Gli artisti che se ne vanno, Ciuffy che le canta a Sarri e la bellezza degli album di musica Rock

26 Gen

In questo inizio anno se ne sono andate alcune figure importanti della musica Rock e su facebook c’è stata un alluvione di commenti. La dipartita di Bowie ha fatto straripare gli alveoli di questo social network, tutti, e intendo tutti, si sono sentiti in dovere di commentare, di piangere, di comunicare al mondo quanto fosse importante questo artista.

Io sono rimasto perplesso circa questo comportamento narcisistico (questa è da tempo la deriva di facebook), perché più che omaggiare con un ultimo saluto un grande artista Rock, nell’ 80% dei casi si tratta di auto promozione.

Capisco che la scomparsa improvvisa (quasi nessuno era al corrente che stesse combattendo da tempo contro il cancro) di un volto noto faccia sempre un certo effetto, ma un minimo di bon ton e di sobrietà non guasterebbe. Tutti si sono scoperti fan di David Bowie. Mi sarebbe piaciuto sapere in quanti sarebbero stati in grado di citare il titolo di una canzone dall’album HEROES che non fosse quella che dà il titolo all’album, di capire quanti di loro sarebbero stati in sintonia con le forti pulsioni dell’artista in questione verso l’uso ossessivo e compulsivo della cocaina, verso Aleister Crowley, verso una certa idea di Gioventù Ariana.

David-Bowie

E’ davvero buffo (e spaventoso) quanto la stragrande maggioranza delle persone riesca ad eludere, a sterilizzare, ad ignorare i significati profondi di certi artisti. E’ sufficiente saper canticchiare “we can be heroes just for one day”, aver ballato due volte al ritmo di “Let’s Dance” per dichiararsi fan.

Io capisco gente come la groupie, una che iniziò ad interessarsi di musica da ragazzina, intorno alla metà degli anni ottanta e, non avendo nessuno di maggiore età interessato alla musica che potesse guidarla, si concentrò su quei nomi che più la colpirono: Bowie, i Queen e i Police (tutto sommato niente male, visto gli anni di cui stiamo parlando). Bowie quindi fu uno dei nomi con cui crebbe, dunque il suo dispiacere e i suoi diversi interventi su facebook mi paiono naturali e in qualche modo dovuti, ma in generale l’enfatizzare sempre e comunque la scomparsa di qualsiasi artista che se ne va mi pare ormai un malcostume.

Possibile poi che tutti fossero o siano dei geni? Se lo erano Leonardo da Vinci, Sergej Prokof’ev e Alan Turing, possibile che lo fossero e lo siano anche canzonettari e musicisti Rock? Bowie era un genio o un bravo singer-songwriter con una visione tutta sua?

DAVID-BOWIE-PENDANT-SA-TOURNEE-MONDIALE-1976

Altra cosa che mi pare inopportuna è maledire l’anno di merda in corso perché si porta via questi musicisti.  Ma è davvero così sorprendente? Per anni, lustri, decenni fanno uso sistematico di droghe, vivono ad altissima velocità, si spendono a più non posso, chiaro che poi devono pagare il conto. A me sembra incredibile che raggiungano i settant’anni. Per tacere di quelli che “le rockstar muoiono giovani (?) e i politici campano fino ai 90 anni, mondo di merda“, e vai di demagogia, avanti così, continuiamo a farci del male.

A me DB arrivò con l’album HEROES, e sebbene fu uno dei primi album che acquistai (quelli dunque che quasi sempre diventano parte del tuo DNA), laggiù nel fine 1977, non mi segnò particolarmente, d’altro canto Bowie per il giovane ed inesperto Tim di allora era quello di STARMAN. Non diventai fan, se non in senso lato. Ritengo che alcuni suoi album, anche del periodo d’oro, non siano poi così belli come vogliono farci credere, e che il Bowie post 1983 non sia granché, al di là di qualche sporadico episodio. Ma naturalmente son cose che non si possono dire, perché poi diventi lo snob che critica quello che piace a tutti, sembra quasi che una volta arrivata la beatificazione gli artisti non si possano toccare.

Ad oggi è STATION TO STATION l’album che amo di più, transizione tra il periodo “Rock” e le sperimentazioni berlinesi in divenire. Album suonato bene ma non in modo impeccabile (ed è questo il bello) da musicisti che avevano il senso di un gruppo, album bianco e metallico dalla produzione di certo condizionata dalla cocaina, album denso di riferimenti religiosi, crowleyani e ossessivi, album che a livello di atmosfera fa il paio con PRESENCE dei LZ.

Ad ogni modo, per i meno attenti, se ne è andato anche DALE BUFFIN GRIFFIN, batterista dei MOTT THE HOOPLE, a 67 anni, per colpa dell’alzheimer.

