assolo finale. BOOGIE WITH STU ha il mandolino anche all’inizio ma e DRIVING TO KASHMIR è praticamente la stessa dell’originale, forse qui non cambia proprio nulla. Dei sette pezzi, dunque, cinque sono mix leggermente diversi da quelli pubblicati all’epoca. Ditemi voi il significato di una cosa del genere.

SICK AGAIN: early version di un paio di minuti,  curiosità che può avere un senso. Basso, batteria e un paio di chitarre che si appuntano le varie sezioni del pezzo. Per un fan è robetta interessante. Al basso ci dovrebbe essere JIMMY PAGE. La versione è la stessa apparsa nel 1997 sul bootleg TANGIBLE VANDALISM, seppur con un mix diverso e con una minor durata (che on realtà era di 3,40 minuti).

EVERYBODY MAKES IT THROUGH: versione alternativa di IN THE LIGHT con inizio diverso da quanto pubblicato nel 1975. L’intro e la strofa infatti sono appannaggio di un ottimo lavoro di clavicembalo, l’atmosfera è sinistra e malinconica, a me piace molto. Il tutto poi si sviluppa sugli stessi canoni di IN THE LIGHT. Nella registrazione manca il basso. Episodio dunque di valore, peccato che fosse apparso (seppur non in questa qualità) su bootleg già dal1997. Peccato inoltre che PAGE sul finale ne abbia tagliato un pezzettino: un cantato di Plant “light light light, in the light” e quattro guitar riff. Mah.

Anche in questo caso mancano inediti già apparsi su bootleg (SWAN SONG ad esempio, poi apparsa sul primo dei FIRM col titolo MIDNIGHT MOONLIGHT) e gli inediti veri e propri che sappiamo esistere.

Proprio ieri PHYSICAL GRAFFITI ha debuttato al primo posto nella classifica inglese, immagino arriverà nei primi posti anche di quella americana. E’ un album pubblicato esattamente 40 anni fa.

LZ Physical Graffiti

PHYSICAL GRAFFITI DELUXE di Paolo Barone

Physical Graffiti e’ il disco piu’ affascinante, vario e misterioso di tutta la storia del Rock.

Vertice della creativita’ Zeppeliniana, grezzo, pieno di lati oscuri, non ammaestrabile, Physical Graffiti non ti fa sentire a casa, non ti da l’Hard Blues dei primi dischi o la perfezione totale dei due precedenti. Ti spiazza e ti avvolge nella sua dimensione, ci vogliono anni di ascolti per districarsi nei suoi labirinti sonori.

Credo sia il disco che ho ascoltato di piu’ in vita mia. Ci arrivai che ero gia’ un fan della band, mi ero costruito un immagine di loro e del loro mondo con i primi cinque album e il film, per cui ascoltare Physical fu come scoprire un inesauribile fonte di segreti. Tutti pezzi bellissimi ma di non facile presa, mi perdevo nella maestosita’ di Kashmir e Ten Years Gone, ma le sensazioni che mi arrivavano erano diversissime da Whole Lotta Love o Stairway. Il suono del disco era diverso, meno pulito e diretto, meno scintillante ma piu’ profondo e misterioso. Black Country Woman con le sue voci in presa diretta che mi sembrava di essere in giardino con loro, la forza di Custard Pie, The Rover e Wanton Song. Ma poi ascoltavo In the Light, Down by the Seaside, Houses, Night Fly e mi chiedevo che razza di musica fosse questa. Non gli sapevo dare un nome, e specie da ragazzi abbiamo bisogno di dare un nome alle cose, di classificarle per sentirci piu’ tranquilli. Tutti i miei amici parlavano dei Led Zeppelin come di una band Hard, ma su PG di Hard, per lo meno per come lo intendevano loro, ne sentivo ben poco. E poi la copertina. Bellissima, forse la piu’ bella in assoluto, con quel palazzo cosi gotico e tutte quelle scene surreali alle finestre, completamente scollegate da ogni filo logico ma perfette nel loro insieme, proprio come la musica che contenevano. Quanto tempo ho passato a guardarle una per una, a trovare significati e messaggi nascosti. Non aveva proprio nulla a che fare con la grafica dei primi tre album o i simbolismi Hippie dei due precedenti. L’inserto addirittura anticipava un estetica Punk con le lettere ritagliate tutto in bianco e nero, ed e’ strano pensare che il palazzo di Physical Graffiti e’ a pochissimi passi da dove New York Dolls, Ramones e Patti Smith Group usavano ritrovarsi proprio in quel periodo. Nel corso degli anni pensare a questo disco mi ha sempre evocato l’immagine della rock band isolata dal resto del mondo, in una casa grande e decadente con uno studio mobile di registrazione a disposizione, libera di esprimere la propria creativita’ senza limiti e costrizioni, un po’ come Exile on Main Street disco gemello per molti versi. Un immagine molto forte e piena di suggestioni.

