Negli anni settanta, oltre ad ascoltare dischi di musica rock (spesso di artisti internazionali), era d’obbligo farsi ammaliare dai lavori dei cantautori italiani, cantanti che cantavano appunto le loro canzoni. Figure quasi sempre impegnate, alle prese con musiche piuttosto semplici accompagnate da testi profondi, graffianti, politici e sociali. Alcuni facevano il verso a Bob Dylan e a quel tipo di personaggi, altri viravano verso lidi più rock.
Qualche nome:FRANCESCO GUCCINI, FRANCESCO DE GREGORI, IVAN GRAZIANI, PIERO MARRAS, ANTONELLO VENDITTI, EUGENIO FINARDI, (persino il primo) VASCO ROSSI e appunto EDOARDO BENNATO.
Verso la fine del decennio in questione, BENNATO ebbe qualche anno di popolarità altissima (riempiva lo stadio di San Siro, all’epoca ancora senza il terzo anello) sostanzialmente grazie a due album davvero molto belli: BURATTINO SENZA FILI (1977) e SONO SOLO CANZONETTE (1980).
Due concept album basati rispettivamente su Pinocchio e Peter Pan; Bennato prende spunto da queste due favole per analizzare il tempo in cui vive, disegnando feroci e graffianti critiche.
Due album bellissimi, pieni di ottime canzoni, alcune a tinte rock.
L’ormai superclassico IL GATTO E LA VOLPE, il blues di TU GRILLO PARLANTE, il rock di IN PRIGIONE IN PRIGIONE, l’intima bellezza di E’ STATA TUA LA COLPA e LA FATA.
L’altro superclassico SONO SOLO CANZONETTE, il rock di IL ROCK DI CAPITAN UNCINO, l’irresistibile musical swing di DOPO IL LICEO CHE POTEVO FAR, la dolcezza incantata di L’ISOLA CHE NON C’E’ e NEL COVO DEI PIRATI.
Oggi album così belli ce li sogniamo.
(recensione di Nonantolaslim – giugno 2008 per C*L*MB*)



Li ho amati, questi due album (malgrado la mia disaffezione per la musica italiana…) e me li sono portata dentro nel corso del tempo: non soltanto perchè li ho “incontrati” in un periodo di vita intenso e bellissimo e perchè, da pirata, amo Capitan Uncino anche se sono Peter Pan e sto ancora cercando l’isola che non c’è… ma per quei brani intensi, che riescono a raccontare le emozioni e anche la rabbia di un periodo non con la retorica, ma con le parole della poesia. Ogni tanto, nel panorama italiano, c’è qualcosa che è bello ricordare…
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“Il Rock di Capitan Uncino” è uno dei miei pezzi preferiti di sempre… “L’Isola Che Non C’è”, poi… pura poesia…
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