MAX STEFANI “I 4 Cavalieri dell’Apocalisse: Green, Page, Beck, Clapton” – (2016 Miligraf Edizioni) – TTTT

1 Ago

Quando Max Stefani pubblica qualcosa io di solito drizzo le orecchie. Stefani è stato il fondatore e il direttore de IL MUCCHIO SELVAGGIO e OUTSIDER, qualcosina di Rock (e di come gira il mondo intorno ad esso) la sa. Quando poi pubblica un libro sugli anni cruciali del blues e del rock britannici, beh come si fa a voltarsi dall’altra parte? Max inolte è uno che in quel periodo frequentò Londra con una certa frequenza e nell’ottobre del 1968 (ripeto ottobre 1968) vide i Led Zeppelin in una delle poche date inglesi prima della grande avventura nel nuovo mondo. Sa di cosa parla, dunque. Che poi le sue creature mensili, soprattutto il Mucchio, abbiano preso forma sulle sponde americane del Rock, e abbiano in qualche modo avvallato la superiorità morale e contenutisca del Rock americano sempre e comunque è un’altra storia, ma basta leggere le considerazioni odierne di Max a proposito di Springsteen ad esempio per capire che tipetto scomodo sia.

Ho trovato il libro più interessante di quel che pensassi, di solito fatico a leggere libri sul Rock scritti da italiani, ma questo mi ha appassionato. Il perché delle quattro T invece di cinque sta in certe sbavature che uno come Max avrebbe dovuto evitare.

Max Stefani libro i 4 cavalieri

Max ha prodotto e realizzato questo libro in proprio, questo comporta una gestione diciamo così “artigianale”, ma un proofreader sarebbe stato davvero necessario; alcuni pezzi delle dichiarazioni dei vari musicisti sono lasciate in inglese e non si capisce perché, le traduzioni non sono sempre precise e  sembrano fatte in maniera frettolosa, ci sono molte ripetizioni, parecchi refusi… insomma da questo punto di vista non è stato revisionato a dovere.

Sia chiaro: i refusi e le distrazioni sono fisiologiche quando si scrive un libro, ma qui ce ne sono davvero troppe.

Finché siamo sul versante critico segnaliamo alcune imprecisioni che infastidiscono un pochetto. Sono tutte riguardanti i LZ… ora, mi rendo conto che questi miei appunti possano apparire come rilievi puntigliosi da fan, ma io credo che uno come Max Stefani, certi errori, certa superficialità – quando parla e scrive di Rock – non possa permettersela. Perché se è chiaro che non può sapere tutte le minuzie su di un gruppo (quella è roba da fanatici in senso stretto) è altrettanto vero che non può commettere errori così grossolani.

Max chiama NEW YARDBIRDS l’ultima formazione del gruppo storico, quello con Page, McCarthy, Relf e Dreja, quando è assodato che in generale quando si parla di NEW YARDBIRDS ci si riferisce alla formazione dei LZ: Page, Plant, Jones e Bonham.

Max scrive che JEFF BECK e PAGE bisticciano per DAZED AND CONFUSED che appare su entrambi i loro primi dischi… trattasi di YOU SHOOK ME.

JOHN BONHAM viveva nella roulotte del padre non “con” il padre (Ecco, questo è un rilievo da fan pignolo).

A pag 133 Stefani dice che durante il primo tour scandinavo del settembre 1968 DAZED AND CONFUSED era nascosta sotto il titolo originale di WHITE SUMMER…francamente non si capisce a cosa si riferisca, DAZED era DAZED e WHITE SUMMER era WHITE SUMMER, entrambe provenienti dal repertorio dell’ultimo periodo degli YARDBIRDS “originali”.

A pag 149 parla dell’uscita di LZ I e dei due singoli pubblicati in Usa: GOOD TIMES BAD TIMES / COMM. BREAKDONW e WHOLE LOTTA LOVE / LIVIN’ LOVIN’ MAID. WLL e LLM fanno ovviamente parte di LZ II uscito nell’ottobre del 1969.

Ancora: a pag 165 scrive che sia il JEFF BECK GROUP che i LZ avevano in repertorio ALL SHOOK UP, immagino si sia confuso con YOU SHOOK ME. A pag 178 cita un pezzo di CIAO 2001 per LZII, ma Caffarelli, l’autore, parla di LZIII. Il DVD contenente il filmato dei LZ alla Royal Albert Hall è uscito nel 2003 e non nel 1983.

A questo punto mi chiedo se anche gli altri tre argomenti siano trattati con la stessa approssimazione.

Max Stefani

Detto questo,  il libro si legge molto volentieri. Certo, avrei preferito che Stefani avesse allargato e approfondito considerazioni e analisi personali sul periodo musicale trattato, ci avesse fatto capire meglio la sua visione delle cose… uno come lui lo si legge o lo si ascolta sempre con piacere, naturalmente lo fa ma, a mio modo di vedere, non abbastanza.