E’ un opera monumentale PG, fatta pero’ di mille piccole sfumature che hanno resistito benissimo al passare dei decenni, grazie anche alla relativa esposizione mediatica. Kashmir a parte, e’ un disco che non ha subito abuso di ascolti come il quarto ad esempio, e riesco ancora oggi a goderne pienamente, l’isola sulla quale ancora naufrago felice quando nessun esplorazione sonora riesce a portarmi via.

Con questi presupposti come potevo restare indifferente a tutta questa storia della riedizione in occasione del quarantesimo anniversario. Come non metterci una carica emotiva personale. Impossibile, per fortuna impossibile.

Sono quindi molto contento per gli effetti generati da questa uscita discografica.

A detta di Page, se non ho capito male, l’ulteriore remasterizzazione dovrebbe rendere l’ascolto via Mp3, streaming e formati digitali vari, molto meglio di prima. Mi sembra un ottima cosa. Se qualcuno non avesse ancora in casa una copia in cd o vinile, questa riedizione in versione normale e’ molto ben fatta e a prezzi ragionevoli. Se poi uno vuole spendere di piu’ e portarsi a casa un qualcosa di veramente celebrativo, allora la Super De Luxe fa la sua figura. Una confezione veramente bella e curata.

Purtroppo pero’, con l’edizione De Luxe, quella con il Companion cd che ho comprato io, qualche problema esiste ed e’ abbastanza evidente.

Ok, abbiamo capito ormai che da queste riedizioni Zeppeliniane non c’e’ da aspettarsi nulla in termini di materiale inedito, ma solo mix alternativi, versioni strumentali e poco, poco di piu’. Personalmente, dopo un breve momento di delusione iniziale, non ne ho fatto un dramma e mi sono goduto la cosa per quello che e’, ne’ piu’ e ne’ meno. Ma per Physical Graffiti si sarebbe veramente dovuto e potuto fare di piu’, e invece si e’ riusciti addirittura a fare di meno…

Va benissimo la versione alternativa di In the Light, va bene un mix un pochino diverso di Trampled, In my Time of Dying e di Houses…Sick Again strumentale….andavamo pure bene cosi…e invece no. Kashmir e Boogie with Stu suonano praticamente identiche (perlomeno alle mie rozze orecchie di subacqueo!), e il Companion cd finisce qui. Tutti gli altri fantastici brani? Spariti. Custard Pie, The Rover, Ten Years Gone, Night Flight, Wanton Song, Black Country Woman, Down by the Sea Side, Bron-Yr-Aur…Praticamente il cuore di Physical Graffiti saltato a pie’ pari. Noi e queste canzoni non abbiamo meritato nemmeno il contentino dei rough mix. Peccato, sarebbe stato piu’ onesto ed elegante almeno completare l’opera, anche solo per una forma di rispetto verso un disco cosi importante.

Ma io ho voglia e bisogno di sogni e magia, non mi lascio rovinare la festa dalla rozza miopia delle major discografiche, quindi mi unisco felicemente alla celebrazione planetaria di Physical Graffiti che queste riedizioni hanno generato. Godendomi l’ascolto dei vinili originali, dei Bootleg soundboard tour ’75, della marea di inediti e work in progress disponibile in rete, e…ma si, dai, in fin dei conti…passato il fastidio iniziale, anche del Companion disc 2015.

