Run with the blues

2 Giu

Giugno, il mese dell’equinozio estivo. I campi di grano, le gialle spighe al vento, il cielo blu. Il mese del concerto rock che preferisco in assoluto (LZ LA Forum 3/6/73). L’ouverture all’estate, l’erba alta, i malghetti  (va beh, il granturco) che arrivano ormai al ginocchio, le feste dell’unità, le Peroni Nastro Azzurro ghiacciate bevute con gli amici mentre si contemplano le stelle, e il blues. Il blues al limone da tenere in freezer, quello all’amarena che ti gusti davanti a Sky, quello portatile, quello potabile, quello ad alta gradazione alcolica, quello artigianale che al naso si presenta fresco, agrumato e al contempo morbido con i toni caldi di Chicago a smussare la rusticità del Delta, che all’assaggio sorprende per la sua rotondità, quasi setosa, blues vellutato ben equilibrato da un amaro a cui viene affidato soltanto il compito di ripulire. Blues a balus insomma, anche a inizio estate.

COSA ASCOLTARE IN MACCHINA: THIS IS MY RADIO, MY RADIO STAR BLUES

Le radio ormai sono insopportabili. Quello locali sono spesso troppo provinciali, i network troppo pseudo-professionali, di frequente trasmettono musica scadente e usano quei jingle insopportabili con quell’inglese-americano intollerabile. Gli speaker sono speaker, sanno poco di musica,  e intrattengono i radioascoltatori raccattando le solite notiziole da internet. Noia mortale. Da qualche giorno ho virato decisamente su RAI 3, programmi di musica classica oppure basati su conversazioni con autori, studiosi etc etc e così trovo un po’ di pace lontano dalle immondizie musicali che ci propinano le altre. RADIO CAPITAL è stata per anni la mia preferita, BOTTURA, ZUCCONI, MIXO, MARY & ANDREA, però il nostro rapporto è un po’ in crisi. In alternativa, ISORADIO 103,3. Ritorno con la mente al 1986, quando giravo parecchio per lavoro. Se ero in zona ascoltavo MONDORADIO ROCK STATION, storica radio rock locale che aveva il pregio di essere sincera e vera, oppure radio RAI con quei meravigliosi sceneggiati radio (il mio preferito era quello su ALFRED NOBEL). Anche qui mi ricolgo al passato. Ah.

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COSA ASCOLTARE IN MACCHINA: CHIAVETTA BLUES

Il sintonizzarmi sulle radio capita perché ormai non so più cosa ascoltare in macchina. La Sigismonda non ha il lettore cd (dio d’un dio! come direbbe il mio amico Faust!) così le tre chiavette da 64GB che avevo riempite ormai sono insostenibili. Scrivo avevo perché dopo averci messo dentro di tutto, ora ho iniziato a potare. Discografie complete di gruppi di cui a malapena ascolterei un greatest hits, dischi lofi di artisti che amo ma che non ha senso tenere in macchina, manie del momento che ascolto per due giorni e che poi ignoro per interi lustri. A volte vorrei estirpare il lettore e buttarlo dal finestrino. Non fosse per il navigatore e il bluetooth l’avrei già fatto. Ma cosa abbiamo fatto di sbagliato noi amanti esasperati della musica Rock per ridurci così?

Intendiamoci, questo capita anche a casa. Argomento già affrontato qui sul blog: ricordate le peripezie di Polbi tra gli scaffali? Migliaia di titoli senza sapere quale scegliere per poi naufragare esausto su PHYSICAL GRAFFITI. Un po’ quello che ha scritto il Pike boy su FB qualche giorno fa: “Da quasi 40 anni sempre le stesse droghe” con pubblicazione di foto di cofanetti di alcuni dei suoi artisti preferiti, anche qui migliaia di titoli per poi capitolare sempre sugli gli stessi artisti da 4 decenni.

Non sapere più cosa ascoltare è un bel problema e hanno un bel da dire gli entusiastici, quelli che “ma basta ascoltare sempre le solite cose! Ci sono decine di nuove uscite valide”, io ci provo, vado su youtube, cerco questi nuovi fenomeni, a volte azzardo l’acquisto ma il più delle volte poi mi incazzo. E’ come andare a vedere l’Inter odierna dopo aver vissuto la tripletta fatta con Mou al comando. Quando voglio ascoltare del bel Rock, voglio ascoltare del bel Rock, poche storie.

Così mi ricompro uno dei “miei” dischi in vinile illudendomi di riuscire ad eseguire il reset e di provare le sensazioni che provai allora nel togliere il vinile dalla copertina, appoggiarlo sul piatto, far scendere la puntina e farlo partire. A volte – complice anche un generoso bicchiere di Southern Comfort – questo succede.

