Et voilà, eccoci di nuovo qui col solito post a cavallo del solstizio d’inverno pieno dei soliti rigurgiti dicembrini velati di malinconia, dei medesimi bilanci di fine anno e degli stessi blues che da sempre ci contraddistinguono. Siamo sotto le feste, chi celebra l’avvento di Cristo (spesso contravvenendo a quanto Cristo stesso sembra predicasse) e chi come noi celebra il Sol Invictus, il proprio compleanno (siamo in tre qui sul blog ad essere nati nella giorno più particolare) e la propria condizione di uomo di blues capitato su un pianeta perduto nella vastità dell’Universo.
Oltre a tutto questo, quest’anno festeggiamo anche Isacco Newton, nato il 25/12/1642, mente straordinaria e essere umano di estremo valore. Un brindisi a lui dunque, grazie Isy, senza di te non saremmo gli stessi.
Ho scritto più volte che il periodo che va dal 10 al 23 dicembre è il mio preferito; mi perdo nei ricordi della mia adolescenza e della mia infanzia, quando, come canta De Gregori ,“tutto mi sembrava andasse bene”, quando l’allegra famigliola di Brian tornava dalla messa di mezzanotte (fine sessanta / inizio settanta) circumnavigando gli accumuli di neve -ammassati dagli spazzaneve – che mi sembravano enormi. Io e mia sorella tenuti per mano da mamma e papà tra la notte nera, la neve e i regali che avremmo trovato ai piedi del letto l’indomani mattina. Circa tre settimane fa Mother Mary avrebbe compiuto novant’anni, su facebook, per ricordarla, ho scritto qualcosa tipo “mi piacerebbe dirti che sebbene io sia un uomo di una (in)certa età già da diversi anni, mi sembra sempre di essere il bambino che aveva bisogno di te”. Già, al di là del sentimentalismo da strapazzo (evidentemente necessario al sottoscritto per lenire certe paturnie), è proprio così; fino a dieci/quindici anni fa, pensavo che le persone di un certa età avesse una comprensione del mondo e della vita che io ancora non avevo raggiunto ma poi, parlandone con Julia, compresi che non era affatto così. Ognuno si arrangia come può, ognuno è in fondo perso per i fatti suoi, e rimane il bambino che teneva la mano a sua madre …. certo, l’età un minimo di esperienza di vita te la dà, ma alla fin fine ci si sente spesso soli alla mercé dell’Universo.
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I’m descending again
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I’m In Love With My Cat(s)
Con l’inverno il rapporto con i gatti della Domus Saurea si fa più stretto. I nostri felini vengono in casa a cercar riparo dalle rigide temperature della steppa emiliana e giocoforza ci si deve abituare a vivere tutti insieme.
Strichetto, la gattina scappata da vicini non certo amanti degli animali e accasatasi da noi, ormai interagisce in maniera speciale. E’ sempre isterica, da piccola ne ha subite davvero tante, ma è indubbio che vive la Domus Saurea come un rifugio più che sicuro e me e la pollastrella come umani su cui fare assoluto riferimento. Quando non sonnecchia o quando ha svolto i suoi compiti da gatta arrampicandosi sui pini o scorrazzando per la campagna, mi viene a trovare e mi chiede: “Tyrrell, e adesso cosa facciamo?”. La mia risposta è sempre quella: “Stricchi, ma cosa vuoi fare? Hai mangiato, hai dormito, hai fatto la cacca, sei stata fuori a fare la matta … sei una gatta, non sei un’umana, la tua vita è questa, cerca di elaborare la cosa.”
Lei insiste, salta sulla scrivania e non mi lascia finire di scrivere queste sciocchezze e allora mi arrendo …
gioco con lei, le faccio ascoltare la Mahavishnu Orchestra, le suono qualcosa, la porto di là a vedere vecchie partite dell’Inter sino a quando stanca o, annoiata, torna ad uscire o a farsi un pisolino sullo sgabello.
Anche Raissa, la più vecchia dei nostri felini, si gode il tepore della Domus.
Persino Artemio, il gatto randagio che abbiamo intorno a casa ormai da anni, viene a farsi qualche oretta nell’entrata, non troppo distante dalla stufa.
La Ragni, che pur è una stronzetta (nel senso che devi sempre aspettarti una zampata), diventa più malleabile, appena sono sul divano mi viene addosso, anche quando sono intento a sistemare i libri trova un modo per accoccolarsi su di me.