Original Album – LZ Fan PPPPP+
Casual Fan – PPPPP
Bonus LZ Fan – PPP
Casual Fan – PP
Packaging – Super De Luxe PPPPP Normale e De luxe PPPP

 

27 Risposte to “LED ZEPPELIN PHYSICAL GRAFFITI DELUXE EDITION”

  1. mikebravo 27/02/2015 a 10:07 #

    IL MATTINO HA L’ORO IN BOCCA!!!!
    Bravissimi !!!!!
    Io posso solo aggiungere che mi ricordo, come fosse ieri, il giorno che
    l’ho comprato da Nannucci.
    A casa mi aspettava il compatto SYNUDINE di mia madre.
    Puntina di diamante con peso di lettura 3 grammi o giu’ di li’.
    Mono e risalente ai primi sessanta.
    Quando si dice scavare a fondo nella buona musica……

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  2. bodhran 27/02/2015 a 10:23 #

    PG è un album meraviglioso, c’è tutto e di più e per me è il vero ultimo disco dei LZ come band. Del mio primo ascolto mi sa che vi avevo già raccontato tempo fa (mikebravo a me andava peggio, lo stereo era marchiato “Selezione del Reader’s Digest”!).
    Di commentare gli extra non ne ho provo voglia.

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  3. mikebravo 27/02/2015 a 11:12 #

    Bodhran, l’aveva anche un mio amico fanatico dei beach boys.
    Quando in qualche solco la puntina saltava , lui metteva una
    moneta da cento lire sopra alla capsula della puntina …….
    il peso di lettura saliva ben oltre i 10 grammi…..

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    • bodhran 27/02/2015 a 16:34 #

      Anch’io!

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      • timtirelli 27/02/2015 a 16:55 #

        Io non avevo lo stesso modello, ma qualcosa di simile, e quando i dischi saltavano ecco le 50 lire sulla testina. Che tempi.

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      • mikebravo 27/02/2015 a 21:48 #

        il bello era che questo mio amico aveva ed ha tuttora la piu’
        fornita collezione di vinili originali dei beach boys.
        Letteralmente scavati da primitive puntine e da prolungati
        ascolti, sono stati ugualmente oggetto di attenzione del
        direttore del busca, aldo pedron che in viaggio di nozze
        passo’ da bologna a trovare il mio amico.
        Questo qualche decennio fa.
        Su mio consiglio, l’amico passo’ ad un vero impianto
        intorno al 1984, dopo quasi vent’anni di ascolto col
        primitivo giradischi.

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  4. Tom 27/02/2015 a 11:27 #

    Mah!…sarà…probabilmente ci capisco poco, ma per me è un disco “macchinoso” che segnala inequivocabilmente che l’epoca d’oro è finita e che tutto sta andando a puttane, LZ compresi, ma mi fido di voi…forse mi sono perso qualcosa….Tom

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    • Tiziano il meglio chitarrista di Zianigo 01/03/2015 a 15:46 #

      uguale,uguale,uguale anche per me.Con questo album i LZ volevano scolpire e definire definitivamente il Rock.Ma il periodo d’oro era passato.Io ho avuto questa impressione all’uscita di THOTH.Allora concludo con la frase finale della recensione di PG fatta dal mitico Enzo Caffarelli (un mito per noi allora,checchè se ne dica,che fine avrà fatto?,è ancora nell’ambiente?) sul Ciao 2001di allora,sembra una frase banale ma …:”…comunque un disco importante,da ascoltare.” P:S::scusate se ritorno nel Blog dopo tanto tempo,un pò a gamba tesa…

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      • mikebravo 02/03/2015 a 08:13 #

        Caffarelli é poi quello che non capi’ un cavolo di led zep 4.
        Leggere la recensione che fece nel 1971.
        Con tutto il rispetto per penna a sfera ( come lo chiamo’ venditti ),
        sicuramente non amava led zep, black sab, deep purple.
        Non era un di noi.
        Affermare che P G non é un grande disco , che nel 1975
        era finita l’eta’ d’oro dei L Z, é una negazione dei fatti.