Max  ha impostato tutto dal punto di vista cronologico citando le dichiarazioni dell’epoca dei musicisti, dei giornalisti e degli addetti al lavori integrandole con brevi interventi. La cosa funziona, e anche bene. Tra i quattro chitarristi quello forse a cui è dedicato più spazio è PETER GREEN, probabilmente il preferito di Max. La cosa è positiva, su CLAPTON e PAGE è stato scritto tanto, su BECK abbastanza, ma su GREEN troppo poco. Ma il libro in realtà è uno spaccato su quel lustro irripetibile del Rock, non ci sono dunque sono i quattro cavalieri dell’apocalisse tra le pagine scritte.

Max ha voluto inserire anche una mia breve riflessione sulle prime tre ristampe del catalogo dei LZ apparsa su un numero di OUTSIDER. Non so che valore possa avere, ma se va bene a lui… Segnalo anche la prefazione  di Giancarlo Trombetti.

18 pagine sono dedicate ad una considerazione intitolata IL ROCK: STARS SYSTEM e SOCIETA’ DEI CONSUMI. Considerazione notevole e stimolante.

Seguono la lista in ordine cronologico dei dischi “che sconvolsero il mondo” tra il 1963 e il 1970, sette pagine dedicate a titoli di libri sul Rock che vale la pena leggere e qualche consiglio su clip di Youtube e DVD relativi ai quattro chitarristi in questione. Inoltre ci sono pagine dedicate ai locali in cui si è fatto il Rock, a studi di registrazioni, a festival, alle groupie, etc etc, senza dimenticare 60 e più pagine (!) di foto a colori.

Per me questo è un libro da avere.

 

Per chi fosse interessato a procurarsene una copia qui sotto il link con i dettagli:

NEWS: Max Stèfani “I 4 CAVALIERI DELL’APOCALISSE – Green/Page/Beck/Clapton” (Stèfani 2016)

13 Risposte to “MAX STEFANI “I 4 Cavalieri dell’Apocalisse: Green, Page, Beck, Clapton” – (2016 Miligraf Edizioni) – TTTT”

  1. tiziano the V° cavaliere in Zianigo...naaaaa 02/08/2016 a 18:13 #

    …bè, di quella svista alla pag.178, mi ero accorto anch’io e anche di qualche altra,credo. Volevo scrivergli ,nel caso di una seconda edizione, ,ma non ne ho avuto il coraggio:nel mio caso non era proprio il caso …sono sempre il V° cavaliere…meglio che lo dica Tim che lo conosce personalmente e che sicuramente ha …il pelo nello stomaco…sicuramente Stefani la prenderà come una critica costruttiva…detto questo, una scoperta Peter Green, oltre alla sua chitarra (ogni nota trasuda passion…anche una voce very cool ,vagamente …straffottente. Ricordo che all’epoca si vociferava che facesse il guardiano in cimitero tra l’altro. Delusione quando è riapparso,sembra il classico inglese da birra con la pelata…

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  2. mikebravo 13/01/2018 a 08:10 #

    Mi é capitato di comprare un libro di Max Stefani, WILD THING.
    Il libro racconta la sua storia, e che storia!!!!
    Racconta del mucchio selvaggio e non solo.
    Lo fa dando voce anche a tantissimi altri protagonisti .
    E sfogliandolo trovo interventi di Beppe Riva che inizio’ per una recensione
    pubblicata su CIAO 2001.
    Giancarlo Trombetti che cita Frank Zappa e parla di un giornalismo agrodolce.
    Gianni Della Cioppa che dovette specializzarsi a scrivere non solo di hard rock.
    Tutti i grandi nomi del giornalismo, della musica italiana, i giornali beat
    e rock italiani.
    Tutti i negozi di dischi.
    E Roma.
    La citta’ che é la mia seconda citta’.

    WILD THING é un libro stupendo .

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  3. Tiziano il V° cavaliere dell'apocalisse 10/01/2019 a 14:45 #

    …ci stavo pensando , non so se sbaglio, ma se 4 cavalieri devono essere, al posto di Peter Green avrei messo Blackmore . A meno che dovesse stare tutto sulla base Britsh blues…

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  4. Tom 12/01/2019 a 14:09 #

    Riprendendo la precisazione di Tiziano, qualcuno edotto mi sa spiegare la mia – sigh! – antipatia “chitarristica” per Blackmore (lasciamo perdere il resto…)..Forse troppo poco bluesy? Forse un po’ troppo elementari i suoi riffs, i suoi assoli ? o sono io che non l’ho mai capito?
    P.S. Sto riascoltando i Cream alla Royal Albert Hall del Maggio 2005….beh…saranno stati già vecchi a quel tempo…ma ce ne fossero decine!!!

