Ho iniziato a prendere il treno Regium Lepidi – Mutina per recarmi al lavoro, dopo due anni ho pensato che risparmiare è diventato un imperativo se si vuole sopravvivere in questa società per ricchi e inoltre nel mio piccolo riduco di una briciola l’inquinamento atmosferico. Pensandoci bene poi è un ritorno alle origini essendo io nato in una piccola stazione dei treni in disuso nel solstizio d’inverno di qualche decennio fa,
Train Station of Nonatown where Stephen Tyrrell was born
ho infatti sempre un brivido quando vedo la strada ferrata, sensazione dovuta anche al mio amore per il blues rurale dello Stato del Mississippi di cent’anni fa, il fischio del treno, lo sferragliare dei vagoni sui binari, lo sbuffo del vapore sono le fondamenta della iconografia spirituale del bluesman. Il treno inoltre era ovviamente anche il mezzo che ti portava lontano oltre le colline (alla continua e infruttuosa ricerca del tuo nido di stelle).
Treno che sbuffa (foto Keith Wilkinson)
E così ogni mattina mi ritrovo alla stazione della città da cui proviene tutta la mia stirpe,
Stazione di Regium Lepidi
arrivo, parcheggio a fianco dei giganteschi scheletri di quelle che furono Le Reggiane (https://it.wikipedia.org/wiki/Officine_Meccaniche_Reggiane ) e mi avvio al binario 4. Mi faccio largo tra le mandrie di giovani che a quell’ora stazionano in attesa dell’arrivo dei treni regionali su cui salgo anche io. Mi sento molto distante da loro, dai loro linguaggi, dai loro atteggiamenti, dalla pessima musica che ascoltano, ma poi mi dico che anche io e i miei amici a quell’età facevamo la stessa impressione agli uomini e alle donne di una (in)certa età che per loro sfortuna salivano sulle corriere che ci portavano agli istituti superiori che frequentavamo a Mutina. Unica differenza che molti di noi ascoltavano ottima musica (e probabilmente parlavano molto di più di politica). Il tragitto Regium-Mutina dura solo 15 minuti, ma onde evitare i discorsi giovanilistici di questi imberbi umani accendo il mio lettore lossless, mi infilo le cuffiette e mi metto ad ascoltare il “blues del treno suonato su un pianino sgangherato” e altri disegni musicali simili del grande, grandissimo, Keith Emerson.
Al ritorno il tragitto inverso, dalla Stazione Ferroviaria di Mutina.
Stazione Ferroviaria di Mutina
A seconda del regionale che prendo (R o R Veloce) ci fermiamo a Herberia o tiriamo dritto fino a Regium.
Stazione di Regium Lepidi – Le Reggiane – Marzo 2023 foto TT
Da lì, 5 minuti o poco più in macchina e sono di nuovo alla Domus. Sono diventato un pendolare dunque, un commuter che ha il blues.
VITA IN AZIENDA
L’Inter perde incredibilmente con lo Spezia, la Reggiana perde uno scontro diretto importante per la salita in serie B e io mi dispero e con lo spirito scendo a profondità abissali. Mando un whatsapp al mio collega ed amico Johnny Mac, con cui il venerdì avevo parlato di calcio.
Tim Tirelli: Weekend di melma. Basta, mollo il football.
Johnny Mac: No Tim mai mollare. Da un Virtus però non poteva venire niente di buono, ma è ancora lunga. (Si riferisce alla Virtus Entella contro cui giocava la Regia – Johnny è un tifoso della Fortitudo Bologna. ndTim)
Tim Tirelli: Non posso vivere con l’umore nero a causa dell’Inter. Una squadra con questa rosa che perde 8 partite, 8!, 4 delle quali con squadrette. Vince lo scudo il Napoli, benissimo, ma non possiamo arrivare a 20 punti. Non possiamo. Scusa lo sfogo ma sono nerissimo!
Johnny Mac: Ne parliamo martedì quando rientri dal tuo giorno di malattia (si riferisce a ciò che avevo detto il venerdì: se la Regia perde lunedì non vengo al lavoro ndTim)
Tim Tirelli: 😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂 PER FORTUNA CHE HO UN COLLEGA COME TE.! Johnny Mac n.1!
