Gianni l’ho conosciuto sul finire degli anni ottanta, entrambi avevamo appena iniziato a collaborare con METAL SHOCK, rivista che vantava nomi illustri (GIANCARLO TROMBETTI caporedattore e BEPPE RIVA collaboratore guest star). e quindi FLASH. Andammo ad un paio di riunioni di redazione, una della quali a casa di KLAUS BYRON in Toscana. Quel paio di viaggi li passammo a parlare naturalmente di musica e di vita; scoprii che avevamo affinità elettive importantissime (musica, appunto, visione delle cose, calcio). Cominciammo a tenerci in contatto costante. soprattutto telefonico, sebbene non abitando troppo distante avremmo potuto frequentarci maggiormente. Un volta venne a Ninetyland a trovarmi, una volta ci trovammo ad un concerto dei Y&T, e via dicendo.
Gianni è uno dei giornalisti musicali più prolifici che ci siano in Italia, è instancabile e inarrestabile … stimo molto questa sua assoluta vitalità. I nostri punti di vista sul Rock ogni tanto hanno seguito percorsi diversi, ancora oggi a volte ci battibecchiamo affettuosamente, ma fa parte del nostro essere e delle nostre palpitanti anime Rock.
Ho sempre seguito le sue cose, lui le mie. Ha sempre avuto, bontà sua, un posto nel suo cuore per le canzoni della CATTIVA COMPAGNIA, sin dall’inizio. Gli mandavo i nostri demotape e lui commentava (quasi sempre molto favorevolmente). Per un mezzo musicista e songwriter che non si è mai realizzato quale sono, queste sono cose che non si scordano. Ho cercato dunque di non scadere nel romanticume, nel caso lo avessi fatto I beg you pardon.
Per evitare di scordarmi capitoli importanti della sua lunga e ricca carriera, ho preso pari pari la descrizione dalla sua pagina facebook che trovate qui sotto. Uomini e donne di blues, please welcome, from Verona, Mr Gianni Della Cioppa:

Gianni della Cioppa e Glenn Hughes
Dopo una lunga esperienza come musicista (79-89), entro nel mondo del giornalismo musicale nel 1989, come collaboratore delle riviste Metal Shock, Flash e Tuttifrutti. Nel 1991 per la milanese Kaos Edizioni esce il mio primo libro “HARD ROCK/HEAVY METAL 133 TOP ALBUM”, favorevolmente accolto dalla critica e dai lettori, libro che in pochi mesi esaurisce la prima tiratura di 2500 copie. Sempre nel 1991, ho contribuito all’enciclopedia a fascicoli, destinata alle edicole, della De Agostini “IL GRANDE ROCK”. Nel 1994 presento e conduco, presso l’Accademia di Musica Moderna “IL ROCK È ARTE”, otto incontri attraverso i quali viene visitata la storia del rock, dagli albori del blues alle ultime tendenze. È un’idea innovativa che negli anni a venire, verrà copiata un po’ ovunque in Italia. Dal 1996 sono uno dei fondatori della rivista musicale Psycho!, con cui collaboro fino alla chiusura, con il n. 83 nell’aprile 2005.
Sempre nel 1996 fondo la rivista Andromeda che dirigo per dodici numeri, raccogliendo notevoli consensi per la lo spirito retrospettivo e critico che la anima. Dal 1998 collaboro con il prestigioso settimanale (da gennaio 2005 è un mensile) di musica, cinema e libri Il Mucchio Selvaggio. Dal 1999 dirigo l’etichetta discografica Andromeda Relix, il cui scopo è quello di ristampare dischi dimenticati e dare visibilità ai gruppi nuovi che mantengono intatto lo spirito tradizionale del rock. Nel 2000 contribuisco con numerose schede, al terzo volume dell’ “Enciclopedia della Musica Rock” della Giunti e nel 2002 al volume unico “LA STORIA DEL ROCK”, pubblicato dalla stessa casa editrice. Dal marzo 2003 sono uno dei redattori della rivista Classix!, un bimestrale di critica e storia del rock. Nello stesso anno collaboro con varie schede alla stesura del libro “100 DISCHI IDEALI HR E HM” della Editori Riuniti. Nel 2004 sono nello staff che ha scritto il volume di oltre 1300 pagine “24.000 DISCHI”, enciclopedia del Rock curata dalla Baldini & Castoldi, pubblicato alla fine dell’anno.
Nel 2005 per l’Andromeda Relix Edizioni, pubblico il libro “ITALIAN METAL LEGION” (la seconda edizione aggiornata e revisionata è uscita nel luglio 2009 per la QuiEdit). Nell’aprile 2005 parte il suo progetto “LA STORIA DEL ROCK”, quattro incontri, dove con l’aiuto di filmati, ascolti e testimonianze, racconto i momenti significativi di 50 anni di musica rock. I primi a recepire questa idea sono i responsabili della Biblioteca Comunale di San Martino Buon Albergo (VR) e l’Università Della Comunicazione di Brescia. Progetto poi esportato a Mantova, Modena e in varie città del nord Italia. Nel 2006 mi dedico anche all’aggiornamento dell’enciclopedia rock “24.000 DISCHI”. Nel 2010 aggiorna il volume “HM, I MODERNI” ed elabora il nuovo “HM- I CONTEMPORANEI”, entrambi in uscita per Giunti Editore. L’autunno 2011 mi vede protagonista di due importanti pubblicazioni, sempre per Giunti esce “HM – IL GRANDE LIBRO DELL’HEAVY METAL”, un volume che in 240 pagine racconta con schede, recensioni e discografie ed una ricca parte fotografica, la storia di questa musica. Per Crac Edizioni invece firma “STEVE SYLVESTER,
IL NEGROMANTE DEL ROCK”, la storia dei primi anni dei Death SS e del loro carismatico leader. Un’autentica discesa all’inferno. Nel dicembre del 2012 esce “VA PENSIERO, 30 ANNI DI ROCK E METAL IN ITALIANO”, con la prefazione di Omar Pedrini. Nel luglio del 2013 debutta, con l’adattamento di Giorgio Penazzi, Roberto Brangian e Roberto Alloro, lo spettacolo teatrale “Se avessi 1000 euro al mese”, liberamente tratto dal mio libro “Il Punto G.D.”.
Sono inoltre ospite e consulente per programmi radiofonici e televisivi in tutta Italia. Da alcuni anni porto avanti una serie di incontri, in scuole, università, circoli culturali e biblioteche, di tutto il Nord Italia, per informare e documentare i percorsi della storia del rock e del business musicale per trasmettere ai giovani e meno giovani, la mia esperienza quasi trentennale…
ALL FOR THE LOVE OF R’N’R!!

