NEIL YOUNG live a Piazzola Sul Brenta 13/07/2016

16 Lug

Indossiamo le magliette d’ordinanza (LZ per me, Yes per lei) e io e la groupie partiamo per Piazzola Sul Brenta (VI). In questi giorni veleggio in modalità depression, quindi me ne sto buono buono sul seggiolino lato passeggero mentre la Valentino Rossi del rock and roll padroneggia con maestria la freccia gialla di Borgo Massenzio. Lo stereo passa STATION TO STATION di BOWIE e a seguire TRICK OF THE TAIL dei GENESIS. Il viaggio è tranquillo. Ci fermiamo in un autogrill in prossimità di Grisignano: lo stato dei bagni è pietoso. C’è puzzo di piscio, sporco ovunque … In un paio d’ore totali siamo a destinazione. Nemmeno in tempo di entrare in paese che gli addetti ti obbligano a prendere il tagliandino per il parcheggio (5 euro). Mentre lo raggiungiamo (è costituito dall’area intorno al duomo) noto che ci sarebbero parecchi parcheggi “liberi” non a pagamento disponibili.

Ero già a stato a Piazzola, ma non in occasione di un concerto, l’Anfitetaro Camerini si presta alle suggestioni…bello vedere un concerto Rock in questo contesto. Entriamo e l’impressione è che sarà un concerto agevole, di spazio ce n’è a volontà. Meno male, essendo un uomo di una (in)certa età non ho voglia di ressa e di troppe scomodità. Abbiamo i biglietti migliori (92 euro … 80+12), ci dirigiamo al GOLDEN CIRCLE PIT. Ci mettono un braccialetto arancione al polso, col quale possiamo uscire ed entrare tranquillamente, e varchiamo la soglia. Il mio amico Frank lo chiama “il recinto dei polli” ma devo dire che io mi trovo bene: siamo sotto al palco e le barriere interne che delimitano lo spazio hanno una sorta di seggiolini su cui potersi sedere. Sono solo alcune decine, ma senza nessuna difficoltà me ne accaparro uno e pianto il bivacco. Bene, già saranno impegnative le ore del concerto spese in piedi, contemplarne altre due sarebbe stato difficile.

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Neil Young, Piazzola Sul Brenta (VI) 13/7/2016 (photo TT)

Ci siamo portati i panini e l’acqua da casa. Se ti fai un concerto all’anno allora puoi anche permetterti di mangiare e bere negli stand relativi, ma per chi di concerti se ne fa qualcuno in più ecco che diventa indispensabile cercare di risparmiare qualcosa visti i prezzi (panini a 6 euro, birra a 4). La groupie va a fare un giro, io me ne rimango con i miei pensieri dall’andamento bluesy. Vorrei sbarazzarmi di me stesso ma non riesco. Contemplo il cielo, i miei blues e sospiro. Torna Saura. E’ felice di essere qui. Che donna, sempre piena di energia e vogliosa di Rock mentre a me il Rock serve ormai solo come distrazione per non affondare nelle paludi del mio animo.

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The Blonde Manalishi – Neil Young, Piazzola Sul Brenta (VI) 13/7/2016

Nel “recinto dei polli” iniziano ad arrivare gli “americani”, gente sovrappeso con stivaletti, jeans, camicia e cappello da cowboy, seguiti dagli hippie 2.0. Meglio che vada a fare un giro. Incontro per caso FRAN BEDINI con moglie al seguito. Talking about synchronicity. Franceso è mio amico e liutaio, super fan di YOUNG. Poco dopo sento per telefono FRANK ROMAGNOSI, una delle prime led-head con cui legai, trenta e passa anni fa. Frank è insieme alla Piove di Sacco Connection, con lui Silvia, Paolo e Giorgio. Gente con cui ho condiviso, negli anni, storie di Rock.

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TIM & PIOVE DI SACCO GANG (Giorgio, Paolo, Tim, Frank) – Neil Young, Piazzola Sul Brenta (VI) 13/7/2016

Torno al mio posto. Le due orette passano in fretta. La serata è fresca, l’atmosfera bella. C’è molta gente, ma c’è ampio spazio per gironzolare e stare comodi. Poco dopo le 21,30 due contadini salgono sul palco a seminare qualcosa, poi qualcuno inizia a suonare AFTER THE GOLD RUSH al piano. Eccolo lì, NEIL YOUNG. Sono ancora seduto e osservo divertito. Quando imbraccia l’acustica e parte con HEART OF GOLD mi alzo e raggiungo la groupie, più o meno, sotto al palco. L’armonica, la chitarra acustica, lui in solitaria, uno dei pezzi facenti parte dell’immaginario collettivo riguardante il canadese, beh, sono belle sensazioni.

