E’ un venerdì dell’ultima decade di aprile, il sole splende sulla campagna sveglia da poco, sono quasi le 8, salgo sulla Sigismonda diretto al lavoro; qualche metro della carreggiata John Miles (lo stradello principale della Domus Saurea)

Carreggiata John Miles – Domus Saurea aprile 2021 – foto Tirelli
e mi immetto sulla stradina lunga e tortuosa. Nemmeno il tempo di fare qualche metro e dal fossettino lì accanto si alzano in volo due anatre, le guardo salire nel cielo, mi chiedo se siano germani reali, alzavole, marzaiole o chissà cosa.

Il Fossettino delle anatre – Domus Saurea aprile 2020 – foto Tirelli
Giusto il tempo di fare la doppia curva sul torrente Bondeno e due lepri fuggono verso campi lontani.

Il Torrente Bondeno, dove giocano le lepri – nei paraggi della Domus Saurea – aprile 2021 – Foto Tirelli
Vivere in campagna a volte ha i suoi vantaggi, incontrare anatre, lepri, aironi, gufi, fagiani, falchi, corvi e merli (per non parlare di volpi, lupi e caprioli) ti aiuta a ritrovare la posizione in questo cavolo di pianura.
Sia io che lo stereo della macchina siamo in modalità (sì Mr Bodhrán, so che è un termine che non puoi soffrire) random. Mentre dalle strade campagnole mi sposto a strade provinciali che portano verso Mutina, la chiavetta mi propone:
Il blues che ho nella maruga stamattina è quello relativo alla chitarra, ai chitarristi, al chitarrismo. Sono un tipo social, ho account sulle diverse piattaforme, avendo il blog, gestendo un gruppo sulla mia squadra del cuore, uno sulla mia band e curando la pagine del gatto Palmiro sono uno attivo su quel fronte.
Questa attività porta con sé anche molti aspetti negativi, leggere i commenti e le idee di certa gente mi fa capire che l’evoluzione umana deve compiere ancora tantissima strada per raggiungere un livello dignitoso, anzi molto spesso arrivo alla conclusione che proprio non abbiamo futuro … è davvero spaventosa la melma di violenza, volgarità, assenza di rispetto, sovranismo, populismo, nazionalismo (che viene spacciato per patriottismo), omofobia, misoginia e integralismo religioso che viene messa in circolazione.
Passando a faccende meno tremende, anche dal punto musicale vi sono aspetti che fatico a digerire. Ne parliamo spesso sul blog, mi riferisco alla mancanza di capacità critica di chi scrive di musica (anche su testate nazionali), al peccato mortale di non saper distinguere tra capitoli importati della musica e della propria vita. Essendo poi in qualche modo un chitarrista, noto con grande fastidio cosa siano diventati oggi la chitarra e il chitarrismo. Lo strumento è sempre più sganciato dal valore artistico, dall’espressione umana ed individuale, è sempre più vissuto come omologazione e funambolismo. La chitarra come uno strumento acrobatico dove fare evoluzioni ardite, e pazienza se nessuna emozione sgorga più da quello che una volta era LO strumento passionale.
Facebook mi inonda di consigli relativi a video di cosiddetti maestri di chitarra, tipetti di mezza età che si fingono giovani, qualche chilo di troppo, cappellino alla Breaking Bad, effetti a pedale che ti permettono di mandare in loop sequenze di accordi e di accorgimenti ritmici appena suonati su cui poi improvvisare sopra. Il solismo che si snoda attraverso le inaccettabili coordinate del funky blues, con quelle svisatine tutte uguali, perfettine, con i bending (il tirare le corde) precisi, quel sapore rock blues che i veri uomini di blues come noi – amanti del genere – rifuggono come fossero la peste.
Quei professorini ormai cinquantenni forzatamente vestiti da giovani che hanno un nome nel panorama italiano per aver suonato con diversi artisti famosi (la cui proposta musicale, diciamolo, era però una cagata pazzesca) che ci insegnano su che nota finire una frase, la formula per saltare da un accordo all’altro, come fare un assolo insomma senza però aggiungere che il sentimento che guida dovrebbe essere quel qualcosa di indefinibile che abbiamo dentro di noi che ci fa prendere in mano uno strumento e condividere sensazioni con gli altri. Si creano così legioni di insipidissimi aspiranti musicisti senza nessuno stile personale e senza nessuna particolarità. E’ davvero questo che vogliamo? Poi ci si chiede come mai da decenni la musica popolare e rock non offra assolutamente più nulla di rilevante (se non rarissime gemme germogliate in piccolissime nicchie di resistenza).
Altro tema è quello del virtuosismo fine a se stesso, ma magari ne parliamo un altra volta.
Intanto è già passato il venerdì, otto ore al lavoro piuttosto intense e volate velocemente il cui momento top è stato vedere entrare dal portone l’amministratore delegato mentre dall’impianto stereo della sua macchina usciva l’assolo di Stairway To Heaven versione New York 1973. “Ehi Tim, senti che roba” mi dice.
Qualcuno che sa cos’è il vero chitarrismo rock c’è ancora.
Dark Lord, in te confidiamo.