Gianni Della Cioppa
Gianni, veniamo subito al punto, in Italia si può vivere di Rock?
Può farcela qualche vecchio santone (musicista, produttore, giornalista), per i più giovani è impossibile. Puoi stare a galla per un certo periodo, poi dovrai sempre fare i conti con la vita. Magari qualche musicista si adatta con uno studio di registrazione o come turnista nel pop e dintorni, ma sono quasi sempre ingaggi a tempo. Temo che la musica rock in Italia sarà sempre una questione di passione e dopolavoro, o si “sfonda” all’estero come Lacuna Coil e Rhapsody, che comunque immagino che non si sono garantiti la pensione.
Come commenteresti dunque lo stato del Rock in Italia?
Credo che la qualità, indipendentemente dai gusti, non manchi. Poi come tutto, ci sono cose buone, originali, meno buone, fatte senza cuore e così via. Ma credo che principalmente manchi un pubblico curioso e quindi per risponderti il rock in Italia è messo molto male, perché quando manca il pubblico, manca la base. Lo si capisce ai concerti dove le facce sono sempre le stesse da venti anni, manca il ricambio generazionale. I più giovani seguono qualche nome nuovo per moda più che per reale passione.
Musica: 5 artisti o gruppi che ti piacciono da morire.
Led Zeppelin, King’s X, Journey, i primi Iron Maiden e direi Yes. É una valutazione che tiene conto anche della continuità della carriera, quindi non parliamo di magnifici perdenti da uno o due dischi. Ma escludere Uriah Heep, Bad Company, Beatles e tanti altri è una follia.