BLACK CAT MOAN BLUES

Ci sono giorni in cui Palmiro, il gatto nero che vive con me, è noioso, hai in suoi blues insomma; anche dopo aver scorrazzato per la campagna, aver mangiato i suoi bocconcini preferiti, aver capitolato di fronte ad un abbiocco serale ristoratore, lo vedo vagare per casa senza pace, una cotoletta di pelo alla ricerca di quel che non sa nemmeno lei. Tenta un approccio con i suoi umani preferiti ma poi cambia repentinamente idea, si sdraia per terra ma poi si rialza, mi fissa ma poi distoglie lo sguardo … credo siano quei momenti in cui si rende conto di essere un gatto ma vorrebbe essere (suo malgrado) un umano, ed essere intrattenuto che so da un disco, da un film, da una partita della squadra del cuore (l’Inter of course), insomma da uno di quegli stratagemmi inventati dagli umani per sfuggire dall’angoscia data dall’inspiegabile mistero della vita. Non essendo possibile (o meglio non ritenendo io possibile la cosa, magari lui è più avanti di me) lo osservo mentre va a sfogarsi come può: facendo cadere i miei cd dagli scaffali, facendo cadere i libri posti sui comodini in camera da letto o stracciando ogni borsina di carta che trova in giro. Palmir the Destroyer.

The Destroyer – Palmiro maggio 2017 – foto Tyrrell

YOU NEVER SAW JOHNNY WINTER GARDENING BLUES

Ogni sera quando torno a caso dal lavoro controllo e curo i fiori della Domus Saurea. Li dacquo (li annaffio insomma), tolgo le foglie secche e i fiori appassiti, e mi assicuro che siano in salute.

Petunie – Domus Saurea – photo TT

Da ragazzino aiutavo mia madre a farlo, piantare gerani, tulipani e petunie in giardino era un rito che si compiva ad ogni primavera, non mi sorprendo dunque, eppure ogni volta mi dico:

Petunie – Domus Saurea – photo TT

Malva (Marrow) – Domus Saurea – photo TT

An s’è mai vèst Johnny Winter fer chi lavòr chè…non si è mai visto Johnny Winter fare questi lavori qui.

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DISCO ESTERNO BLUES

Il disco esterno collegato al mio computer a casa lo tenevo come disco secondario per gli archivi di foto e di mie registrazioni musicali. Ogni tanto facevo un back up su DVD ma non regolarmente. È così che quando l’altro giorno il disco ha smesso di funzionare mi è arrivato il blues dei tempi digitali. Nemmeno tecnici specializzati sono riusciti ad accedere, quindi dovrò fare a meno di quei file che non sono contenuti nei dvd di back up.

Non stiamo parlando di chissà che, non c’erano foto di me e di JIMMY PAGE mentre facciamo colazione da Phillies a Kensington, nemmeno file musicali del sottoscritto e di PAUL RODGERS intenti a scrivere il nuovo hit single della BAD COMPANY, però perdere tracce digitali della propria vita turba. Niente, tutto qui, just another blues.

CELLULINO ROTTO BLUES

Poco fa è uscito il nuovo modello del cellulare della mia marca preferita, ho colto così l’occasione per prendere la versione più alta del modello precedente, un oggetto a mio modo di vedere molto bello. Sono un vogliosino, come diceva qualcuno, mi piacciono le cose tecnologiche all’avanguardia, ma non volendo spendere le cifre folli per l’ultimo modello ecco che prendere il modello più figo precedente è stato un buon compromesso (anche se è costato in ogni modo diverse centinaia di euro). Di colore azzurro (che ben si accosta con il nero dello schermo), ogni volta che lo tenevo in mano avevo un brivido. Forma sinuosa, moderna, sottile … per me semplicemente bellissimo. A chi mi consigliava una custodia rispondevo sempre “Non sono il tipo da custodia, non so mica un “berto”, e poi mi piace toccarlo, se mi cade vorrà dire che ne compro un altro”.

Che sciocco sono stato. Qualche giorno fa ero sul dondolo in giardino che mi rilassavo insieme a Palmir, quando sento qualcosa cadere per terra.

Con Palmir sul Dondolo – Cellulino Blues – photo Saura T.

A tentoni cerco di riprendere il cellulare pregando Succubus che non avesse subito danni. Sé, at salòt Mingòn, Sì, ti saluto Mingone, cadere sul cemento non può che significare una cosa: vetro crepato… sentimento di blues apocalittico. Il lunedì telefono al centro assistenza di Mutina. Prezzo improponibile. Ne chiamo altri due, stessa cifra. Contatto due realtà che installano anche pezzi non originali: il ricambio in versione non originale non esiste visto il modello di fascia alta e ancora troppo recente. Tutti e cinque mi hanno chiesto la stessa cifra: 300 euro. Naturalmente desisto, fino a che terrà botta bene, poi chiederò un mutuo alla banca per prendere il modello nuovo …  stavolta mi sa che starò lì col culo, dovrò dotarmi di una custodia come si deve.

