AMERICAN MELTING POT (a song of hope)

10 Lug

I fatti di Dallas e di Fermo mi gettano nello sconforto. Poliziotti americani che continuano ad uccidere con una facilità disarmante cittadini neri, uno nero che per vendetta ammazza cinque poliziotti e qui da noi un italiano che uccide un profugo nigeriano dopo che questi aveva reagito all’offesa gridata alla moglie (“scimmia africana”). Il fratello dell’omicida dice che il fratello amava scherzare e che per questo tirava le noccioline ai neri. In questa ultima frase secondo me è rappresentata la porta dell’abisso in cui ci stiamo gettando. Il gettare noccioline alle persone di colore e considerarlo uno scherzo, il senato che evita il processo a calderoli (scritto in piccolo) per aver chiamato orango la ministra Cècile Kyenge, lo sdoganamento del fascismo tanto caro al cavaliere nero nel suo recente ventennio al potere e altri mille piccoli passi che ci hanno portato alle miserie morali di oggi. Su facebook vedo commenti e prese di posizioni che fanno rabbrividire. Non credevo che noi italiani fossimo così.

Roberto Fico del Movimento 5 Stelle (presidente vigilanza Rai) sul suo account facebook scrive: “Leggere certi commenti, anche di membri delle istituzioni, sulla morte di Emmanuel suscita sdegno e repulsione. Un essere umano definisce “scimmia” un altro essere umano, in quanto immigrato africano, e lo ammazza di botte. Nonostante questo c’è chi, come i leghisti, ha il coraggio di accostare a questa violenza “l’immigrazione clandestina fuori controllo”, i morti di Dacca, o qualunque altra cosa serva a distogliere il nostro sguardo dal problema. Il problema è che questa barbara uccisione ha nel razzismo il suo fattore scatenante e questo non può essere in alcun modo occultato. Chi prova a snaturare il movente di questa morte o non si rende conto del peso che hanno le parole, oppure lo fa consapevolmente per ignobili fini politici. Questa gente si deve vergognare, perché davanti a una morte del genere un popolo maturo e democratico dovrebbe soltanto chiedersi cosa ha fatto fino a oggi e se sta facendo abbastanza per estirpare questo cancro dalla società.”

In breve diventa il “post della discordia”, come lo definisce il quotidiano “libero” (scritto in piccolo). Molti i commenti che fanno accapponare la pelle. I flussi dei migranti, i profughi, l’immigrazione sono un problema è una dato di fatto, sta tutto accadendo in questi anni, prima o poi ci si abituerà alla nuova conformazione, ma oggi siamo impreparati a tutto questo, è chiaro. Ma come si fa a non avere rispetto per gli altri esseri umani, che spesso sono solo disgraziati che fuggono da guerre e povertà? Come si fa a considerarli essere inferiori solo perché sono diversi da noi? Come si fa a dare alla loro vita meno valore?

Un mio amico d’infanzia su facebook non perde occasione per denigrare la Kyenge, per poi condividere i post dell’ex prete del paese dove siamo cresciuti. Se lo immaginerà che il figlio del dio in cui crede (generato dallo spirito santo nel ventre di una vergine) non era esattamente biondo con gli occhi azzurri e che probabilmente aveva la pelle di colore non dissimile da quello della Kyenge?

Una mia amica su facebook un bel giorno condivise qualcosa di ezra pound (scritto in piccolo) un poetuncolo statunitense che ammirava hitler, mussolini e mosley ( il fondatore del british union of fascists) . Le feci cortesemente notare che forse non era il caso di condividere qualcosa di questo signore da cui una formazione di estrema destra italiana ha preso il nome, ma lei rispose che non ci trovava nulla di male. Nessun problema, cancellarla dagli amici di facebook mi costato poco ma mi è dispiaciuto, anche perché il tutto è molto sintomatico. Scivolare verso il dissesto umanistico è sempre più semplice e naturale, assuefatti ormai dal controllo che la “pancia” ha di noi.

Ripensando ai fatti americani, il primo collegamento che ho fatto è stato quello con ciò che accadde nel 1963 di Birmingham Alabama, dove quattro uomini del ku klu klan fecero saltare una chiesa battista frequentata da neri; quattro ragazzine di colore morte e ventidue feriti. Già se penso alla cosa mi sembra incredibile che nel 1963 fossimo ancora a quel punto figuriamoci dopo 53 anni … le cose non sembrano cambiate così tanto.

Ne parlo con un caro amico di New York City che mi scrive una frase che mi dà speranza:

Black/White thing’s been going on here for a long time. Things are much better – might not seem like it, but tremendous progress has been made over the years. Just so much anger here now. We need a leader to unite us.”

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Poco dopo mi arriva un messaggio di Polbi (Paolo Barone insomma, il nostro Michigan boy) da Detroit, scritto pochi momenti prima che gli ultimi fatti di sangue accadessero:

“Facevo questa riflessione ieri sera camminando da solo verso casa, dopo una lezione di Kung Fu. Vivere in questo paese, se non si e’ del tutto ottusi, e’ comunque una scuola di diversità e inclusione.
Il mio gruppo di K Fu e’ composto da: un anarchico italiano, una transessuale yankee, un ragazzo di origine polacca, una benestante ebrea, un militare afroamericano, un figlio di profughi libici, un anziana lesbica, un signore palesemente borderline, un infermiere di Hong Kong, una signora obesa bianca di eta’ incerta, e un maestro jamaicano.  Questo gruppo che si e’ costituito naturalmente nel corso di 16 mesi e’ del tutto normale da queste parti, nulla di strano.
Non so bene perchè ma questa riflessione ho voglia di condividerla con te. Ma almeno per una volta non ti riempio delle mie solite depressioni, e riesco anche a vedere qualche lato positivo del mio essere momentaneamente naufragato qui in Michigan, che ormai – in ogni caso –  e’ parte di me.”