LED ZEPPELIN
L’altro giorno guardavo alcune foto tratte dal concerto dei LZ al Seattle Kingdome del 17/07/1977, dove 62.000 fan assistettero ad una esibizione (piuttosto mediocre) del gruppo.
Osservavo le immagini di Robert Plant, certo che a quel tempo Golden God lo era davvero … che presenza magnifica, il prototipo del front man di una band di successo di (hard) Rock.
RP Seattle 17-7-77
Ho persino riguardato il filmato del concerto (uno dei pochissimi ad essere stato ripreso, i megaschermi nel 1977 erano assai rari) malgrado la performance in sofferenza di Page. Nonostante tutto sarebbe stato bello vedere i LZ in quel tour da orizzonti perduti, osservare la fase calante del gruppo e al contempo godersi una sezione ritmica ancora brillantissima (il 1977 è l’anno migliore di Bonham) e una scaletta da favola. Niente da fare, i Led Zeppelin mi piacciono ancora un bel po’.
NUOVE USCITE
_LONERIDER “Sundown” (2022) – TTT
Dopo lo scioglimento dei Bad Company originali nei primi anni 80 il batterista Simon Kirke registrò un disco con i Wildlife, da qualche anno (2019) si è rimesso a lavorare con alcuni degli ex membri e insieme hanno pubblicato un paio di album.
Sundown è l’ultimo uscito, un mix di Rock alla Bad Company con venature AOR. Nessun pezzo colpisce più di tanto, prodotto dignitoso ma di dubbia utilità.
_THE SOUNTHERN LOCOMOTIVE BAND – Back In Town Tonight (2022) – TTT
Rock sudista proveniente dalla Georgia, DANNY SOUTHERN – GUITAR ,VOCALS & HAMMOND ORGAN, GREG CARTER – BASS GUITAR & VOCALS e CURTIS HUMMER – DRUMS & PERCUSSION.
Il sound e le formule sono quelle tipiche del genere, la produzione sembra low budget come è logico che sia di questi tempi. Nella seconda strofa del brano che apre il disco viene citato Jimmy Page.
A tratti non è male rivivere certe atmosfere ma alla fine il gruppo sembra contento di attenersi ai copioni di riferimento, qualche sforzo in più andava fatto, nel songwriting e nei colori usati. Qui ad esempio sembra di ascoltare la Marshall Tucker Band
Magari qualcuno si scalderà per questo tipo di proposte, non io.
SERIE TV
_Black Summer (2019 USA) – TTT+
Due stagioni viste tutto d’un fiato e non capisco perché; intendo dire, a me queste visoni apocalittiche di un futuro prossimo pieno di zombie non sono mai piaciute, ma poi è arrivata The Walking Dead e non ho più capito nulla. La serie è divisa in brevi capitoli, procede a salti, avanti e indietro ed è girata con sequenze mozzafiato dal ritmo veloce. Non è ovviamente una grande produzione come The Walking Dead ma si fa guardare.
FILM
_Ghostbuster Legacy (2021) – TTT ho finalmente visto il nuovo Ghostbusters, la supernatural horror-comedy che riprende il filo conduttore del film originale del 1984 che chiunque della mia generazione ha visto e in qualche modo amato. Non che mi aspettassi chissà che ma i profili dei personaggi, il finale etc etc sono piuttosto stucchevoli e molto “americani”. Niente, un rigurgito della mia giovinezza che ho rivissuto senza emozionarmi. Tuttavia un brivido è arrivato quando uno dei giovani protagonisti (ex Strangers Things) sul juke box di un locale stile anni ’50 ha fatto partire All Your Love di Otis Rush.
_Top Gun Maverick (2022) – TT¾ già non mi piacque il film originale figuriamoci questo pieno come è di retorica statunitense, di soluzioni e personaggi scontati. Le riprese in volo sono spettacolari, è vero, ma il resto è poca cosa.
_Elvis (2022) – TTT¾ film di buon successo e dalla impostazione mainstream, il tema è la vita di Elvis Presley, i primi anni persi ad inseguire il blues del Mississippi e quindi il salto a Memphis, le prime registrazioni e l’arrivo nell’Olimpo dei grandi del Rock. La prima parte mi ha lasciato così così, ho avuto bisogno di tempo per digerire l’impostazione “moderna”, ma poi la seconda mi ha convinto e ho apprezzato il film, sebbene non ne sia un entusiasta.
