Nuovo e giovane gruppo del Tennessee che cerca di entrare di prepotenza nel giro dei gruppi che stanno tentando la rinascita dell’Hard Rock vecchia scuola. Questo primo EP è saltato fuori durante una delle interazioni che sono solito avere con lo rock scriba extraordinaire e amico Donato Zoppo. Vediamo di che si tratta.
Georgiana è durissima, hard rock potente e slide guitar con tanto di cambio di tempo. Le prime impressioni riportano ai Led Zeppelin e all’approccio dei MC5. La batteria cerca di apparire come quella di Bonham, nel sound e nel drumming, magari ci giocano un pochino troppo, ma è bello avere a che fare con quel modo di suonare e con una batteria con un solo tom.
In Down To The Devil il fantasma che si presenta sembra essere quello dei Deep Purple di Stormbringer, almeno nel riff e nello sviluppo di una parte del cantato. Poi arrivano le influenze dell’hard rock blues classico e qualche buon cambio d’accordi. Al minuto 2:00 di nuovo rimandi ai Led Zeppelin. Malgrado un po’ di enfasi e qualche esagerazione (nel video, dove fingono di azzuffarsi), in questo pezzo il gruppo inizia a piacermi. Il modo di porsi è sopra le righe, ma la giovane età, il testosterone e il rock and roll sono lì per questo.
Nella loro biografia il gruppo cita Rolling Stones, MC5, Allman Brothers e Pink Floyd … sarà, ma io ci sento ancora i Led Zeppelin; deformazione professionale? Può darsi ma Strawberry Blonde #24 proviene dal mondo creato da When The Levee Breaks. Ad ogni modo, Hard Rock Blues di ottimo livello con uno spruzzo di MC5. La divagazione di metà brano, riporta al southern rock classico. Chris Attigliato (vocals/guitar) è una figura da tenere d’occhio.
Wolves è un pezzo più lento, tempo medio, sviluppo più articolato. La base dell’assolo si fonda su di un ottima divagazione musicale. Niente male davvero.
If Your Name is New York (Then Mine’s Amsterdam) inizia con una bella acustica e con sentimento e retorica da Southern Rock. Molto bello il lavoro del basso. A tratti sembrano i Greta Van Fleet (non è un gran complimento). L’assolo di chitarra di Cade Pickering è uno di quelli classici.
L’EP contiene anche una versione di Georgiana registrato dal vivo, e mi chiedo a che pro. Sì, certo, per far capire che sono un gruppo vero, però è una ripetizione inutile per quanto mi riguarda.
Concludendo, un buon EP, per me vale 7 (forse un goccio di più), gruppo da tenere d’occhio soprattutto se il songwriting saprà germogliare.
◊ ◊ ◊
Chris Attigliato vocals/guitar – Cade Pickering guitar – Bo Howard bass – Landon Herring drums
Questo disco mi è stato segnalato dal mio amico e Rock scriba extraordinaire Donato Zoppo, come spesso capita io e Don siamo sintonizzati sulle stesse lunghezze d’onda dunque eccoci qua a parlare di quello che mi sembra un buon disco.
Genere “americana” sebbene in giro venga definito anche come “alternative country” and “country rock”, due etichette da cui di solito sto alla larga.
Gruppo del North Carolina, formatosi nel 2007, guidato da MC Taylor e, in seconda battuta, da Scott Hirsch. Questo è il loro 12esimo album da studio. C’è un po’ di tutto nel calderone degli HGM, influenze varie che rendono la proposta appetibile.
Way Back in the Way Back mostra sin da subito che ci sono conti da saldare con Bob Dylan, nel cantato è evidente, detto questo è un buon pezzo, bell’andamento, bei fiati, chitarre per intenditori. The Great Mystifier utilizza un gradevole canovaccio tradizionale, Mighty Dollar è il pezzo in minore, tempo ostinato, a tratti echi dei Fleetwood Mac (era Buckingham Nicks), intrecci delle chitarre piuttosto belli.
Quietly Blowing It è lenta, su di essa la lap steel guitar incastona pietre preziosissime. Uno di quei pezzi a cui gli uomini di blues come noi non sanno resistere. Il brano proviene da quella fonte a cui si sono abbeverati in tanti, anche i non americani (Rolling Stones, Van Morrison, etc etc). Chitarre meravigliose, organo incantevole, atmosfera delicata.
In It Will If We Let It voce e chitarra danno il via a un quadretto dalle sfumature soul, Hardlytown mostra in modo esplicito l’amore di MC Taylor per Bob Dylan, è sufficiente dare una occhiata al video per capirlo.
If It Comes in the Morning rimane su canoni simili, ed è una canzone sospesa, densa e rada, piena di umanità, guidata da sentimento indefinito che ci porta tutti verso i colori pastello e un po’ malinconici di un tramonto americano un po’ sbiadito.
Glory Strums (Loneliness of the Long-Distance Runner) non è male, ma col suo arrivo si inizia ad affrontare il già sentito … il genere come sappiamo non è che offra una gamma compositiva articolata, dunque all’interno dello stesso disco posso capitare momenti come questo. Chitarre acustiche per Painting Houses, ancora i colori tendono a essere gli stessi, è facile faticare a distinguere i motivetti, tuttavia tra mandolini, chitarre e richiami a The Band ci si bea ugualmente di questa indolenza musicale. Angels in the Headlights è obliqua, un’acustica, un pianino, una lap steel, un cantato appena abbozzato.
Il lavoro si chiude con Sanctuary, la più dylaniana di tutte.
Bel disco, quattro/cinque i pezzi notevoli. Potrebbe piacere a chi ha amato i brani più roots dei Black Crowes.
Credits
01 Way Back in the Way Back
02 The Great Mystifier
03 Mighty Dollar
04 Quietly Blowing It
05 It Will If We Let It
06 Hardlytown
07 If It Comes in the Morning
08 Glory Strums (Loneliness of the Long-Distance Runner)
09 Painting Houses
10 Angels in the Headlights
11 Sanctuary
Released June 25, 2021Produced by M.C. Taylor
M.C. Taylor – Acoustic & Electric Guitar, Singing
Alex Bingham – Bass, Synthesizer
Chris Boerner – Electric Guitar
Stuart Bogie – Saxophone
Matt Douglas – Saxophone
Griffin Goldsmith – Singing
Taylor Goldsmith – Singing
Brevan Hampden – Drums, Percussion
Devonne Harris – Piano, Hammond Organ, Wurlitzer, Clavinet
Scott Hirsch – Lap Steel Guitar, Synthesizer
Josh Kaufman – Acoustic & Electric Guitar, Mandolin
Matt McCaughan – Drums, Percussion, Synthesizer
Buddy Miller – Electric Guitar
Sonyia Turner – Singing
James Wallace – Piano
Zach Williams – Singing
All songs written by M.C. Taylor with the exception of “If It Comes in the Morning” by Taylor and Anaïs Mitchell and “Painting Houses” by Taylor and Gregory Alan Isakov. M.C. Taylor/Prophecy Connection, BMI. Copyright 2021.
Recorded at Overdub Lane, Durham, NC, by Chris Boerner, with assistance from Luc Suèr. Additional recording by Scott Hirsch at Echo Magic, Ojai, CA; Matt Douglas at The Shed, Raleigh, NC; Stuart Bogie at Starr Sound, Brooklyn, NY; James Wallace at The Old Pillow, Durham, NC; Josh Kaufman at The Boom Boom Room, Kingston, NY; and M.C. Taylor at Dad’s Bar & Grill, Durham, NC.
Mixed by Scott Hirsch at Echo Magic, Ojai, CA.
Mastered by Chris Boerner at The Kitchen Mastering, Carrboro, NC.