Manca Spaventina, ma come rivela il nome, è la più riservata e la meno addomesticata. Riesco a prenderla in braccio e ad accarezzarla ogni tanto, ma è una gatta sempre sul chi va là. Non ama farsi fotografare.
E poi c’è lui, il mio migliore amico, il diavoletto nero della Tasmania, la pantera di Borgo Massenzio: Palmiro!
Durante l’inverno diventa così sentimentale che è una esperienza davvero notevole interagire con lui. Al mattino la prima ad uscire è la pollastrella, la mia sveglia suona poco dopo, ma in quella mezz’ora in cui sono sotto al piumone a godermi il tepore prima del gelo mattutino sento la porta aprirsi, una pantera nera saltare sul letto e una cotoletta di pelo di sette chili e mezzo piantare con forza il suo muso sul mio con una caparbietà e forza da far girare la testa. Stiamo lì, abbracciati l’uno all’altro, a contemplare l’America, mammiferi di specie diverse che mostrano affetto reciproco, che sono felici di vivere insieme e che si consolano a vicenda. Come direbbe Guccini “nemmeno dentro il cesso possiedo un mio momento”, perchèPalmir arriva e mi fissa fino a che non gli apro la finestra in modo che possa saltare sul davanzale e dare un’occhiata ai suoi possedimenti.
Non resisto al suo sguardo, quei suoi meravigliasi occhioni gialli mi manovrano come fossi un automa così apro la finestra e fa niente se mentre mi faccio la barba mi si gelano anche gli zebedei.
La sera, a volte, mi aspetta sul letto, come a dirmi, Tyrrell, è tardi, dai che è ora di dormire..
Fa insomma parte della mia vita, della mia famiglia e, come Mother Mary, “quando sto passando tempi tribolati lui viene a me e mi sussurra fusa di saggezza.”
Luci Ad Intermittenza
Potevano mancare le luci da intermittenza alla Domus Saurea? E allora via lungo la scia delle scintille luminose tra la mia rappresentazione Dickensiana …
l’alberello indoor …
quello outdoor …
e il wishing well.
Scendo per dare un’occhiata all’effetto e mi sorprendo nel constatare ancora una volta che la Domus Saurea sembra davvero una casetta in riva al mondo.
Aleida
Arriva Aleida a Regium Lepidi. L’ avevamo già vista a Locus Nonantolae l’anno passato in un incontro più informale, quello di stasera è invece più ufficiale.
La ballroom è gremita, incontriamo qualche amico, tra cui Paco Roberto. Fa piacere riconoscere facce amiche non rassegnate alla involuzione generale.
Aleida – nonostante debba ripetere gli stessi concetti ad ogni incontro – è piena di passione e di fervore rivoluzionario. Si parla di ingiustizie e di lotta e di difesa dei più deboli, argomenti che non vanno più di moda di questi tempi, ma che i presenti seguono con molta attenzione. Parecchi giovanissimi tra il pubblico, sorpresa piacevolissima. Nonostante ci sia chi traduce, il castigliano di Aleida è pressoché comprensibile ed è un enorme piacere stare ad ascoltarla.
A fine conferenza in molti si avvicinano per stringerle la mano, farsi autografare libri, raccontarle le proprie impressioni. Accostiamo anche noi, ma la vediamo un po’ affaticata per quanto paziente e sul pezzo, così decidiamo di andarcene. Cosa avrei potuto dirle stringendole la mano? Non sai, Aleida, quanto tuo padre e Cuba significhino per me? Suvvia, sarebbe un gesto pretenzioso ed egocentrico. Anche inutile, perché sono certo che lei lo sa già.
Coop Tales
Spesa settimanale alla Coop. La solita colazione al solito bar, le solite amiche di una certa età che discutono in dialetto reggiamo strettissimo nel tavolo di fianco. Non riesco ad evitare di stare ad ascoltarle, il loro eloquio dialettale è sublime. Frasi, coniugazioni e costruzioni che quelli della mia generazione non sanno più fare e che piano piano scompariranno. Mi godo il momento e il suono purissimo della lingua che mi ha cresciuto. Vorrei alzarmi dal tavolo e baciarle tutte. Superfighe!.