Musica: 5 album senza i quali non potresti vivere?
Guarda Tim, questo è un bel giochino, ma è fuori dalla mia visione. Lo sappiamo benissimo che alcuni artisti sono stati fondamentali nella crescita di tutti noi, ma è troppo semplicistico citare Led Zeppelin, Jimi Hendrix e Genesis (ma ci si dimentica sempre di Motorhead, The Clash, Ramones, Joy Division, gruppi epocali), io invece vorrei spendere due parole per chi è arrivato dopo il 1986, che per me è una sorta di confine tra ieri ed oggi, penso a Bathory, Queensryche, King’s X, The Gathering, Dream Theater, Living Colour, Jane’s Addiction, Faith No More, Nirvana, Kyuss, Type O Negative, Devin Townsend, My Bloody Valentine, Radiohead, Muse, Neurosis, Sigur Ros, Mono, band che hanno veramente spostato il confine del rock più in avanti, offrendo nuovi punti di vista, nuove prospettive, che poi in molti hanno (ri)elaborato, dando vita a nuovi movimenti, energie fresche, che circolano ancora oggi. Ti sembrerà strano, ma esiste ancora un rock d’avanguardia, che io non posso dire di conoscere, ma c’è, solo che è confinato nell’underground dell’underground.
Film: i tuoi 5 preferiti
Premetto che risponderti è una follia, perché io amo quasi più il cinema della musica e mi faccio fregare anche da semplici commedie e pellicole super tecnologiche. Comunque direi quasi tutto di Alfred Hitchcock, Federico Fellini, David Cronenberg, Stanley Kubrick, David Lynch, “Profondo Rosso” ed altro di Dario Argento, adoro Charlie Chaplin e il suo “Il monello” è qualcosa di inestimabile, “Incontri ravvicinati del terzo tipo” di Steven Spielberg mi ha cambiato la vita e direi che la trasposizione de “Il Signore degli anelli” di Peter Jackson, ha lasciato il segno. Mi piace il cinema di ogni genere, dall’horror alla commedia, ai fantasy, ma film come “Magnolia”, “Collateral”, “La leggenda del pianista sull’oceano”, “Amore Perros”, li apprezzo quasi di più, perché hanno sconvolto non il ragazzino ingenuo, ma l’adulto esperto e smaliziato. La serie TV “Lost”, vista con imperdonabile ritardo per una sorta di snobismo, mi ha regalato emozioni ad un passo dallo svenimento. Si decisamente amo più il cinema della musica.
Fumetti: i tuoi 5 preferiti
Ho amato alla follia Zagor, L’Uomo ragno, Dylan Dog, poi la storia breve Gilgamesh (qui siamo a livelli di letteratura alta), ma oggi come oggi direi solo Dago.

Gianni con Rudy SarzoPer Gianni Della Cioppa chi sono i Led Zeppelin?
I più grandi in assoluto. La band perfetta, con un’alchimia irripetibile, grandi musicisti, ma che solo insieme hanno raggiunto la divinità. Hanno suonato tutto ciò che era stato detto e molto di ciò che sarebbe venuto dopo nel rock e non solo. Li ho difesi anche quando, negli anni ’80, erano considerati paccottiglia per nostalgici. E tu lo sai più di me direi.
Un libro che hai divorato.
Tanti, ma in particolare ricordo “It” di Stephen King, ed è un bel malloppo.
Gli scrittori che segui con più passione?
Charles Bukowsky, Stephen King, Nick Hornby, mentre di molti narratori classici, ho letto qualche capolavoro riconosciuto, ma quasi mai l’intera produzione.

Conosco bene le tue pulsioni per il calcio, in questi tempi in cui l’ambiente calcio ci lascia spesso schifati, vorresti spendere una pensiero sulla bellezza, sulla leggiadria, sul senso di appartenenza che questo sport riesce a regalarci?
Voglio partire da una considerazione: io faccio il tifo, ma non il tifo contro, quindi ho una visione completamente avulsa dal concetto classico di tifoso. Io credo che il tifoso debba amare a prescindere, gioire e soffrire con i propri beniamini, identificarsi nella maglia e raramente in qualche calciatore, perché tanto quelli se ne andranno sempre, per noia o denaro. Ai calciatori chiedo solo l’impegno, la passione e l’amore per la maglia. Sembrano cose scontate, ma per gli atleti di oggi non è affatto così. Non mi interessa che domani sarai in un’altra squadra, mi interessa che finché sei con noi dai tutto e di più. Comunque il calcio è un argomento inavvicinabile in Italia, perché tira fuori il peggio delle persone, basta vedere i forum di alcune testate sportive o i commenti sui social network. Credo di essere uno dei pochi veri appassionati di calcio, capace di criticare anche la mia squadra e di avere una visione lucida e serena, ma mi trovo spesso da solo. Peccato perché il calcio è un gioco fantastico, sono spesso i tifosi a renderlo una merda.
La tua squadra preferita è anche la mia, il tuo giocatore preferito è anche il mio, mi descrivi le sensazioni che ti fanno palpitare il cuore quando vedi la tua squadra giocare? Le magie del nostro giocatore preferito per me valgono gli assoli migliori di Jimmy Page, è lo stesso anche per te (relativamente alle performance del tuo musicista preferito) o pensi che la musica sia sempre e comunque più in alto del calcio?
Come ti dicevo Tim, oggi sono un tifoso più distaccato, ciò non toglie che il cuore batte sempre quando la tua squadra entra in campo. Però sono realista e so che dopo stagioni di gloria, oggi dobbiamo accontentarci delle briciole. Questo mi toglie poesia, ma mi evita l’ulcera. Naturalmente vincere un derby o battere la Juve è sempre una soddisfazione, ma per qualche anno temo che non possiamo ambire a traguardi importanti. Detto questo quando vedo un filmato di Recoba io mi emozione sempre, perché Il Chino è la poesia, siamo noi bambini che giochiamo dieci ore senza sosta, solo per il divertimento. Recoba è stato il più grande talento della storia dell’Inter, gli ho visto fare cose che altri mille giocatori non possono nemmeno immaginare, peccato che non gli interessava allenarsi. Ma forse è stato meglio, così è diventato poesia, altrimenti sarebbe stato semplicemente un campione.
Quando guardi l’infinito, di solito a cosa pensi?
Rispetto ad anni fa, mi fermo molto più spesso a riflettere, e non sempre lo specchio dei pensieri è tenero con me. Poi penso a mia figlia Irene, e mi dico che in fondo qualcosa di buono l’ho fatto anch’io. Se penso a lei, sento che posso morire felice.

