HERE COMES THE … QUEEN di Massimo Bonelli

26 Apr

Un’altra avventura Rock direttamente dai ricordi del nostro amico Massimo Bonelli.

Era una mattinata uggiosa. Normale  a metà settembre, soprattutto nel Regno Unito, ma noi eravamo a Milano e quel giorno non doveva piovere per alcun motivo. Stavamo ultimando i preparativi per l’arrivo della “regina” Freddie Mercury e dei suoi nobili accompagnatori.

Erano trascorsi pochi mesi dalla loro presenza al Festival di Sanremo con Radio GaGa. Ricordo che ci veniva comunicato di continuo l’aumentare delle persone del loro staff e, di conseguenza, diminuivano le stanze in albergo a disposizione nostra. Finimmo costretti a dormire in otto  nella stessa camera, come in collegio. Fu comunque molto rock’n roll. Quattro limousine, una per ogni componente della band altrettante macchine per lo staff. Cinque bodygard, una per ciascuno, due per la regina, di cui uno procurato da me, che si presentò con il braccio ingessato, cosa che per fortuna divertì e piacque molto a Freddie Mercury. Dal loro arrivo all’aeroporto di Nizza sino alla ripartenza, non ci fu un attimo di tregua. Ma l’organizzazione fu perfetta e i Queen erano una vera macchina da spettacolo.

Torniamo nuovamente a quel disgraziato mattino di pioggia di metà settembre. La villetta, così chiamavamo la nostra sede Emi, luogo dell’evento, era molto spaziosa all’interno, ma l’idea di far incontrare, nell’ampio giardino, i Queen con i media, sarebbe stata sicuramente apprezzata da tutti. Il personale del catering, lo staff tecnico, i collaboratori della Emi, tutti in attesa del miracolo che ci permettesse di allestire ogni cosa all’esterno. Ma la pioggia persisteva ed il cielo era di umore nero.

A metà mattinata bisognava prendere una decisione. L’arrivo della band era previsto alle 12.30, quello dei nostri ospiti giornalisti alle 12.00. Seppur la pioggia continuasse a cadere, riuscivo ad intravvedere un velato raggio di sole che lottava per farsi spazio ed io, naturalmente, tifavo per lui. Ma coloro che stavano scalpitando per allestire, iniziando a preparare bevande, cibo, luci e microfoni all’interno, tifavano per la razionalità. Affacciato verso la strada, vedevo la gente che camminava con gli ombrelli aperti, le auto con i tergicristalli in funzione, le pozzanghere stracolme.

Certo, viene da pensare che bastava controllare il meteo su internet con un computer o un cellulare…. ma eravamo nel 1984 e la tecnologia era ancora scarsa. L’unica virtù esistente all’epoca stava nel fatto che si ascoltavano tanti dischi, album in vinile con grandi copertine colorate ricche di informazioni, si ascoltavano interamente e più volte. Questa conferenza stampa veniva infatti organizzata per presentare, oltre ai due concerti milanesi dei Queen, anche il loro album “The Works”, pubblicato successivamente alla loro apparizione sanremese.

Il tempo scorreva crudele come i rigagnoli di pioggia verso i tombini. I primi giornalisti si presentarono con indiscreto anticipo. Pian piano arrivarono tutti gli altri. Mentre li accoglievo, lanciai uno sguardo all’esterno e vidi qualche coraggioso passante che chiudeva l’ombrello. Era oramai mezzogiorno, mezzogiorno di fuoco. Un raggio di sole prevalse prepotentemente sull’oscurità ed illuminò la strada. Con stoico coraggio, ordinai immediatamente l’allestimento in giardino. Tutti si diedero precipitosamente da fare, camerieri, tecnici, collaboratori ed anche i giornalisti. Con frenetica arte organizzativa, tutto fu pronto in pochi istanti.

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Deacon, Taylor, Bonelli & May

 

Puntuali come un orologio svizzero, alle 12.30, su splendide carrozze reali, arrivarono i Queen e, con loro, un sole caldo e totale. Brian May, John Deacon, Roger Taylor e, naturalmente, Freddie Mercury fecero un pomposo ingresso nel giardino della villetta, accolti da un sonoro applauso. Il sole aveva reso tutti di ottimo umore e naturalmente anche me. L’incontro con i media, seguito da un aperitivo, fu estremamente gradevole ed informale. Freddie, sempre professionale e molto rilassato, confessò di amare  il nostro Paese, in quanto culla della musica operistica, di cui lui era grande estimatore. Arrivando verso la villetta, aveva avuto modo di ammirare la statua di Giuseppe Verdi, compositore che gli aveva regalato tante emozioni.