Nel 1979 i primi singoli dei Pretenders, ero nella fase finale dell’adolescenza, il rock classico pompava fortissimo dentro me ma ero anche figlio del mio tempo: il punk (Damned e Ramones in primis), la new wave (Devo), il nuovo rock (Police, Joe Jackson, Blondie, Dire Straits, Graham Parker & The Rumours ). Dal Regno Unito, soprattutto, arrivavano nomi nuovi quasi ogni settimana, era musica che allora mi appariva in bianco e nero, accecato com’ero dal technicolor delle grandi band degli anni settanta che però ormai iniziavano a segnare il passo, ma alcuni di quei nuovi gruppi e artisti facevano breccia dentro di me, quelli il cui songwriting si rivelava vincente. Il primo disco dei Pretenders (dicembre 1979) fu un successone, primo in UK, nei primi 10 in USA, tantissime copie vendute e almeno quattro pezzi in rotazione continua nelle radio FM: Stop Your Sobbing, Kid, Brass In Pocket, Precious.
Il secondo album non ebbe l’impatto del primo ma fu comunque un successo: top 10 sia in UK che in USA è fu l’ultimo registrato con la formazione originale, il chitarrista James Honeyman-Scott e il bassista Pete Farndon infatti morirono purtroppo due anni dopo. E’ uscita da poco l’edizione di lusso in occasione del quarantennale, motivo per parlare del disco qui sul blog.The Adultress si rifà alla formula del Rock che andava in quegli anni, tempo serrato, pochi fronzoli sulla chitarra, basso lineare, sfacciataggine (tra l’altro il titolo significa La Adultera). James Honeyman-Scott è stato un chitarrista che mi piaceva e seguire il suo lavoro mi dà ancora soddisfazione. Anche Bad Boys Get Spanked prosegue sulla scia del Rock di quel tempo. Message of Love fu il secondo singolo, finì per sfiorare la Top 10 del regno Unito; bel rock, non banale e con un buono sviluppo. Il fascino di Chrissie Hynde fa il resto.
I Go To Sleep fu uno degli ultimi singoli, quello che arrivò più in alto nella classifica inglese. Il pezzo è di Ray Davies (come d’altronde Stop Your Sobbing presente sul primo album) e i Pretenders ne danno una versione convincente.
In Birds of Paradise le chitarre definiscono lo stile tipico del gruppo nei brani meno duri. Talk Of The Town fu il primo singolo, un bel rock melodico e sfumato scritto da Chrissie che arrivò nella Top ten in UK.
Pack It Up è più vicina a certe cose del Punk inglese degli anni settanta, scritta da Chrissie Hynde e James Honeyman-Scott funziona alla grande; Waste Not Want Not invece sa di new wave con una spruzzata di reggae e anche questo è un pezzo meritevole. Day After Day è di nuovo scritta dalla coppia Chrissie Hynde James Honeyman-Scott, bel giretto di chitarra, buon ritmo e l’incanto aggiunto dalla Hynde. Jealous Dogs è anch’esso un episodio degno di stare sull’album, sul finire un assolo di chitarra per così dire tradizionale, magari non complicato ma che ci sta a pennello. The English Roses è l’ennesima canzone azzeccata, anche questa contiene un assolino di chitarra canonico niente male. Louie Louie chiude l’album con una carica notevole. Rhythm and blues, ska, fiati, rock … tutto si mescola. Honeyman-Scott alla solista convince.
Un bel disco dunque, fresco, energico, efficace, con belle chitarre e belle canzoni.
I due cd di materiale bonus sono piuttosto ricchi, tra versioni demo, missaggi alternativi, e pezzi live.
What You Gonna Do About It se non ricordo male uscì come flexi-disc nel 1981, l’arrangiamento è simile a Everybody Needs Somebody To Love. In The Sticks è uno strumentale che apparve sul lato B del singolo Louie Louie.
Dal vivo nel 1980 il gruppo aveva un approccio punk, nel 1981 sembrava esserci qualcosa di più articolato, tuttavia essendo una band che non concedeva tanto alla musicalità come la si intendeva negli anni settanta, il materiale live va accolto nella sua semplicità così come è. Detto questo sottolineo una volta ancora che seguire il lavoro di Honeyman-Scott alla chitarra per me è sempre piacevole.
Buona deluxe edition, l’album originale in sé è di valore.
Tracklist CD1 1. The Adultress (2018 Remaster) (3:58) 2. Bad Boys Get Spanked (2018 Remaster) (4:07) 3. Message of Love (2018 Remaster) (3:25) 4. I Go to Sleep (2018 Remaster) (2:57) 5. Birds of Paradise (2018 Remaster) (4:15) 6. Talk of the Town (2018 Remaster) (2:44) 7. Pack It Up (2018 Remaster) (3:51) 8. Waste Not Want Not (2018 Remaster) (3:45) 9. Day After Day (2018 Remaster) (3:47) 10. Jealous Dogs (2018 Remaster) (5:37) 11. The English Roses (2018 Remaster) (4:30) 12. Louie Louie (2018 Remaster) (3:29)
CD2 1. Talk of the Town (Demo) (2:49) 2. What You Gonna Do About It (2:42) 3. I Go to Sleep (Guitar Version) [Outtake] (3:00) 4. Pack It Up (Radio Mix) [Outtake] (3:52) 5. Day After Day (Single Mix) (4:00) 6. In the Sticks (2:39) 7. Louie Louie (Monitor Mix) (3:33) 8. Precious (Live in Central Park, August 1980) (3:28) 9. Space Invader (Live in Central Park, August 1980) (2:42) 10. Cuban Slide (Live in Central Park, August 1980) (4:37) 11. Porcelain (Live in Central Park, August 1980) (4:17) 12. Tattooed Love Boys (Live in Central Park, August 1980) (3:47) 13. Up The Neck (Live in Central Park, August 1980) (5:43)
CD3 1. The Wait (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (3:19) 2. The Adultress (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (4:06) 3. Message of Love (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (3:30) 4. Louie Louie (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (3:48) 5. Talk of the Town (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (3:19) 6. Birds of Paradise (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (4:15) 7. The English Roses (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (4:50) 8. Stop Your Sobbing (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (3:40) 9. Private Life (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (7:06) 10. Kid (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (3:41) 11. Day After Day (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (4:49) 12. Up the Neck (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (6:02) 13. Bad Boys Get Spanked (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (3:15) 14. Tattooed Love Boys (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (3:41) 15. Precious (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (5:03) 16. Brass in Pocket (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (3:19) 17. Mystery Achievment (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (5:31) 18. Higher and Higher (Live in Santa Monica, Sept. 1981) (4:22)
Chrissie Hynde — lead vocals, rhythm guitar
James Honeyman-Scott — lead guitar, keyboards, backing vocals
Ricordo che partii per il militare con due cassette: una C120 con TSRTS dei LZ e una C90 con Diary Of A Madman di Ozzy su un lato e Marauder dei Blackfoot sull’altro. Naturalmente TSRTS lo conoscevo già a memoria mentre gli altri due erano usciti da poco, entrambi mi aiutarono a passare quei primi tre mesi a Torino col risultato che ad essi ancora oggi guardo con affetto. Il nuovo corso di Ozzy, all’epoca appena partito, pareva davvero una bomba: i primi due album erano un successo (Blizzard Of Ozz e Diary Of A Madman finiranno per vendere in USA rispettivamente 5 e 3 milioni di copie), il nuovo chitarrista una promessa e Ozzy sembrava di nuovo in controllo. La Epic fa ora uscire una nuova versione digitale di DOAM e io ne approfitto per risentire l’album e capire se ha retto il passare del tempo.