Gianni con Ivano Fossati
Gianni, Dio esiste?
Vado a fasi alterne, adesso penso che qualcosa o qualcuno c’è.
Gianni, qual è il senso della vita?
Stare in pace con sè stessi, aver sconfitto i propri demoni, ed io non ci sono ancora riuscito.
Il tuo pezzo rock preferito?
Se mi dici rock, “Kashmir” dei Led Zeppelin, ha il riff più bello ed imitato della storia. Poi, anche se forse non è proprio rock, direi “Music” di John Miles, riesci a farmi piangere ogni volta che l’ascolto. Ha parole semplici, ma le sento molto vicine a me.

Il tuo pezzo easy listening preferito (scusa ma non riesco a scrivere Pop, sono cresciuto musicalmente negli anni 70 e la musica Pop era altra cosa rispetto a ciò che si intende oggi).
“Easy” dei Commodores, “Just The Way You Are” di Billy Joel, “Under Pressure” dei Queen con Freddie Mercury, e tutto quello che vuoi di Stevie Wonder, ma come puoi immaginare la lista sarebbe molto più lunga.
Ci snoccioli qualche nome di artisti o gruppi italiani che ami particolarmente (anche al di fuori dall’ambito Prog/Hard’nHeavy)?
Death SS, Paul Chain, Vanadium, Strana Officina, Dark Quarterer, Timoria, Scisma, Deus Ex Machina e i mostri sacri del prog sono una spanna sopra tutti. In ambito pop rock e dintorni i soliti Eugenio Finardi, Edoardo Bennato, Rino Gaetano, Lucio Battisti, Mia Martini, Mina. Poi tanti nomi meno noti e dalla vita breve, che chi mi legge conosce benissimo. Da qualche anno noto un fiorire di ottima musica metal italiana, gruppi veramente notevoli, mi dispiace che il pubblico nostrano non se ne renda conto. Come sia restio a capire gli sforzi di etichette indipendenti, dico Black Widow che è tra le più vecchie, per citarle tutte, che lavorano per offrire opportunità a band fuori dagli schemi. Noi italiani siamo bravissimi a farci male, a dare voce all’invidia di bassa lega. Io dico che senza queste realtà, avremmo perso tanta buona musica. Come ben sai anch’io ho una piccola etichetta, l’Andromeda Relix, condivisa con il fratello di rock Massimo Bettinazzi, ma posso giurarti che non abbiamo mai guadagnato un centesimo, anzi.
Che giornali musicali leggi?
Quelli italiani più o meno li leggo e sfoglio tutti, anche per vedere cosa succede e cosa fa la concorrenza. Ma direi più che giornali leggo libri, biografie, saggi.