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  5. mikebravo 13/01/2019 a 07:47 #

    Come creatore di riffs, credo che blackmore sia con page,clapton e iommi
    uno dei grandissimi.
    Beck e Green si differenziano in quanto non creatori di riffs.
    Quando ascolto l’assolo di CHILD IN TIME mi vengono i brividi.
    Blackmore é per me un grande chitarrista non solo per i riffs che ha inventato.

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    • Tom 13/01/2019 a 13:14 #

      …proprio uno degli a solo della serie “arrampichiamoci sugli specchi” specie la parte finale alla velocità della luce….Alvin Lee fu il primo pilota- chitarra della F1…ma forse ci capisco poco o nulla, pardon!!

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      • mikebravo 14/01/2019 a 07:53 #

        Blackmore non lo reggo per il carattere che ha sempre avuto.
        Uno che si sottrae agli assolo per tutto un concerto stando
        nascosto al pubblico non lo dimentico.
        Ultimamente ho ascoltato il primo dei rainbow che non conoscevo
        e mi è piaciuto tantissimo.
        Sono cresciuto coi deep purple e credo che machine head lo comprai appena usci’.
        Come malmesteen, suo allievo, un chitarrista rock che ama
        la musica classica .
        Ed in questo si differenzia da page, clapton, beck, hendrix
        e green.
        Anche lui vanta una carriera da session man ma predilige
        parlare male di Jimmy page.

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  6. Tiziano il V° cavaliere dell'apocalisse 15/01/2019 a 13:14 #

    mah, in una vecchia intervista, Blackmore rimprovera a Page di disperdere energie mnella produzione ecc. invece di concentrarsi (come lui) silo sulla chitarra…

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    • Lorenzo Stefani 17/01/2019 a 19:56 #

      Anche per me (opinione ed esperienza musicale del tutto personale) Blackmore ha significato molto di più rispetto a chitarristi come Green, Beck e dello stesso Clapton. Certi suoi assoli come in HIGHWAY STAR, CHILD IN TIME, SPEED KING, BURN, MISTREATED, ma anche in STARGAZER, WASTED SUNSETS, A GYPSY’S KISS, sono meravigliosi per le mie orecchie. Peccato poi che dal vivo (l’unica volta che l’ho visto, all’Arena di Verona nel 1987 con il pubblico esaltatissimo) è stato una delusione per la totale freddezza e mancanza di empatia. Ma rimane un gigante, in genere sottovalutato quando addirittura semi-sconosciuto dalle masse non esperte di (hard) rock. Tutti conoscono il riff di SMOKE ON THE WATER, ma penso che molte persone non saprebbero dire il nome del chitarrista che l’ha creato.

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      • mikebravo 20/01/2019 a 07:47 #

        Nel 79/80 ero militare a chioggia in una base con soldati anche
        americani.
        Quando parlavo di rock con qualcuno di loro, tutti incensavano
        blackmore ed i raimbow.

        A proposito di smoke on the water, quando blackmore svolta
        al folk, asserisce che la canzone é suonata in quartine parallele
        come la musica inglese suonata a corte nel 500.
        In realta’ vale il proverbio :
        TIRA PIU’ UN PELO DI………CHE UN CARRO DI BUOI:

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  7. Tiziano il V° cavaliere dell'apocalisse 20/01/2019 a 13:52 #

    …e che pelo, bella donna…è o era?

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  8. mikebravo 21/01/2019 a 07:51 #

    Beh, bella senz’altro perché per 20 anni Ritchie ha accettato la suocera
    come manager.
    Puo’ essere che a parte il colpo di fulmine, il matrimonio e 2 figli,
    il chitarrista avesse bisogno di un taglio drastico.
    E piu’ drastico di cosi’.
    Candice appare come corista in qualche album dei deep purple
    prima della formazione dei blackmore’s night.
    Se Jimmy page amasse veramente la sua ragazza, dovrebbe scrivere
    poesie o un poema in versi sulla sua carriera.
    Il titolo potrebbe essere JIMMY’S LAST STAND.
    Oppure il RATTO SCARLATTO

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    • Tiziano il V° cavaliere dell'apocalisse 21/01/2019 a 19:45 #

      … “il chitarrista avesse bisogno di un taglio drastico” : a cosa? confesso che non ho seguito particolarmente la vita di Blackmore, non credo fosse in mezzo a sostanze…già che siamo in gossip, ma non è che ha il parruccone? Ricordo che ai tempi dei Purple aveva i capelli lunghi si, ma sopra sembravano pochi e fini, tipo “4 pettenelle”…

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