Electric Wizard blues di Paolo Barone

20 Apr

Il nostro Polbi ci parla oggi degli Electric Wizard,  fautori di psicadelia pesante e oscura. Al di là di generi e gusti personali, leggere il nostro Michigan Boy è sempre educativo; quando, en passant, ci regala concetti tipo “spesso le recensioni sono mille volte più affascinanti dei dischi in questione” non possiamo che ritenerci fortunati ad averlo come corrispondente dalla motor city americana.

Ormai e’ da un po’ che sono andato in fissa con gli Electric Wizard.

Tutto e’ cominciato, per me, nel 2010. Su “Rumore” avevano pubblicato un bell’elenco dei dischi piu’ interessanti usciti nel decennio 2000/2010, e mentre cercavo qualche spunto per le mie esplorazioni rimasi colpito dalla copertina di “Witchcult Today” e dalla bellissima recensione di Claudio Sorge (al quale devo sempre tanto).

Electric Wizard Witchcult Today

Se non vado errato ancora non ero stato contagiato dal morbo di youtube, per cui prima di prendere un disco nuovo lo andiamo a sentire a cazzo di cane in rete, e decisi di rischiare qualche euro, pur consapevole che spesso le recensioni sono mille volte piu’ affascinanti dei dischi in questione. Ma di loro avevo gia’ letto da qualche parte, e questa era l’occasione per incontrarli. Non fu amore al primo ascolto.

Il disco in se era davvero particolare, con quella copertina, quella grafica e quelle foto tirate fuori da chissa’ quale film erotico horror anni settanta, ma il suono pur attirandomi non riusciva a prendermi veramente. La voce soprattutto, cosi piatta e poco “cantata”, ma anche la produzione tutto sommato troppo lo-fi per un contesto del genere. Eppure, ascolto dopo ascolto, il disco cresceva, e dopo qualche settimana ero ormai entrato nel loro mondo di rituali esoterici e marjiuana, mi ero perso in quei labirinti oscuri insieme a Liz Buckhingham uscita in carne ossa & Gibson SG, dalle pagine di Zora la Vampira. Ero entrato nel loro mondo e dopo tutti questi anni ne sono diventato un frequentatore abituale. Quando sento il richiamo e non mi vede nessuno, esco dalla porta del CBGB, nascondo la mia copia di Creem con Stones e Zeps in copertina, mi alzo un cappuccio nero sul capo, e attraverso le soglie esoteriche della distorsione per accedere in incognito nel regno degli Electric Wizard.

Poche band hanno saputo creare un universo “totale” come il loro, anche se forse piu’ che di band dovremmo parlare di Jus Oborn e Liz, unici membri stabili e menti creative.

Considerati il gruppo piu’ Heavy in giro nel nostro sistema solare, gli Electric Wizard sono senza dubbio il punto di riferimento del Doom Metal odierno, un genere che supportato da etichette come la Rise Above e festival internazionali del calibro del Roadburn, rappresenta (o forse dovremmo dire ha rappresentato, che il tempo passa veloce) una delle realta’ piu interessanti degli ultimi anni di musica rock. Figli riconosciutissimi dei Black Sabbath, Jus e Liz portano quel mondo sonoro ed estetico verso un nuovo livello. La band di Iommi viene omaggiata in mille modi assolutamente espliciti, ma mentre il suono Sabbath e’ parte del Rockblues inglese di fine sessanta, il Doom psichedelico dei nostri e’ un tutta altra bestia. Lovecraft, i fumetti e i film erotici horror italiani anni settanta, i Bikers di Altamont, le streghe hippies di qualche sinistra comune californiana alla Manson, ma anche Andreas Baader e Ulriche Meinhof, hanno un ruolo nel mondo degli Electric Wizard quasi al pari delle Gibson “diavoletto” e dei Bong di cannabis indica. Grafica dei dischi, locandine, poster dei concerti, show, video, l’opera degli stregoni elettrici non si limita alla sola musica, creando un mondo a sé stante.