PLAYLIST
CODA
L’animo è in fiamme, Ittod si tiene a fatica, ma Stefano e Tim ci danno di estintore. L’equilibrio interno è precario ma per il momento sembra reggere, grazie anche all’aiuto dell’amaro Nonino on the rocks con in più una fettina di arancia.
Tanto a che cosa serve pizzicarsi l’animo, la vita è questa, è di nuovo sabato mattino, tra poco spesa settimanale alla Coop, segue sistemazione di quel po’ di verde intorno alla Domus, domenica la messa (nera), poi magari fuori a pranzo e quindi la partita di football (contro l’impero del male) e lunedì mattina si ricomincia, treno, il lavoro e “Ciao Tim, come stai?!”, “Benissimo!”
Now everything changes Ain’t nothin’ the same I’m having the strangest feel, baby I can’t remember my name I’m going round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round… I’m going round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round…
Leggere Mircea Cărtărescu mi scompiglia l’animo, la sua scrittura stimola oltremodo la parte rivoluzionaria che c’è dentro di me, libera la furia iconoclasta tipica di Ittod, uno dei tre uomini che sono, relegando gli altri due, Stefano in primis, in un angolo lontano. Ho letto nelle albe delle scorse notti solo alcune decine di pagine di Solenoide
eppure sono già in preda ad un fervore difficile da gestire. Da una parte è bello sentirsi attraversato da venti impetuosi, dall’altra forse non conviene alimentare i fiotti di energia spirituale che modellano di volta in volta l’uomo di blues che sono. Sì perché poi pensieri vivaci cominciano a galoppare nella maruga come fossero wild horses e avrei un bel da fare per rimetterli nel recinto, che se qualcuno di essi scappasse davvero potrebbe portare a cambiamenti estremi della mia vita. Sarebbero processi questi più tipici di un giovane uomo pronto ad buttarsi a capofitto in nuove sfide piuttosto che di un uomo di blues di una (in)certa età, tuttavia sento nel petto tutta la prepotenza di questi batticuore, di questi fermenti, di questi graffiti spirituali che qualcosa o qualcuno dipinge a tinte forti nelle pareti della caverna del mio animo.
Secondo Wikipedia Cărtărescu è uno:
scrittore postmoderno, influenzato, oltreché dalla ricca tradizione fantastico-mitologica rumena, letteraria e non, dalla sottocultura psichedelica degli anni sessanta e settanta, le cui opere sono spesso caratterizzate da costrutti letterari legati più a piani simbolici, che narrativi. Dotato di una poetica assimilabile all’opera di James Joyce, Franz Kafka, Milorad Pavić e, soprattutto, Thomas Pynchon, è stato un autore di spicco della cosiddetta Blue jeans generation, corrente sorta negli anni ottanta all’interno del panorama letterario romeno. È considerato il maggiore romanziere in lingua romena contemporaneo.
Tutto questo rimescolamento mi porta alla cagacazzite più intransigente, fatico a sopportare gli automobilisti-ciclisti-pedoni indisciplinati, chi ha visioni politiche lontane dall’umanesimo e dalla convivenza civile, chi crede in uno dei 3.000 Dei inventati dagli umani che non reggono all’idea che tutto quello che esiste sia nato per caso, chi ascolta musica di melma, chi dice e pensa di ascoltare Rock quando in realtà il Rock – quello vero – sarebbe un’altra cosa, chi usa il termine devastato/a quando invece di rispondere “Guarda sono distrutto/a” alla domanda “Come stai, sei stanco/a?” deve appunto enfatizzare e omologarsi al vocabolario statunitense usando la versione italiana di “devasted” (vedi articolo del blog https://timtirelli.com/2020/10/05/parole-al-vento-la-fine-dellaggettivo-distrutto-e-lavvento-del-termine-devastato/) e più o meno altre mille categorie di umani.