Gianni con Donato Zoppo
Che quotidiani leggi?
Le pagine di cultura e spettacoli di molti, niente politica, niente economia, niente cronaca. Ammetto che mi sono arreso all’evidenza che non mi interessa niente. Sono deluso dalla politica, ma soprattutto dalle persone della politica.
Tu hai vissuto gli anni sessanta e settanta seppur da bambino e adolescente, avresti mai pensato che la società sarebbe arrivata a questi bassi livelli e che l’Italia sarebbe precipitata in questa fogna dove etica, senso civico, fratellanza sono concetti ormai spariti?
Assolutamente no. Posso solo dirti, per fare un esempio, che nemmeno nel peggior degli incubi avrei mai immaginato che merda come “Il grande fratello” e reality show simili potessero calamitare la gente davanti alla TV e diventare oggetto di interesse per milioni di persone. Comunque Tim il problema non è italiano, capisci che se siamo ancora qui ad uccidere per un dio, per una religione, per un fanatismo che si respira ovunque, è l’umanità che ha fallito. Ogni paese poi ha le sue dinamiche negative più o meno esasperate. Ma è il mondo che va allo sfascio, dominato da un rancore che va ben oltre le possibilità del singolo individuo di fare qualcosa di buono. C’è un degrado morale, culturale, emotivo che si respira nell’aria, lo vedi ovunque, per strada, sui social network, nelle scuole, nello sport, nel lavoro, nella politica, nell’economia, che è inarrestabile. Il futuro è adesso ed è la fine e noi non possiamo farci niente, perché chi ci guida parla di spread, di borsa e di pil. In tutto questo chi ride sono le corporation che ci stanno prosciugando ogni risorsa e la malavita piccola e grande, che si muove indisturbata.
Qual è la prima cosa a cui “guardi” quando senti un pezzo musicale?
Ho bisogno di provare l’emozione, il senso di appartenenza del musicista con quello che propone, altrimenti non sento il brivido, che può essere piccolissimo, ma deve esserci. Potenzialmente potrebbe piacermi tutta la musica, ma 2/3 della roba che è in circolazione la detesto perché capisco che è frutto di opportunismo, fatta in serie, finta, conseguenza di ricerche sulle frequenze del cervello, costruita per piacere, con studi scientifici imponenti, per fotterti il cervello. Io amo solo chi crede in quello che fa. Per farti un esempio Bruce Springsteen può non piacere (ed io non sono certo un suo fan), ma non potrai mai dire che ti sta mentendo quando canta una canzone.

Vista la tua esperienza, ci dai un commento sullo stato del Rock nel mondo e sulla musica in generale?
Il rock sta vivendo la sua dorata pensione, con mostri sacri che giocano sul repertorio e giovani puledri che cercano qualche stagione se non di gloria, almeno di soddisfazione, sapendo che non potranno inventare nulla, ma almeno riusciranno a regalarci qualche bella canzone e qualche brivido. Questo non è un male, ne prendiamo atto e si vive tutti più felici. Quello che mi preoccupa di più è lo stato di salute della musica, abbandonata da tutti: musicisti, produttori, discografici e soprattutto dal pubblico. Infatti, vecchie glorie a parte, stanno a galla per brevi periodi prodotti effimeri costruiti a tavolino, artisti pupazzi che mostrano culi e tette e bicipiti, per poi essere sostituiti dopo pochi anni da altri fantocci e puttanelle. E questo degrado inizia già da bambini con programmi merdosi come “Ti canto una canzone”, presente in tutto il mondo, dove fottono il cervello ai bambini e poi agli adolescenti, costruendogli un percorso definito che rovinerà per sempre le loro vite di ascoltatori, ma anche di fruitori di cultura. Se pensi che il passo successivo è robaccia tipo “X Factor” o “The Voice”, dove si parla solo di interpretazione, ma mai di produzione, di arrangiamento, come se la musica fosse solo una bella voce,capisci che siamo alla fine della corsa. Sono programmi colmi di musica di consumo, senza cuore, che è sempre esistita, ma almeno una volta potevi scegliere da che parte stare perché le classifiche parlavano due lingue: musica vera e pattume costruito a tavolino, oggi la vetrina offre solo la merda. La vera musica, magari non innovativa, ma sincera, la trovi solo nell’underground, lontano dai riflettori, il posto dove mi sento a casa mia da anni.
Quale è la cosa che ti manca di più dell’epopea classica della musica rock (seconda metà sessanta/seconda metà settanta)?
Da tempo manca la voglia di stupirsi ascoltando musica, oggi la gente cerca musica per comodità, come sottofondo per le passeggiate, mentre guida, mentre gioca con lo smartphone, perché vuole solo certezze e questo accade anche nei giovani che dovrebbero essere i ribelli, gli innovatori. Tutti noi ci ricordiamo dei litigi con i nostri genitori, perché ci dicevano che ascoltavamo rumore. Oggi nonni, figlie e nipoti li trovi allo stesso concerto. Bello, ma anche triste a pensarci bene. Per quanto riguarda la curiosità, mi ricordo un episodio: ero un bambino e mio zio ascoltando il secondo album degli Area “Caution Radition Area”, disse “Bello, è completamente diverso dal primo”. Sono cose che ti aprono la mente se per te quello zio è un dio.
Quando si tratta di concerti rock vissuti in prima persona, quali sono i ricordi a cui sei più legato?
A 11 anni ho visto gli Area e non ho capito niente, ma è stata un’esperienza che mi ha cambiato la vita, ricordo che Demetrio Stratos mi sembrava un gigante su quel palco scassato di periferia. Poi la PFM e i New Trolls nel 1975, una cosa pazzesca, un’emozione che pensavo di farmi la pipì addosso. Poi gli Uriah Heep a Brescia, Kiss e Iron Maiden a Milano nel 1980, temevo di svenire. Tra i più emozionanti negli anni ’80, da ascoltatore abbastanza smaliziato direi Pink Floyd, Metallica, Queensryche, David Lee Roth e Bon Jovi e naturalmente Page/Plant a Milano. Guardando Living Colour, Faith No More e Nirvana ho capito che nel rock qualcosa stava cambiando. Recentemente mi ha emozionato Melissa Auf der Maur, ho veramente avuto la sensazione che stia facendo qualcosa di innovativo. Ma non è facile fare nomi, se pensi che ho visto circa 1500 concerti.