Dale Griffin

Dale Griffin

Insieme a lui anche GLENN FREY, 67 anni, a causa dell’ artrite reumatoide. Benché mi consideri grande fan degli EAGLES, FREY – seppur uno dei due fondatori – era l’aquilotto che mi piaceva meno. Dispiace ugualmente, ci mancherebbe, ma non era una delle mie figure di riferimento. Anche in questo caso su facebook se ne è fatto un gran parlare e tutti a postare HOTEL CALIFORNIA, brano citato a sproposito, perchè come dice Picca:

“Capisco che la sciatteria è il canone attuale, ma i giornali insistono nell’associare il defunto Glenn Frey a Hotel California, brano principalmente di Don Felder con testo di Don Henley firmato anche da Frey per motivi di ‘opportunità aziendale’. La bazza è ironica: Frey è stato il capo degli Eagles per decenni, si è preso a cazzotti con Felder a più riprese, lo ha silurato impedendogli il rientro nell’ultima reunion e, una volta morto, viene ricordato per un brano di Felder. Life is Hard. Death too.”

Glenn Frey

COPPA ITALIA: NAPOLI – INTER 0 -2

Siamo al 90esimo, l’Inter conduce per 1 a 0, da un paio di minuti l’arbitro ha espulso un giocatore dei vesuviani per doppia ammonizione. Il quarto uomo espone sul cartellone luminoso il numero dei minuti di recupero: 9, corretto poi in 5. Ciuffy (Mancini insomma) va a protestare col quarto uomo, 5 minuti gli paiono troppi. Sarri, evidentemente incavolato per il risultato lo vede e gli dà del “frocio” e del “finocchio”. Ciuffy sente tutto e va ad affrontarlo. Li dividono.

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Adem intanto scatta in contropiede, si fa metà campo da solo e va ad insaccare il 2 a 0.

Intervistato da quelli di Rai sport subito dopo la partita Ciuffy riporta fedelmente quanto successo.  E’ scosso e molto arrabbiato.

Sarri che chiede scusa in diretta TV dicendo che “sono cosa di campo e che tutto deve chiudersi lì”.

Seguono polemiche: chi dice che Mancini ha ragione e che è ora che anche il mondo del calcio si adegui alla società civile (?) lasciando perdere offese di stampo razzista ed omofobo, chi invece pensa che Mancini sia una donnicciola e che ha fatto tutto di proposito per far squalificare Sarri ed approfittarne.

Io mi chiedo, ma approfittarne di cosa? Sarri è stato squalificato due turni in Coppa Italia, mica in campionato. Secondo me Mancini ha fatto bene, ha allenato in Inghilterra, da questo punto di vista paese più avanzato del nostro visto che lì omofobia e razzismo si combattono davvero, è ora di cercare di fare qualcosa anche qui in Italia. Che Sarri abbia detto “sono cose di campo” per me è vergognoso.

Naturalmente le critiche a Mancini sono state tantissime, anche perché sembra che pure lui 15 anni fa abbia usato lo stesso insulto per colpire un giornalista. Mancini nega, ma se anche fosse vero cosa cambia? In 15 anni uno può cambiare comportamento, no? In 15 anni la società si evolve e certe offese sono ancora più impronunciabili che in passato. Ci potrà pur essere una differenza tra il Mancini 35enne e quello 50enne o no? Sarri ha 57 anni, possibile che a quell’età, con la posizione che occupa, nel 2016 si lasci scappare ancora delle offese di quel tipo?

Offendere Mancini per la sua decisione di rendere pubblica questa cosa è davvero segno di inciviltà, e farlo perché l’allenatore di una squadra avversaria che magari odi lo è ancora di più. Non è vero che tanto non cambia nulla, se solo facessimo tutti un piccolo passo in avanti …

mancini

Tornando alla musica, quando scompaiono musicisti di quel calibro si è portati a riascoltare i loro vecchi dischi e una volta di più si tende a valutare l’impatto che certi LP hanno avuto sulla nostra vita.

I grandi album Rock hanno la capacità di farti fare dei viaggi che tu nemmeno ti aspetti, di farti vivere avventure così lontane e diverse dal tuo quotidiano, di aprirti la mente e il cuore su orizzonti che non sono i tuoi. Prendi DESPERADO degli Eagles, album che ti fa rivivere l’epopea dei fuorilegge americani; lo infili nel cd player della blues mobile e già con la prima canzone ti sembra di essere uno della banda DOOLIN-DALTON.