E allora quello a cui aspiro diventa un posto in riva al mondo che poi sarebbe una casetta nella campagna aperta, purtroppo però la campagna aperta non esiste più, perlomeno non qui nella grande pianura in cui vivo, me ne rendo conto sempre più spesso quando cerco con lo sguardo orizzonti lontani, dipinti del verde dei campi e del blu del cielo. Il consumo del territorio, del suolo, ormai ci è sfuggito di mano, dobbiamo costruire a tutti costi nuove case, nuove fabbriche, nuovi impianti, nuove sterminate aree dedicate alla logistica dove eserciti di lavoratori con chissà quale contratto saranno impiegati a districare il flusso di merci e beni che ci ostiniamo a produrre senza sosta. Parlavo l’altro giorno con un mio amico, mi diceva che la sua è l’ultima casa di un paese di questa fetta d’Emilia e di fatto sarebbe una casa di campagna se non che il comune del paese limitrofo ha costruito proprio sul confine un quartiere industriale che adesso si trova a 300 metri da casa sua. Ne so qualcosa visto che nella frazione che confina con Borgo Massenzio hanno destinato una grande porzione di campagna a polo industriale col risultato che la (già misera) skyline che vedo dalla Domus Saurea è stata definitivamente compromessa: a 1.500 metri vi sono questi orribili capannoni, questi impianti giganteschi che hanno tolto ogni poetica dal vivere in questo pezzo di campagna in cui risiedo da 14 anni.
E allora dovrei darmi una mossa, prendere la chitarra, intonare la canzoncina di Mississippi Fred McDowell
togliere la polvere dalla scopa, dare una ramazzata
partire e cercare una nuova casetta lontano da tutto e da tutti
mollare il football (troppi blues mia cara Inter e mia cara Reggiana), il Rock e concentrami sulla letteratura, sullo scrivere e sul blues rurale del Mississippi degli anni venti e trenta del secolo scorso , in pratica concentrami sull’umanesimo.
In alternativa, il faro di cui ogni tanto parlo.
Perché è vero, non cambieremo mai vita, ma è questo che vogliamo? Giocarci la buccia in una società come questa dove il poco tempo che abbiamo su questa Terra viene regolato unicamente dall’economia a cui la politica è asservita? Vogliamo questo? Davvero? L’infelicità collettiva? Tecnologia, profitto, efficienza …come dice Galimberti “non siamo più individui, ma funzionari di apparati”.
E allora sì, scrivere, scrivere, scrivere e basta. Prendi ad esempio questo istante di un sabato sera qualunque di metà marzo, qui nello studiolo perso nell’impeto che inonda il mio blues, sospeso in una bolla temporale, un individuo del genere femminile umano mi si avvicina “Beh, stasera non si cena?” … ritorno sulla terra …“Ma che ore sono? Le nove? Ma caspita, pensavo fosse tardo pomeriggio.”
Ecco, voglio questo, perdermi nei sentieri dello scrivere, della letteratura (da due soldi, la mia insomma) del fare le cose che so fare meglio in questa porca vita…e già lo sento Ittod dire a Stefano
Via, via, vieni via di qui
Niente più ti lega a questi luoghi
Neanche questi fiori nerazzurri
Via, via, neanche questo tempo grigio
Pieno di musiche
E di chitarristi che ti son piaciuti
Pur di poter parlare del blues mi riduco a stratagemmi piuttosto sciocchi: le chiedo “Ti posso raccontare dodici battute sul blues?”. “12 battute? Ma non saranno troppe? Sei diventato un comico?” La donna che ho davanti non coglie il gioco di parole, non sa che la forma classica di un giro (una strofa in pratica) di blues è composta da 12 battute.
E allora con chi posso parlarne? A chi posso dire che Poor Tom dei Led Zeppelin e Prodigal Son dei Rolling Stones provengono da “That’s No Way To Get Along” di Robert Timothy Wilkins (January 16, 1896 – May 26, 1987)?
Non posso certo raccontarlo al tecnico della ditta esterna che di frequente viene a sistemarci i computer aziendali, uno che alla domanda: “Che musica ascolti?” risponde “quando accade, molto raramente, rap, ma non ascolto musica, a volte invidio chi ha un lato artistico ma a me la musica, l’arte, i film non interessano”.
E allora, perso nei miei blues, che altro posso fare se non iscrivermi al gruppo facebook RIVOGLIAMO I TRESOR PAVESI!!!
un gruppo di pazzi alla ricerca del biscotto perduto, quello che era il nostro preferito.