Freddie Mercury

Massimo Bonelli & Freddy Mercury – Milano. Sept 1984

 

La sera organizzai la cena con loro in un ristorante vicino all’Università Statale. Una serata piacevole con lunghe chiacchierate, sia con la band che con il loro manager Jim Beach, sulle bellezze nazionali. Fu forse  per questo che, tempo dopo, Jim Beach decise di prendere casa all’isola d’Elba.

Più tardi la “regina” si fece accompagnare in un club molto, molto esclusivo…

God save the Queen… because…  Freddie you’re a boy make a big noise… playing in the street, gonna be a big man someday … singing… We will We will Rock you…

(apparso in origine su http://www.spettakolo.it/ il 20/4/2015)

◊ ◊ ◊

Massimo Bonelli

Ex Direttore Generale della Sony Music, ha trascorso 35 anni nel mondo del marketing e della promozione discografica, sempre accompagnato da una grande passione per la musica. Lavorava alla EMI quando, in un periodo di grande creatività musicale, John Lennon, Paul McCartney e George Harrison hanno iniziato produzioni proprie di alto livello e i Pink Floyd hanno fatto i loro album più importanti. Sino a quando, con i Duran Duran da una parte ed il punk dall’altra, è arrivato il decennio più controverso della musica.In CBS (più tardi Sony), ha contribuito alla ricerca e al lancio di un numero considerevole di artisti, alcuni “mordi e fuggi” come Spandau Ballet o Europe, altri storici come Bob Dylan, Bruce Springsteen, Cindy Lauper, Franco Battiato, George Michael, Claudio Baglioni, Jovanotti, Pearl Jam, Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia e tanti altri…Si fatica davvero a individuare un artista con il quale non abbia mai lavorato, nel corso della sua lunga vita tra pop e rock.

9 Risposte to “HERE COMES THE … QUEEN di Massimo Bonelli”

  1. mikebravo 27/04/2015 a 12:15 #

    Se non ricordo male i primi dischi dei queen recavano la postilla
    NO SINTETIZZATORI.
    Ai tempi di A NIGHT AT THE OPERA frank zappa spese grossi
    apprezzamenti per BRIAN MAY.
    Io non li seguivo molto ma nel 1979 durante una licenza militare
    mi imbattei in una copia americana di JAZZ a lire 2.950 presso
    i magazzini NANNUCCI.
    Devo confessare che il fu il poster interno apribile 2 volte ad
    affascinarmi.
    Penso sia il poster piu’ bello allegato ad un disco rock.
    Tra l’altro un gran bel disco.
    Gran bella musica.
    Ma la confezione la supera.

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  2. saurafumi 27/04/2015 a 12:18 #

    I Queen sono stati il mio primo amore, ma allora ero ancora troppo piccola… quindi grazie a Massimo per aver condiviso i suoi ricordi… it’s late, but not too late…

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  3. lucatod 27/04/2015 a 12:47 #

    I Queen sono stati il primo gruppo che ho seguito con passione . Della loro discografia ho amato tutto , compreso il controverso Hot Space , ma in particolar modo gli album della prima decade (73/79) . The Works , anche se piuttosto raramente , lo ascolto ancora volentieri . Quell’album ha segnato la fine della band negli USA , che non apprezzarono il videoclip di I Want To Break Free(suggerito dalla ragazza di R. Taylor) .. personalmente l’ho sempre trovato ironico . Niente di scandaloso .
    E’ una vergogna che il marchio QUEEN venga ancora oggi utilizzato da May e Taylor per fare tour .

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  4. lucatod 27/04/2015 a 15:14 #

    Quello manco lo nomino …….

    Roger Taylor ha dichiarato , senza tanti giri di parole , che i QUEEN sono un marchio (come la coca cola) e di conseguenza va sfruttato . Secondo me , lo fanno veramente senza alcun rispetto per la loro eredità musicale . Più che una band , sono un grosso karaoke itinerante . C’è addirittura gente che li va a vedere . E che li chiama ancora con quel nome .
    Avrebbero dovuto limitarsi a compilare vecchi live (At The Bowl , Montreal , Rainbow) e qualche raccolta con inediti o alternate takes , magari evitando di rubare pezzi dal repertorio solistico di Freddie Mercury (che ogni vero fan che si rispetti conosce a memoria) per spacciarlo come materiale INEDITO . Vedi l’ultima uscita .