 

LACK WATER SIDE

La mancanza di precipitazioni continua a preoccuparmi. Da ottobre ad aprile abbiamo avuto solo 4 o 5 eventi piovosi (e niente neve), e mentre la gente ignara del pericolo è contenta io registro segnali per niente positivi. La settimana scorsa Michele Serra ha scritto qualcosa a riguardo su cui vale la pena riflettere.

ALONE AT HOME BLUES 

Certo che noi uomini di blues quando la sera siamo a casa da soli il blues ce lo andiamo a cercare. Invece di prepararci un bel piatto di pasta, ci rivoltiamo nell’accidia e con fare slanato buttiamo nel piatto un ovetto sodo, due rapanelli dell’orto e due formaggini. Sorseggiamo una Peroni mentre guardiamo in lontananza oltre le colline e sospiriamo, che fessi che siamo.

Alone at home dinner – photo TT

 

Per fortuna un buon disco e la vicinanza di un gatto ci rimettono in bolla.

DG1978 on the turntable – photo TT

Palmiro listening DG1978 – photo TT

 

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Groupie torna presto, non posso vivere senza di te.

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IL PISCIO DEL LISCIO BLUES

Domenica sera, rimango a casa a guardare l’ultima partita dell’INTER di questa misera stagione. Saura coglie l’occasione per andare a cena alla festa dell’Unità di Meadow (Prato di Correggio, insomma) insieme ai suoi genitori. Mi gusto i 5 goal della mia squadra, il canto del cigno di una formazione bislacca che speriamo mai più ripeta certe prestazioni, mentre mi arrivano messaggi whatsapp di Saura relativi al gruppo di Liscio che allieta la calda serata reggiana. Io e lei ormai siamo attentissimi alla deriva ignobile dei gruppi musicali (di Liscio in primis), ovvero l’uso sfrontato e smodato di basi. Ormai nessuno suona più, è un playback continuo e costante. Questo non è tipico solo del Liscio, anche famosissime popstar delle nostre parti vanno in scena facendo finta di suonare la chitarra mentre sotto passa la base, ma nel liscio ormai è norma imperante. Trascrivo i messaggi di Saura:

“Nel panorama dei gruppi che fanno liscio al peggio non c’è mai fine, stasera ne ho avuta la conferma grazie alla SILVANO E MAURO BAND.
ovvero:
1 cantante;
1 tastierista;
1 fisarmonicista;
1 polistrumentista.
Batteria, basso e chitarra? Se ne fa a meno…
il fisarmonicista muove la mano destra sulla tastiera ma la sinistra è immobile, eppure la fisarmonica suona lo stesso… evidentemente dev’essere un tipo moderno di strumento, che emette il suono anche senza azionare il mantice… a metà pezzo mette giù la fisa e prende in mano il borderò Siae per compilarlo diligentemente, e questo succede quasi in ogni pezzo… forse in giro c’è l’agente Siae; il polistrumentista suona la tastiera poi a metà pezzo la pianta lì, scende dal palco e si mette a girare in mezzo alla pista, e la tastiera continua a suonare;  risale poi sul palco e si infila una fisarmonica, ma anche la sua mano sinistra rimane ferma… stesso tipo di fisa dell’altro, suona senza bisogno di azionare il mantice, strabiliante.
Il tastierista chiacchiera con il primo fisarmonicista mentre lui compila il borderò quando non si guarda attorno annoiato, mentre le note escono diligentemente anche quando le sue mani sono ferme, una tastiera che suona da solo in fondo è il sogno di ogni tastierista, no? Imbraccia quindi pure lui una fisarmonica che suona virtuosamente, sempre con la sola mano destra, però, quella sinistra rimane immobile… si vede che in quel negozio lì c’era il 3×1,  la cantante canta attorniata dal coro di altre tre voci che escono miracolosamente dall’impianto… una cosa che neanche a Lourdes…e nonostante tutto questo, la “musica” va avanti.”
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 Saura ha ragione, gruppi come questo dovrebbero vergognarsi, lo stesso dicasi per chi li chiama a suonare. Certo, così il gruppo costa meno, ma allora tanto vale mettere uno che mette su i cd. La grande tradizione del Liscio, la musica popolare degli ultimi decenni della nostra regione, va a ramengo, nessuno sembra farci caso, un’altro sintomo del decadimento dell’umanità.
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BAD COMPANY BLUES