Il blues poi scende prepotente una sera in cui Borgo Massenzatico, per almeno un paio d’ore, rimane senza luce. Abituati come siamo a tutte le futili comodità garantiteci dalla società occidentale ritrovarsi ad accendere candele, a procedere a tentoni nelle zone più buie della casa, a non avere l’acqua calda e il riscaldamento, a non potere guardare un film o una partita, a non potere ricaricare il cellulare ormai morto ti fa capire quanto fragili siamo e destinati quindi all’estinzione se dovesse capitare qualcosa di serio al pianeta.
Lights ou, lights out Gavassa – Domus Saurea feb 2022 – foto TT
Il giorno dopo per festeggiare lo scampato pericolo ce ne andiamo al cinegiappo, un po’ di wasabi per tirarmi su.
Cinegiappoblues – feb 2023 – Foto TT
Ieri, per la prima volta dopo circa tre anni torno a far smart working e quindi lavoro dalla Domus Saurea. Mi ero disabituato e non ricordavo fosse così piacevole. Impiego i 45 m in cui di solito sono in viaggio per pulire la stufa e fare una sgambata mattutina lungo le sponde di marzo qui alla Domus; alle 8,29 sono al mio posto davanti al computer e a fine giornata ragiono sul fatto che, se si è disciplinati e coscienziosi, si lavora e si produce un bel po’. Niente male davvero.
March at the Domus – foto TT
March at the Domus – foto TT
March at the Domus – foto TT
Dopo la giornata lavorativa produttiva ma non pesante, la sera mi trovo insieme alla mia band allo Sherlock Holmes di Regium Lepidi a festeggiare il compleanno di Pol, il nostro cantante. Serata molto piacevole e divertente; quando la nostra bassista si assenta per andare in bagno noi tre maschiacci iniziamo subito a parlare del genere femminile e lo facciamo come fossimo una band on the road in America a metà anni settanta. La versione reggiana di Victoria De Angelis (dei Maneskin) poi torna e noi svelti svelti cambiamo argomento e ci focalizziamo sulla partita Napoli – Lazio trasmessa sui vari schermi del locale. La serata come detto è magnifica, rinsaldare i legami tra noi quattro fa bene al gruppo e a noi stessi. L’unico problema è l’alcol: passi i giorni lavorativi della settimana a non bere, a mangiare insalatine, yogurt e a cercar di rispettare il tuo fitness personale con un occhio alla bilancia poi il venerdì sera esci con gli amici e bim bum bam, ti prendi una discreta ghega (sbornia, nel gergo di questa fetta d’Emilia).
The Equinox allo Sherlock – da sx a dx: il cantante, la bassista/tastierista, il chitarrista, il batterista – marzo 2023 – Foto SH girl
Dopo la capatina fatta qui alla Domus per il bicchiere della staffa, una volta salutato gli amici, prima di mettermi a letto, faccio mente locale: una Loburg media, un gin & tonic, un amaro Nonino, un superalcolico offerto da Rocco (il proprietario dello Sherlock) lì alla cassa e un paio di Rum alla Domus. Stamattina alzarsi e andare a fare la spesa settimanale alla Coop non è stato facilissimo…
FILM
Il Bar Delle Grandi Speranze (The Tender Bar) – 2021 USA – TTTT (Prime Video)
Adattamento cinematografico del libro Il bar delle grandi speranze (2005) di J. R. Moehringer, libro che lessi nel 2008 e che mi piacque tantissimo. Il film relativo non delude anzi… L’America dei (beautiful?) losers, quella a cui facciamo riferimento noi…bel film e il pezzo qui sotto che compare nella pellicola ci descrive benissimo …
SERIE TV
_To The Lake (Epidemic) – Russia 2019 (Netflix) – TTT½
Serie TV russa tratta dal libro di Yana Vagner “Vongozero”(2011), acquistata da Netflix.
I Moscoviti vengono infettati da un virus letale che in pochi giorni porta alla morte delle persone e di conseguenza Mosca diventa un incubo. La serie racconta le vicissitudini di alcuni sopravvissuti che scappano dalla città per rifugiarsi in una isoletta del lago Vongozero. Come per The Last Of Us qui sotto, il canovaccio ricorda quello di The Walking Dead. La produzione russa non mi sembra male, ma è chiaro che occorre mettere a fuoco i nostri occhi occidentali. I paesaggi innevati e ghiacciati tuttavia sono suggestivi e sono un plus non indifferente.
