A proposito di questo libro ho sentito dire da qualcuno “sì, ma sono le sue solite storie” o qualcosa del genere … non sono le sue solite storie, ma semplicemente il suo stile, tutti i grandi hanno uno stile riconoscibile … se uscisse un nuovo disco dei Led Zeppelin e fosse pieno di quel rock corroborante, drammatcio, intenso, cosmico, cosa diremmo? Cosa ci aspetteremmo?
La realtà è che questo è uno dei grandi romanzi della Allende, la avvincente saga di una donna sudamericana e della sua famiglia, dipanata intorno alla sua lunghissima vita, spesa in un continente ricco di natura selvaggia, nonché ferito profondamente da dittature militari inumane.
Personalmente non mi stancherò mai di leggere queste storie, questi potenti affreschi cileni e sudamericani in genere, scritti con una prosa che trovo ogni volta vivida, potente, passionale. Per quanto mi riguarda, una meraviglia.
Descrizione
Raccontata attraverso gli occhi di una donna che vive un secolo di sconvolgimenti con passione, determinazione e senso dell’umorismo, Isabel Allende ci consegna ancora una volta una storia epica che esalta ed emoziona.
«Se non avessi dovuto migrare semplicemente non sarei scrittrice.» – Isabel Allende, intervista a LaStampa.it
«La penna di Isabel Allende è ricca, multiforme, sovraccarica di colore e dettagli: profondamente legata alla storia, nella quale cala la finzione dei suoi personaggi, “Violeta” è un romanzo appassionato, che guarda dritto al nostro oggi: siamo esseri imperfetti, inseparabili dal nostro mondo, non esistiamo senza il passato e i suoi insegnamenti, perché siamo fatti dei nostri sentieri e di tutti i nostri legami.» – Francesca Cingoli, ilLibraio.it
Violeta nasce in una notte tempestosa del 1920, prima femmina dopo cinque turbolenti maschi. Fin dal principio la sua vita è segnata da avvenimenti straordinari, con l’eco della Grande guerra ancora forte e il virus dell’influenza spagnola che sbarca sulle coste del Cile quasi nel momento esatto della sua nascita. Grazie alla previdenza del padre, la famiglia esce indenne da questa crisi solo per affrontarne un’altra quando la Grande depressione compromette l’elegante stile di vita urbano che Violeta aveva conosciuto fino ad allora. La sua famiglia perde tutto ed è costretta a ritirarsi in una regione remota del paese, selvaggia e bellissima. Lì la ragazza arriva alla maggiore età e conosce il suo primo pretendente… Violeta racconta in queste pagine la sua storia a Camilo in cui ricorda i devastanti tormenti amorosi, i tempi di povertà ma anche di ricchezza, i terribili lutti e le immense gioie. Sullo sfondo delle sue alterne fortune, un paese di cui solo col tempo Violeta impara a decifrare gli sconvolgimenti politici e sociali. Ed è anche grazie a questa consapevolezza che avviene la sua trasformazione con l’impegno nella lotta per i diritti delle donne. Una vita eccezionalmente ricca e lunga un secolo, che si apre e si chiude con una pandemia.
COME COMINCIA
Sono venuta al mondo un venerdì di tempesta del 1920, l’anno del flagello. La sera della mia nascita era saltata la corrente, come spesso succedeva durante i temporali, ed erano state accese le candele e i lumi a petrolio, sempre a portata di mano per le situazioni di emergenza. María Gracia, mia madre, sentì le contrazioni, che ormai riconosceva facilmente dopo aver già partorito cinque figli e, rassegnata all’arrivo di un altro maschio, si abbandonò al dolore aiutata dalle due sorelle che, avendola assistita in quel frangente diverse volte, riuscivano a mantenersi lucide. Il medico di famiglia lavorava senza sosta da settimane in uno degli ospedali di campagna e sembrò loro un’esagerazione farlo chiamare per una cosa banale come un parto. Nelle occasioni precedenti avevano potuto far conto sull’ausilio di una levatrice, sempre la stessa, ma la donna era stata una delle prime vittime dell’influenza e non ne conoscevano un’altra.
