Tim Tirelli’s School Of Rock – episode 2

31 Lug

A tre settimane di distanza dalla prima ecco che, nell’azienda per cui lavoro da quasi sette mesi, va in scena il secondo episodio della School Of Rock di TT. L’AD questa volta ha voluto quella sui Led Zeppelin. Nonostante sia un argomento che conosco benino, come faccio di solito, mi preparo a dovere, alla fine il file di word dove ho annotato appunti e riflessioni è di 29 pagine! Ovviamente devo condensarlo, ma anche così in 90 minuti di incontro riesco ad arrivare solo a LZ IV, quindi al 1971.

Si erano prenotate 50 persone, quindi oltre l’80% del personale dell’azienda, a cui si sono aggiunti Saura, il nostro Lollo Stevens e la mea domina LC, advisor extraordinaire dell’azienda.

Dico subito che non è stato un incontro che mi ha soddisfatto, non sono riuscito a far salire in cattedra ITTOD, la ciambella insomma non è riuscita col buco, ed è curioso che sia successo con il gruppo a cui sono più legato, ma non è scattata la scintilla che di solito mi aiuta a partire per l’iperspazio.

Tuttavia in molti mi hanno ringraziato e fatto i soliti complimenti, sono tutti molto generosi con me, ma da alcuni commenti ho capito che anche una serata non proprio speciale è riuscita comunque a comunicare suggestioni ed emozioni.

Vedere il sorriso pieno di beatitudine del nostro AD (fan dei LZ anch’egli) una volta che, prima dell’incontro, ha indossato la doppiomanico, mi ha comunque ripagato completamente.

TT – School Of Rock 28-7-2021 – foto Saura T.

Oltre a declamare le mie solite riflessioni a proposito della cosmic energy e degli spiritual graffiti che la musica rock e quella dei LZ in particolare riescono a farci arrivare, ho mostrato ai miei colleghi sul grande schermo aziendale alcuni filmati del nostri gruppo di riferimenti che direi hanno colpito nel segno.

Come sempre ho portato qualche chitarra e un po’ di altra strumentazione, molto interesse hanno suscitato la Doubleneck e il Theremin. Ho suonicchiato qualche frase dell’assolo di I Cant Quit You Baby, di Dazed And Confused e di Heartbreaker, quindi mediante il Theremin ho fatto il verso ai lamenti di blues cosmico che ci arrivano dall’universo, e ho mostrato sulla chitarra a due manici le varie parti di Stairway To Heaven.

Qualche commento arrivatomi nei due giorni successivi lascia intendere che ad ogni modo il messaggio è arrivato (tralascio quelli troppo entusiastici e troppo generosi che mi sono giunti sotto forma di iperbole)

THE ROSESPRING BOY (Jazz lover & musician): Grazie Tim, lezione interessantissima. Si è vista passione autentica e tanto chilometraggio! 

TOMGAL: “Grande serata ieri sera Tim. Oggi in ufficio io e SimSca ci siamo messi a cantare i Led Zeppelin. Volevo anche dirti che ho sistemato il vecchio giradischi di mio padre. Adesso la sera con mia moglie ci prendiamo 10 minuti, mettiamo su un LP e ci ascoltiamo un paio di pezzi. Ed è tutta roba di quest’anno, tutto nato dalle conversazioni che ho avuto con te. Grazie Tim”

Entra un esterno che ha un appuntamento col presidente; dopo gli scambi di rito mi dice: “Ho sentito parlare dei tuoi talk, so che sono una eccellenza e che sei un chitarrista meraviglioso.” Scuoto la testa, non è così, ma il fatto che la Scuola di Rock di Tim Tirelli varchi anche i confini dell’azienda è incredibile.

LITTLEWOODLUKE: “Tim, l’altra sera mi è piaciuto un sacco, è stato elettrizzante, sei un mito, e te lo dice uno che non ascolta musica e proprio per questo mi sono chiesto “ma cosa mi sono perso in questi 25 anni?”.

Che questi bislacchi incontri sul rock stimolino riflessioni nei giovani uomini che ho per colleghi è davvero entusiasmante. GioT mi scrive cosette che mi lasciano a bocca aperta, che si metta a pensare sulla faccenda del rock contenutistico e rock da intrattenimento mi fa impazzire:

” … ho elaborato meglio il concetto dopo la nostra conversazione: per me il rock vero è quello che evoca le immagini mentali/sensoriali della “rivoluzione rock”! E poi chissenefrega se l’etichetta indie non era indie o se il pantalone di pelle era obbligato dal produttore o se chi suona fa concerti da 1929283 persone o 15. Ed è universale perché tutti noi abbiamo questo meccanismo interno di suggestione per immagini, ma non tutte le forme di rock attivano quelle giuste! Il rock è primordiale, cavolo con quella lezione ci hai dato tanto di quel materiale da post elaborare che non è semplice, specialmente se di musica non si capisce molto come me, però ho “vibrato” troppo per non rifletterci!