_The Last Of Us – 2023 USA (HBO/SKY) – TTTT
Ritengo curioso che mi piaccia una serie tratta da un videogioco ma devo abituarmi all’idea. Dopo vent’anni di una feroce pandemia la Terra è un posto violento e terribile. Un uomo e una ragazzina viaggiano attraverso gli Stati Uniti. Il filone è simile a quello di The Walking Dead, ma che vi devo dire, mi sono appassionato anche a questa. Di livello la produzione.
NB: finora ho visto solo i primi sei episodi disponibili in italiano.
PLAYLIST
OUTRO
Esco dalla mensa ferrovieri a Mutina, torno in azienda facendo il giro largo, ho tempo e mi va di camminare. Passo davanti alla stazione, osservo la gente che entra ed esce, una intricata trama di esseri umani intenti a seguire i fili invisibili delle loro esistenze. Un uomo più meno della mia età e una donna più giovane provengono da direzioni opposte, ma è chiaro che si conoscono, lei sembra appena scesa da un treno, lui le va incontro. Passo casualmente vicino a loro … sono a pochi metri l’uno dall’altra, lei esclama: “Mio dio, ma sei un ragazzo!”, penso sia dovuto all’aspetto giovanile del mio coetaneo. Non paiono una coppia ma l’impressione è che si piacciano. Li vedo allontanarsi, sono emozionati, sorridenti e al contempo disinvolti e impacciati. Li lascio alle loro storie e riprendo il cammino e mentre lo faccio mi chiedo (senza nessuna retorica): “Ma una donna che mi vedesse per la prima volta e che sapesse la mia età, direbbe anche a me – mio dio ma sembri un ragazzo! – “? Vorrei fosse così ma non ne sono affatto sicuro. Il tempo sfugge dalle mani in maniera velocissima giunti a questo punto, ne discuto ormai quotidianamente con Polbi e puntualmente ci deprimiamo. Essere un ragazzo di una (in)certa età però non mi dispiacerebbe, ma poi è così importante sembrarlo ed esserlo? Temo di sì.
Il documentario Echo In The Canyon, ora disponibile su una TV a pagamento, mi ha rigettato nel mood spirituale del Laurel Canyon∗, quel quartiere montuoso nella regione di Hollywood Hills delle montagne di Santa Monica, all’interno del distretto di Hollywood Hills West di Los Angeles, in California. Un canyon è una gola prodotta per erosione da un corso d’acqua che scorre tra rocce prive di vegetazione, tipica di zone montuose dell’America settentrionale. Negli anni ’60 il quartiere era diventato un centro locale per la controcultura e molti importanti musicisti folk e rock si trasferirono nell’area, rendendolo un fulcro per la collaborazione musicale.
Io iniziai a capire qualcosa una volta che mi capitò in mano l’album di John Mayall “Blues From Laurel Canyon” (fine 1968), il primo disco di Mayall dopo il periodo Bluesbreakers.
Una volta messo a fuoco la (bella) zona e il crogiuolo che diventò nella seconda metà degli anni sessanta, iniziai ad affezionarmi all’idea di un luogo in cui vennero a contatto e si amalgamarono elementi e culture diverse. Vedere il documentario in questione mi ha riportato a quei miei sogni quasi fanciulleschi e a quel mondo underground che presto sarebbe diventato una fortissima corrente culturale e musicale dal successo tipico delle faccende mainstream.
Laurel Canyon, Los Angeles
Eccomi dunque qui a riascoltare a manetta Byrds e Beach Boys; di solito con questi ultimi tralascio le canzonette surf (anche se una di queste sia in pratica Sweet Little Sixteen di Chuck Berry) e mi immergo in cosucce più articolate e rese immortali dal songwriting pazzesco di Brian Wilson (e di chi collaborò con lui alle stesure). Arriva il momento di In My Room e d’improvviso vengo dal vento rapito e incomincio a volare nel cielo infinito.
In My Room fu scritta da Brian Wilson (deus ex machina del gruppo) e Gary Usher (autore e produttore californiano) e fu pubblicata nel loro album del 1963 Surfer Girl.
