Steve Gorman (with Steven Hayden) : Hard To Handle – The life and death of the Black Crowes – A memoir (Da Capo Press 2019)

13 Nov

Ho chiesto al nostro Pike, a Picca…a Stefano Pioccagliani insomma, di scrivere due cosette su questo libro, visto che io non lo prenderò prima del prossimo anno (la pila di quelli da leggere che ho sul comodino è arrivata a 80 e passa centimetri e va smaltita). Sì, lo leggerò senza dubbio, perché amo molto la band in questione, questo tipo di biografie oblique e perché mi fido della parole di Mr Pike.

Hardcover: 368 pages – Publisher: Da Capo Press (September 24, 2019) Language: English

Bizzarro leggere la storia della fine di una rock band – scritta dal batterista! – e concludere l’ultimo capitolo il giorno esatto in cui viene data la notizia della reunion della stessa band – senza quel batterista – per un tour ‘celebrativo’, evidentemente imbastito da qualche businessman (vedi Live Nation), per lucrare approfittando di una ‘celebrazione’ (i 30 anni dall’uscita del primo album dei Black Crowes) ricompattando in qualche modo i due leaders in pectore, i terrificanti fratelli Rich e Chris Robinson, circondandoli di sidemen no-name più o meno validi. Bizzarro perché, a leggere il libro dell’ottimo Steve Gorman, pare ci sia ben poco da celebrare: episodi imbarazzanti, miserie umane, tossicodipendenze, sbornie, cinismo, brama di denaro e – soprattutto – quanto disfunzionale può rivelarsi un rapporto tra due fratelli (confronto ai Robinsons, i Gallagher degli Oasis ne escono come due fraticelli francescani; basti pensare che in occasione di un concerto Oasis/Black Crowes, i Gallaghers si spaventarono della violenza scaturita da una lite nel camerino dei Corvi Neri).

Rispetto ad altre bio più o meno sordide non c’è sesso, niente groupies o storiacce di donne, forse per scelta degli autori , ma dalla lettura si direbbe che nella babilonia gestionale di una band retta da una diarchia schizofrenica come quella dei due fratellini poco spazio rimanesse per trastullarsi in altre attività. Il libro è divertentissimo – sempre che ci si diverta a leggere delle disgrazie altrui – e si rivela anche un ottimo prontuario per chi volesse capire cosa significa davvero far parte di una rock band che, dal nulla arriva al successo e poi si smineralizza.

La credibilità di Hard To Handle va, come sempre in questi casi, presa con le molle (gente che passa la vita a tirare su col naso, fumare bizzarre erbette, ingoiare acidume, trincare ogni tipo di alcolico ma poi si ricorda interi dialoghi avvenuti 25 anni prima…), ma evidentemente è una decisione ’stilistica’ del curatore Steven Hayden che avrà assemblato i ricordi di Gorman per poi darne una versione stampabile. Leggendo si comprende meglio la traiettoria della carriera dei Crowes – giovane rock band ’sudista’ che ridà fiato al classic rock poi svolta fricchettona-psychohippie poi jamband poi ‘americana’ country blues poi autodistrutta – sempre dirottata dalle paturnie spesso incomprensibili dei due Robinsons, con Chris che ne esce come un arido e cinico approfittatore economico mosso sì da ingordigia ma anche da narcisismo patologico e Rich, scostante ed enigmatico, poco propenso alla condivisione, in continuo confiltto neurotico col fratello.

A parte i fratelli Robinsons e Gorman (unici membri ‘padroni del marchio’) sono almeno una ventina i musicisti (senza contare gli attuali sidemen nella reunion) che hanno fatto parte della band i quali, a leggere Hard To Handle, non appena inseriti nel gruppo cominciavano a mostrare disagio mentale e degrado esistenziale contagiati dalla capacità dei fratelli di succhiare qualsiasi energia possibile da chi stesse loro attorno. Parliamo di gente (i 2 brothers) che mandava tranquillamente a cagare Rick Rubin e che non aveva nessun tipo di timore reverenziale nei confronti di venerati maestri come Gregg Allman o soprattutto Jimmy Page, con il quale fecero un tour di successo ma, all’offerta di JPP di collaborare per un nuovo disco di materiale inedito, gli chiusero la porta in faccia senza tanti complimenti.

Gorman ne esce come una specie di Mr. Pazienza, anche se ricordo di aver letto all’epoca testimonianze di gente che definiva il batterista come ‘completamente pazzo’ (vado a memoria, ma qualche collega rocker disse che in termini di ‘stranezza’ Bonham e Moon non erano nulla confronto al ‘Black Crowes’ drummer’). A tenere insieme la baracca il loro agente Pete Angelus, più per motivi di business che umani, naturalmente, spesso in combutta con i fratellini. In conclusione una lettura molto interessante che scava in profondità nella dinamiche interne di una rock band di successo, dinamiche nelle quali potrà riconoscersi chiunque abbia fatto parte di un gruppo rock. Anche di insuccesso.

Stefano Piccagliani © 2019

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6 Risposte to “Steve Gorman (with Steven Hayden) : Hard To Handle – The life and death of the Black Crowes – A memoir (Da Capo Press 2019)”

  1. Paolo Barone 13/11/2019 a 22:04 #

    Wow! Gran ritorno Picca nel blog e con una recensione degna della sua fama….
    Beh, da non fan dei BC non vedo l’ora di leggere questo libro.
    Che la cosa più fica uscita in ambito Rock negli ultimi anni sono proprio le biografie, specialmente quando si trova uno scrittore che sa entrare in sintonia con la rockstar, tirando fuori storie pazzesche. Ormai aspetto l’uscita dei libri Rock come una volta i dischi…

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  2. Francesco 14/11/2019 a 00:45 #

    Io aspetto la “Guida definitiva all’attività live degli Zeppelin” di Mr. Tirelli, edizioni “Canto del Cigno”.

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  3. lucatod 14/11/2019 a 20:56 #

    Dalle bio dei gruppi americani emerge sempre che in quanto a stupidità superano i loro cugini britannici.

    Devi dire che BC non mi sono mai piaciuti, però leggendo questa recensione un’occhiatina al libro gliela darei. L’accoppiata con Jimmy Page era proprio brutta ma oggi una roba del genere me la sogno..

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  4. mikebravo 15/11/2019 a 15:46 #

    Oramai siamo preda della nostalgia.
    Quando esce il nuovo album dei greta van fleet ?
    E lenny wolf riformera’ i kingdom come ?
    I dread zeppelin faranno un album di natale con canzoni degli zeppelin ?

    Leggevo che secondo un critico di classic rock inglese sono stati
    i kingdom come ad avvicinarsi di piu’ agli zeppelin.
    Molto meglio dei greta van fleet, secondo lui che celebrava i primi 3
    lavori di lenny wolf.

    Beh, almeno si riformino gli stone fury……..
    Nostalgia nostalgia canaglia……….

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  5. mikebravo 19/11/2019 a 08:12 #

    Ho letto di recente su un libro che Plant intervistato disse che Jimmy coi crowes
    suonava meglio che con lui ( periodo 1994 -1999 ).
    Vero o falso, a me l’album di Jimmy con i crowes piacque molto.
    Dopo i crowes Page si ritrovo’ con Plant per il tributo alla sun records con
    tanto di concertino a montreux.
    Era il 2001……….

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