E’ tanto che sento parlare del CLUB IL GIARDINO di Lugagnano che non vedo l’ora di arrivare. Sono sulla Brennero, sulla freccia gialla della pianura, al volante la Valentino Rossi di Borgo Massenzio. Arrivo alle ore 21. Entro nel cortile di una casa, scendo come per andare in un garage seminterrato ed entro nel magico mondo del CLUB IL GIARDINO. L’atmosfera è funk, non nel senso musicale, nel senso di… va beh, nel senso del blues. Paghiamo il biglietto (20 euro) e ci facciamo avanti.
Cerchiamo i posti che avevamo prenotato, altro che numerazione da fighetti, due pezzi di nastro con su scritto il cognome della groupie. Acsè.
Do un’occhiata in giro, mi sento a mio agio…
La groupie fa la groupie e va a prendere da bere…
Il locale si riempie. Sold out. Siamo più o meno in 100. Poco dopo le 21,30 inizia il concerto. I DYESIS sono cinque musicisti professionisti: chi suona con Venditti, chi con i Goblin, chi è coinvolto in una moltitudine di altri progetti, chi scrive trattati di batteria. Lo show si apre con Close To The Edge e Siberian Khatru, i 5 # voglio farci capire subito di che pasta sono fatti. Un inizio così, io che sono un casual fan degli Yes, lo trovo un po’ indigesto.
And You And I mi addolcisce l’animo e con Does It Really Happen, brano della mia giovinezza che ho sempre amato molto, mi sistemo definitivamente. Seguono Heart Of The Sunrise e South Side Of The Sky entrambe dall’album Fragile e quindi Owner Of A Lonely Heart che per quanto sia scontata e trita, il gruppo affronta con grande personalità fornendo una prova assai convincente.
Roundabout e Starship Trooper, splendide, chiudono il concerto.
Il pubblico applaude e urla, perlomeno come può fare un pubblico dedito al prog. Il gruppo esce, il bis è la prevedibile: I’ve Seen All Good People, peraltro magnifica.
Buon concerto quindi. Ero prevenuto a dire la verità, le tribute band formate da professionisti diventano non sempre un tributo convincente ma più spesso un ulteriore progetto con cui cercare di sbarcare il lunario, i DYESIS però tutto sommato riescono ad essere credibili. Certo, inutile negarlo, manca lo spirito di gruppo, quell’elemento in più che fortifica, che amalgama, che lega spiritualmente e che a volte spinge i musicisti verso viaggi cosmici, ma non si può pretendere tutto da un gruppo che si trova a fare le prove un solstizio sì e uno no.
Molto belli i cori, i cantati e certe prove strumentali.
Ci alziamo, facciamo due chiacchiere con Johnny Primo, il manager del locale. La passione per il lavoro che fa e per il locale stesso traspare tutta dal suo forte accento veneto. La groupie gli lascia anche il DVD di presentazione degli EQUINOX, chissà magari in futuro anche noi calcheremo le scene su cui sono passati (e passano) nomi di alto lignaggio prog-rock-blues.
Thank you, The Garden, good night.
…e così dopo mikebravo, anche tu sei stato nella “mia metropoli” lugagnanese… fatemelo sapere se succederà ancora, e se vi garba..saluti tom
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Quando tornerò, se sarà per un concerto più consono alla tua anima, ti avvertirò caro Tom…
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