Over the Mountain spara fuori suoni compressi e arrangiamenti sopra le righe, ma essendoci Ozzy il brano risulta credibile. Un Hard Rock metallico per quei tempi moderno. La chitarra di Randy Rhoads efficientissima.
Flying High Again continua su quel tenore, magari è più melodica ma è comunque durissima. Altro gran pezzo hard & heavy. Oggi il basso di Daisley e la batteria di Kerslake mi paiono meno efficaci.
La parte lenta di You Can’t Kill Rock and Roll continua a piacermi un sacco, proprio bella. Questo è forse il brano del disco che più mi piace.
Believer è un po’ Hendrix e un po’ Black Sabbath, riff e andamento dai riflessi infernali, alcune parti del brano si susseguono in maniera poco fluida, e anche l’assolo di Randy forse non è del solito livello. Little Dolls è durissima, mi piace il lavoro di Ozzy, alcune delle melodie che riesce a tirare fuori sono vincenti. Al minuto 2 c’è un intermezzo (leggermente beatlesiano) che rende il brano più interessante. Tonight è melodica, ma alla maniera di Ozzy, qui le tastiere di Johnny Cook si sentono, immancabile l’assolo sofferto. Bello il giro di basso e ottimo Randy Rhoads sul finale. Template per ballate di altre band negli anni a venire.
S.A.T.O è più prevedibile, sia nella scrittura che nell’arrangiamento. In certi tratti mi ricorda il Michael Schenker Group. Diary Of A Madman è articolata e suddivisa in varie parti, gran lavoro sia di Ozzy che di Rhoads. Bel modo di chiudere l’album. Tra l’altro era davvero una gran cosa quando i dischi avevano nove pezzi o giù di lì.
La versione 2021 contiene due bonus track live prese dal tour del disco precedente. Sembrano giusto un riempitivo.
Ozzy, Sarzo, Rhoads, Aldrige. Foto Ross Halfin
Album dunque di spessore per quanto riguarda il mondo hard & heavy, con voce e chitarra sensazionali. So che Daisley e Kerslake sono due grossi nomi nell’ambito del rock duro inglese (va beh, Daisley è Australiano ma tant’è) ma anche stavolta a me pare che la sezione ritmica abbia poco swing, ma magari è la produzione che non riesce a tirar fuori maggior scorrevolezza.
Ad ogni modo un gran disco, uno dei due di Ozzy che occorre avere.
Tracklist: 1. Over the Mountain (04:31) 2. Flying High Again (04:44) 3. You Can’t Kill Rock and Roll (06:59) 4. Believer (05:16) 5. Little Dolls (05:39) 6. Tonight (05:50) 7. S.A.T.O. (04:07) 8. Diary of a Madman (06:16) 9. Believer (Live from Blizzard Of Ozz Tour) (05:36) 10. Flying High Again (Live from Blizzard Of Ozz Tour) (04:23)
Ozzy Osbourne – lead & backing vocals, production
Randy Rhoads – guitars, production
Bob Daisley – bass (uncredited)[20]
Lee Kerslake – drums, percussion (uncredited)[20]
Additional Personnel
Don Airey – keyboards (credited on original release but does not appear)
Johnny Cook – keyboards (uncredited)
Louis Clark – string arrangements on “Diary of a Madman”
Rudy Sarzo – credited on original release but does not appear
Tommy Aldridge – credited on original release but does not appear
Occorre andarci piano con Rory, benché abbia avuto un discreto successo (ma praticamente solo in UK) può essere quasi considerato un artista culto, ha un seguito di appassionati davvero rimarchevole, non solo di chitarristi che vedono in lui un idolo, ma anche di donne – magari appassionate di musica – che riversano su di lui il riflesso dell’uomo ideale, artista, di bell’aspetto e con animo gentile e sensibile.
Ho avuto la fortuna di assistere al suo concerto di Pistoia nel luglio del 1984, mi spiace solo non fossi completamente concentrato, avevo appena visto una band raffazzonata di musicisti inglesi fare poco più di una jam session in onore di di Alexis Korner, il fatto è che tra quei nomi giganteggiava quello di Jimmy Page, dunque ero quantomeno distratto quando Rory salì sul palco ma sentirlo far fischiare i Marshall (come disse a proposito di quella sera il Dark Lord) fu un gran bel momento.
Dopo i primi anni con i Taste, Rory iniziò nel 1971 la carriera solista che lo portò a pubblicare 14 album, alcuni riusciti altri meno, spesi tra blues, (quasi hard) rock e musica più o meno tradizionale delle sue parti. Gallagher fu un chitarrista talentuoso e molto dotato, dal tocco davvero magico, gli unici punti grigi – a mio parere – furono il poco interesse nel cercare sentieri che non si infilassero nei campi del chitarrismo blues e un songwriting non sempre convincente.
La Universal pubblica ora l’edizione limitata del primo album (con un nuovo mix) di Rory in veste da solista in occasione del 50esimo anniversario dell’uscita.
Laundromat è un gran bel rock, viscerale, semplice ma non semplicistico; il nuovo mix sin da subito sembra dare maggior chiarezza. Versione live in studio. Che bello quando i dischi si registravano così.
Just The Smile è sempre stata una delle mie preferite, chitarra acustica, accordatura aperta, melodie nordiche. Pezzo incantevole.
I Fall Apart è un altro momento altissimo, l’alternarsi delle tonalità minore e maggiore, il cantato, l’assolo di chitarra, ah!
Wave Myself Goodbye è un blues acustico godibile, in cui si aggiunge il piano di Vincent Crane (Atonic Rooster), con Hands Up si ritorna a ritmi sostenuti, il pezzo si distingue – nella prima parte – per un curioso lavoro alla solista, in Sinner Boy il rock blues riprende il comando, c’è una bella slide guitar che corre tra un canale e l’altro in un gioco – tipico di quegli anni – di panning.
E’ un piacere sentire la chitarra elettrica dipingere riflessi meditativi in For The Last Time, qui il mix sembra di nuovo dare più respiro alla musica. L’assolo di chitarra è intenso e lungo, uno dei segni distintivi di Gallagher. It’s You è una gradevole canzoncina ed è seguita da I’m Not Surprised, bel quadretto incorniciato da chitarra acustica e pianoforte.
Can’t Believe It’s True chiude l’album con uno di quegli andamenti alla Ten Years After o alla Doors, qui fa capolino anche il sax suonato dallo stesso Rory. Il lavoro alla chitarra solista è una meraviglia con sfumature che vanno al di là delle solite sonorità.
Il materiale bonus dei CD 2 e 3 è composto in massima parte da versioni alternative dei pezzi a parte un jam session e un paio di cover. Gypsy Woman di Muddy Waters è proposta in una gran versione, non mi convince il giro di di basso alla Fats Domino, ma l’approccio di Rory è uno spettacolo.
In It Takes Time di Otish Rush Rory cerca di riproporre in trio quello che la versione originale offriva con l’aiuto di piano e fiati. E’ di nuovo l’approccio di Rory a colpire, ha la stessa convinzione che aveva Johnny Winter, un altro dei miei chitarristi preferiti, quella cazzimma inimitabile che caratterizzava il loro rock blues scatenato.
Advisory Jam (dal nome dello studio di registrazione) è meno jam di quel che si pensi, un riff che ricorda gli Who suonato con grinta, certo, nulla di memorabile però nemmeno la solita jam blues.
Il CD 4 riprende le sedute fatte per la BBC nel 1971, in massima parte sono relative ai brani contenuti nel primo album tranne It Takes Time, maschia e dritto al punto, e In Your Time, brano che apparirà nel secondo album Deuce (1971). Il sound è vivido e viscerale, il trio di Rory Gallagher in quegli anni era micidiale, sezione ritmica certo non incredibile ma concreta e diligente e trascinata da un chitarrista formidabile.