Electric Wizard

Electric Wizard

La dimensione live e’ il momento in cui tutto trova il suo posto. La band e’ sovrastata e avvolta al tempo stesso da un flusso continuo di immagini fin quasi a sparire ingoiata da suoni e colori. Spezzoni di film, rituali occulti, light show psichedelici, tutto pulsa nel grande schermo sul palco e sui musicisti, con Oborn al centro della cerimonia e Liz sulla sinistra del palco, misteriosa e heavy piu’ che mai.

E’ il live che forse piu’ di tutti vorrei vedere in questo momento, e pensare che me li sono fatti scappare a Roma qualche anno fa, il fesso che sono… Possiamo ringraziare Youtube in questo caso, e la pazienza di quelli che durante tali tempeste soniche sono riusciti a filmare interi concerti. Con i fan il rapporto e’ molto stretto, non ci sono distanze da rockstar e in questo caso parlare di una comunita’ in cui i musicisti sono una parte del tutto ha ancora un senso, anche grazie alla rete.

Non fanno troppi tour gli Electric Wizard, e la loro e’ diventata ormai una produzione di medio grandi proporzioni, basti pensare che l’anno scorso il loro tour americano e’ andato tutto sold out in prevendita dopo qualche settimana, e non parliamo piu’ di piccoli club da trenta persone. Ad agosto saranno nomi di punta insieme ad Alice Cooper del festival Psycho Las Vegas, avvenimento di punta dell’estate Heavy statunitense e insieme a poche altre apparizioni europee, il 2016 live dovrebbe essere tutto qui.

La discografia della band si divide essenzialmente in due fasi. La prima in cui i nostri erano un trio e creavano un sound possente e oscuro, in qualche modo legato a cio’ che succedeva in contemporanea oltreoceano, Sleep in primo luogo, ma senza dubbio piu’ cupo ed esoterico. Di questo “ Dopethrone “ viene unanimamente considerato il vertice creativo, dal quale ancora viene riproposto diverso materiale nei live.

La seconda fase invece coincide con l’ingresso nella band della seconda chitarra, Elizabeth Buckingham dagli Stati Uniti. Gli Electric Wizard diventano l’affascinante opera d’arte oscura totale, di cui abbiamo detto finora. Il disco chiave sara’ “ Witchcult Today “ a partire dalla copertina e foto interne, per proseguire in tutti i solchi del vinile che piu’ nero non si puo’, per proseguire poi con Black Masses e Time to Die, intervallati da un ep dal titolo straordinario “ Legalize Drug and Murder “, uscito in vinile e cassetta (!) con una diversa grafica.

Se avete bisogno di un po’ di sano lato oscuro, pescate uno di questi titoli, e perdetevi pure voi in questi vortici. Stones e Zeppelin vi aspetteranno senza dubbio, e saranno ancora raggi di sole.

 

 

 

27 Risposte to “Electric Wizard blues di Paolo Barone”

  1. mikebravo 21/04/2016 a 16:42 #

    Ma quanti figli hanno i black sabbath!!!!!!!!!!
    Chi l’avrebbe mai detto!!!!
    Vituperati dalla critica dei seventies.
    Ed ora padri di un genere.
    .
    Comunque per tracciare un family tree essenziale dell’hard rock :

    CREAM
    I
    I
    LED ZEPPELIN
    / \
    BLACK SABBATH DEEP PURPLE

    perché senza i cream non ci sarebbero stati i led zeppeln,
    e
    senza led zeppelin non ci sarebbero stati black sabbath
    e i deep purple in rock……..

    Nell’albero sopra i cream ci potrebbe stare un altro gruppo………..

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    • clod60 23/04/2016 a 07:28 #

      …e dove me lo piazzi il Jeff Beck Group?

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      • mikebravo 24/04/2016 a 08:40 #

        Nel senso che senza i cream e il jeff beck group non ci sarebbero
        stati i led zeppelin ?
        Puo’ essere….

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    • Tom 24/04/2016 a 00:35 #

      ..immagino siano gli Yardbirds di Jeff Beck, probabilmente uno dei padri del così chiamato Hard Rock!