Riacquisto un po’ di fiducia; vado ad ascoltarmi la “canzone della speranza”.

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9 Risposte to “AMERICAN MELTING POT (a song of hope)”

  1. DoC 10/07/2016 a 11:25 #

    Grazie maestro, vecchio (non poi cosi tanto) compagno d’arme.
    Finalmente qualcosa che valga la pena di leggere.
    Io per quel che mi concerne tra un mese esatto me ne torno in Africa, a Dio piacendo, del resto mi ci sento a casa.
    Sentiamoci, ho qualche bella storia (per fortuna) da raccontarti anch’io.
    To be a Rock and not to Roll.

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  2. Stefano 10/07/2016 a 11:35 #

    Massimo rispetto per le opinioni personali.Ovviamente anche il tuo ragionamento è pieno di “prese di distanza” dai tuoi “presunti” avversari politici ( e calcistici in altre occasioni).Purtroppo l’Italia non è mai stato un “paese maturo” ne’ tantomeno lo è il genere umano che vi alberga.Non saremo mai gli Stati Uniti e men che meno l’Inghilterra.C’è troppo “provincialismo” nel nostro modo di pensare,purtroppo….

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  3. lucatod 10/07/2016 a 13:27 #

    D’accordo con il tuo pensiero Tim . Religione , intolleranza (e tanta ignoranza) e nazionalismo sono strettamente legati . Questi individui bisogna tenerli alla larga .

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  4. bodhran 11/07/2016 a 11:18 #

    A me fa molto paura questa diffusa deriva di intolleranza, di fili spinati e muri. Poi mi dico che che in fondo è l’espressione (aberrante) del bisogno che abbiamo tutti di conservazione (dei posti di lavoro, delle identità sociali, degli accenti che sentiamo, degli odori che annusiamo uscire dalle cucine dei vicini). Peccato che passi sempre più spesso il desiderio di risolvere certe questioni alla svelta e sempre meno si guardi alla realtà per quello che è, anche se qualche volta è incasinata per davvero e probabilmente le soluzioni non ci sono.
    Se si cede all’istinto e alle frasi e ai pensieri da bar allora la frittata è fatta.
    Però poi se ci si guarda intorno di esperienze positive ce ne sono moltissime, magari sono poco raccontate, ma ci sono, e quindi sono replicabili.
    Non ho soluzioni e non mi ritengo “migliore” di nessuno, perchè credo convintamente che a ritrovarsi dalla parte sbagliata ci voglia un attimo; io cerco solo di stare a orecchie dritte e mi sforzo ogni volta di non cedere.

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  5. mikebravo 12/07/2016 a 07:41 #

    La cosa piu’ triste è che alla fine del secondo mandato di Obama, il primo
    presidente nero, l’america è messa male, molto male.
    Poi c’è la minaccia trump in arrivo…………

    La cosa piu’ divertente che ho visto alla tv stamattina è stato cameron.
    Davanti alla sua residenza ha parlato ai microfoni della brexit.
    Poi è rientrato cantarellando.
    Cantarellando!!!!!!!!!!!
    Il primo ministro canta……………..
    Il motivo ?
    Forse perché tutti i protagonisti dell’uscita dall’europa sono gia’ bruciati.
    Prima di lui.

    Siamo messi male.

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  6. Tom 13/07/2016 a 14:09 #

    ..Caino ed Abele sono una favola, ma ne verrano anche degli altri dopo questi, purtroppo…!!

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  7. Clod_60 15/07/2016 a 10:51 #

    Evidentemente Pound stava dalla parte sbagliata (fascismo italiano e inglese, nazismo, razzismo) e per questo risulta ripugnante a noi tutti. In più ha avuto il torto postumo (e forse il rammarico) di avere il nome abbinato all’omonima casa dei fasci (minuscolo), tristemente nota.
    Ma detto questo Tim, con amicizia e affetto devo ricordare che non siamo davvero di fronte ad un poetucolo, ma ad uno dei due o tre più importanti lirici del ‘900, ammirato personalmente da Pasolini, da Ferlinghetti e innumerevoli altri. E’ complicato accettarlo, ma guardando al secolo passato, da Pirandello a Celine a Sironi, a Borges, a Von Karajan, alla Rifenstahl, ecc. si vede che non tutti i grandi artisti sono stati progressisti e di sinistra.
    Scusami per la precisazione. Un caro saluto.

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    • Tom 15/07/2016 a 11:46 #

      ..la poesia vera, come la musica, non è di destra o di sinistra, nera rossa o bianca, ma è anche vero che da un artista ci si aspetta – magari sbagliando – una sensibilità diversa in tutti i campi, che talvolta manca….

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  8. timtirelli 15/07/2016 a 11:47 #

    Grazie per la precisazione caro Clod, ma a dire il vero non l’ho mai pensato. Per quanto mi piacerebbe fosse vero, so che non è così. Non tutti gli artisti sono cantori dell’umanesimo, dell’uguaglianza, dei principi morali che dovrebbero albergare in ogni essere umano.

    Jimmy Page ad esempio non è mai stato né progressista né di sinistra per non parlare di centinaia di altri artisti legati al Rock.

    Come dice Bodrhan bisogna essere capaci di apprezzare l’artista e non l’uomo…ma io faccio molta fatica. Ci provo (altrimenti non ascolterei certi dischi o leggerei certi libri o guarderei certi film) ma in casi lampanti come quello di Pound non posso che usare certi termini, benché dovrei astenermi dal giudicarlo per via della poca conoscenza che ho di lui. Con certi argomenti perdo la lucidità e parlo per partito peso e dunque vado di machete e non di fioretto.

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