STEEL THUNDER nel 1981 (poi EXILE), Gianni (il cantante) è il primo a sinistra.
Con che impianto GDC ascolta musica? Puoi entrare nel dettaglio?
Il lettore CD e le casse sono Bose, poi ho un piatto Technics LS.
Un amante della musica della nostra generazione non può che essere affezionato al vinile, riesci a provare qualcosa di simile anche per i CD?
Assolutamente no. Potrei dirti che è bello rigirare tra le mani qualche edizione deluxe con una bella confezione, ma non sarebbe la verità. Compro molto meno dischi rispetto ad una volta, ma quasi solo in vinile.
Tu e i tuoi seguaci, i dellacioppiani, avete una sorta di furia iconoclasta verso i box set e le deluxe edition (soprattutto di gruppi del passato) che da alcuni anni stanno riempiendo il mercato. Pur comprendendo il pensiero di base, non credi che forse non é colpa di queste edizioni se non si comprano i nuovi album che escono di questi tempi? Che sia l’offerta a non all’altezza?
Ah ah bella i “dellacioppiani”, questa l’hai inventata tu. Comunque io non ho niente contro queste mille versioni deluxe, semplicemente non voglio dedicare la mia vita solo a venti gruppi, quindi quando ho la discografia ufficiale e qualche chicca, mi piace dedicare tempo e denaro ad altri gruppi, per provare nuove emozioni. Credo che nella vita abbiamo già tante imposizioni (lavoro, amore, politica, tifo calcistico…), che almeno nella musica voglio essere libero di spaziare, questo accade anche nel cinema.