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      • Tom 02/03/2015 a 19:23 #

        …a gamba tesa rientro io…senza cattiveria come la difesa Interista…
        Pennasfera Caffarelli avrà preso qualche abbaglio – è capitato a molti valorosi – ma non amare o ignorare “gruppuscoli minuscoli” tipo deeppurple,blacksabbath,uriahheep e progenie fastidiosa, è segno di buon gusto e di un certo stile…poi ovvio e risaputo che ognuno è figlio della propria epoca musicale…pure io….Tom

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      • Tiziano the best guitar in Zianigo.....magari 02/03/2015 a 21:58 #

        scrivo da qui sugli interventi di mickebravo e tom,perchè sotto i loro commenti non c’è “rispondi”.Allora,Caffarelli :noi all’epoca ci accontentavamo di Ciao2001.Poi sarebbero arrivati i vari Soundflash,Supersound,Muzak ecc.Erano le uniche recensioni quelle della rubrica “pop & underground”.Vado a memoria ,credo che a Caffarelli il Rock Heavy e ad alto volume non andasse tanto a genio.Erano tempi di “progressive”,per palati un pò più raffinati,King Crimson ecc..Dite che “non era uno di noi”.Ho visto una sua foto una volta.Era a un incontro assemblea di lettori Ciao2001 ,credo .Teneva in mano una cartella zeppa di LP.Lui sembrava il classico geometra-nerd-fighetto.Mikebravo,forse voi avevate altri riferimenti più alti (all’epoca si parlava di Bertoncelli).Sulla tanto vituperata recensione di LZ IV….non mi sembra cosi terribile,anzi.l’unica proprio cosa negativa sull’album che scrive è : “…ma ben pochi gli spunti originali…”,per il resto mi sembra ne parlasse bene.Certo era uno che raramente si sbilanciava più di tanto.Poi ne ho lette tante ,di altri.Due su tutte : 1,.”!..Stewe Howe,la sua tecnica purtroppo è quella che è,ma ha un cuore grande….” 2,su john Bonham “….un batterista ottuso come pochi….”.Io comunque non dico che PG non è un gran disco,semplicemente sono nato con LZ II e LZ I in contemporanea.PG non mi dà le stesse emozioni.Riguardo commento di tom,scusate, sono un pò duro ,non ne ho afferrato il senso….

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      • Tom 03/03/2015 a 13:10 #

        ….me voilà…era una semplice ripetuta riflessione da seguace-reduce dell’epoca d’oro 64-71 sul degrado pacchiano della musica rock anni ’70: heavy-hard-progressive- personalmente poco o nulla da salvare, chiaro che se ti accontenti di ritchie blackmore o tony iommi sono cavoli tuoi…i gusti non si discutono mai…Tom

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      • Tiziano has the best guitar in Zianigo.....sure! 03/03/2015 a 14:05 #

        Tom,adesso ho afferrato il tuo commento .Quindi per te Blackmore,(Jommi,bè….)King Crimson,Yes ecc….poco buono,allora ,per sapere,cosa ti gusta ?

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      • Tom 04/03/2015 a 13:29 #

        …brevemente rispondo alla tua sui miei gusti (limitati)…preferisco oltre al blues nero di base, il rock-blues in genere prefer. anni 60-70 (Stones,Hendrix,Zeppelin,Free,Cream,Ten Years After, Jethro…se poi c’è un’armonica….meglio ancora…Tom

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  5. lucatod 27/02/2015 a 12:32 #

    Capisco benissimo il sentimento di repulsione provato da Tim nei confronti di questi fantomatici bonus disc . Ho evitato tutti gli articoli di rito disponibili su carta e sul web , tanto il mio disappunto su questa operazione . Ma su questo blog , è tutto un altro discorso . Leggere le vostre recensioni è una vera goduria .

    PG è stato l’ultimo album dei LZ che ho acquistato da ragazzino . Purtroppo non ho potuto godere fin da subito della sontuosità dell’album doppio , in quanto edito su singola cassetta . Poi in seguito ho provveduto … pure troppo .
    A differenza del precedente album l’ho amato fin da subito , anche se brani come Kashmir e In the Light hanno richiesto un bel po di buona volontà da parte mia .

    Si tratta del loro ALBUM definitivo , quello che meglio rappresenta le numerose sfaccettature musicali dei LED ZEPPELIN . Lo fa senz’altro meglio rispetto al celebratissimo IV .
    L’analogia con EXILE degli Stones ci sta benissimo . Due grandi capolavori del rock , di non facile ascolto e inizialmente sottovalutati dalla stampa , ma capaci di rappresentare al meglio la loro musica .

