Ormai sapete tutti chi e cosa sia l’uomo che chiamo Polbi per me …amico, fratello, gemello, carne della mia carne … di solito tra i grandi amici che ho sono io (o meglio Ittod lo è) sempre quello più, diciamo così, rivoluzionario, come atteggiamento, come modo di pensare, come pulsione politica, ma quando mi confronto con lui (in partica ogni giorno) capisco che il mio essere un liberal radicale (in senso americano) non è nulla in confronto dell’approccio del mio amico. Anche riguardo la nostra smisurata passione per la musica Rock è lui quello più progressista, anticonformista, aperto, benché mi scocci un po’ ammetterlo. Sono giorni, settimane, mesi, che siamo inquieti, irrequieti, tormentati … il mondo di oggi, la narrazione a senso unico che viene usata, l’Europa occidentale ormai colonia statunitense, quel cazzo di guerra intollerabile, la Nato che vuole fagocitare il mondo, e poi gli anni che passano, il Rock che ormai è solo un ricordo o perlomeno una nicchia per uomini allo sbando come noi (alla faccia di chi continua a propinare sui social l’esatto opposto) … insomma sono tempi turbolenti per gli uomini di blues. Con tutto questo background in corpo mi sorprendo quando ieri l’altro mi scrive:
“Hey hey what can I say….giornate di sconforto profondo, ma sono giunto alla conclusione che gli UFO periodo Lights Out sono la più grande band della storia del rock. Grazie alla chiavetta che mi hai mandato anni fa e che resta la mia principale fonte di musica quotidiana. Che succede nella tua anima amico mio?”
Polbi che ascolta gli UFO post space rock? Incredibile. E adesso mi manda questo fiotto di lava intellettuale che trovo perfetto per questo blog governato dai tre uomini che sono (Stefano, Tim e Ittod, appunto). Ho intitolato questo post col nome del file arrivatomi. Un file .pages chiamato appunto VUOTO 5 che ho faticato ad aprire (io ho un codice etico tutto mio e non voglio avere a che fare con la Apple). Mi pare un titolo indicato. Se io e Barone dovessimo fare una band insieme VUOTO 5 non sarebbe male come nome. Buona lettura allora.
Ladies and Chesterfileds, please welcome from U Scigghiu, Atlanic recording artist, Paolo Barone!!!

FOTO DI REPERTORIO: Tim & Polbi – Fidenza Ottobre 2018 – Foto Saura T.
VUOTO 5 (riflessioni sul Rock) – di Paolo Barone
Noi non siamo cervi. Siamo esseri umani, e l’essere umano è complicato cazzo.
(Livia Cocchi, Detroit 8/6/2019)
Ci bolle sempre l’anima a noi, c’è poco da fare, questa cosa per scomoda che sia la dobbiamo accettare in qualche modo. E allora traffichiamo, ci sbattiamo, ognuno con il suo stratagemma, anzi, con tutti i possibili espedienti che trova strada facendo, cerca di fottere la consapevolezza di essere al mondo. Ci si butta a pregare a pecoroni, in ginocchio, si leggono i libri, si guarda Pornhub, la squadra di calcio, la passeggiata in montagna, lo xanax, lo yoga, i fiori, i cani i gatti e i figli, insomma ognuno cerca di far finta di niente come può.
Noi, anche se sempre più a fatica, ci illudiamo con la musica Rock e tutto quello che è parte di questo mondo quasi in via di estinzione.
Oh, ormai lo abbiamo capito, a voi padrepio e a noi Loureed, pari e patta, e se uno ce li ha tutti e due buon per lui, e amen.
C’è stato un tempo però, nemmeno troppo lontano, che dentro queste isole di culture specifiche si litigava da matti. Oggi sembra strano a ripensarci, ma se eri uno a cui piacevano i Dead Boys rischiavi la fucilazione sul posto se scoprivano che ti piacevano anche gli altri Dead…insomma ve lo ricordate benissimo, sembra ieri.