Per ritornare all’album, devo dire che inizio a sorprendermi dei nuovi missaggi, sono stato contro queste iniziative, quindi diffidente e adesso possibilista. La purezza del suono live di una chitarra, un basso e una batteria sembra ancora più intensa con questo nuovo mix. Se c’è un album da studio di Gallagher da avere è proprio questo, qualche lieve imprecisione nella voce e nella chitarra a volte la si percepisce ma è tutta umanità, tutta musica vera, fatta come andava fatta. Bel cofanetto dunque, buono per chi vuole avere una visione più completa del Rory di quel periodo.
Tracklist: Disc 1 (47:46) 1. Laundromat (50th Anniversary Edition Mix) (04:39) 2. Just The Smile (50th Anniversary Edition Mix) (03:40) 3. I Fall Apart (50th Anniversary Edition Mix) (05:12) 4. Wave Myself Goodbye (50th Anniversary Edition Mix) (03:31) 5. Hands Up (50th Anniversary Edition Mix) (05:25) 6. Sinner Boy (50th Anniversary Edition Mix) (05:07) 7. For The Last Time (50th Anniversary Edition Mix) (06:38) 8. It’s You (50th Anniversary Edition Mix) (02:40) 9. I’m Not Surprised (50th Anniversary Edition Mix) (03:37) 10. Can’t Believe It’s True (50th Anniversary Edition Mix) (07:17)
Disc 2 (57:29) 1. Gypsy Woman (Tangerine Studio Session) (04:02) 2. It Takes Time (Tangerine Studio Session) (03:33) 3. I Fall Apart (Tangerine Studio Session) (04:44) 4. Wave Myself Goodbye (Tangerine Studio Session) (03:13) 5. At The Bottom (Alternate Take 1) (03:20) 6. At The Bottom (Alternate Take 2) (03:08) 7. At The Bottom (Alternate Take 3) (03:23) 8. At The Bottom (Alternate Take 4) (02:49) 9. Advision Jam (03:46) 10. Laundromat (Alternate Take 1) (03:34) 11. Just The Smile (Alternate Take 1) (03:29) 12. Just The Smile (Alternate Take 2) (03:41) 13. I Fall Apart (Alternate Take 1) (04:55) 14. Wave Myself Goodbye (Alternate Take 1) (05:07) 15. Wave Myself Goodbye (Alternate Take 2) (04:45)
Disc 3 (01:08:31) 1. Hands Up (Alternate Take 1) (04:08) 2. Hands Up (Alternate Take 2) (05:53) 3. Hands Up (Alternate Take 3) (04:32) 4. Hands Up (Alternate Take 4) (04:12) 5. Hands Up (Alternate Take 5) (01:38) 6. Hands Up (Alternate Take 6) (05:39) 7. Sinner Boy (Alternate Take 1) (05:08) 8. Sinner Boy (Alternate Take 2) (05:22) 9. Sinner Boy (Alternate Take 3) (05:22) 10. For The Last Time (Alternate Take 1) (05:04) 11. For The Last Time (Alternate Take 2) (02:13) 12. For The Last Time (Alternate Take 3) (05:15) 13. It’s You (Alternate Take 1) (01:40) 14. It’s You (Alternate Take 2) (02:40) 15. I’m Not Suprised (Alternate Take 1) (04:17) 16. I’m Not Suprised (Alternate Take 2) (03:46) 17. Can’t Believe It’s True (Alternate Take 1) (01:42)
Disc 4 (55:08) 1. For The Last Time (Live On BBC “Sounds Of The Seventies” / 1971*) (04:09) 2. Laundromat (Live On BBC “Sounds Of The Seventies” / 1971*) (03:38) 3. It Takes Time (Live On BBC “Sounds Of The Seventies” / 1971*) (04:22) 4. I Fall Apart (Live On BBC “Sounds Of The Seventies” / 1971*) (03:44) 5. Hands Up (Live On BBC “John Peel Sunday Concert” / 1971) (05:40) 6. For The Last Time (Live On BBC “John Peel Sunday Concert” / 1971) (06:21) 7. In Your Town (Live On BBC “John Peel Sunday Concert” / 1971) (09:21) 8. Just The Smile (Live On BBC “John Peel Sunday Concert” / 1971) (04:36) 9. Laundromat (Live On BBC “John Peel Sunday Concert” / 1971) (06:10) 10. It Takes Time (Live On BBC “John Peel Sunday Concert” / 1971) (07:07)
Nel bel mezzo del grunge arrivarono i Mr Big, gruppo che iniziai a seguire perché in formazione vi era Billy Sheehan, per quanto mi riguardava era certo stato il bassista della stratosferica (secondo i canoni di allora) band di David Lee Roth, ma ancor prima era entrato nella formazione live degli Ufo. In quei primi anni ottanta gli UFO erano una band molto importante per il sottoscritto e con l’avvento di Sheehan e di Neil Carter (autore, tastierista, polistrumentista) il biennio 1983/84 fu per me straordinario.
Aggiungiamo che il nome della band arrivava da una brano dei “miei” Free, che l’immagine sulla cover del secondo album poteva in qualche modo inserirsi nella scia di LZ I e che la loro musica – almeno secondo me – non era solamente quel glam metal di cui tutti parlavano. Il gruppo diventò molto popolare in Giappone (che ricordiamo era ed è il secondo/terzo mercato mondiale più importante, in termini di vendite) dove i primi sei album avrebbero raggiunto perlomeno lo status di disco d’oro (alcuni addirittura di platino).
Il secondo album, Lean Into It, fu un gran successo anche nel resto del mondo occidentale, in USA poi divenne disco di platino (un milione di dischi venduti). Sono passati trent’anni ed immancabile arriva la 30th anniversary deluxe edition, l’occasione insomma per parlarne qui sul blog.
Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song) inizia a 100 all’ora all’insegna dell’hard and heavy dell’epoca, sembra infatti non discostarsi molto da quello che si sentiva in giro: sfrontatezza, approccio metal americano, assolo di chitarra ipertecnico, eppure il giovane Tim sentiva che c’era qualcosa di diverso, sarà stato il cantato di Eric Martin, con quella venatura soul blues.
Sarà che sono un led head, ma l’inizio di Alive and Kickin’ mi ricorda Dancing Days dei LZ (ricordiamo che Paul Gilbert più o meno 10 anni fa fece qualche concerto tributo ai LZ insieme a Mike Portnoy. Paul vestito alla Page versione Chicago 1977 e Portnoy con il dress code di Bonham nel tour 1975 … la tuta da Arancia Meccanica insomma). Green-Tinted Sixties Mind è il pezzo che mi piaceva di più, arioso, con belle aperture melodiche e un ottimo lavoro alla chitarra di Gilbert. Il video ricalcava un po’ di stereotipi dell’epoca: finto filmato amatoriale, background visivo anni novanta, loro sul palco con i capelli al vento, vestiti sgargianti, belle ragazze (e Sandra Bullock alla voce).
CDFF—Lucky This Time è più scontata, risente di influenze defleppardiane. Pezzo per ragazzotti americani. Voodoo Kiss inizia con un gran lavoro pesudo blues sull’acustica, poi si trasforma in uno di quei pezzi saltellanti alla DLR, vagamente funk. la scrittura comunque non è un granché.
Nemmeno Never Say Never è particolarmente originale, il riff sembra provenire dagli Aerosmith degli anni ottanta. Just Take My Heart è il pezzo riflessivo con la chitarra elettrica pulita ed effettata, dopo l’intro diventa ballata tipica di quegli anni, col ritornellone cantato in coro. Testo banalissimo. Il lavoro di Sheehan e Gilbert in alcune parti però è bello. My Kinda Woman vive grazie a ritmiche che già a quei tempi erano consunte, A Little Too Loose si vende al blues, l’inizio funziona, lo sviluppo risulta meno particolare, ma almeno si cambia un po’ registro. Martin ha una bella voce e l’assolo di chitarra è molto buono.
