PARISIENNE WALKWAYS

15 Nov

Domenica. Sono ancora stordito da quanto successo a Parigi venerdì sera. E’ difficile venire a patti con questo tipo di tragedie, è difficile gestire i sentimenti che sgorgano dalla pancia, dal cuore, dall’intelletto. Il primo fiotto emotivo è un qualcosa di primitivo, quella voglia di andare a prendere i colpevoli, bastonarli e poi fucilarli, di difendere a spada tratta il territorio del pezzo di pianeta in cui vivi contro anche solo chi è diverso da te. Per fortuna poi, se si è dotati di un minimo di intelligenza, subentrano pensieri più razionali e freddi e si comincia così a cercare di analizzare quale sia la strada migliore da intraprendere. Risposte al momento non ce ne sono, ma stringersi compatti, non farsi prendere né dalla paura nell’isteria forcaiola è già un buon inizio.

Pur essendo orgoglioso delle mie origini, pur sentendomi attaccatissimo alla mia terra, sono uno che non sopporta i campanilismi e i nazionalismi. Amo molti paesi, ma per la Francia (e le altre nazioni europee in cui si parlano le lingue romanze) ho un posto particolare nel mio cuore. Sono figlio della Rivoluzione Francese (e certo, anche di Atene e di Roma) dopotutto, sono stato un paio di volte a Parigi, dopo Roma la città (tra quelle che ho visitato) che più amo e vederla a terra, ferita, lacera, sanguinante è un dolore cupo, freddo, assoluto.

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In quanto ateo questo dolore è ancora più forte, perché seppur in tanti si affrettino a ribadire che questa non è una guerra di religione, secondo me lo è, in toto. Poi, è chiaro, il tutto si riversa pure su altre tematiche e diventa una guerra al nostro modo di vivere, al nostri valori di democrazia, di secolarizzazione, persino una guerra al Rock. E tutto questo in nome di un dio che non esiste e che se anche esistesse dubito giustificherebbe il comportamento dei suoi figli. Il fatto è che noi umani siamo peggio delle bestie e che aveva ragione RITA LEVI MONTALCINI quando diceva che l’uomo ha bisogno di almeno altri 100 mila anni di evoluzione.

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Leggo sui giornali titoli che fanno rabbrividire, ascolto dichiarazioni dei politici del centrodestra che mi fanno perdere ogni speranza verso il genere umano, annoiato e deluso spengo la TV prima che quelli del centrosinistra terminino le loro fumose, trite e ritrite analisi. Spengo anche quando sento le dichiarazioni di Bergoglio.

Ora, io non sono un pacifista, in quanto Guevarista non posso esserlo, non sono un ipocrita, ma che senso hanno tutte queste dichiarazioni a favore di rappresaglie, di innalzamento dell’odio, di furia cieca? Cosa risolviamo? C’è uno stato, un nemico certo da colpire?

Basito osservo amici (o meglio ex amici) facebook che condividono la prima pagina di quel giornalaccio che titola “Bastardi Islamici”, altri che scrivono che bisogna iniziare a prendere la mira e sparare. Prendere la mira e sparare? Ma contro chi? Cosa facciamo, ci mettiamo a sparare contro chiunque abbia origini arabe? Questo al di là che molti di loro vogliano vivere in pace, cerchino semplicemente un mondo migliore dove vivere? Li ammazziamo tutti? Sono veramente disgustato dalla grettezza, dalla violenza, dalla poca intelligenza di certa, troppa, gente. Facile abbandonarsi agli istinti più bassi. Troppo facile.

Il nemico esiste, dove sia e chi sia è già più difficile accertarlo. Che facciamo, bombardiamo Siria ed Iraq in modo da farci un gigantesco parcheggio? Ci fosse modo di colpire il nemico in modo certo, non mi tiro indietro, ma non possiamo andare a sparare in giro e a chi capita capita. Sicuro, loro lo fanno, ma dovremmo farlo anche noi? Andiamo in una città dell’Iraq e spariamo su gente che si beve un thé in un bar a mo’ di rivalsa?

Non dimentichiamoci che la situazione che si è creata è anche opera dei paesi occidentali, con le nostre politiche avide e poco lungimiranti. Sia chiaro, non giustifico in nessun modo la barbarie di questi esseri disumani, ma proviamo a farci un esame di coscienza. Detto questo, staniamoli, annientiamoli e cerchiamo di dare un aiuto disinteressato, alla ricostruzione dell’identità e della pace nazionale di quei territori. Già, pura utopia, ma preferisco scrivere queste banalità piuttosto che ( e qui l’uso del “piuttosto che” è corretto!) dare fuoco alle polveri.