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      • mikebravo 24/04/2016 a 08:51 #

        ……ascoltando pezzi come Someone to love che é stato pubblicato postumo, si sente che beck nel 1966 era gia’ sulla strada
        hard rock tendente al metal.
        Poi molti citano you really got me dei kinks come inizio di tutto.
        Ma li’ ci suona jimmy page o no?
        C’é chi dice no!!!!!
        Io non ci sto.

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  2. bodhran 21/04/2016 a 19:31 #

    Ho adottato la “tecnica Youtube” e ho fatto un po’ di ascolti. Sono effettivamente massicci! Mi ricordano un po’ i Monster Magnet, anche se forse preferisco questi ultimi, che sono un po’ più vari nei suoni e negli arrangiamenti. Perchè, e vale solo per me, i gruppi troppo monolitici nei suoni e nelle struure dopo un po’ mi “annoiano”, almeno su disco, mentre, come scrivi, dal vivo credo siano proprio una bella esperienza da fare.

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  3. mikebravo 22/04/2016 a 07:24 #

    Negli anni settanta i critici come caffarelli scrivevano dei black sabbath:
    UNA MUSICA CHE TENDE AD ANNIENTARE L’ASCOLTATORE…..
    Gruppo monolitico……
    Cascate di riff….
    Volume altissimo….
    Tutti pregi di un grande gruppo.
    Caffarelli di hard rock non ci capiva un cavolo.

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    • Tom 24/04/2016 a 00:30 #

      Caffarelli non era di certo l’ultimo, anche perchè si doveva districare in una miriade settimanale di album nel migliore ed irripetibile periodo di questa musica…
      Giornalisti venuti dopo di lui hanno fatto di peggio esaltando album e gruppuscoli di infimo valore, durati lo spazio di un mattino.
      Sui Black Sabbath non ha preso grossi abbagli, è senz’altro un gruppo di secondo ordine, così dicasi di Deep Purple, Uriah Heep e compagnia bella, niente a che vedere con Jeff Beck, Cream, Free, Led Zeppelin, Jethro Tull, Fleetwood Mac e non nomino invano il numero UNO…..(ahò sempre personal opinion, intendiamoci!!)

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      • tiziano the best guitar in Zianigo...naaaaa 26/04/2016 a 17:48 #

        difendo anch’io Caffarelli, a spada tratta. Ai tempi non c’era niente, solo Ciao 2001. E la rubrica di recensioni di Caffarelli ( qualcuno qui, so che ci sono persone del settore, sa dire che fine ha fatto Caffarelli?) : usciva di tutto, pop, rock, blues, jazz, rock-jazz . C’erano solo altri due critici credo, Polillo , ma era sul jazz e Bertoncelli ma chi li leggeva… Caffarelli lo si leggeva volentieri, credo avesse un pò la puzza sotto il naso :i tempi era più figo dissertare di King Crimson che di Black Sabbath…Poi vennero Muzak, Supersound, SoundFlash con il loro formato tipo Gazzettino : ricordo recensioni chilometriche, due facciate solo per recensire la copertina …i vari Chitarre, Guitar Club, Axe sarebbero venuti molto dopo…Ah, per ultimo , mai frequentato i vari Raro, Buscadero, Mucchio Selvaggio, boh, non sò…

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      • Tom 27/04/2016 a 13:58 #

        Enzo Caffarelli – vedi Wikipedia – insegna all’Università Romana di Tor Vergata e dirige una rivista di storia dell’Onomastica, di cui ha scritto un brillante libro nel 2013 sull’argomento.
        Viene ricordato per il brano al vetriolo di Venditti “Penna a sfera” così come Riccardo Bertoncelli nell'”Avvelenata” di Guccini.

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  4. Paolo Barone 22/04/2016 a 18:13 #

    Il passare del tempo ci permette una visione storica più lucida sulle cose. Vale per tutto, anche per la nostra musica. In questo senso, i Black Sabbath visti dal 2016 sono dei giganti assoluti. Più grandi che mai. Me lo avessero detto negli anni ottanta non ci avrei creduto manco morto. E’ un discorso interessante questo….