Il centro commerciale è dedicato a Ludovico Ariosto, nato in questa città nel 1474, personalità di spicco degli uffici italiani nonché poeta e commediografo, autore dell’Orlando Furioso.
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Osservo la gente.
C’è una ragazza in coda davanti al reparto farmaci; collant di lana nere, ballerine, gonna corta, gambe non esattamente perfette, capelli sporchi. Si confronta col marito che la attende lì di fianco col carrello. Sguardi spauriti e rassegnati.
C’è un ragazzo che gira per gli scaffali con una bottiglia di thé e un sacchetto con dentro un paio di cianfrusaglie. Porta pantaloni baggy e scarpe obsolete col tacco. Ha uno sguardo tra il tranquillo e il disperato.
Mi viene in mente che ieri, al Sigma di Stone City, un signore anziano davanti alla vetrina, sotto la neve, controllava le offerte reclamizzate sulle grandi vetrate per vedere se corrispondevano con i coupon che aveva in mano.
Gente che porta in giro panettoni e addobbi per l’albero, coppie che litigano dinnanzi al banco della gastrononia, bambini che fissano – un po’ annoiati – i giocattoli, genitori sotto stress che cercano di portare a casa anche queste festività, uomini di blues che cercano di sforzarsi di essere felici e di andare a braccetto con le proprie pollastrelle.
Nel parcheggio coperto, immancabile come l’F24 dell’anticipo Iva, c’è l’automobile parcheggiata alla cazzo. Complimenti furbetto, ti auguro che a natale, dovunque tu vada, non riesca a trovare parcheggio.
Miscellanea Blues
Certe notti sono così blues che per cena mi faccio un caffellatte, d’altra parte sono figlio di Mother Mary e de La Coscienza di Zeno.
Ieri mi sono visto con l’amico Jaypee, una pizza veloce da Rock a Stone City. Sempre bello scambiarci i nostri blues. Non sarà presente al sinodo, ha un concerto proprio quella sera, maledetti Sticky Fingers Ltd che mi portate via il mio amico nel momento del bisogno. A proposito di Sticky Fingers, a volte mi chiedo che fine abbia fatto il Rick Derringer di Vignola, Lorenz insomma, mi ha abbandonato al mio destino, da quando ha comprato una Telecaster è cambiato e non considera più il suo Gibson brother. Meno male che Mr J ogni tanto mi manda whatsapp che mi risollevano la giornata (Vengo A Patti Col Demonio è un mio pezzo finito nel cd della Cattiva Compagnia, gruppo di cui – in quegli anni – io e Jaypee facevamo parte).
Il Dark Lord ha spedito a Paul Stanley dei Kiss una copia del libro fotografico dei LZ con tanto di dedica. Jimbo, in caso tu ne abbia una copia in più, puoi spedirla a: Ittod Tirelli, Domus Saurea, Borgo Massenzio, Italy. Grazie vecchio mio.
And since we’ve no place to go, let it snow, let it snow, let it snow …
Neve poco prima di natale, che meraviglia. Domenica scorsa, di notte, è iniziato a nevicare, non credevo ai miei occhi, finalmente la neve nella seconda metà di dicembre, finalmente un po’ di candore.
Non credo che Stricchi l’avesse mai vista, così abbiamo fatto un balletto sulla balconata della Domus.
In poco tempo un primo strato bianco si è posato facendomi felice.
La mattina trovare la campagna imbiancata mi ha sistemata l’animo. Dalla finestrella del sottotetto ho rimirato quel bianco candore con gioia.
I dintorni della Domus diventano un quadretto niente male e io mi perdo a contemplare il paesaggio…
Nel mio viaggio verso Stone City mi soffermo a rimirare le strade blu a me più care.
Un’altra spruzzatina è caduta l’altra sera, ad oggi i campi sono ancora bianchi e io mi avvicino al natale con l’animo più sollevato. Nei prossimi giorni cappelletti in brodo mi attendono dalla Lucia, dove la famiglia della pollastrella si riunisce, sarà ancora più bello gustarli con la neve che ancora resiste sulle terre emiliane.
Ego benedico vobis in nomine Emerson, Lake et Palmer
Con questa faccia un po’ così (che più la guardo e più mi ricorda quella del vecchio Brian)
non mi resta dunque che augurare a voi, donne e uomini di blues che formate la splendida comunità di questo blog, tutto il meglio per la nuova stagione e come cantava Greg che possiate avere il Natale che meritate. Che il Sol Invictus splenda sul vostro viso, che le stelle riempiano i vostri sogni, che il padre dei quattro venti riempia le vostre vele. Io vi benedico nel nome di Emerson, Lake e Palmer. La messa (nera) è finita, andate in pace.
