Luca Ronchi “Mario Schifano – Una Biografia” (Johan & Levi) di Paolo Barone

2 Apr

Il nostro Polbi ha letto la biografia di Mario Schifano, ecco cosa ne pensa…

Mario Schifano – Una Biografia, di Luca Ronchi e’ un libro che mi ha colpito molto e che mi sento di consigliare tantissimo, non solo a chi ha un interesse verso gli sviluppi e la storia dell’arte e della cultura nel nostro paese, ma anche e molto a chi come me e’ appassionato di Rock e di tutto quello che gira intorno a questa strana e magica parola.

Mario Schinao Una Biografia

Ronchi, che aveva conosciuto Schifano nel ’73, ha curato un documentario che si chiama Mario Schifano Tutto e questa biografia corale, fatta di interviste e memorie dirette delle persone che più di tutti hanno condiviso il percorso esistenziale dell’artista romano. E’ un libro avvincente, che racconta la vita assolutamente fuori dal comune del piu’ famoso e importante pittore Italiano del dopoguerra. E nel farlo ci parla di Roma e della sua trasformazione dall’essere uno dei centri internazionali della cultura negli anni sessanta, alla metropoli confusa dei novanta e oltre. Ci racconta di arte, artisti, principesse, viaggi, miliardi spesi e guadagnati, droghe e arresti. Di cadute esistenziali totali, assolute, e di conseguenti rinascite folgoranti.

Il libro di Ronchi e’ una miniera di storie incredibili, e molte si intrecciano con il Rock e il suo mondo, per un tipo come lui  in quel periodo storico era del tutto naturale questo continuo incontro/scambio con la musica, la moda, la poesia, le nuove tecnologie. Schifano ebbe una lunga relazione con Anita Pallenberg e lei ci dice dei loro viaggi insieme e di una Roma in cui, fra Piazza del Popolo, Villa Medici e Trastevere, si ritrovavano i Rolling Stones, Andy Warhol, Ungaretti, Moravia e Pasolini.

Anita Pallenberg & Mario Schifano

Anita Pallenberg & Mario Schifano

Sono storie sorprendenti, che spesso delineano ritratti inediti di personaggi e situazioni che spesso ci immaginavamo diverse. Come scoprire che Giuseppe Ungaretti si arrabbiava molto quando Mario Schifano lo chiamava Joe, ma che poi quando gli fece sentire il pezzo di Hendrix rimase entusiasta e porto’ in dono un bel Peyote a tutta la compagnia. O quella dell’ incontro con Dylan. Marco Ferreri stava girando in America con Tognazzi e una tale Sally, moglie di Albert Grossman manager di Dylan. Una domenica furono tutti invitati in questa casa di campagna a Woodstock dove lui stava suonando con la Band. Era la famosa “Big Pink” e quelli erano i giorni dei Basement Tapes. Ugo Tognazzi ci teneva moltissimo a preparare il pranzo, si mise subito ai fornelli con tutti gli ingredienti che si era portato apposta, e preparo’ un amatriciana spettacolare per tutti, mentre Dylan faceva su e giu’ fra la macchina da scrivere dove creava i testi delle canzoni, e un piatto di bucatini!

Nel libro arriva anche Marianne Faithful a racconatre della travolgente relazione fra lei e Schifano trascorsa sotto le minacce di Jagger, fra Roma e l’Inghilterra.

Il pittore romano era come un vortice, e nelle sue case transitavano giorno e notte scrittori, artisti, rockstar e disadattati di ogni tipo e natura. Nelle stesse stanze giravano allo stesso tempo Gianni e Marella Agnelli, i ragazzi del movimento studentesco, Keith Richards, spacciatori della Magliana, Jack Kerouack e Guttuso (l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito). Come alla Factory di Warhol, ma con piu’ verita’, forse con piu’ passione, meno calcolo e totale adesione esistenziale. Una vita a porte spalancate, che portera’ tutti e due gli artisti a un passo dalla morte, uno sparato da un instabile Valerie Solanas, l’altro ostaggio della malavita romana quasi dissolto in un mare di eroina.

Mario Schifano

Mario Schifano

Ma la vita di Schifano e’ fatta di rinascite, e tutto ripartira’ negli anni ottanta e poi ancora nei novanta prima di morire improvvisamente.

La biografia ci restituisce tanti diversi momenti, e altrettanto diversi punti di vista, senza mai stancare, forse proprio per questo alternarsi di voci narranti, ognuna con i suoi ricordi, ognuna testimone di qualcosa dell’universo Schifano.