Non sono uno dei talebani del Rock americano, non credo nella sua supremazia morale solo perché per un paio di mesi alcuni musicisti del Laurel Canyon e di San Francisco giocarono con l’idea di un mondo migliore; sarebbe stato bellissimo intendiamoci, ma pur conservando in parte un certo spessore morale, alla fine l’ego, i soldi,  la droga e le fighe da scopare fecero sfumare il sogno rivoluzionario di tutti questi ragazzi che ancora oggi idealizziamo. Vivo dunque questo mio incontro con NEIL YOUNG in un mood scevro di sensazionalismi. Amo i suoi lavori periodo 1969/1979, rispetto quello che ha prodotto dopo, ma non sono uno di quelli che lo ritiene un gigante della chitarra o un profeta. Detto questo YOUNG rimane ancora oggi uno dei più puri e veri musicisti di quella generazione e questo lo si percepisce benissimo.

Eccolo lì dunque a suonare col suo tocco pesante la chitarra acustica, quello strimpellare costellato di semplici figadini chitarristici che tanto hanno influito sulle nostre giovani mentì là, sul finire degli anni settanta. HARVEST era uno di quegli album che aveva chiunque avesse un po’ di cervello e un vago interesse per la musica. Io le ricordo bene le semplici discoteche di quelle persone…HARVEST, DARK SIDE OF THE MOON, IV dei LZ (perchè c’era STAIRWAY), ZIGGY, BLUE di JONI MITCHELL, DEJA VU, le due antologie blu e rosse dei BEATLES, GREATEST HITS di ELTON JOHN, BURATTINO SENZA FILI, DE GREGORI del ’78, HO VISTO ANCHE DEGLI ZINGARI FELICI di CLAUDIO LOLLI, FLOR D’LUNA di SANTANA e, i più temerari, il primo solista di GABRIEL.

Ancora qualche pezzo, tra cui COMES A TIME, che sento mia, ed entra la band. Il mio amico SUTO, leggendario chitarrista della REGIUM-MUTINA county e altro super fan di NEIL YOUNG non è venuto al concerto perché non ama la band che lo accompagna. Temo che il suo sentimento sia condivisbile. Il gruppo è piuttosto lofi. Certo, NEIL YOUNG non ha bisogno di musicisti iper tecnici, nemmeno dei LED ZEPPELIN se è per questo, ma di un gruppo coeso e di personalità sì. Questi sono mediocri e con una musicalità per niente spiccata. Li ha scelti YOUNG e dunque non possiamo che accettarli, ma con un biglietto a 92 euro avrei preferito musicisti diversi.

HELPLESS mi commuove, lo stesso dicasi per OLD MAN; certo, lo so, sono i suoi pezzi per eccellenza, è banale essere rapiti da brani come questi, ma che posso farci?

Parla poco NEIL tra un pezzo e l’altro, solo dopo parecchi pezzi ci chiede come stiamo. Per omaggiarci si mette a suonare, insieme alla band, NEL BLU DIPINTO DI BLU cantata dal chitarrista che lo accompagna in un italiano più che decente. La versione non è niente male, è godibile… però, pur gradendo il pensiero, mi interrogo sulla considerazione che hanno della musica italiana i nordamericani. VERDI, PUCCINI e compagnia e VOLARE. Non che mi aspetti che si mettano a riproporre un brano di qualche nuovo gruppo saltato fuori negli ultimi due decenni ma che so IMPRESSIONI DI SETTEMBRE o CELEBRATION della PREMIATA, DE ANDRE’, BATTISTI… anche solo un accenno per farci capire che si sono sforzati un minimo a vedere se c’è qualcosa dopo VOLARE o QUANDO QUANDO QUANDO…

Non sono un patito delle chitarre semiacustiche, ma quando con la Gretsch parte con ALABAMA sobbalzo…

Arrivano altri cinque pezzi, alcuni li conosco, altri li ho appena sentiti e poi, con la magnifica Gibson Les Paul parte con la frase-riff di LIKE A HURRICANE. Seguono 15 minuti di Rock allo stato puro, di sperimentazioni sonore elettriche e di distorsioni cosmiche. Un trionfo. E qui capisci che NEIL YOUNG è un gigante, per la sua statura musicale, per il suo songwriting, per la sua concezione di come debba essere il suono di una chitarra, per la sua idea di Rock. Sono qui in ginocchio da te, NEIL.

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Neil Young, Piazzola Sul Brenta (VI) 13/7/2016 (photo TT)

Segue DOWN BY THE RIVER, pezzo di cui non sopporto il ritornello. Mi dà fastidio, non posso farci niente, ma il resto strofa/ponte/improvvisazione/distorsione è sublime. Che personalità che ha YOUNG quando suona la solista. Non si può dire sia un gran chitarrista in senso stretto, ma quante cose riesce a dire, che belle note riesce a scovare e che atmosfere è capace di raggiungere.