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… e che il Dark Lord vegli su di noi.
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Beh,Tim, rinnovandoti gli auguri, mi complimento per la vostra boleskine
house natalizia.
Jimmy dovrebbe regalare il libro anche a te.
……always sitting by your side
always by your side
that cat’s something i can’t explain…..un saluto a palmiro !
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Tra le mie soundtracks natalizie preferite ci sono Manouvres (Slave To love) di Greg Lake , buona parte degli album dei Queen e ITTOD. Da notare che non sono un amante delle festività in generale e mi devo un pochino sforzare per non dispiacere chi mi sta vicino.
Comunque un augurio a Tim e tutti coloro che nonostante tutto anche quest’anno ci hanno creduto (a Page). Che il Darklord continui a tenerci sulle spine ancora a lungo. Amen.
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Termino il giorno del mio compleanno leggendo (in zona Cesarini ed oltre) questa bella pagina ricca di blues ma anche di speranza (la signora Guevara). Nonostante tutto un mondo migliore è ancora possibile (improbabile ma possibile). Grazie Tim, per tenere accesa la fiaccola come l’eremita di LZ IV.
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Caro Babbo Natale,
oggi é la vigilia e ti scrivo questa lettera perché se riesci a passare di qua
stanotte, vorrei chiederti un regalo che desidero da tanto e che ritengo
impossibile da avere.
Ti scrivo alle tre del mattino perché la pizza alla salsiccia che ho mangiato
ieri sera sfidando ogni intolleranza al glutine, mi ha dato la sveglia presto.
Il prosecco che ha accompagnato la mia cena era meglio di qualsiasi
champagne francese, pero’,
Caro babbo natale, mi rigiravo cosi’ nel letto e come sono solito in questi
casi la mente mi volava al rock.
Come al solito.
E tra i tanti pensieri mi é giunto il ricordo di un giorno del 1988.
Avevo comprato il vinile di Outrider e dovevo portare il mio 127 a montare
le cinture di sicurezza che erano diventate obbligatorie.
Ho realizzato cosi’ che per molti vinili ricordo ancora o il periodo o il
momento in cui li ho comprati.
Outrider era il primo disco solista di jimmy page.
Sono passati 30 anni e vorrei che tu mi portassi il secondo.
Si’ lo so che é ancora in fase di lavorazione e forse uscira’ nel 2019.
Ma mi basta una copia colla copertina provvisoria ( tipo led zep 3 ).
Una copertina provvisoria in attesa che venga deciso l’artwork.
Canzoni non ancora ultimate certo, mi bastano dei provini.
Tanto per capire dove sta andando a parare page.
Si’ lo so che ti chiedo un regalo grosso.
Ma sono stato buono e me lo merito.
Tu, caro babbo natale, puoi riuscirci.
Puoi passare da jimmy e prendere qualche nastro inciso da poco.
Magari poi darai a jimmy la scusa del ritardo per l’uscita della nuova musica.
Come ai tempi di Outrider che doveva uscire doppio ma poi usci’ singolo
perché qualcuno si frego’ diverse registrazioni.
Caro babbo natale ti prometto che non ne faro’ copie pirata.
Eppoi sai che, meglio tardi che mai, quest’anno ho imparato ad usare pay pal
e tutti i dischi che voglio mi arrivano col corriere e li ordino col computer
su discogs.
Caro babbo natale il tuo mestiere si fa sempre piu’ difficile con internet e le
carte di credito, ma il secondo disco solista di page lo posso avere solo da te.
Attendo con fiducia,
Buon natale !
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Caro Tim, sebbene in ritardo, tanti auguri! Ed ancora complimenti per i tuoi racconti di vita reale, sempre versatili ed intrisi di sentimento, sottolineati anche dalle citazioni musicali che ti stanno a cuore. Senza dubbio uno stile peculiare, non lo scopriamo adesso. Inoltre, forse meno evidenziato nei commenti, accompagna il testo una mirata raccolta fotografica che completa idealmente il quadro. Auspico che tu possa raccogliere ulteriori consensi nel 2019…
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Grazie mille vecchio mio.
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