​… e quale linguaggio più universale della musica per bypassare la parte astratta della mente, quella delle parole, e arrivare direttamente “alla pancia”, là dove stanno le emozioni e le immagini che ci spingono ad essere quello che siamo e a comportarci come ci comportiamo! Il rock è simboli, e i simboli sono il rimando sensoriale delle immagini che abbiamo dentro, delle nostre aspirazioni, frustrazioni, sogni! Il rock giusto ha i simboli giusti per attivare le immagini(–>emozioni) giuste! Ma questo è un piccolo assaggio del delirio che ci aspetta alla prossima birra – laugh – scusa il wall of text ma mi gaso sempre per queste cose.

GioT poi ha voluto il cd del mio gruppo, sul quale mi scrive:

Tim!! Sono due giorni che ho il tuo disco in cuffia e mi fa impazzire. Il mix con il dialetto parla al cuore e le parole sono stupende! Ma poi è bellissimo perché si ascoltano sia concentrandosi e godendosi i testi sia mettendolo in sottofondo e facendo altro! Mi sto segnando alcune frasi che mi colpiscono, sapere che le hai scritte tu è magico. No cazzo ma devi esibirti in full, ora che ho “sentito con mano” davvero capisco che abisso blues tu abbia dentro. È un bell’abisso Tim, è un bell’abisso! – still, an Abisso heart. Me ne vado con “la ragazola ed l’osteriola”.

…Tim veramente sono contentissimo di poter avere queste conversazioni, alzo il calice alle prossime, dobbiamo scavare in profondità di questo universo simbolico! Cazzo e tu sei equipaggiato di una pala emotivo-emozionale grossa come una casa! Grande, complimenti giganti di nuovo!! A prestissimo (a stasera alla peggio! non vedo l’ora!). Tim numero 1!!! Che figata che posso ascoltarle quando voglio.

◊ ◊ ◊

Lasciamo stare i complimenti che il mio geniale collega mi fa (che comunque, è ovvio, fanno tanto piacere, soprattutto quando parla delle mie canzoni), il focus è: ma cosa scatena la musica Rock nella gente che magari ne sa poco ma che, se è pronta e predisposta intellettualmente e fisicamente, poi riceve in cambio una valanga di emozioni? Che meraviglia di musica!

14 Risposte to “Tim Tirelli’s School Of Rock – episode 2”

  1. lucatod 31/07/2021 a 15:15 #

    Mi fa piacere che questo esperimento stia andando avanti con successo. Non è una cosa facile trasmettere a un pubblico poco avvezzo la propria passione per il Rock.
    A me sorge inequivocabilmente una domanda “ma come cavolo si riesce a vivere senza apprezzare la buona musica?”.
    La risposta non me la so dare , ma vorrei riportare una citazione dall’ultimo libro di Carlo Verdone intitolato La Carezza della memoria (edito da Bompiani) :

    “Ho sempre diffidato delle persone che non danno importanza alla musica. Soprattutto quelle assolutamente ignoranti su grandi compositori, grandi musicisti, straordinari gruppi, che sono stati l’anima e il riflesso di periodi storici della nostra vita, se non il simbolo di un tempo. Questa mancanza di sensibilità ha spesso reso impossibile il rapporto tra me e loro. Ho sempre pensato che una vita senza passione per la musica renda le persone terribilmente noiose, mediocri, limitate. Un’anima che viene trasportata o eccitata da un brano cantato o strumentale è un’anima che si predispone allo stupore, si abbandona agli accordi e si prepara a intraprendere un viaggio interiore.”

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    • Francesco 01/08/2021 a 16:07 #

      Sono d’accordo. Spesso le persone che non hanno passioni sono le più aride e passive rispetto al mondo circostante, cosi come, al contrario, chi ne coltiva qualcuna poi finisce comunque per apprezzare le tante forme di arte che l’ essere umano è riuscito a produrre nella sua storia. E così musica, letteratura, cinema e via dicendo, diventano tanti canali dai quali trarre linfa vitale e attraverso i quali l’anima si predispone in fase di ascolto verso il resto del mondo.