Io il concerto lo avrei fatto finire qui. Magari HEY HEY MY MY come bis e buonanotte. Invece vengono proposte altre cinque canzone e due bis. Concerto troppo lungo secondo me. Già durante COUNTRY HOME lascio la mia postazione ed esco la GOLDEN CIRCLE PIT. Mando un messaggio a Frank, ci incontriamo sotto alle tribune per i saluti. Non sono il solo ad essere un po’ stufo, sempre più spettatori lasciano l’anfiteatro.

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Neil Young, Piazzola Sul Brenta (VI) 13/7/2016 (photo TT)

Restiamo in attesa di capire se ci sarà il bis e se sarà HEY HEY MY MY, ma una volta sentito l’inizio  di LIKE AN INCA ci dirigiamo diretti alla macchina. Sempre più gente continua ad uscire. Magari i superfan ne avrebbero gradito un’altra ora, ma io penso che un paio di orette siano più che sufficienti e lo penso in generale, non mi rivolgo specificatamente a NY. Io amo andarmene con ancora un po’ di voglia, non con la pancia troppo piena.

Ad ogni modo bella esperienza. A 70 anni YOUNG è ancora convincente. Bel mix di greatest hits e deep cuts. Se solo si fosse fermato a 20 pezzi …

Saliamo in macchina, in breve siamo sulla VENEZIA-MILANO. Poco dopo mi metto alla guida. La groupie si appisola. Io guido sicuro attraverso la notte. Il viaggio è accompagnato da grossi lampi che vedo in lontananza. Alcuno dischi passano nel car stero della macchina, mi rimangono in corpo alcuni pezzi…RIPPLES dei GENESIS, MUSIC di JOHN MILES, TEA FOR ONE dei LZ, MEMORY MOTEL dei ROLLING STONES. I miei pezzi, insomma. La Brennero è una lunga striscia color metallo che si infila nella notte. Esco a CARPINUS, attraverso CORRIGIUM, qualche chilometro di black country ed eccoci alla Domus Saurea di Borgo Massenzio. Un thè, qualche carezza a Palmir e mi butto sotto la doccia. Mi infilo nel letto, sono le 3,20. Tra tre ore esatte la prima delle due sveglie suonerà. E’ dura la vita degli amanti del Rock.

Setlist

  1. (Neil Young cover) (Neil solo on piano)
  2. (Neil Young cover) (Neil solo on acoustic guitar)
  3. (Neil Young cover) (Neil solo on acoustic guitar)
  4. (Neil Young cover) (Neil solo on acoustic guitar)
  5. (Neil Young & Crazy Horse cover) (Neil solo on pump organ)
  6. (Neil Young cover)
  7. (Neil Young cover)
  8. (Neil Young cover)
  9. (Domenico Modugno cover) (live debut by NY+P.o.t.R.)
  10. (Neil Young cover)
  11. (Neil Young cover)
  12. (Neil Young cover)
  13. (Neil Young cover)
  14. (Neil Young cover)
  15. (Neil Young cover)

    Encore:

  16. (Neil Young cover)
  17. (Neil Young cover)

 

3 Risposte to “NEIL YOUNG live a Piazzola Sul Brenta 13/07/2016”

  1. mikebravo 19/07/2016 a 19:36 #

    Aprés de nous le deluge…..
    Sono convinto che questi concerti siano imperdibili.
    Per quanto possa sostenere i giornalisti, dopo questa generazione di DEI settantenni,
    ce ne sara’ una di sessantenni……e cosi’ via ad esaurimento ( molto breve )…..
    Arcade fire…….dice un mio amico……bel gruppo…..
    Arcade fire qu’est ce que ?
    Io non li conosco……

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  2. mikebravo 19/07/2016 a 19:43 #

    Per quanto possano sostenere i giornalisti…………..

    La ruggine non dorme mai…..
    Meglio bruciare subito che spegnersi lentamente…..
    Spero di morire prima di diventare vecchio…..

    Dei settantenni che hanno smentito loro stessi…..

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  3. Francesco 30/09/2017 a 09:36 #

    Mi sono imbattuto nel tuo articolo e da “vecchio” fan di Neil Young mi sembra naturale risponderti.
    Ogni volta che si va ad un concerto, ognuno ha la sua scaletta dei desideri e immagina cosa vorrebbe sentire e il destino è che saremo sempre tutti in disaccordo. Se guardo la scaletta di Piazzola (io c’ero ovviamente) la prima parte sembrava un greatest hits e io fan navigato non ho gradito. avrei preferito ascoltare Walk On, Hold back the tears, out of the weekend. Quello che ho trovato straordinario e’ stato il mix di successi e canzoni meno note, come If I Could Have Her Tonight, Here We Are in the Years e like a Inca.
    La tua recensione è bella e personale e non si puo’ sempre dire che Neil e’ un genio o infallibile, ma è proprio per questo che ci sorprende perche’ fuori dallo standard dello show business.
    iO CONTO DI AVER VISTO UNA TRENTINA DI CONCERTI DI nEIL E’ IL FASCINO DELL’ARTISTA E’ CHE ogni show è diverso dall’altro, anche a distanza di un giorno dall’altro.

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