(Poi in America c’era un mistero che si chiama Tom Petty, che piaceva veramente a tutti, sono anni che mi chiedo il perché ma non l’ho mai capito). Questo fenomeno di stampo un po’ calcistico, iniziò a cambiare inconsapevolmente. Nei primi anni duemila, il giro della musica Rock più alternativa, iniziò ad indossare le magliette di band spudoratamente mainstream con un aria un po’ da saputelli e un po’ da presa in giro competitiva…del tipo, io piuttosto che supportare le band che suonano musica tipo la mia, mi metto la maglietta dei Journey che almeno loro un pezzo che spacca lo avranno pure scritto, e soprattutto non potranno mai essere in competizione con il mio orticello di fans underground! Beccatevi questa! E domani Kiss e Queen, poi vediamo se hai il coraggio di venire a un concerto con la maglietta dei Flaming Lips! Poi la cosa è un po’ sfuggita di mano, e le band hanno capito che le t-shirt ai concerti non se le comprava più nessuno. Ma ormai era tardi, e un altra essenziale fonte di guadagno per le piccole band è andata a farsi fottere. Nel frattempo però, con il concorso di altri fattori concomitanti, le tribù del rock si erano sciolte, e qualche talebano fuori tempo massimo a parte, si era sancito che ti potevano piacere i Ramones e gli Scorpion senza doverti letteralmente vergognare degli uni o degli altri! Ai concerti ci si ritrovava un po’ tutti, e non ci stavamo rendendo conto che un intera cultura popolare aveva i giorni contati, e forse questo superare i generi era già uno dei tanti segnali della fine. L’epoca glaciale dei grandi eventi da duecento euro, e delle band che per suonare in un club dovevano accettare qualsiasi compromesso stava già arrivando nel cavallo di troia dello smartphone che abbiamo in mano. Tantissimi club avrebbero chiuso per sempre, e la dimensione di concerto da qualche migliaio di posti sarebbe entrata in crisi profonda.
Un genocidio culturale che ci ha colto disarmati, dal quale forse il mondo del Rock non si riprenderà più, perlomeno e sicuramente non come lo abbiamo conosciuto fin grosso modo all’inizio dell’era degli smartphone.
Insomma, tutto sto sproloquio per dire che io per campare un po’ meglio ho bisogno della musica Rock, e ho bisogno di vederla e sentirla suonare dal vivo. E questo da quando ero un ragazzino, quindi in mezzo secolo e passa di vita mi sono sorbito di tutto pur di avere quel brivido, quella cazzo di vertigine. Tipo che una volta mi sono quasi fatto arrestare per vedere Ella Fitzgerald (della quale non me ne frega praticamente niente) e via dicendo, che un giorno scriverò un pezzo chiamato Derive e Concerti, o una cosa del genere.
Qualche mese fa, tornando a casa dopo cena, ho sentito un pezzo dei Deep Purple suonato dal vivo, era una cover band davanti a un bar della piazza principale e mi sono avvicinato. In genere le cover band non le reggo. Tolgono spazio già risicato a chi si sbatte per proporre pezzi suoi, e nella maggioranza dei casi non reggono i pezzi originali, non li sanno suonare e men che meno interpretare. Ma ci sono delle eccezioni, come in tutte le cose, ci sono le eccezioni…e davanti a me avevo una band che sembravano i Deep Purple, i Rainbow, i Black Sabbath, in una serata di grazia al Madison Square Garden nel 1973. Giuro. Per loro non esisteva il bar e qualche decina di spettatori, per quanto entusiasti devo dire, no, erano in un arena degli anni settanta e suonavano esattamente con quella convinzione, con quel carattere, credendoci al cento per cento. Kind of Burning il nome della band, che se vi capitano andateveli a vedere. Erano anni che cercavo di farmi piacere le band super underground che passavano da queste parti, ma che alla fine ti rendi conto che ci vai per sostenere una realtà a cui sei molto attaccato esistenzialmente, ma torni a casa come uno che va al ristorante e gli danno i piselli congelati passati al microonde.
E per una sera vaffanculo a tutto, cori karaoke, NWOBHM, frittata di cipolle e rutto libero, che Loveless dei My Bloody Valentine è una cacata pazzesca!
In chiusura arrivano Rock Bottom e Doctor Doctor degli UFO. Tirate, intense, rock and roll, emozionanti. Tanto che nei giorni a seguire le vado a cercare, ma non nel disco live. Che degli UFO mi piace la fase Space Rock e poi il live, che il resto mi è sembrato sempre un po’ al limite. Un piede sempre al confine con il kitsch, con il AOR un po’ cafone. E invece. Rivelazione, ho visto la luce ancora una volta. I dischi in studio del periodo Lights Out sono proprio coinvolgenti.
Sì, è quello stile lì, scontato, sopra le righe, fatto anche per vendere, ma fatto bene cazzo. Con convinzione e con quel qualcosa in più. È roba Cheesy come dicono in maniera un po’ intraducibile letteralmente gli americani, ma alla fine, a conti fatti, il rock and roll di cui tutti si fregiano averne capito la vera essenza, non è fondato sul Cheesy?!?
Non siamo cervi, abbiamo bisogno anche di queste cose per andare avanti, che la ballata con i chitarroni smuove qualcosa dentro anche ai fans dei Suicide. Quindi ora e sempre grazie agli UFO, ai Kind of Burning e ai momenti in cui ci rendiamo conto di averne bisogno.
©Paolo Barone 2023
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