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  5. mikebravo 28/04/2015 a 08:01 #

    Perfettamente d’accordo con voi……ma molto spesso io ho tenuto
    comportamenti non coerenti.
    Partendo dal fatto che Jimmy Page lo vedrei in concerto con qualsiasi
    cantante, penso che un fanatico dei queen, pur di rivedere may e taylor,
    sia disposto a tutto.
    Io, per nostalgia, ho visto 2/5 dei Genesis che suonavano a Casalecchio
    con un cantante sconosciuto e sceglievano le canzoni del concerto con
    una specie di ruota della fortuna.
    Quelli non erano neanche i 2/5 dei Genesis.
    La matematica spesso non é rispettata dal vivo.
    Ho visto 1/5 degli Animals piu’ di 30 anni fa.
    Cantava Eric Burdon pero’ ed alle tastiere c’era Zoot Money.
    Eravamo in un teatro tenda a Bologna e ricordo un gran concerto.
    Quella sera la resa é stata molto superiore ad un quinto.
    Certo il cantante in un gruppo vuol dire molto ed traumatico
    sostituirlo.
    Nei led zeppelin affermare che i 4 fossero 1/4 di tutto é la soluzione
    piu’ ovvia, ma non é detto che sia cosi’.
    Per esempio nell’ ultima reunion c’erano 3/4 dei led zeppelin piu’
    jason bonham che vale non per 1/4 ma per 1/8 ( 1/4 diviso 2 ).
    Ho visto 2/4 degli Who in una sera in cui Roger daltrey valeva meno
    che zero ( non aveva voce ) ma Townshend ha preso in mano il
    concerto comprese le parti vocali ( valutazione 2/4 ).
    In piu’ Bundrick-Starkey- Palladino-Townshend jr hanno fatto gli
    altri 2/4.
    E sembravano gli who ( ma non lo erano ).

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  6. lucatod 28/04/2015 a 12:17 #

    Ecco un argomento che meriterebbe di essere approfondito .
    Dal mio punto di vista , esistono gruppi che si prestano a sconvolgimenti di line up e altri che dovrebbero riposare in pace .
    A volte “il pezzo mancante” è più importante del resto della band . O comunque impossibile da sostituire .

    Parlando di gruppi dal vivo , gli attuali Who , riescono ad ingannare il pubblico perché sono i front man , e i pezzi riescono ad essere ancora “quelli” , poi se uno è cagacazzo come me , le differenze le sente eccome ! Entwistle era un tornado , Palladino ha un tocco decisamente più sobrio . Sono completamente opposti . Ma meritano comunque .

    Il caso dei Genesis lo ricordo bene , hanno provato (con poca fortuna) l’esperimento , con un cantante anonimo ma più dignitoso di un ragazzino preso in prestito dalla tv . Il pubblico giustamente non ha apprezzato e l’hanno chiusa li .
    C’è da dire che i Genesis hanno fatto cambi di line up fin dai loro primi giorni .

    Poi ci sono gruppi economicamente meno fortunati , che vanno in tour per guadagnare , quindi poco importa se il membro fondatore è uno solo . La maggior parte delle volte si tratta di defezioni sorte nel corso degli anni (i Black Sabbath della seconda metà degli anni ’80) , con conseguente declino artistico/commerciale , nel quale solo lo zoccolo duro dei fans rimane a galla .
    Ma quando viene a mancare il leader carismatico , un icona impressa nella memoria collettiva , oltretutto sostituita con una macchietta , allora le cose cambiano .
    I Doors di Manzarek e Krieger con un sosia di Morrison preso da una cover band , ne sono un primo esempio . L’avessero fatto senza queste cavolate ci si poteva pure passare sopra , ma forse memori del fallimento dei ’70s , hanno pensato che con un manichino sarebbe andata meglio .
    May e Taylor hanno fatto la stessa cosa .

    Jimmy Page lo andrei a vedere con chiunque pure io . Certo è oltre 15 anni che non va in tour , ogni occasione sarebbe quella buona . Ma se Plant ,JPJ e un ragazzino preso da un reality alla chitarra si ripresentassero come LZ , io non andrei a vederli .

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  7. mikebravo 28/04/2015 a 14:31 #

    Ah, Luca….questa eventualita’ non ero arrivato a pensarla…. ma non si
    sa mai.
    Metti che Robert si rompa con la etno-music o la Krauss non voglia fare
    il bis.
    Allora chiama Jimmy e gli dice ( alla muddy waters ) I’M READY !!!!!
    Jimmy, che é incavolato nero per gli anni di lunga attesa, gli risponde
    a muso duro che stavolta va’ in bianco.
    E Robert telefona subito a Jack White.

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    • bodhran 29/04/2015 a 07:48 #

      Ah ah ah, previsione esilarante e incredibilmente realistica. Una cosa del genere Plant la potrebbe fare davvero,e Jack White sarebbe sicuramente un buon candidato per lui, di certo non un grande chitarrista, ma un musicista con l’approccio giusto per il vecchio vichingone.

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