Con Road to Ruin torna il rock di maniera e si chiude col super singolo To Be With You, pezzettino acustico molto efficace. Sebbene l’affronti con troppa carica, Sandra Bullock, pardon …Eric Martin, la canta con quella sua voce calda e bluesata dunque vincente. L’assolino di Gilbert è proprio carino.
Stop Messing Around e Wild Wild Women sono i due inediti presentati per la prima volta in questa edizione, ma non sono nulla di speciale, così come il resto del materiale bonus. C’è una versione reggae di To Be With You, ma fa scappare da ridere.
Album dunque che risente del passare del tempo, oggi appare un po’ deboluccio, saper suonare non basta. Ai tempi andare sopra le righe era d’obbligo e per questo certi gruppi e certi album pagano pegno dopo tanti anni. Il fatto è che non ci sono sufficienti brani al di sopra della media, per carità tutto è suonato con capacità tecniche indubbie, ma il songwriting sarebbe dovuto essere al centro del progetto. Sebbene siano solo tre i brani convincenti do a quest’album un 7, sarà che in fondo ci sono affezionato e non sono del tutto lucido.
Lean Into It (2CD set)
CD 1
Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song)
Alive and Kickin’
Green-Tinted Sixties Mind
CDFF-Lucky This Time
Voodoo Kiss
Never Say Never
Just Take My Heart
My Kinda Woman
A Little Too Loose
Road to Ruin
To Be With You
CD 2
Stop Messing Around*
Wild Wild Women*
Just Take My Heart (acoustic)
Shadows
Strike Like Lighting
Love Makes Your Strong
Alive and Kickin’ (early version)
Green-Tinted Sixties Mind (early version)
To Be With You (reggae version)
Daddy, Brother, Lover, Little Boy (The Electric Drill Song) (minus guitar version)
Green-Tinted Sixties Mind (minus guitar version)
Love Makes You Strong (minus bass version)
Daddy, Brother, Lover, Little Boy(The Electric Drill Song) (minus bass version)
*previously unreleased
Mr. Big
Eric Martin – lead vocals, handclaps
Paul Gilbert – electric guitar, acoustic guitar, handclaps, backing vocals, electric drill
Billy Sheehan – bass, six-string bass on “Just Take My Heart”,[9] handclaps, backing vocals, electric drill
Pat Torpey – drums, percussion, handclaps, backing vocals
Production
Kevin Elson – producer, engineer, mixing,
Tom Size – mixing
Chris Kupper, David Lucke, Scott Ralston, Michael Semanick, Andy Udoff – assistant engineers[10]
Bob Ludwig – mastering at Masterdisk, New York
William Holmes – photography
Bob Defrin – art direction
Formats:
Hybrid SACD with stereo and 5.1 surround mix
2CD deluxe on the Japanese MQA-CD format (playable on all CD players)
Tattoo You è uno degli album che sento più miei, ero in piena giovinezza, qualcuno mi fece la cassetta e finii per ascoltarla continuamente; i Rolling Stones mi erano naturalmente già arrivati, oltre alle canzoni che si sentivano per radio, gli album Love You Live (1977), Some Girls (1978) e Emotional Rescue (1980). Con Tattoo You il mio rapporto con loro si fece più intenso, nel 1981 durante il mio primo viaggio a Londra, comprai una biografia di Keith inglese, roba introvabile in Italia. Mi piaceva molto la suddivisone delle due facciate del disco, il lato A dedicato ai pezzi rock and roll, il lato B alle ballate. Col tempo si seppe poi che l’album si basava su brani incompleti lasciati a macerare dalle sedute di registrazioni degli anni precedenti: Tops e Waiting On A Friend del 1972 (Goat’s Head Soup), Slave e Worried About You 1975/76 (Black And Blue), Start Me Up e Black Limousine 1978 (Some Girls), No Use Crying, Heaven, Neighbours e Little T&A 1980 (Emotional Rescue), su Hang Fire avevano lavorato sia nel 1978 che nel 1980. E’ un album dunque atipico, messo insieme da Chris Kimsey, colui che di buona lena si mise a cercare tra i nastri passati canzoni tralasciate dagli album precedenti su cui poi aggiungere le melodie, i testi, i cantati definitivi di Jagger e altre sovraincisioni varie. I Rolling dovevano ripartire in tour e serviva un album da promuovere. La magia sta nel fatto che sembra un album omogeneo, scaturito da un periodo ben determinato, con una sua coerenza. Tattoo You fu un successo, primo negli USA (quattro milioni di copie vendute) e secondo in UK.
Start Me Up all’epoca si sentiva dappertutto, come singolo arrivò al n.2 in USA e conquistò il disco d’oro sia un UK che in Italia. E’ basato su uno di quei riff di Keith Richards che sembrano gnocchi ma che invece si rivelano inspiegabilmente originali e irresistibili. Se poi aggiungiamo Mick Jagger il gioco è fatto.100% pure Rolling Stones. Il video fu incredibile, solo con i Rolling puoi far funzionare il visual della ripresa di un gruppo rock in una stanza che suona un pezzo in playback senza nessun altro stratagemma o effetto. Le facce si Charlie, Keith che fa Keith e Mick Jagger, da questo punto di vista numeri uno in assoluto.
Hang Fire è un altro bel rock tutto energia e Rollingstonaggine, ora che lo sappiamo si sente che Slave arriva dalle session di Black And Blue, ritmo quasi sincopato, andamento sensuale, le tastiere di Billy Preston, assolo di sax memorabile di Sonny Rollins e l’inarrivabile Mick Jagger. Non so ancora decidere se il nuovo remaster sia un passo avanti rispetto ai precedenti.
Little T&A è il pezzo cantato da Keith Richards, un rock dei suoi, alla scrittura (?) di Black Limousine partecipa anche Ron Wood, un bluesaccio diretto arricchito dall’armonica di Sugar Blues, armonicista americano scovato – si dice – da Jagger nelle strade di Parigi e quindi portato in studio per collaborazioni nel triennio 1978/1980 (tra le altre è sua la armonica in Miss You del 1978). Neighbours è un tempo veloce a tutto rock con un altro spettacolare assolo di sax di Sonny Rollins. Il lato ballads comincia con Worried About You altro brano che proviene dal periodo Black And Blue, la chitarra ritmica di Keith tesse una tela musicale efficace su cui interagisce la tastiera di Billy Preston. L’assolo di chitarra di Wayne Perkins è sublime. Jagger, inutile dirlo, è di nuovo in orbita. Qui il remaster mi pare funzioni benissimo.
Tops è un altro bel momento, il pianino di Nicky Hopkins, le chitarra di Keith, la solista di Mick Taylor (questa traccia è tratta dalle sessions di Goat’s Head Soup), il tempo tenuto da Bill e Charlie, Jagger. Heaven è più particolare, alle chitarre si dice ci siano Jagger e Wyman. In No Use In Crying le chitarre sono di Mick e Keith che ben si amalgamo col piano di Hopkins. Waiting On A Friend è una meraviglia resa speciale dal video girato davanti al palazzo New Yorkese ritratto sulla cover di Physical Graffiti dei Led Zeppelin. Un gran bella canzone, con Taylor alla chitarra e ancora il sax incredibile di Sonny Rollins. Jagger superlativo.
Le rarities del CD2 sono quanto di meglio un fan possa aspettarsi, otto inediti, tra cover e originali e un’ottima outtake di Start Me Up.