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    • bodhran 26/04/2016 a 14:51 #

      Personalmente non li ho mai apprezzati, ma la loro (per me troppo poca) semplicità è di sicuro servita da ispirazione a una miriade di band.
      Se si vuole capire certo rock anni ’90 e tanto metal di sicuro non si possono mettere da parte, che poi per me siano sopravvalutati non conta nulla.

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  5. mikebravo 24/04/2016 a 08:36 #

    Caffarelli piaceva anche a me ma rifuggiva dal rock duro.
    Di fronte a led zeppelin IV non mi pare che si sia speso molto nel recensirlo.
    I black sabbath poi sono stati vituperati dalla critica per anni.
    Lo stesso chris welch scrisse se non erro VALE PIU’ UNA NOTA DI CLAPTON
    CHE TUTTI GLI ALBUM DEI BLACK SABBATH.
    Ora welch scrive libri sui black sabbath.
    Io gli album dei black gli ho sempre tenuti in grande considerazione, anche i
    minori, perche’ ADORO IL RIFF DI CHITARRA ELETTRICA.
    E i maestri del genere sono page, iommi, blackmore e clapton.

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    • Tom 24/04/2016 a 09:36 #

      Tornando a “quei tempi ormai troppo lontani” (’71) e da me “vissuti in diretta” (sigh!! la vecchiaia….) ti dirò che tolta quella fenomenale Stairway to Heaven (che “da sola” fa sì che sia l’ LP più venduto della band), non è poi che il IV° album avesse fatto gran impressione a critici e fans della prima ora come me, pur restando comunque sempre di tre spanne sopra i prodotti di secondo ordine sopraricordati, e certamente migliore – opinione personale – degli album a venire del Dirigibile (molto meglio il III°, irraggiungibili nell’ordine il II° e I°.

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      • tiziano the best guitar in Zianigo...naaaaa 25/04/2016 a 13:26 #

        “…opinione personale – degli album a venire del Dirigibile (molto meglio il III°, irraggiungibili nell’ordine il II° e I°. ” . D’accordissimo. Io comperai il giradischi (lire 50mila, un Wilson ) nel ’70 o ’71. Era appena uscito il IV° . Ma a coppie comperai anche gli altri tre che conoscevo già. Ma è con il V° che cominciai a “storcere il naso”, per me il periodo d’oro dei LZ stava finendo…curiosamente per Tim stava incominciando : ricordo di aver letto che il V° fu il primo album che ascoltò…

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  6. mikebravo 24/04/2016 a 13:37 #

    E’ verissimo quello che dici Tom.
    Ma é anche vero che spesso i critici musicali non ne azzeccano una.

    Io comprai led zep IV nell’inverno del 1971.
    Fermo restando che ero un ragazzetto, quel disco cambio’ la mia vita.

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    • Tom 25/04/2016 a 20:35 #

      Le vite di noi tutti seguaci e apostoli sono state cambiate da un disco o anche da un singolo brano, “folgorati sulla via di Damasco della Musica”, penso nel mio caso a “For Your Love ed Heart Full of Soul” (Yardbirds), per non parlare degli hits ’64-65 degli Stones ed Animals.

      Concordo con te, Tiziano, che dal 5° (HOTH) sia successo qualcosa di strano, ma non solo ai LZ, anche ad altri gruppi rock coevi tipo Jethro Tull, Free (!!), Who, Stones. Ten Years After pure, etc…..come se nel ’72-73 si sia spenta all’improvviso la cometa che guidava le menti migliori, e tutto sia finito a bricche. Mi sbaglio? Dite la Vostra, ciao

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      • tiziano the best guitar in Zianigo...naaaaa 26/04/2016 a 17:32 #