I grandi album poi sono tali anche perché è nelle tracce minori che trovano la completezza, la quadratura del cerchio. Senti qui il grande BERNIE LEADON con TWENTY-ONE e BITTER CREEK, senti che canyon ti fa attraversare…

L’outlaw blues arriva con RANDY MEISNER: CERTAIN  KIND OF FOOL …

e con SATURDAY NIGHT cantata da DON HENLEY…

poi ecco le due primedonne, DON HENLEY e GLENN FREY, TEQUILA SUNRISE e DESPERADO con quella “You better let somebody love you (let somebody love you) You better let somebody love you before it’s too late” che ti spezza il cuore ogni volta che la senti…

Che potenza gli album della musica Rock.

Eagles - Desperado photo outtake

Eagles – Desperado photo outtake

13 Risposte to “Gli artisti che se ne vanno, Ciuffy che le canta a Sarri e la bellezza degli album di musica Rock”

  1. Francesco 26/01/2016 a 10:45 #

    Detto che nell’ultima foto degli Eagles il primo a sinistra per me sei tu (!) e che, paradossalmente, nella polemica Sarri vs. Mancio io non sto col secondo – o meglio, condanna senza se e senza ma per gli insulti omofobi, e ci mancherebbe, ma le proteste per l’eccessivo recupero le ho sempre trovate antisportive e fuori luogo, tanto che in quei minuti l’Inter ha raddoppiato, e comunque “partita finisce quando arbitro fischia”, Boskov docet, questo Mancio farebbe bene a metterlo in zucca ai suoi, così avremmo evitato le figuracce con Sassuolo e Carpi – passo alla musica. Su David sono d’accordo, la maggior parte di quelli che, anche pubblicamente (programmi TV o altro) ne hanno parlato non hanno mai frequentato il musicista, tutti concentrati solo sul look e sui cambi di immagine del personaggio, cose come “artista camaleontico” e altre minchiate del genere. No, David era una grande artista e basta. E il fatto che alla soglia dei 70 anni, nel 2013, abbia tirato fuori un capolavoro come “The Next Day” (Black Star lo devo ancora prendere) la dice lunga: quanti dei musicisti Rock che amiamo e che hanno più o meno la stessa età sono stati capaci di tanto? L’ultima cosa decente degli Stones risale più di 30 anni fa, per Springsteen ne sono sufficienti una quindicina (e comunque mica pochi…), Page e Plant boh, Kinks non pervenuti da una trentacinquina e mi fermo qui per non far arrabbiare nessuno. Ecco perchè la sua perdita è così grave, perchè non si era fermato e forse avrebbe avuto ancora molto da dire. Per il resto… niente, hai ragione tu Tim, i grandi album di Rock hanno la capacità di farti viaggiare, così ora metto su “Low” e mi faccio due passi a Berlino. Auf wiedersehen!

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  2. lucatod 26/01/2016 a 11:58 #

    Ovviamente non posso che essere d’accordo con la tua riflessione . David Bowie , fa parte di quei personaggi che hanno sfiorato i miei pruriti Rock , senza mai prendermi del tutto . Due sono i suoi dischi che ho amato e non mi sono mai stancato di ascoltare “Heroes” e Scary Monsters . Più che Bowie , sono rimasto sorpreso dalla scomparsa di Glenn Frey .
    Amo gli EAGLES , ho sempre nutrito una profonda stima per Henley , Walsh , Felder (anche se puttanella piagnucolona ) e il grande Randy Meisner (senza la sua voce , i cori delle aquile erano molto meno incisivi) , mentre Frey , personaggio scomodo in tutti i sensi , mi è sempre stato sulle palle . Egocentrico e cafone . I suoi interventi sul recente History of the Eagles , non hanno fatto che confermare le mie sensazioni .
    A livello autoriale non me la sento di sminuirlo , ha sviluppato molte idee altrui (da Hotel a Life in the fast lane , Take it to the Limit , i can’t tell you why e take it easy di Jackson Brown) oltre che le sue .
    Una cosa bisogna accettarla , senza Frey – niente EAGLES , nel bene o nel male è stata l’anima di quel meraviglioso gruppo .

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  3. lucatod 26/01/2016 a 14:59 #

    Personalmente il Bowie post Let’s Dance non riesco proprio a tenerlo a mente . Tra la fine dei 60 e i primi 80 ha subito tutte le varie mutazioni , anticipando (o seguendo) le mode e differenti stili musicali , poi a meno che non si è fan in senso stretto , ha smesso di essere rilevante . E ci può stare .
    Da profano , penso che certe sue trovate o rinnovo del personaggio , siano dettate senza dubbio dal grande talento di una mente eclettica , ma anche per attirare l’attenzione in un decennio (parlo dei 70s) che lo vedeva in concorrenza con altri giganti .