Living In The Heart Of Love è classic RS, lo stesso si potrebbe dire di Fiji Jim.Troubles A’ Comin‘ è un convincente rifacimento dell’omonimo pezzo del 1970 dei Chi-Lites, gruppo R&B/soul, l’andamento è simile a Tumblin’ Dice degli stessi Rolling.
Shame Shame Shame è uno shuffle di Jimmy Reed reso in maniera piuttosto canonica, Drift Away di Dobey Gray fu un gran successo nel 1973, qui i Rolling la ripropongono benino, il pezzo è molto bello e questo aiuta parecchio, a tratti sembra poco fluido ma rimane comunque godibile.
It’s A Lie è un buon tempo medio, Come To The Ball non lascia granché, Fast Talking Slow Walking è una di quelle ballate di cui ogni tanto parlo, semplici e ortodosse ma che mi smuovono sempre, io a Jagger in queste vesti non so resistere. Credo che l’ispirazione per Hard Woman (suo gran pezzo da solista del 1985) Mick l’ abbia presa da qui.
Start Me Up (Early Version) ammicca al reggae, un alternate version degna di questo nome.
Il concerto di Wembley rispecchia la data tipica del lungo tour del 1981/82 con cui i RS imperversarono. Passare dalla limpidezza sonora dei brani da studio alla ruvidezza delle versioni dal vivo non è automatico, ma una volta trovata la quadra tutto torna e ritrovarsi ad un concerto dei Rolling è sempre una festa.
I cofanetti si fanno cosi: il disco originale, uno di inediti/outtakes (anche se in passato qualcosa fu pubblicato su bootleg), due contenenti un concerto preso dal relativo tour e magari il vinile. Che spettacolo.
◊ ◊ ◊
CD 1: Tattoo You 2021 remaster
Start Me Up – Remastered 2021
Hang Fire – Remastered 2021
Slave – Remastered 2021
Little T&A – Remastered 2021
Black Limousine – Remastered 2021
Neighbours – Remastered 2021
Worried About You – Remastered 2021
Tops – Remastered 2021
Heaven – Remastered 2021
No Use In Crying – Remastered 2021
Waiting On A Friend – Remastered 2021
CD 2: Lost & Found – Rarities
Living In The Heart Of Love
Fiji Jim
Troubles A’ Comin
Shame Shame Shame
Drift Away
It’s A Lie
Come To The Ball
Fast Talking Slow Walking
Start Me Up (Early Version)
CD 3: Still Life – Wembley Stadium 1982
Under My Thumb
When The Whip Comes Down
Let’s Spend The Night Together
Shattered
Neighbours
Black Limousine
Just My Imagination (Running Away With Me)
Twenty Flight Rock
Going To A Go Go
Chantilly Lace
Let Me Go
Time Is On My Side
Beast Of Burden
Let It Bleed
CD 4: CD 3: Still Life – Wembley Stadium 1982
You Can’t Always Get What You Want
Band Introductions
Little T&A
Tumbling Dice
She’s So Cold
Hang Fire
Miss You
Honky Tonk Women
Brown Sugar
Start Me Up
Jumpin’ Jack Flash
(I Can’t Get No) Satisfaction
Vinyl LP Picture Disc
Start Me Up – Remastered 2021
Hang Fire – Remastered 2021
Slave – Remastered 2021
Little T&A – Remastered 2021
Black Limousine – Remastered 2021
Neighbours – Remastered 2021
Worried About You – Remastered 2021
Tops – Remastered 2021
Heaven – Remastered 2021
No Use In Crying – Remastered 2021
Waiting On A Friend – Remastered 2021
The Rolling Stones
Mick Jagger – lead vocals (all but 4), backing vocals (all but 5); electric guitar (9 & 10); percussion (track 9)
Keith Richards – electric guitar (all but 9), backing vocals (1–4, 6, 7 & 10); lead vocals and bass guitar (track 4)
Ronnie Wood – electric guitar (all but 3, 7–9 & 11), backing vocals (1, 2, 4, 6 & 10)
Bill Wyman – bass guitar (all but 4); guitars, synthesizer and percussion (track 9)
Charlie Watts – drums
Mick Taylor – electric guitar (8 & 11)
Additional personnel
Nicky Hopkins – piano (8, 10 & 11); organ (10)
Ian Stewart – piano (2 & 4–6)
Billy Preston – keyboards (3 & 7)
Wayne Perkins – electric lead guitar (7)
Ollie E. Brown – percussion (3 & 7)
Pete Townshend – backing vocals (3)
Sonny Rollins – saxophone (3, 6 & 11)
Jimmy Miller – percussion (8)
Michael Carabello – cowbell (1); conga (3); güiro, claves, cabasa and conga (11)
Chris Kimsey – electric piano (9)
Barry Sage – handclaps (1)
Sugar Blue – harmonica (5)
Technical
Chris Kimsey – associate producer, engineer
Barry Sage, Alex Vertikoff, Keith Harwood, Glyn Johns, Andy Johns, Dave Richards, Tapani Tapanainen, Sean Fullan, Brad Samuelsohn, Ron “Snake” Reynolds, Jon Smith, Reinhold Mack, Carlton Lee, Mikey Chung – uncredited engineers
And then there were two … e rimasero in due, Franz Di Cioccio e Patrick Djivas, accompagnati già da un po’ da nuovi musicisti, che tra l’altro ho visto dal vivo di recente – negli anni pre covid – a Modena nella bella piazza Roma. Cosa mia aspetto da un disco del genere non so, la Premiata come sapete è una delle mie prog band preferite in assoluto ma, visto l’uomo che sono, dopo il 1981 (anno in cui la vidi dal vivo per la prima volta) smisi di seguirla, almeno per quanto riguarda i dischi da studio.
Ora eccoli di nuovi qui, Di Cioccio pare uno mai domo, se ci crede fa bene, con lui il fido Djivas. Copertina senza infamia senza lode.
Prendo in esame la versione italiana. Vediamo un po’.
Dal look della band (il noiosissimo nero comune ormai a tante, troppe band che girano intorno al mondo del nuovo progressive metal) sì può già intuire qualcosa e infatti Mondi Paralleli rispetta i (pre)giudizi. Aria da Dream Therater, i musicisti sanno suonare ma questa non sembra essere la PFM. Certo, lo so, un gruppo non può restare cristallizzato in un dato periodo, un gruppo deve crescere ed evolversi, ma non è il gruppo che mi appartiene. Tuttavia il cantato mi piace e anche lo sviluppo che lo accompagna.
Umani Alieni è guidata dal piano e il mood musicale a mio avviso migliora, brano raffinato con un cantato molto umano. Quello che non mi piace è la parte strumentale dal piglio prog metal che dopo un po’ viene a galla. In certe parti ricorda Parco Sempione di Elio E Le Storie Tese. Ombre Amiche è uno di quei brani sospesi alla Zucchero, arrangiamento rarefatto, la voce di Franz risulta più gradevole del previsto.
La Grande Corsa è un bel Rock moderno dal respiro melodico, inaspettato è piacevole. Ecco, gli interventi del doppio pedale di batteria mi annoiano, ma il pezzo funziona, ogni tanto un moog fa capolino. Pezzo curioso, un po’ Van Halen un po’ prog.
AtmoSpace mi risulta meno appetibile, almeno all’inizio, ma poi con l’avvento del pianino e del moog tutto si fa più famigliare e più bello. Pecore Elettriche, basso un po’ funk, chitarra alla Steve Vai (con o senza wah wah), con Mr. Non Lo So la PFM saltella e fa la spiritosa, Il Respiro Del Tempo rimanda ancora a certe cose di Zucchero, Ian Anderson e Steve Hackett sono della partita ma sono apparizioni fugaci e leggere
Transumanza un minuto che funge da introduzione a Transumanza Jam, la batteria che conosciamo, il violino, il moog di Premoli, sapori antichi del bel tempo che fu.