Ormai è una tradizione trovarsi ogni anno in centro a Mutina in occasione dell’uscita di nuove deluxe editions o album dal vivo della mia amata Bad Company. Sono con Jaypee, Pike e Lollo. Siamo così blues che non andiamo più nei baretti di second’ordine a fare colazione, bensì in quelli per fighetti che a questo punto – essendo noi ormai oltre – è una cosa molto blues da fare. Un caffè, una pasta e poi da Dischinpiazza.  Robby mi dice che gli sono arrivate 4 copie, 2 per titolo e che le ha vendute tutte. Io prendo le mie, Lollo compra quella rimasta di BURNIN’ SKY e un’altro tipo quella di RUN WITH THE PACK. Il fatto di sapere che a Mutina c’è uno che non fa parte del mio giro che ha comprato la deluxe edition di RUN WITH THE PACK mi rende euforico. Mettiamo una media di 4 copie per capoluogo di provincia, 4 x 111 fa 444 copie. Mettiamoci le vendite di Amazon.it, qualche altra copia in più, quanto sarà il giro di copie vendute in Italia di queste ristampe del più grande gruppo Rock di tutti i tempi? 1000 copie?

Jaypee/Tim/Picca – Mutina, Piazza Grande may 2017 – photo Lollo Stevens

Dopo aver salutato i ragazzi mi rimetto in macchina verso Regium Lepidi. E’ l’ultimo sabato di maggio, fa caldo. Sul lettore ho i CSN ma sono preda di un attacco di centurionite, seleziono i primi due di DAVID LEE ROTH, ricordando l’entusiasmo che si era creato attorno ad essi a metà anni ottanta. Dopo un po’ però devo selezionare un altra cartella, fatico sempre più a venire a patti con l’approccio metal, cosi metto gli EAGLES di ON THE BORDER.

Sulla West Emily Road, tra LITTLE MADONNA (quartiere Madonnina insomma) e THE BURNT (frazione La Bruciata) c’è un bel pezzo di strada costeggiato da imprese, fabbricati, centri commerciali. Alcuni sono chiusi ed hanno in bell’evidenza grossi cartelli di affittasi o vendesi, mi riportano alla mente quelli di STONECITY, venti chilometri più a sud. Faccio spesso il paragone con quello che mi racconta Polbi di Detroit. Certo, qui la situazione è diversa, quando la Motor City smise si essere tale il cambiamento fu epocale, da quasi due milioni di anime si passò alle circa seicentomila attuali, la popolazione calò del 60%, roba impensabile qui, però vedere questi stabilimenti chiusi, che mentre in vanno rovina impregnano le città di atmosfere spettrali, fa pensare. Qui, nel cuore dell’Emilia, territorio da questo punto di vista dinamico, trainante, vivo, adeguarsi all’andazzo di questi ultimi lunghi 8/9 anni di crisi non è facile. Cerco di scacciare i pensieri e di risintonizzarmi sulla bella mattina passata in centro con gli amici.

Modena – photo TT

Basta blues per oggi, tra poco potrò gustarmi il  materiale bonus di due album della BAD COMPANY, questo mi basta per farmi sentire felice (almeno per un paio d’ore).

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2 Risposte to “Run with the blues”

  1. lucatod 02/06/2017 a 16:57 #

    Questa roba della chiavetta usb è proprio una stronzata , le case automobilistiche danno per assodato che i clienti abbiano la voglia o siano capaci di ripparsi le loro collezioni di CD o a andare a scaricarsi la roba dal web . Ho avuto a che fare con uno stereo del genere su una utilitaria , il risultato è stato che non ho più ascoltato musica in auto . Il fatto è che non ho voglia di convertire la discografia di un gruppo o cercarla su internet , ho sempre preso un paio di cd e quelli mi facevano compagnia durante il viaggio . In macchina lasciavo giusto alcune copie masterizzate .

    A proposito di EAGLES , ieri ho letto che il 15 e 29 luglio suoneranno al Dodger stadium di L.A e Citifield di N.Y nel contesto di un festival nel quale saranno presenti anche i Fleetwood Mac (16 e 30 luglio ) e alti nomi a ad aprire per entrambi i gruppi .
    Va bene che Glenn Frey ci stava un po sulle palle , ma proseguire senza di lui sostituendolo con il giovane figliolo e Vince Gill (un musicista country .. credo) mi pare veramente una cosa fuori luogo . Che a Don Henley piacessero i soldi non è certo una novità ma a mio modesto parere avrebbe dovuto metterci una pietra sopra (lui e Irving Azoff) . L’inferno si è veramente congelato .

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    • timtirelli 15/06/2017 a 14:08 #

      Caro Luca, per quanto riguarda gli EAGLES, mi sa che ci dobbiamo mettere definitivamente il cuore in pace. Oramai è prassi comune (LZ esclusi).

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