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  4. bodhran 26/01/2016 a 16:20 #

    Io credo che la vicinanza che si può avere con un personaggio famoso dipenda solamente da quello che questa persona ha rappresentato in momenti sensibili della vita e non è assolutamente legata alla reale bravura del personaggio. Quindi si può avere un “legame particolare” con un personaggio non originale, scarso o addirittura di cattivo gusto, perchè magari è il tipo che cantava la canzone che ti piaceva quando alle medie eri completamente cotto della compagna di classe che non ti si filava nemmeno di striscio Di per sè non c’è niente di male.
    Ho una collega che quando ha saputo della morte di Bowie si è realmente commossa e si è fatta una frignatina in ufficio, poverina, immagino fosse sincera. Sono anche certo che a Bowie di questa collega non è mai fregato nulla, ma insomma è il rapporto tra star e fan che funziona così. Che però questa roba debba essere semnpre sbandierata ai quattro venti della rete pensando che sia di interesse collettivo io proprio non riesco a capirlo, ed è uno dei motivi mi tiene lontano dai social network. Ma che una star come Bowie abbia scatenato tanta commozione collettiva non mi stupisce affatto.

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  5. timtirelli 26/01/2016 a 17:47 #

    il punto è proprio questo, la mancanza di distinguo tra CAPITOLI IMPORTANTI DELLA PROPRIA VITA e CAPITOLI IMPORTANTI DELLA MUSICA ROCK. Se per alcuni di noi certi dischi sono dei capolavori, non è detto che abbiamo la stessa valenza anche per la storia della musica Rock. Per me i sei album della BAD COMPANY originale sono meravigliosi, irrinunciabili, stupendi ma sono intellettualmente sufficientemente sveglio per capire che per la storia del Rock hanno un valore irrisorio.

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    • bodhran 26/01/2016 a 21:09 #

      Esatto. La banale differenza tra dire una cosa al volo al bar con gli amici ed esprimere un’idea. Parrebbe essersi mischiato tutto. Per questo sono contento esistano posti come questo blog.

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  6. mikebravo 26/01/2016 a 19:23 #

    Ricordo che nel 1980 fu la mia ex- ragazza che mi telefono’ per dirmi di
    John Bonham.
    Non ricordo di avere pianto.
    Probabilmente non mi resi bene conto del tutto.

    Il duca bianco ha fatto la sua bella carriera.
    Bello anche che abbia lasciato un disco-testamento.

    i giornali rock inglesi hanno una rubrica mensile di quelli che se ne vanno.
    Peccato che nessuno celebri i fans andati.

    Mancini.
    Ho sentito che domenica, tra quelli in campo e panchina, c’era un parco
    giocatori pari a 160 milioni di euro.
    Vero o no, i giocatori all’inter non mancano.
    Certo, dopo la polemica con sarri ed il gol di lasagna, ho visto un mancini
    avvilito e spettinato nel dopo-partita.
    Icardi non sara’ titolare con la giuventus.

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    • Tom 28/01/2016 a 12:24 #

      I “gobbi sembrano” una squadra di calcio, noi dei boyscouts in avanscoperta al campo giochi parrocchiale…

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  7. mikebravo 26/01/2016 a 21:16 #

    Ah, dimenticavo gli eagles.
    Proprio l’altro giorno ho trovato come segnalibro il biglietto del 29 maggio
    2006.
    Fila 9 posto 15 gradinata numerata : euro 86,25.
    Non ho mai perso la testa per gli eagles.
    Ma all’arena di verona pare tutto bello.
    Eravamo in 3 amici, di cui uno loro fan sfegatato.
    Aspettammo al varco il gruppo per il check-sound.
    Un enorme macchinone porto’ dentro il gruppo.
    Ci passo’ quasi sui piedi.
    Walsh lo intravidi dietro al finestrino.
    Non ci degno’ di un sorriso.

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  8. Lorenzo Stefani 27/01/2016 a 18:40 #

    Concordo con lo stupore per tutta questa massa di neo-fan di Bowie (da Dischinpiazza vendono 15 cd di Blackstar al giorno, da quando è morto, e sono numeri importanti di questi tempi); io non faccio parte della congrega, ammetto da ignorantone senza vergogna che non mi è mai piaciuto e che sentirò di più la mancanza di Jimmy Bain, passato anch’egli a miglior vita. Il vuoto più difficile da riempire rimane per me quello del buon vecchio Ronnie James Dio, mai abbastanza rimpianto.

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    • Tom 29/01/2016 a 13:49 #

      Ognuno piange i suoi idoli, per me ancora oggi Brian Jones, Jimi Hendrix e Paul Kossoff sopra tutti…..ma è una lunga fila….

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  9. Baccio 28/01/2016 a 19:49 #

    Pare che il massimo del commento narcisistico sulla morte di Bowie lo abbia fatto Francesco Baccini su twitter sostenendo che lo aveva incontrato in un bar di New York ed è stato Bowie a riconoscere Baccini e non viceversa! Da morir da ridere!

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  10. mikebravo 29/01/2016 a 14:11 #

    E’ morto Paul Kantner dei Jefferson……..

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