Pensi che se gente come me non avesse comprato le recenti superdeluxe edition dei primi tre dei Led Zeppelin, avrebbe speso quei 300 euro in album di nuovi gruppi?
A mio avviso il punto non è sapere se quei 300 euro sarebbero finiti nelle tasche di band nuove, quindi il problema non è determinare la qualità del rock attuale, per questo potremmo stare qui anni e non troveremmo una risposta, il punto è che c’è una parte di pubblico fermo ai suoi dieci gruppi preferiti ed invece anche solo relativamente all’epoca dei suoi idoli (anni ’60, ’70 e ’80), esistono tantissimi ottimi nomi di qualità, che ebbero meno fortuna per una o mille ragioni. Voglio dire se ti piace l’hard rock anni ’70 non puoi fermarti a Led Zeppelin, Deep Purple e poco altro. Nessuno discute che siano stati i migliori, ma nello stesso periodo sono usciti centinaia di dischi bellissimi, che però quasi tutti si ostinano a trascurare, in nome della difesa a prescindere dell’idolo di turno. Questa ostinazione mi spaventa. Anche perché questa gente spesso si traveste da critico e pensa di conoscere il rock solo perché possiede la discografia di venti band di successo. Le cose non stano così. Poi è evidente che ognuno è libero di fare come meglio crede, ma pretendo che se conosci venti gruppi devi parlare di quelli e non pontificare di band minori perché hai ascoltato qualche canzoncina su youtube. Che poi Tim non si tratta di conoscere dischi da mille copie, ma almeno band minori tuttavia fondamentali come Quatermass, Dust, Warhorse, Budgie, Fuzzy Duck, quindi stiamo parlando comunque di pezzi di storia del rock, tanto per dire nomi degli anni ’70. Allo stesso tempi mi spaventa il fanatismo del collezionista di generi, che vuole tutto, ma proprio tutto, a prescindere dalla qualità di un genere. Io non ce la farei mai. Io, con i miei slanci e i miei limiti, amo la musica non il pezzo da collezione. Certo anch’io ho comprato dischi per completezza, per la copertina, perché ci suonava tizio ex dei Caio, ma senza esagerare. Comunque se io avessi 300 euro da spendere non li userei per un box, ma per 10/15 vinili di band che non conosco o che sto cercando.
Sempre per rimanere in tema, non pensi che tutto sommato la soluzione trovata dai Led Zeppelin sia accettabile? Intendo dire che sia le limited super deluxe edition (2 CD + gli LP relativi + grosso Booklet) che le deluxe edition (2 CD + piccolo booklet che ti porti a casa con 15 euro) contengono “musicalmente” le stesse identiche cose. Che poi i bonus disc contengano fuffa è un altro discorso (assai triste).
Se ci pensi Tim i Led Zeppelin sono tra i pochi che hanno atteso decenni prima di ristampare i propri album con materiale bonus, quindi li stimo, in fondo rispetto ad altre band famose non hanno messo in giro, in dieci anni, venti versioni dello stesso disco. E le soluzioni che hai esposto sono per tutte le tasche, anche se come ben sai il vero collezionista si farà tentare da tutte o dalla più costosa.
Gianni, per anni si è dato contro alle case discografiche e ai direttori artistici, ma ora che non ci sono quasi più, non pensi che il loro “filtro” fosse essenziale? Che in qualche modo instradassero l’artista verso la giusta via, che aiutassero la gente a capire, a relazionarsi, ad interpretare la musica dei loro artisti? Cerca di capirmi, lo so benissimo (l’ho vissuto in prima persone quando col mio gruppo ho avuto a che fare con loro) che in alcuni, forse tanti, casi il lavoro svolto da quella gente era pessimo, ma parlo in generale…
Ti ringrazio di questa domanda, perché mi permette di sfatare il mito dei manager e produttori tiranni, si tratta invece, quasi sempre, di figure fondamentali per la crescita di una band. La penso esattamente come te. Quei personaggi erano forse loschi e lavoravano per il proprio tornaconto e quello della major di turno, ma di musica ne capivano molto e quindi hanno svolto un ruolo fondamentale per indirizzare il talento nelle direzione giusta. Inoltre in molte biografie, sono gli stessi musicisti che rivelano l’importanza dei manager, dei discografici, pur odiandoli perché gli hanno rubato denaro, ma non ne discutono la conoscenza artistica. Oggi a dirigere le case discografiche ci sono solo contabili che ieri dirigevano fabbriche di scarpe e domani saranno alla guida di un marchio automobilistico. Una tristezza unica. Situazione diversa per le piccole etichette, guidate sempre da appassionati ed esperti, che purtroppo hanno risorse economiche limitate.

Gianni Della Cioppa & Bud Ancillotti
Ti senti più vicino alla scuola inglese o a quella americana, parlando naturalmente di musica rock?
Ti sembrerà strano, ma in generale propendo per quella americana, la trovo più melodica e quindi vicina a me. Anche se poi Beatles e Led Zeppelin, i miei gruppi preferiti, sono inglesi.
Che rapporto hai con gli mp3, li usi senza troppi problemi o sei anche un cultore del lossless (file senza perdita di qualità)?
Guarda sono costretto a sopportare gli mp3 solo per scrivere qualche recensione perché le case discografiche spediscono da anni solo questo formato. Ma poi li cancello e se il disco mi piace davvero, cerco di comprare il vinile, salvo nel post rock e dintorni dove preferisco il compact disc. Pensa che potrei accedere all’intero catalogo novità di molte case discografiche, ma di fatto scarico solo i titoli da recensire e qualche cosa che voglio capire se acquistare. Non mi interessa affatto riempirmi di musica che non potrò mai ascoltare. Credo di non essere nemmeno capace di scaricare musica da internet, ma semplicemente perché non mi interessa.
Qual è lo strumento musicale che più ti affascina, e nel caso tu ne abbia uno, che marca e che modello?
Da ragazzo ho usato una chitarra acustica Ibanez, poi l’ho venduta perché in mano mia era sprecata. Ho suonato un po’ il basso, e mi affascinava il Rickenbacker di Glenn Hughes, ma non l’ho mai usato.