    Il bonus è una presa per il culo bella e buona . Completamente inutile sia per l’appassionato che per il novizio .

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  6. mikebravo 27/02/2015 a 15:03 #

    Album doppi in studio, album pesanti, album tosti.
    Il primo fu Blonde on blonde di bob dylan.
    Poi il White album dei beatles.
    Senza dimenticare Tommy degli who.
    Poi Exile dei rolling.
    Quadrophenia ancora degli who.
    London calling dei clash.

    Physical graffiti, lo dice il titolo,
    album anche di scarti,
    ma che razza di scarti !!!!!!

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  7. alexdoc 27/02/2015 a 17:24 #

    “Physical Graffiti” l’ho amato subito al primo ascolto, e da anni è il mio preferito di tutti i loro album. “Ten Years Gone” è il pezzo che distingue i LZ fans casuali da quelli veri, come disse una volta Tim. “Kashmir” è forse il pezzo che mi piace meno dell’intero disco, e stranamente è il più conosciuto (della lunga serie di imitazioni, o almeno di pezzi costruiti nella stessa struttura “epic-eastern”, il mio preferito resta “Perfect Strangers” dei Deep Purple). Ha ragione Polbi, è il loro “Exile On Main Street”, sono d’accordo in nome della passione per questi due storici doppi. Non posso che unirmi alla valutazione “AAAAA+”, senza cedere all’acquisto della riedizione con inutili bonus. A queste tristi operazioni riesco a resistere per un semplice motivo: non mi tentano minimamente. Ma martedì scorso ho festeggiato i 40 anni dalla sua pubblicazione godendomi l’ennesimo riascolto dell’originale.

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    • DoC 28/02/2015 a 09:26 #

      E bravi si ! Adesso procedo all’apertura del “pacchettino” arrivato ormai da tre giorni ! Lawyer’s Life Blues, my friends. E poi ci vuole l’ambient, il contorno, il momento giusto insomma, magari primo pomeriggio, per poterci bere accanto uno scotch. Sono anch’io molto deluso dall’operazione companion disc, ma cerchero’ in ogni caso di trovare il buono, in fondo essere “costretti” ad ascoltare questo capolavoro, per quanto per me sempre un po’ come troppo heavy e quasi disperso a volte, apparentemente fuori misura, certo non immediatamente accessibile, vale il viaggio, e lasciamoci quindi condurre laggiu’, per la barba di Page a Bath !
      Maestro, non male anche Stargazer e Perfect Strangers, e per finire, per fortuna che a tenere alto il mercato della buona musica ci sono gli Yes !
      Saluti alla mugliera, dille che in macchina mi sto ascoltando Criminal Record, che ho ordinato insieme alla SDE di PG, ma che invece come dicevo e’ ancora nel cartone ! DoC

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  8. Francesco Boccia 28/02/2015 a 11:16 #

    PHYSICAL GRAFFITI è il disco che amo più di tutti insieme a Led Zeppelin III. Da ragazzo convinsi mia madre a conservarne una copia nella vetrina del salotto, quella nella quale una volta si teneva il servizio di piatti buono. Ricordo lo stupore degli occasionali ospiti che si chiedevano cosa diavolo ci facesse un disco in mezzo a tazzine da caffè, piatti e vassoi. Un disco veramente monumentale, dalla copertina alla musica. Divina Commedia degli anni settanta.

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  9. Paolo Barone 03/03/2015 a 04:14 #

    Qualche ulteriore riflessione maturata dopo alcuni giorni di ascolti.
    Physical Graffiti in questa nuova edizione suona veramente, ma veramente bene.
    E senza “snaturarsi”, senza perdere il suono particolare che lo ha sempre distinto.
    Questo almeno paragonando i nuovi cd con il vecchio vinile, quello che ho qui con me. Sarei curioso di fare la prova vinile con vinile e cd con cd. Se qualcuno l’ha fatto potrebbe commentare? Grazie! Il companion si fa sentire con piacere, e’ proprio un peccato che non abbiano completato l’opera con tutti i brani. Ribadisco, anche senza inediti sarebbe stato un bel complemento e un bel modo di celebrare il quarantennale…ok, sarà per i 50…
    La confezione e’ molto bella, ma il libretto e’ veramente misero. Mah. Peccato, ci voleva poco per fare meglio. Nel complesso comunque quel che resta e’ la magia del disco.
    Che ovviamente non puo’ piacere a tutti e dare a tutti le stesse emozioni, ci mancherebbe.
    Il doppio bianco, White Light/White Heat, Exile, Sandinista, Physical Graffiti….Sono dischi un po’ particolari, non di facilissimo accesso, che anche i fan dei Beatles, Velvet, Stones e Clash (tanto per dire) non necessariamente amano.