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ISABEL ALLENDE SUL BLOG:
LIBRI: Isabel Allende “Lungo petalo di mare” (Feltrinelli 2019)
https://timtirelli.com/2019/02/11/isabel-allende-oltre-linverno-2017-feltrinelli/
https://timtirelli.com/2012/06/08/isabel-allende-il-quaderno-di-maya-feltrinelli-2011-tttt/
Della Allende ho letto tutti i suoi romanzi tranne uno, il che la dice lunga sulla mia dipendenza e assuefazione non tanto alle sue storie (condivido quanto tu dici su ciò che in lei si trova quasi sempre immutato non per pigrizia narrativa o scarsa inventiva ma come marchio di fabbrica impresso a pelle!) quanto alla sua cifra stilistica, al suo lessico, al suo ineguagliabile modo di dare poche pennellate ma vivide e decise accennando i suoi caratteri, quei personaggi che in tal modo riesce a far uscire dalle pagine e far recitare nella nostra proiezione mentale come non stessimo leggendo ma guardando le loro foto, vivendoli in un film… inoltre dovrei togliermi la curiosità di leggerla in un’altra lingua perché il mio plauso oltre che a lei va a chi in Italia la traduce poiché nessuna locuzione è fuori posto, nessuna parola forzata o poco adatta… un piacere della mente immergersi in una tal lettura seppur la storia non dovesse piacere.
Ma……ma stavolta, per la prima volta, qualcosa improvvisamente in tanta perfetta suite progressive che è stata la vita narrata di Violeta mi è suonata come dissonante….
Cosa? La protagonista! Si, signori e signore: la vita avventurosa e purtroppo stavolta A MIO SOLO parere troppo fantastica (in senso letterale intendo…una vita in cui proprio tutto accade o se non accade a lei viene accennato come vissuto da altri coprotagonisti….senza spoilerar troppo abbiamo persino ad un certo punto una sola frase gettata lì con lo scopo implicito ma impossibile da non cogliere a chi legge con tanta attenzione e dedizione la sua scrittrice preferita, quasi si adombrasse – subito scacciato – il pensiero di un rapporto incestuoso tra un padre ed una figlia, radice del mal di vivere di quest’ultima sorto quasi ex abrupto dopo un’infanzia della stessa piena di forza, determinazione, caparbietà e virtù!) della protagonista è piena di autoassoluzioni alle tante evidenti e autodichiarate colpe di cui come donna, entità pensante, moglie, amante, madre si “macchia”….quasi un autoassolversi dai suoi peccati, come non fosse mai colpa sua essersi accorta troppo tardi che ciò che sentiva per, ciò che viveva con, ciò che le accadeva intorno o ciò che accadeva a chi le era caro….agisce con decisione ogni volta fino ad accorgersi di aver non capito qualcosa, non sentito qualcosa, non osservato meglio, non essersi sforzata oltre….
E’ la I volta che mi accorgo di questa strana caratteristica della mia NON eroina o la I volta che la Allende tratteggia un personaggio in tal guisa? Mi è venuta voglia di rileggere l’opera omnia o almeno quei 3 o 4 romanzi a cui sono legata più intimamente.
Il mio voto? 9 su 10, per me ogni suo romanzo è sempre o quasi 9 su 10….9 alla cifra stilistica usata, 9 alla storia, 9 ai caratteri e 9 anche alla NON eroina….. chissà, forse è così che va letta: bisogna vivere, sbagliare e autoassolversi implicitamente (va letta bene l’opera per capire ciò che intendo, non è così palese ciò che dico!) perché a volte la vita va presa come qualcosa che ci travolge di cui non abbiamo colpa? Averlo saputo decenni fa mi sarei risparmiata sensi di colpa, rimorsi e rimpianti.
Giurin giurello cercherò d’ora in poi di non leggere più un romanzo identificandomi con la protagonista: troppo pericoloso non riuscire ad assolverla!
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