The Dark Lord ““La tecnica non conta, io mi occupo di Emozioni”
Mi avvicinai alla musica alle scuole medie e, dopo aver imparato le basi tecniche, decisi di proseguire da sola. Una volta in un negozio di strumenti musicali mi sentii dire, con tono piuttosto freddo e scettico, “Quindi tu suoni ma non vai a scuola di musica?” E io risposi semplicemente che suonavo per pura passione e che nessuno avrebbe mai potuto “insegnarmi” le emozioni. La chitarra è uno strumento così personale, forse perché praticamente la si abbraccia mentre si suona. E preferisco farmi delle chiacchierate appassionate con la mia Gibson Les Paul piuttosto che perdermi negli sterili circoli viziosi della tecnica!
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Penso di concordare con quello che scrivi. Tecnica e arte non sono necessariamente la stessa cosa, un conto è la tecnica, che in uno strumento come in qualsiasi disciplina serve perchè ti consente di “fare più cose” di quante riusciresti a farne se non avessi studiato, e di farle anche nella maniera più corretta, spesso più facile e funzionale. E così un ragazzino che imbraccia uno strumento ora, tra nuovi metodi di studio e strumenti tecnologicamente migliori, se studia ottiene risultati impensabili 50 anni fa. Altra cosa, nell’arte, è come si utilizza la tecnica a disposizione, è alla fine cosa fai ascoltare agli altri, hai qualcosa da dire oppure scimmiotti questo o quel tuo beniamino?. Un musicista classico ad esempio è generalmente un esecutore, sviluppa una notevole tecnica per eseguire al meglio brani altrui, e campa benissimo in quel modo, senza magari mai farsi sfiorare dall’idea di comporre qualcosa. Un punkettone standard se ne sbatteva della tecnica e sfornava 10 pezzi al mese, magari suonati male e registrati peggio, e campava bene lo stesso. Devo dire però che così come mi interessa poco andare a sentire qualcuno che suona male (avoglia JP a dire che la tecnica non conta, lo avessi incrociato a qualche concerto 77/80 mi sarei imbufalito a sentirlo suonare male, altrochè. Ci avrà anche messo il cuore, ma se invece di stordirsi e spararsi le pose avesse dato una una sgranchitella a quelle dita sarebbe stato un guadagno per tutti) non mi interessa per niente chi usa i brani esclusivamente per far vedere il grado di tecnica (non faccio esempi per non far incaXXare nessuno), quelle diventano seghe mentali che con la musica non c’entrano niente, è musica inutile.
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Se non ne avete mai parlato qualcuno esperto ( o meno) mi dica cosa ne pensa di Gary Clark Jr….nato USA1984, chitarre svariate, blues, soul, rock, hip hop, sopratutto i due dischi live 2014 e 2016. Finora non mi sono stancato di ascoltarlo ma aspetto vostre opinioni. Grazie!!!
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