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    • lucatod 03/03/2015 a 12:03 #

      Rispetto l’edizione del 94 , questa nuova versione suona alle mie orecchie decisamente più pompata , ma allo stesso tempo non ha quel suono compresso e fastidioso di mothership . Magari è solo suggestione . Il nuovo vinile non ho avuto modo di sentirlo , però io ho fatto un confronto tra le due stampe che possiedo . Una inglese dei 70s e l’altra tedesca dei 80s . La prima continua ad essere il mio punto di riferimento per quanto riguarda PG (suono sporco , ma bello pieno) , la seconda fa letteralmente cagare (secco e senza dinamica .. povero) . È lo stesso master dei cd non rimasterizzati pre-90. Manca il celebre colpo di tosse e qualche scambio di battute tra i componenti della band .

      Hai menzionato Sandinista , a mio avviso è il PG dei Clash . Ed è anche il loro album che preferisco in assoluto .

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  10. mikebravo 03/03/2015 a 20:35 #

    Credo che la prima meta’ dell’anno 1975 segni veramente l’apice della carriera dei
    Led Zeppelin.
    Un doppio album, il tour negli usa ed i concerti di londra.
    Nella seconda meta’ del 1975 iniziano le disgrazie che mineranno il gruppo.
    E se qualcuno presenta il conto da pagare per lo straordinario successo,
    é un conto molto salato.

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  11. mikebravo 06/03/2015 a 14:30 #

    Ho comprato in questi giorni la deluxe edition in 3cd.
    Volevo ascoltarla tutta.
    Mi sono piantato invece sul primo disco.
    E’ la prima canzone che mi ha fregato.
    L’ ascolto a ripetizione.
    Che canzone.
    Che gruppo.
    Ma chi poteva concepire una canzone cosi’ ?
    Solo loro.

    E’ solo 40 anni che l’ascolto.
    IN THE LIGHT racchiude l’essenza dei led zeppelin.
    L’intro di synth di Jones, eccezionale.
    Il cantato di Plant ( ma che razza di cantante é ? ).
    Ed il riff della chitarra di Page ?
    Quando parte é un decollo verso il cielo piu’ puro.

    Canzone complessa, mai eseguita dal vivo, incisa nel 1974.
    Un’annata eccezionale per quello che ha prodotto.

    Quando il futuro all’orizzonte era roseo e la scala per
    il paradiso ancora aperta.

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    • Tiziano has the best guitar in Zianigo.....sure! 07/03/2015 a 18:46 #

      si, ITL è bellissima.Ehm,io invece non sono mai riuscito ad apprezzare (tanto per cambiare) l’intro di sinth.Di solito li trovo noiosi come quell’intro dei Rainbow su Tarot Woman.Tra tutti mi piace moltissimo l’intro sempre dei Rainbow su “Gates of Babilon”,li si sposa benissimo con il resto…come sempre “de gustibus”

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  12. mikebravo 08/03/2015 a 09:09 #

    L’intro, che tra l’altra ritorna al centro della canzone,introduce un’atmosfera
    di mistero, un’atmosfera sospesa che profuma di tante cose, anche molto di
    oriente e sfocia nella canzone vera e propria.
    Quando usci’ l’album era la preferita di page e per me lo é ancora.

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    • Tiziano has the best guitar in Zianigo.....sure! 08/03/2015 a 13:26 #

      ..anche se l’intro può avere un’atmosfera orientaleggiante,a me mi fa traspostare nel cosmo gelido e profondo e inquietante .Avete presente la sequenza iniziale del primo Alien? dove si vedeva una panoramica del cosmo ?brrrr

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