L’album dunque mi piace più di quanto mi aspettassi, non amo molto certe derive prog metal (lo avrete capito) e le sfumature da rock moderno ma è una cosa mia, il resto mi pare ben più che dignitoso. Bravo Franz, bravo Patrick, bravo Lucio, bravi tutti.
CD 1 Tracklist (English version): 01. Worlds Beyond 02. Adrenaline Oasis 03. Let Go 04. City Life 05. If I Had Wings 06. Electric Sheep 07. Daily Heroes 08. Kindred Souls 09. Transhumance 10. Transhumance Jam
Total time: 40:48
CD 2 Tracklist (Italian version): 01. Mondi paralleli 02. Umani alieni 03. Ombre amiche 04. La grande corsa 05. AtmoSpace 06. Pecore elettriche 07. Mr. Non Lo So 08. Il respiro del tempo 09. Transumanza 10. Transumanza Jam
Franz Di Cioccio – voce principale, batteria, arrangiamento
Patrick Djivas – basso, tastiera, arrangiamento
Marco Sfogli – chitarra elettrica ed acustica, arrangiamento (tracce 1-4), coro (traccia 8)
Nuovo stereo mix di Giles Martin e dell’ingegnere del suono Sam Okell che riprendono come riferimento la versione originale di Phil Spetcor usando naturalmente i master 8 piste. Questa versione include anche un cd dedicato al meglio delle outtake. Occasione per parlare un po’ di Beatles qui sul blog.
In breve: i 4 di Liverpool nel gennaio del 1969 si ritrovano ai Twickenham Film Studios per girare una sorta di documentario con l’idea di ritornare a essere un gruppo che suona dal vivo, le cose tra i quattro non funzionano più a dovere da un po’, Harrison ad un certo punto se ne va, il gruppo si ricompatta in aprile agli studi della Apple, esce il singolo Get Back, Glyn Johns prepara un missaggio dell’album – a quel punto chiamato come il singolo – ma il tutto viene bloccato e il progetto abbandonato. Il gruppo si mette di nuovo all’opera ma su di un progetto diverso – Abbey Road – che viene pubblicato nel settembre del 1969, Lennon se ne va e i tre membri rimanenti da gennaio ad aprile 1970 si ritrovano per completare il vecchio progetto ora rinominato Let It Be, album che esce in maggio di quell’anno dopo che il produttore Phil Spector rivede alcune canzoni aggiungendo le sue tipiche orchestrazioni (McCartney ne sa sarà disgustato).
Pur tribolato rimane un disco dei Beatles, dunque (quasi tutto) magnifico. Two Of Us di Macca è un gioiellino acustico, il nuovo mix mi pare renda tutto più chiaro.
Dig A Pony di Lennon è un gran bel momento, lento ma dall’andamento Rock … mi imbarazza un po’ mettere i link di Youtube, sono brani così noti, ma poi penso che magari qualche giovane lettore non ha tutta questa confidenza con i Fab Four.
Di nuovo Lennon per la meravigliosa Across The Universe … uhm, sono di nuovo colto dai dubbi, difficile recensire oggi un disco dei Beatles, che cosa si può aggiungere? Si finirebbe per usare tanti aggettivi ed iperbole, ma va beh, ormai mi ci sono messo…
I Me Mine è di Harrison, canzone dolce che sa trasformarsi in un rockaccio senza sembrare ridicola, altro pezzo rilevante.
Dig It è invece una di quelle sciocchezzuole dei Beatles che non mi hanno mai preso.
Let It Be di Macca è un patrimonio dell’umanità, la semplicità da “ballata” in DO non deve trarre in inganno, il brano è profondo, completo, riuscito. Sarà che sono sensibile al tema toccato e dunque all’ispirazione che ebbe McCartney ma per me rimane un capolavoro. Magari dico un’eresia ma il nuovo mix sembra migliorarla …
Maggie Mae, 40 secondi di un vecchio traditional che parla di una prostituta che derubò un marinaio, momento inutile.
I Got A Feeling è il bel rock che conosciamo
One After 909 ci riporta ai vecchi Beatles, con The Long And Winding Road non ci resta che piangere, Macca at his best, cosa si può scrivere di una canzone dalla purezza compositiva definitiva? Macca is god!
For You Blue è una canzoncina di Harrison sull’acustica, mentre Get Back di MacCartney è il classico che tutti amiamo e che sembra beneficiare del nuovo mix.
Il materiale bonus consiste in massima parte di registrazioni alternative dei vari pezzi, segnalo Don’t Let Me Down (First Rooftop Performance), The Long And Winding Road (Take 19) e Across The Universe (Unreleased Glyn Johns 1970 Mix)
In caso qualcuno non abbia questo (ultimo) album da studio dei Beatles questa uscita potrebbe essere un bel pretesto per rimediare, sempre che non siate dei puristi e vogliate i mix originali degli album (io lo sono stato ma ora sono più morbido a riguardo, sarà l’età). Di solito riguardo i grandi album dei Beatles sono altri titoli ad essere citati, ma Let It Be rimane un grandissimo disco.
Tracklist CD 1 Let It Be
01. Two Of Us (3:36) 02. Dig A Pony (3:55) 03. Across The Universe (3:48) 04. I Me Mine (2:25) 05. Dig It (0:51) 06. Let It Be (4:03) 07. Maggie Mae (0:40) 08. I’ve Got A Feeling (3:38) 09. One After 909 (2:54) 10. The Long And Winding Road (3:38) 11. For You Blue (2:33) 12. Get Back (3:08)
CD 2 Outtake Highlights
01. Morning Camera (Speech – Mono) – Two Of Us (Take 4) (3:42) 02. Maggie Mae – Fancy My Chances With You (Mono) (0:58) 03. For You Blue (Take 4) (2:53) 04. Let It Be – Please Please Me – Let It Be (Take 10) (4:33) 05. The Walk (Jam) (0:56) 06. I’ve Got A Feeling (Take 10) (3:38) 07. Dig A Pony (Take 14) (4:01) 08. Get Back (Take 8) (3:53) 09. Like Making An Album (Speech) (0:43) 10. One After 909 (Take 3) (3:27) 11. Don’t Let Me Down (First Rooftop Performance) (3:29) 12. The Long And Winding Road (Take 19) (3:47) 13. Wake Up Little Suzie – I Me Mine (Take 11) (2:16) 14. Across The Universe (Unreleased Glyn Johns 1970 Mix) (3:31)
Dunque vediamo un po’ cosa success, grosso modo, e a Clapton dal 1963 al 1969: due/tre anni con gli Yardbirds, uno con John Mayall & The Bluesbreakers, tre con i Cream e uno con i Blind Faith, senza contare le collaborazione con John Lennon & The Plastic Ono Band (1969) e Delaney & Bonnie & Friends (1969/1970). Sette anni circa spesi ad una velocità folle quando il fenomeno della musica Rock era in divenire e lui dunque era uno degli apripista principali. Chiaro che poi può succedere di avere qualche mancamento, di interrogarti sullo status di dio della chitarra che il pubblico ti ha appiccicato, di essere un po’ in confusione (dopo questo album partì l’avventura Derek & The Dominos a cui seguirono un paio d’anni di black out dovuti anche al uso di droghe pesanti).