Mi viene in mente un’altra citazione di RITA LEVI MONTALCINI: “Ai miei genitori devo anche la tendenza a guardare gli altri con simpatia e senza diffidenza”.

Purtroppo mi torna alla mente anche il modo in cui il leader del M5S apostrò la MONTALCINI dopo che nel 2001 lei vinse il Nobel: “Vecchia puttana”. Non c’è speranza, temo.

Il momento è grave e greve, il blog si stringe intorno all’Europa, alla Francia, a Parigi.

Fluctuat nec mergitur.

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6 Risposte to “PARISIENNE WALKWAYS”

  1. lucatod 15/11/2015 a 11:52 #

    Sono d’accordo con il tuo pensiero . Ovviamente i sentimenti si fanno contrastanti , ma in questi casi bisogna tenersi il più lontano possibile dalle argomentazioni utopiche del papa o l’ ULTRAVIOLENZA dei politici di centro?destra . Se da una parte Bergoglio lascia il tempo che trova (dovrebbe pensare a fare piazza pulita in vaticano .. altra utopia) , questi gentiluomini dalle facili soluzioni fanno leva sul malcontento della popolazione (ricordano il duo – baffetti/calvo) che non ha difese e si lascia prendere la mano . Patriottismo da due soldi .

    Tutto questo macello , per Babbo Natale ….

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  2. Loris 15/11/2015 a 22:26 #

    Ciao Tim, un saluto agli amici del blog, venerdì scorso(13/11)ero a monaco di Baviera x il final tour dei motley crue/Alice Cooper (maestoso quest’ultimo, ma non è questo il motivo x cui scrivo), dopo lo spettacolo torno in hotel ancora euforico, sia x lo show che x i classici drink after concert,e più x abitudine che altro accendo la TV in camera,e dopo aver realizzato quel che era successo,mi si è letteralmente gelato il sangue pensando che quella sera ero anch’io, come quei ragazzi, ad un concerto rock. il mio pensiero va quindi a loro,vittime innocenti di una follia senza ragione. My heart cries for you… R.I.P.

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  3. bodhran 16/11/2015 a 13:40 #

    È ovvio, siamo tutti francesi e parigini, così come siamo stati tutti Charlie. Ieri ho suonato in occasione di una lettura teatrale e sono stato orgoglioso di eseguire fuori programma per reagire all’orrore di venerdi, e colpito della reazione sentita del pubblico a partecipare a questa lenta elaborazione collettiva del lutto.
    Quanto siamo stati solidali però con gli abitanti di Beirut la settimana scorsa? Con i bostoniani nel 2013, i londinesi nel 2005, i madrileni nel 2004?
    Ora che l’orrore ci arriva dritto dritto dentro casa siamo costretti a confrontarci con esso.
    In questi due giorni ho evitato la cronaca e ho cercato di leggere solo articoli scritti da “esperti”, di medioriente & co.
    E al di là di quelle che saranno le soluzioni politiche e militari continuo ad avere un mia idea: al peggio, che ancora deve arrivare, siamo completamente impreparati.
    La nostra è una società (quella occidentale del libero mercato) in cui ci siamo conquistati l’enorme libertà di “fare quello che ci pare” senza vincoli e remore e abbiamo giustamente scardinato i sacri valori religione-patria-famiglia sostituendoli però, mi pare, con il nulla. La parigina “liberté” si è ridotta alla libertà di spendere per il proprio privato piacere personale (allo stadio, al ristorante, al concerto, e mentre lo scrivo difendo la libertà di perseguire il privato piacere personale).
    Siamo una società insofferente ad insegnamenti e prediche, non riconosciamo più alcuna superiorità morale a chicchessia, politici, religiosi o intellettuali (però, qualsiasi posizione si abbia, non equipariamo un qualsiasi papa ad un qualsiasi esponente leghista). Banalmente, ce ne è voluto ma dai e dai ce l’abbiamo fatta a pensare intimamente che conta più avere che essere. E così di fronte all’orrore ho la netta sensazione che oggi non sappiamo trovare gli strumenti per difenderci.
    A parte la pellaccia pensiamo di dover difendere qualcosa? E cosa? E come?
    Scrivo con il “noi” perché mi ci metto anche io, certa roba ci scorre sotto pelle, che ci piaccia o meno.
    Penso che l’unico compito che ci riserva questo periodo storico, che durerà tanto, è quello di sforzarci di essere e restare umani.