        Tom, d’accordissimo ancora. La mia luna di miele con il rock è finita in quegli anni li, poi certo ho continuato ad ascoltarlo, ma la “magia” stava scemando. Ah, parli di “for you love”, ai tempi si favoleggiava di questo gruppo e di questa canzone in qui ci stava un chitarrista bravissimo. Devo dire che (imho) questo pezzo non mi ha mai detto niente. Credo sia l’unico loro ascolto , ai tempi , oltre a “paff Bum ” . Io se sorvoliamo su “Some Velvet Morning” dei Vanilla Fudge” a Venezia (dieci minuti, non finiva mai) rimasi folgorato più tardi, con Whole Lotta Love…

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      • mikebravo 27/04/2016 a 22:14 #

        Avendo cominciato ad ascoltare musica rock dal 1971, ho
        vissuto di musica dei settanta.
        Anche se é stato inevitabile, e illuminante, girarmi indietro
        e scoprire tutto quello che mi ero perso nei sessanta.
        E chi non l’ha fatto non riesce neanche ad immaginare cosa
        si é perso.
        Chi poi l’ha vissuto in diretta…..beato lui!!!!!!!!!!!!!

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  7. Paolo Barone 29/04/2016 a 18:21 #

    Ragazzi, oltre il commento di bodhran abbiamo parlato solo di Sabbath & Co.
    Inevitabile nominarli in questo caso, ma la musica degli Electric Wizard e’ un altra cosa e sta succedendo adesso. Così come gli interessantissimi Winston proposti sempre dal nostro bodhran. Ora, senza essere come chi si entusiasma ogni giorno per una band emergente giusto per dare un senso al presente, non dobbiamo esagerare. Un minimo di attenzione per quello che ci accade intorno musicalmente, oggi, ora, non solo e’ nello spirito stesso del Rock, ma ci restituisce anche un po’ di freschezza ai nostri ascolti “classici”.
    Da qualche anno in questi giorni si tiene un festival ad Austin, Texas. Mi sembra di averne già parlato da queste parti, il Levitation.
    Ci sono un paio di nomi relativamente famosi e una marea di band underground, alcune interessantissime. Non sono mai riuscito ad andarci, ma solo esplorando la lista dei partecipanti ho sempre scoperto ottime cose.
    L’edizione di quest’anno si sarebbe dovuta tenere questo fine settimana, ma e’ stata annullata per le pessime condizioni meteo previste. Sulla loro pagina Facebook si e’ scatenato il finimondo, e ho scoperto con piacere e sorpresa che non solo molti si spostavano da uno stato all’altro per andare al festival, ma che c’e’ anche tanta gente appena arrivata dall’Europa, Italia inclusa. Gli organizzatori in queste ore si stanno impazzendo per piazzare tutte le band previste nel ricchissimo cartellone del festival, nei club disponibili ad Austin e dintorni. E praticamente tutti stanno andando comunque, pronti a spostarsi fra un locale e l’altro pur di non perdere questa edizione.
    La magia del Rock, e di tutto quello che gli gira intorno, in qualche modo e’ ancora viva, ne sono convinto.
    Basta non ostinarsi a cercarla nei posti sbagliati!

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    • mikebravo 29/04/2016 a 20:45 #

      Tu e bodhran siete i progressisti ed é bello leggervi.
      Io poi non sono da meno.
      Mentre scrivo ascolto in cuffia un CD del 2014.
      2014 ovvero di 2 anni fa.

      Ah, scusate…….guardo meglio……la ristampa é del 2014 …..
      ……ma il disco usci’ in realta’ nel 1994 ed é dei soundgarden….
      …………sono uno sporco conservatore………e aggiungo che
      anche nei soundgarden c’ é del sabba nero……

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  8. Paolo Barone 30/04/2016 a 06:23 #

    Si, nei buoni Soundgarden c’e’ del Sabba Nero, e nessuno qui e’ uno sporco conservatore o un illuminato progressista in base ai dischi che ascolta, ci mancherebbe! Volevo solo dire che un po’ dello spirito, dell’essenza di quella cosa che chiamiamo Rock ancora esiste, anche nella realtà quotidiana del 2016. Forse non ho saputo trovare le parole per dirlo…

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    • mikebravo 30/04/2016 a 07:40 #

      No Paolo, io sto proprio regredendo.
      Non guardo avanti ma indietro.
      Ho ripreso a collezionare CD.
      Vecchi CD.
      L’altro giorno ho visto 2 box degli Hollies di graham nash.
      Oggi, se mia moglie si distrae un attimo, vado a comprarli.
      Poi ho il walkman sony sulla scrivania.
      La sera mi metto in cuffia ed ascolto vecchio rock.
      Non lo facevo da tempo.