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  2. Luca 02/08/2021 a 10:22 #

    Ciao Tim , sembra che questi simposi ottengano risultati e attivino sensazioni che vanno ben oltre l’aspetto del semplice approccio o approfondimento sulla musica rock. Ed è veramente molto bello.
    Mi hanno colpito molto due cose tra i commenti “….e te lo dice uno che non ascolta musica e proprio per questo mi sono chiesto “ma cosa mi sono perso in questi 25 anni?”.”
    E poi “….con quella lezione ci hai dato tanto di quel materiale da post elaborare che non è semplice, specialmente se di musica non si capisce molto come me, però ho “vibrato” troppo per non rifletterci!”…
    Mi è venuto da chiedermi di getto , ma perchè? Cioè , questo clamore emotivo che hai suscitato come è possibile? Ma noialtri siamo gli eletti che godono di questo universo grazie alla fortuna di una scintilla che abbiamo avuto durante la nostra esistenza? Grazie ad una combinazione di eventi che ci ha mostrato l verità , come quando a lungo guardiamo uno di quegli stereogrammi finchè tutto non diventa chiaro? Ma insomma come si può non accorgersi che alcune note , qualche vibrazione , qualche variazione tonale , due pause più o meno lunghe se miscelate a dovere , non ci elevino a qualcosa di più che semplici esseri senzienti? La bellezza del vivere la vita è tutta li. Se hai spolverato qualche animo e hai dissolto un pò di nebbia , bisogna rendertene omaggio. Un merito da vero condottiero in questo mondo impastato di sovraccose inutili che rendono ciechi.
    Mi torna in mente una giornata , tipo quelle che hai fatto , di 25 anni fa alla quale partecipai , con Paolo Somigli e Giovanni Unterberger , con tanto di chitarre alla mano ed esempi estemporanei sulla storia della musica Rock. Otto ore che non dico che mi cambiarono la vita , ma che misero il turbo a sensazioni che già avevo e sentivo mie. E fu favoloso il climax che avvertivo in quel seminterrato. Davvero memorabile.
    Luca

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    • timtirelli 05/08/2021 a 11:55 #

      Caro Luca, nei post precedenti dicevamo che il Rock lo si riceve in dono da una predisposizione spirituale e lo si impara col chilometraggio. Non tutti hanno questa fortuna, ma è delizioso constatare che se – quasi per caso – questi vengono a contatto con esso poi – in alcuni casi – posso ricevere (sebbene in ritardo) il dono di cui parlavamo.

      Certo è che trovo strano che ci sia gente che non si interessi di musica.

      Grazie del commento.

      TT

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  3. bodhran 02/08/2021 a 11:56 #

    Te l’avevo detto che ti dovevi aspettare delle belle sorprese, il commento di LITTLEWOODLUKE condensa tutto (conferma anche che lavori in un posto con gente vispa). Potenza del r’n’r, ma dell’arte in genere. Senza saremmo davvero poca cosa.

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  4. Giacobazzi 03/08/2021 a 17:51 #

    Ma quanta roba tiene in pedaliera questo Tirelli ? S’è mai visto Johnny Winter con tutti quegli effetti lì?

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  5. timtirelli 04/08/2021 a 14:20 #

    No, non s’è mai visto Jackob, ma nemmeno Page (almeno sino alla fine dei LZ). Il fatto è che loro andavano sul palco e avevano almeno 4 (più spesso 8) Marshall posizionati su Volume 10, in quel modo il suono della chitarra ha il massimo della espansione … suonare nei locali qui in giro con un marshall 50watt che devi tenere a volume 1 è diverso, se non azioni qualche pedalino sei ridicolo …

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  6. Lorenzo Stefani 04/08/2021 a 23:48 #

    Beh, posso dire: “io c’ero”. È stata un’esperienza molto intensa, a tratti quasi magica. Si capiva bene l’importanza che gli Zep hanno per te – così come per molti altri come il sottoscritto, eternamente orfano del Dirigibile – e cosa hanno significato nella tua crescita e maturazione. Quando hai imbracciato le chitarre e si è sprigionata la potenza di “I can’t quit you baby” e di “Dazed and Confused” mi sono venuti i brividi. Anche il silenzio religioso con cui abbiamo ascoltato gli estratti di “Stairway” è stato eloquente. Poi hai un modo di raccontare serio e al tempo stesso ironico, in certi momenti autoironico, che trovo trasmetta molto bene la passione senza mai annoiare. A questa punto però devi fare davvero una seconda puntata sugli Zep, coprendo gli album successivi a IV e un po’ di pezzi “obliqui” come “Fool in the rain”, “Ten years gone”, “Tea for one”, “I’m gonna crawl” e “Wearing and tearing”. Very well done, Magister Timoteus! E complimenti per esserti ambientato in pochi mesi ed aver costruito un rapporto così profondo con i tuoi colleghi, rimanendo tenacemente te stesso e diffondendo la tua bluesitudine insieme agli strumenti con cui la contrasti e la “sublimi” in modo creativo.

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    • timtirelli 05/08/2021 a 11:58 #

      Beh, che dire, dopo un commento come questo potrei anche ritirarmi e godere delle tue parole.
      Grazie Lollo.

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