Se ti trovassi all’incrocio, una calda sera d’estate verso mezzanotte, lo faresti il patto? Cosa chiederesti in cambio della tua anima?
Il patto lo farei subito e gli chiederei di non farmi soffrire per morire, mi spaventa il dolore. Se proprio mi aspetta quello, in cambio gli chiederei la serenità per mia figlia.
Hai mai scorto nei personaggi che nel corso degli anni hai intervistato, una luce negli occhi che ti ha fatto dire: beh, grand’uomo (o gran donna)?
Guarda forse oggi è sovraesposto, ma nel 1994 quando l’ho incontrato, Glenn Hughes era un personaggio da ricostruire e nei suoi occhi, dopo anni di problemi di droga ed alcool, ho letto la voglia di ripartire per davvero, mi sono emozionato tanto quando mi ha abbracciato, perché la casa discografica gli aveva detto che io avevo scritto di lui anche negli anni che tutti l’avevano dimenticato. Un altro artista con la scintilla dell’umiltà è stato Doug Pinnick dei King’s X, uno che ha tantissimo da dire e dare, un autentico gigante del rock ed una grande persona. In Italia posso dire che ho trovato sempre persone per bene, rispettose ed entusiaste, sia nel metal che nel rock, anche tra i grandi tipo Eugenio Finardi, Alberto Fortis. Edoardo Bennato qualche anno ha rifiutato (almeno così mi aveva detto l’organizzatore del concerto), un’intervista all’ultimo momento, ma avrà avuto i suoi motivi. Mi dispiace per lui, avrebbe avuto un articolo da 10/12 pagine su Classix!, ci saranno altre occasioni.
Ci sono giornalisti musicali italiani che ammiri e stimi?
I nomi sono i soliti, Beppe Riva su tutti, altri non ne cito perché ne dimenticherei sicuramente qualcuno. Posso dirti che ammiro tutti quelli che da decenni portano avanti la passione senza sosta, a dispetto degli anni, la fatica, il lavoro, la famiglia, i soldi mai visti. Ecco questi sono quelli che stimo, ho visto decine di presunte prime firme sparire con i primi impegni della vita (lavoro, famiglia). Noi Tim siamo ancora qui, e qualcosa vorrà pur dire: la nostra è una missione. Dall’estero ti faccio solo tre nomi: il leggendario Lester Bangs, Alex Ross e Simon Reynolds, inarrivabili.

Gianni e lo staff di CLASSIX!
Cosa fai adesso? Hai qualche progetto per il futuro?
Ho due progetti che mi piacerebbe portare avanti, ma per ora preferisco non parlarne, perchè si tratta solo di idee. Dopo tre anni di produzione serrata, mi sono preso un periodo di riposo, sto leggendo, ascoltando musica e guardando film, solo per il gusto di farlo. E ti dico che è bellissimo!
Che canzone o che brano ascolta GDC nelle sere un cui si ritrova solo in casa?
“My Way” di Frank Sinatra, c’è tutta la bellezza e malinconia di uno che ha vissuto come credeva, ma che forse alla fine qualche rimpianto ce l’ha. Dovranno suonarla al mio funerale.
Nel congedarci da te vorremmo un tuo pensiero o una citazione che ti sta a cuore.
Uso qualche citazione in cui mi rispecchio, soprattutto la prima è davvero la mia vita, perché in fondo sento che avrei potuto fare di meglio e di più in tutto.
“Sento ancora la follia scorrermi dentro, ma ancora non ho scritto le parole che avrei voluto, la tigre mi è rimasta sulla schiena. Morirò con addosso quella figlia di puttana, ma almeno le ho dato battaglia” (Charles Bukowski)
“Possiamo fare solo piccole cose, ma con grande amore” (Madre Teresa di Calcutta)
“Ho conosciuto Steve Jobs, ha inventato l’IPad, ma quando tornava a casa, ascoltava solo vecchi dischi in vinile”. (Neil Young)
“Non hai bisogno di una chitarra per essere un eroe del Rock’n’Roll” (Lester Bangs)
Grazie Gianni.
Grazie a te Tim, averti come amico è un grande onore. Stay (black and) blue(s)!!

da sx a dx: Gianni della Cioppa, Beppe Riva, Stefano Ricetti – 2014
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