ROGER DALTREY “Thanks a Lot Mr Knibblewhite – My Story” ( Henry Holt publishers – 2018)

30 Gen

ROGER DALTREY “Thanks a Lot Mr Knibblewhite – My Story” ( Henry Holt publishers – 2018) – TTT½

(Edizione statunitense, testo in inglese, copertina rigida.)

Con l’aiuto di Matt Ruud, Roger Daltrey, cantante degli Who ha pubblicato lo scorso anno la sua biografia. Ne parliamo oggi dopo averla letta e soppesata.

In puro stile Who, Roger sembra assai sincero mentre racconta la sua storia, o meglio la propria versione della sua storia. Lo fa in un inglese scorrevole, semplice, quello che userebbero due amici al pub dietro un boccale di birra.

Non so se questo è lo stile che vorrei dalle mie rockstar preferite, ma Roger si vende per quello che è, dunque alla fine giustifico e apprezzo la sua prosa terra terra e la sua schiettezza. Il libro (nella versione in mio possesso) ha 260 pagine, dunque è una biografia breve e per niente dettagliata. La mancanza di particolarità tecniche è un denominatore comunque di tante autobiografie di musicisti, ma in questa tale mancanza è ancora più evidente.

Mi sembra chiaro che il tipo di approccio usato per questo libro sia adatto al pubblico meno esigente e preparato, una storia che può essere letta senza difficoltà anche da chi non fa del rock una ragione di vita. Magari è un parallelo po’ azzardato, Daltrey non ha l’appeal commerciale di Freddie Mercury, ma come operazione non siamo distanti dal film Bohemian Rhapsody, più che al pubblico del Rock sono entrambi destinati ad un pubblico più vasto e neutro.

Roger parla con franchezza, delle difficoltà incontrate ad uscire dal proletariato inglese, della follia nell’essere in tour con uno come Keith Moon e in generale con un gruppo rock negli anni settanta, dei problemi finanziari della band, del complicato prosieguo dopo la morte di Moon (e di Entwistle poi) e delle buone vibrazioni degli ultimissimi tour.

Oltre a questi altri argomenti delicati, l’abbondano di prima moglie e figlio, le scappatelle on the road, i figli avuti da rapporti più o meno occasionali, il sofferto cambio di management (da Kit lambert a Bill Curbishley), etc etc.

Il titolo del libro si riferisce al preside della Grammar School che Daltrey frequentò, il cuoi preside – Mr Knibblewhite – sentenziò che Roger non avrebbe combinato nulla nella vita.

Libro dunque facile e godibile, per tutti i palati.

4 Risposte a “ROGER DALTREY “Thanks a Lot Mr Knibblewhite – My Story” ( Henry Holt publishers – 2018)”

  1. lucatod 30/01/2019 a 18:13 #

    Who I Am di Pete Townshend è stata una delle autobiografie più belle e (credo) oneste che abbia mai letto, ne viene fuori il ritratto di un uomo magari controverso ma, a mio parere, piuttosto intelligente. Sicuramente non è stato scritto da un ghostwriter. A volte lo paragono all’altrettanto buono Life di Keith Richards, ma per il motivo opposto.
    Roger Daltrey è il componente degli WHO che apprezzo meno, sarà la presenza scenica o il fatto di essere un performer e non un autore (in senno alla band), tuttavia il suo punto di vista mi incuriosisce. Come in genere m’incuriosisce sempre la versione dei fatti di quelli che all’interno delle grandi band hanno dovuto “subire” le bizzarrie delle prime donne.
    Non è il suo caso.
    Io invece ho trovato su ebay ad un prezzo ragionevole il librone dell’ex bassista Bill Wyman – Rolling With the Stones(Mondadori), che avevo letto appena uscito. Lo ricordavo più interessante invece è più una sorta di Anthology versione Stone. Molto è dedicato agli esordi e ai ’60 molto poco ai ’70 e pochissimo al resto. Un aneddoto mi ha fatto scattare sul divano,durante il tour del 1981 la band stava per estromettere Ronnie Wood perché troppo fuori per suonare(questo già si sapeva e l’avevo letto su altre bio) ma tra le proposte prese seriamente in considerazione c’era quella di riprendere a bordo Mick Taylor. Poi ci si è messo in mezzo Keith e addio..

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    • Tiziano il V° cavaliere dell'apocalisse 31/01/2019 a 19:08 #

      a proposito di Wood, ricordo ( anni ’80 ? …’90? ) sul Gazzettino l’articolo che raccontava di lui i visita a Venezia . Girava per le calli a fare shopping ( di maschere anche) . Girava con una bottiglia di …sambuca (bleeee) in mano . Pochi giorni dopo fu ricoverato . Ultimamente l’ho visto in un suo show Tv sempre con bicchiere d’aqua in mano. Interessante come lo porta alla bocca per berla: sembra come bevesse un liquore…

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  2. mikebravo 31/01/2019 a 08:43 #

    La figura di Daltrey sul palco di Woodstock con gli Who fa parte della leggenda
    del rock.
    Giacca di pelle bianca con lunghe striscioline aperta sul petto.
    Esibizione indimenticabile.
    Immortalata nel film.
    Neanche Robert Plant ha vissuto una tale esperienza.

    Nel 1973 Jimmy Page ha suonato la chitarra per Daltrey in un brano
    dal titolo THERE IS LOVE.
    Il brano lo si puo’ trovare nella ristampa su CD dell’album DALTREY 1973
    aggiunto in quanto era una b-side.

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  3. lucatod 16/12/2020 a 14:42 #

    In questi giorni ho letto l’autobiografia di Roger Daltrey e non posso che concordare con la tua recensione. E’ un libro semplice , proprio come il suo “autore” , poco più di 200 pagine per raccontare cinquant’anni di carriera spesi a lottare tra cattiva gestione manageriale, dissidi interni nel gruppo, lutti , ripartenze e ovviamente grande musica.
    Dopo averlo letto ho apprezzato maggiormente quello che probabilmente è stato l’unico componente degli WHO a non essere fuori di testa. Daltrey non è un intellettuale ma un uomo pratico che nel tempo libero predilige i lavori manuali e si tiene lontano dai pericolosi vizi del mestiere. Sembra quasi un uomo d’altri tempi (la sua idea di fedeltà coniugale a senso unico è ridicola). Tutto l’opposto di Pete Townshend.
    Ho trovato interessanti le sue critiche verso il batterista Kenney Jones e il fatto che con lui a bordo sembrassero una pub band che suonava cover degli WHO. Chissà perché Pete T. fece tale scelta. Dedica anche una buona parte a parlare di Keith Moon e del suo rapporto con il chitarrista , compositore e leader. Poco di Entwistle e quando lo fa non traspare nulla di buono.
    Dopo il 1978 le sue memorie vengono scandite più velocemente saltando lustri interi , ovviamente della sua carriera solista poco m’importa , però qualcosa in più sul primo scioglimento , il Live Aid e la reunion del 1989 sarebbero stati graditi.

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