      Forse tutto è dovuto d un’ intolleranza al glutine che ho scoperto
      adesso di avere.
      Ho iniziato una dieta particolare.
      Nel rock c’é il glutine ?

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  9. bodhran 30/04/2016 a 18:59 #

    Tempo fa ne avevamo parlato, quindi ci sta che mi ripeta: il rock è finito oppure no? Io ho una posizione ambivalente. Se da una parte il rock è una musica tutto sommato semplice, e quindi difficile dopo 50 anni aggiungere altro (volendo uno chiude la baracca nel ’69 e già ci sono tanti di quei dischi che si può andare avanti una vita senza annoiarsi) è anche vero che di roba bella ne abbiamo sentita tanta anche nei decenni successivi. Ovvio che più si avanti e più si è facile sentire nella musica rimando a roba del passato, ma questo vale per qualsiasi genere (mi chiedo ad esempio: che senso andare ora in un “bel” club jazz a sentire dei “bravi” musicisti jazz suonare “impeccabilmente” l’ennesima versione di un qualsiasi “standard” jazz?).
    Devo dire che che negli ultimi anni le cose “nuove” che mi hanno entusiasmato sono poco rock (e comunque chissenefrega, trovo che Rufus Wainwright o Laura Marling siano artisti eccezionali e me li ascolto di gusto), ma sono anche cicli storici.
    Sono almeno 10 anni che il rock è in sordina e pare in disgrazia, se la storia si ripete questo tutto sommato è buon segno, vuol dire che qualcosa bolle in pentola e ho la sensazione che potremmo trovarci di fronte all’ennesima rinascita, ben sapendo che è impossibile farsi trovare con le orecchie vergini come da ragazzini, ma mi chiedo se questa è una questione relativa alla qualità della musica o un fisiologico cedimento alla maledetta nostalgia per il tempo che fu.
    Per chiudere (e alzare un po’ di polverone) saranno maestri per tanti e per tutti, apparterrano all’età dell’oro del rock, ma io preferisco di gran lunga i Soundgarden o i Monster Magnet ai Black Sabbath.
    Buon fine settimana a tutti!

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    • Tom 01/05/2016 a 01:04 #

      Io trovo solo i Black Crowes una band all’altezza dei grandi dell’epoca d’oro e poco (molto poco) dei Pearl Jam, ma forse ne capisco poco…

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  10. mikebravo 01/05/2016 a 08:13 #

    Conservo un servizio di un giornale rock ( credo fosse quello che usciva per
    repubblica ) con un disegno della testa di dylan psichedelico.
    Il titolo é iIL ROCK E’ VECCHIO ? I GRANDI DEL ROCK HANNO TRA I 60 E I 70.
    NON HANNO EREDI ?
    O LA LORO MUSICA E’ COME QUELLA DI MOZART O BETHOVEN ?
    Sono passati diversi anni da quel servizio.

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  11. lucatod 01/05/2016 a 11:09 #

    Per come la vedo io , il rock ha avuto un impatto culturale tra la fine dei 50 e tutti i 60 . Con gli anni settanta è maturato , grandi gruppi , album , concerti e sopratutto affari . Non a caso è stata l’epoca d’oro del mondo discografico . Poi arriva il punk e si torna punto a capo . Quello che è arrivato dopo per quanto buono , raramente ha portato qualcosa di nuovo , magari il grunge .. sicuramente . Per il resto si rispolverano archivi e si fanno reunion .
    Nel 2016 il ROCK è ormai storia . Roba da appassionati , non certo innovativo . L’interesse dei più giovani si è spostato da tutt’altra parte .. non chiedetemi dove …

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