Verso la fine del libro, fra le righe, qualcuno lo definisce come il Caravaggio dei nostri giorni, e a pensarci bene le affinita’ sono tante. Stessi luoghi, stesse vite avventurose, stessa forza nelle passioni. Artisti che il potere ha voluto accogliere con le loro opere anche quando queste erano difficili da digerire, come le madonne proletarie del primo, o le bandiere rosse dipinte per casa Agnelli da Schifano. Ma che poi non ha esitato a incarcerare, processare e condannare. Accoglievano le opere, ma non potevano tollerare impunemente vite cosi ribelli. E parte del fascino di Mario Schifano e’ proprio in questo suo impersonare un pirata aristocratico in quanto artista, nel quale a tutti piace in qualche modo riconoscersi. Pensiamo a tutto questo quando guardiamo i suoi lavori, insieme e oltre alla bellezza stessa dei quadri, capaci di parlare a tutti e diventare fenomeni culturali di massa. Pochissimi pittori al mondo ci sono riusciti ad essere cosi popolari, specialmente nell’ambito della pittura contemporanea.

E’ un libro che racconta di uno dei contributi italiani piu importanti e riconosciuti, alla cultura e all’arte del novecento. Schifano contibui’ tantissimo a mille aperture, in tanti modi diversi. Basti pensare allo spettacolo totale di musica e immagini “Grande angolo, Sogni, Stelle”, happening psichedelico andato avanti una nottata intera al Piper, con la partecipazione fra gli altri di Gerard Malanga e del gruppo “Le Stelle di Mario Schifano”, un lampo sperimentale sospeso fra la fine del Beat e la nascita del Prog. Uno dei pochi momenti in cui il nostro paese ha viaggiato al passo con i tempi.

Oppure i suoi interventi sulle immagini televisive, rieleborate e restituite in mille modi diversi. Queste cose succedevano a New York a Londra e praticamente in contemporanea a Roma.

A lui gli Stones hanno dedicato una canzone molto bella, Monkey Man, magari un po’ seccati dal fatto che sia Anita che Marianne avevano perso la testa per il nostro.

Il Rock era ed e’ un universo di cose, un modo di vivere, di vedere il mondo ed esprimere le proprie emozioni. Questo libro racconta la vita di Mario Schifano, la piu’ grande rockstar italiana di tutti i tempi.

 

SINOSSI:

Mario Schifano è l’artista romano ritenuto il rappresentante italiano della Pop Art e le sue opere richiamano i lavori di grandi artisti americani quali Warhol, Jasper Johns e Robert Rauschenberg. Sostenuto da importanti gallerie italiane e internazionali, insieme ai “pittori maledetti” ha rappresentato un momento fondamentale dell’arte contemporanea italiana ed europea. Artista eclettico, appassionato studioso di nuove tecniche pittoriche, è stato tra i primi a usare il computer per creare opere e tra i primi a sperimentare innesti tra pittura e altre forme d’arte come musica, cinema, video, fotografia. Muore a 64 anni a causa di un infarto. In questo volume dal format inusuale Luca Ronchi ricostruisce attraverso le testimonianze dirette di chi fu vicino all’artista, raccolte nel tempo e montate in scambi diretti quasi come in una pièce teatrale, il mondo di Mario Schifano restituendone con forza la ricchezza e la complessità nonché lo scenario artistico e sociale di quel periodo, dando vita a un ritratto articolato e oggettivo che fa rivivere a tutto tondo un uomo e artista fortemente legato al suo tempo.

7 Risposte to “Luca Ronchi “Mario Schifano – Una Biografia” (Johan & Levi) di Paolo Barone”

  1. Lorenzo Stefani 02/04/2016 a 14:10 #

    Grande recensione, mi ha fatto venire voglia di leggere il libro. Grazie

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    • Tom 02/04/2016 a 20:43 #

      Uno dei pochi che ha vissuto “his way” ed un grande artista. Lui sì che ne avrebbe da raccontare, ma per lo meno ci restano le opere.

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  2. mikebravo 04/04/2016 a 07:45 #

    Bello, bello, bellissimo.
    Paolo Barone sei un grande!

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  3. lucatod 04/04/2016 a 11:32 #

    Paolo , grande recensione di una biografia che pare altrettanto interessante . Da avere .

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  4. Paolo Barone 04/04/2016 a 18:14 #

    Hey Lorenzo, Tom, Mikebravo, Lucatod, grazie! Quando avete un attimo cercate questo libro, ne vale la pena!

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  5. bodhran 06/04/2016 a 20:20 #

    Grazie della recensione! Vediamo se si aggiunge alla pila di libri in attesa di lettura. Certo ne esce un quadro dell’Italia molto più al passo con i tempi, il cui fermento culturale andava alla velocità del resto del mondo. Forse è la classica impressione del “si stava meglio prima” ma ora, dopo anni in cui la cultura in genere è stata denigrata a favore di parole come leggerezz, edisimpegno, e in cui si è derisa qualsiasi forma espressiva che richiedesse anche il minimo sforzo per capirne il linguaggio, mi pare siamo un paese tutto ripiegato su sè stesso, e che a parte pochissime eccezioni è privo di slancio culturale.

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  6. Paolo Barone 08/04/2016 a 15:29 #

    ” Si e’ derisa qualsiasi forma espressiva che richiedesse anche il minimo sforzo per capirne il linguaggio” perfetto, bravissimo bodhran. Purtroppo.

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