Primo album solista dunque ma schiacciato fra un travolgente passato e l’imminente disco e tour con i Dominos. Album dunque interlocutorio, in cui Clapton elaborava i primi tentativi di capire chi fosse realmente. L’album arrivò al n. 13 della Top 200 americana, ma non fu un tondo successo. La copertina originale dell’album era questa:
immagine non usata per l’artwork di questo cofanetto a 4 CD mentre regolarmente appare nella nuova edizione in vinile (1 solo LP). Il box set include il mix ufficiale fatto da Tom Dowd (UK version), quello di Delaney Bramlett (già apparso nella edizione del 2006) e infine quello di Eric Clapton proposito nella sua completezza qui per la prima volta. Il materiale bonus era già apparso nella edizione precedente con la sola eccezione di un mix alternativo di Comin’ Home. Il mix usato per il vinile dovrebbe essere quello classico di Tom Dowd (non ne sono certo, però, non avendo l’LP).
Slunky (Bramlett – Clapton) è lo strumentale che apre l’album e che rappresenta bene lo spirito che aleggiava ai tempi: fiati che spingono, buon groove, qualche ottimo intervento con la Stratocaster. Bad Boy (Bramlett – Clapton) è un blues infettato di funk, il sapore e quello americano visto il produttore, i musicisti e il nuovo corso di Eric, blues semplice ed efficace. La voce di Clapton non è ancora al livello di ciò che sarà dal 1974 in poi.
Il tema di Lonesome And A Long Way From Home (Bramlett · Leon Russell) è esattamente quello di Bad Boy ma il brano è più ritmato, la firma di Leon Russell si sente, momento gradevole di nuovo spinto da un bel lavoro di fiati. After Midnight del grandissimo J.J. Cale aggiunge substrato alla caratura dell’album, la versione di Clapton è riuscita, velocità diversa dall’originale e confezione più ricca. Assolo d’obbligo col tipico suono della Fender Stratocaster.
Easy Now (Clapton) gioca con l’acustica, pezzo che ricorda un po’ lo stile del suo grande amico George Harrison. Blues Power (Clapton – Russell) è uno dei grandi pezzi di questo album malgrado all’epoca – mi par di ricordare, criticarono l’aspetto, diciamo così, solare del pezzo (probabilmente da lui volevano sentire solo blues che avessero a che fare con tematiche e suoni più profondi e cupi).
Il ritmo frizzantino continua con Bottle Of Red Wine (Clapton) canzonetta senza troppe velleità, un po’ come Lovin’ You Lovin’ Me (Bramlett · Clapton), gradevoli certo, ma leggerine. I’ve Told You For The Last Time (Bramlett – Steve Cropper) non di discosta troppo da queste ultime, I Don’t Know Why (Bramlett – Clapton) è un pelo più riflessiva e prepara il campo per il brano finale, la bella Let It Rain (Bramlett – Clapton) con quell’andamento molto americano (nell’accezione positiva), Jim Gordon e Carl Radle alla sezione ritmica fanno un ottimo lavoro.
Chi vuole sbizzarrirsi nel cercare le di differenze dei due mix alternativi può naturalmente farlo, ma son cose secondo me riservate ai fan in senso strettissimo.
Materiale bonus piacevole, Teasin’ (Performed by King Curtis with Delaney Bramlett, Eric Clapton & Friends) è uno strumentale molto accattivante,
Comin’ Home (Alternate Mix) (Performed by Delaney & Bonnie & Friends featuring Eric Clapton – unreleased mix) è altrettanto amabile. Quando parte un blues il mio animo entra sempre in mobilità allerta sebbene io sia molto esigente a riguardo e dunque alla fin fine tenda a disdegnare buona parte dei blues canonici che sento. Questo Blues In “A” (Session Outtake) è uno di quelli, ma è suonato da musicisti che lo hanno nel sangue e dunque anche un esercizietto come questo mi risulta carino. Belle chitarre, bello l’organo di Bobby Whitlock, bel bluesetto insomma, il tocco di Eric era davvero speciale. She Rides (Let It Rain alternate version), I’ve Told You For The Last Time (Olympic Studios version), I Don’t Know Why (Olympic Studios version) seguono e si chiude con Comin’ Home (single a-side) (Performed by Delaney & Bonnie & Friends featuring Eric Clapton), e Groupie (Superstar) (single b-side) (Performed by Delaney & Bonnie & Friends featuring Eric Clapton), quest’ultima è giusto una b side di un 45 giri, niente male però, uno di quei brani alla Cry Me A River che ascolto sempre con piacere.
Sarà che ho una predilezione per gli album obliqui e non del tutto definiti ma il primo di Clapton a me piace parecchio, questa edizione in pratica aggiunge pochissimo a quanto già pubblicato in passato (purtroppo ormai siamo abituati a queste speculazioni) tuttavia per chi non avesse l’album o possedesse solo una vecchia musicassetta beh, potrebbe essere l’occasione giusta per portarsi a casa un buon disco incastonato in un bel box set.
CD 1: The Tom Dowd Mix – The UK Version
Slunky 3.40
Bad Boy 3.59
Lonesome And A Long Way From Home 3.50
After Midnight 3.14
Easy Now 3.03
Blues Power 3.15
Bottle Of Red Wine 3.12
Lovin’ You Lovin’ Me 3.39
I’ve Told You For The Last Time 2.36
I Don’t Know Why 3.23
Let It Rain 5.06
CD 2: The Eric Clapton Mix
Slunky 3.34 unreleased mix
Bad Boy 4.20 unreleased mix
Lonesome And A Long Way From Home 3.58 unreleased mix
After Midnight 3.19 released on Life in 12 Bars Soundtrack
Easy Now 2.57 released – this was the only EC mix inserted into the original 1970 Tom Dowd mix LP
Blues Power 3.53 unreleased mix
Bottle Of Red Wine 2.58 unreleased mix
Lovin’ You Lovin’ Me 3.44 unreleased mix
I’ve Told You For The Last Time 2.32 unreleased mix
I Don’t Know Why 3.35 unreleased mix
Let It Rain 5.18 released on Life in 12 Bars Soundtrack
CD 3: The Delaney Bramlett Mix ) all mixes released on 2005 Deluxe Edition CD
Slunky 3.35
Bad Boy 3.44
Easy Now 3.00
After Midnight 3.19
Blues Power 3.20
Bottle Of Red Wine 3.09
Lovin’ You Lovin’ Me 4.07
Lonesome And A Long Way From Home 3.52
I Don’t Know Why 3.45
Let It Rain 5.02
CD 4: Singles, Alternate Versions & Session Outtakes
Teasin’ 2.17 Performed by King Curtis with Delaney Bramlett, Eric Clapton & Friends
Comin’ Home (Alternate Mix) 3.44 Performed by Delaney & Bonnie & Friends featuring Eric Clapton – unreleased mix
Blues In “A” (Session Outtake) 28
She Rides (Let It Rain alternate version) 5.08
I’ve Told You For The Last Time (Olympic Studios version) 6.49
I Don’t Know Why (Olympic Studios version) 5.14
Comin’ Home (single a-side) 3.15 Performed by Delaney & Bonnie & Friends featuring Eric Clapton
Groupie (Superstar) (single b-side) 2.50 Performed by Delaney & Bonnie & Friends featuring Eric Clapton
Credits:
Eric Clapton – lead guitar, lead vocals
Delaney Bramlett – rhythm guitars, backing vocals
Stephen Stills – guitars, bass (“Let It Rain”), backing vocals
Leon Russell – pianos
John Simon – pianos
Bobby Whitlock – organ, backing vocals
Carl Radle – bass
Jim Gordon – drums
Tex Johnson – percussion
Bobby Keys – saxophones
Jim Price – trumpet
Jerry Allison – backing vocals
Bonnie Bramlett – backing vocals
Rita Coolidge – backing vocals
Sonny Curtis – backing vocals
Producer and arranged by Delaney Bramlett
Engineer – Bill Halverson
Recorded at The Village Recorder (Los Angeles, California)
Commenti recenti