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  4. saurafumi 16/11/2015 a 15:40 #

    Tutti esperti di politica medio-orientale, adesso… tutti con la soluzione pronta: “Facciamoli fuori tutti”. La frase più gettonata che si sente in giro, ovunque.
    Come se dovessimo far fuori tutti i napoletani per sterminare la camorra.
    O tutti i siciliani per fermare la mafia.
    O tutti i calabresi per dare un taglio alla ‘ndrangheta.
    O tutti i romani quando c’era la banda della Magliana.
    O tutti i poliziotti quando c’era la banda della uno bianca.
    Mi giro intorno e non faccio altro che sentire discorsi folli, ragionamenti allucinanti e teorie abominevoli.
    Mi chiedo veramente verso cosa stiamo andando, e soprattutto mi stupisco di come la capacità logica dell’uomo si stia riducendo ai minimi termini.
    La curiosità ormai non esiste più, ognuno prende per partito preso quello che legge (o che gli fanno leggere) e non si pone il problema di capire i fatti e i contesti.
    Un’umanità che, nonostante il progresso, diventa sempre più ignorante, sempre più dipendente da stereotipi e pregiudizi, sempre più preda di credo religiosi (non necessariamente l’Islam o affini) che li vogliono senza un minimo di cultura, un cumulo di masse barbariche e arretrate da manipolare usando i loro istinti primordiali.
    Una massa di imbecilli che vuol far fuori tutti gli Ahmed di questo mondo, come se far fuori tutti gli Ahmed fosse la soluzione a tutto.
    Senza peraltro ricordare che i primi ad andare a rompergli le palle a casa loro, per il nostro interesse, siamo stati noi occidentali.

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  5. Paolo Barone 17/11/2015 a 02:25 #

    Siamo stati tutti molto colpiti da questa ondata di follia, stavolta più del solito.
    Siamo umani, e per quanto possiamo sentire sempre una fitta allo stomaco quando vediamo cose del genere accadere quotidianamente, per lo più ad opera di eserciti di stati nei quali viviamo, i fatti dell’altra sera ci hanno toccato più da vicino. Non solo geograficamente, ma anche proprio personalmente. Parigi e’ un posto nel quale in molti ci siamo sentiti accolti, a casa, oltre ad essere stati affascinati dalle sue bellezze. Io ho passato lunghi e bellissimi periodi in quella magica citta’, e se potessi forse la sceglierei anche come luogo in cui vivere quando sono lontano dal mio mare. E poi il concerto. Ci potevamo essere tutti noi. Ma non come a un bar, o a una stazione, in cui si ci puoi essere tu ma anche mille altre persone che con te non hanno nulla a che fare. No, il pubblico di un concerto come quello assaltato l’altra sera siamo proprio noi, persone che ci assomigliano molto, veramente molto. Non era una folla casuale, e forse non e’ stata attaccata casualmente, non lo so non ne sono sicuro, ma sono invece sicuro che nessuno dei ragazzi uccisi al Bataclan vedesse di buon occhio le guerre che le nazioni in cui viviamo hanno scatenato in medioriente. Nessuno di loro chiuderebbe le frontiere ai migranti e nessuno di loro aveva deliri razzisti, anzi sono sicuro che come me si sarebbero sentiti più in sintonia con il disagio esistenziale di un rifugiato siriano, o di un ragazzo marocchino che con il terrificante conformismo dei nostri concittadini occidentali. Siamo dei disadattati noi quanto loro, stretti sempre di più in una logica assurda fatta di fanatismo religioso e spietati interessi economici. Le bombe degli eserciti se le prendono in testa le persone comuni e le raffiche degli ak47 ce le prendiamo noi, a un concerto o alla sede di Charlie Hebdo. Vorrei condividere con gli amici del Blog solo questa piccola riflessione, che affiora dallo sgomento e dalle mille perplessità di questi giorni.

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  6. Paolo Barone 17/11/2015 a 04:10 #

    ….Ovviamente, fra l’essere un contadino siriano che vive con la sua famiglia fra le bombe occidentali e le lame dell’isis, e essere uno di noi c’e’ una differenza colossale,manco a dirlo. Ma in una notte come quella di Parigi le distanze si accorciano in un secondo. Ora i caccia francesi hanno ripreso a bombardare, i fanatici religiosi ad armare, e una via d’uscita da questa situazione sembra essere sempre più lontana.

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