Usher ricorda: “In My Room” ci fece prendere un po’ più sul serio il nostro mestiere. Brian e io tornammo a casa una sera dopo aver giocato a ‘over-the-line’ (una partita di baseball). Io suonavo il basso e Brian era all’organo. La canzone fu scritta in un’ora… tutta la melodia di Brian, la sensibilità… il concetto significava molto per lui. Quando finimmo, era tardi, ben oltre il nostro coprifuoco di mezzanotte. In effetti, Murry [il padre dei fratelli Wilson] venne un paio di volte e voleva che me ne andassi. Ad ogni modo c’era Audree [la madre dei fratelli Wilson] che si stava sistemando i capelli prima di andare a letto, e la suonammo suonata per lei. Disse: “Questa è la canzone più bella che tu abbia mai scritto”. Murry disse: “Non male, Usher, non male”, che è stata la cosa più carina che mi avesse mai detto.
Gary Usher disse inoltre che “Brian diceva sempre che la sua stanza era tutto il suo mondo”, e lo stesso Brian dichiarò: “Avevo una stanza e la consideravo il mio regno. E ho scritto quella canzone a proposito del fatto che non hai paura quando sei nella tua stanza. È assolutamente vero.”
Come dice il nostro Pike Boy, In My Room è una sorta di Doo Wop, ma – aggiungo io – ha un qualcosa nella melodia, negli accordi usati che la rende magica, universale, unica. È una di quelle canzoni così belle da lasciare senza fiato, semplice eppur particolare con giochi d’armonia e d’accordi riuscitissimi. Lo scrivere canzoni è da sempre la mia attività preferita a questo mondo e perciò sono molto sensibile all’argomento, però davvero questa mi sembra una delle canzoni più toccanti che mi sia mai capitato di ascoltare.
There’s a world where I can go and tell my secrets to In my room, in my room In this world I lock out all my worries and my fears In my room, in my room
Do my dreaming and my scheming Lie awake and pray Do my crying and my sighing Laugh at yesterday
Now it’s dark and I’m alone But I won’t be afraid In my room, in my room In my room, in my room In my room, in my room
Rivedo il giovane Tim, laggiù negli anni settanta, nella sua cameretta, un armadio, il letto, una libreria, una scrivania, una chitarra, un giradischi e i tanti poster attaccati alla parete … quelli dei Led Zeppelin, poi Emerson Lake And Palmer, Rolling Stones versione 1978, Genesis versione Seconds Out, Aerosmith, Blondie … ricordo le sue malinconie adolescenziali, i suoi wildest dreams, le sue speranze … ah, cameretta, quanto ti ho vissuta … adesso è buio e sono solo ma non ho paura, nella mia cameretta, nella mia cameretta, nella mia cameretta, nella mia cameretta.
Devo aver sbattuto l’anima da qualche parte perché mi duole tutto il mio essere o forse è solo perché sono prigioniero di un atteggiamento escatologico, sempre attorcigliato come sono all’interpretazione dei destini ultimi dell’uomo e dell’universo. Provo a distrarmi ma non vi riesco, quello che vedo è il decadimento delle società umane … masse di popolazioni che non vanno a votare, e quando lo fanno mettono la croce sulle loro paure e sulle loro superstizioni … l’ombelico del mondo che pare diventato il proprio pianerottolo … l’incapacità ormai cronica di non riuscire né volere ascoltare il punto di vista dell’altro … è proprio vero, mala tempora currunt.
Cerco così di distrarmi con la solita quotidianità pallida e senza fiato: mi faccio avviluppare dal freddo di queste gelide giornate quando noto che il termometro della blues mobile segna i – 5
Cold days at the Domus – foto TT
e i territori intorno alla Domus si vestono da tundra,
Domus Saura – early 2023 – foto TT
cerco di scaldarmi con il vino catalano portatomi direttamente da Barcellona dal mio amico Lookbi.
il quale mi ha riferito che l’amico che glielo ha consigliato ha parlato di un vino che si deve bere quando si ha una donna da baciare, perché ad ogni sorso il sapore cambia. Interessante mi dico, e vado a documentarmi:
Finca La Garriga è, oltre a Finca Malaveïna e le Finca Espolla, uno dei tre grandi vini di Castillo de Perelada, 100% uva Samsó (o Cariñena) proveniente da vigne di oltre 50 anni.
Il suo marcato carattere varietale, la mineralità (evidente soprattutto al naso) e la freschezza, fanno sì che, alla cieca, questo vino si possa confondere con uno del Priorato tra i più morbidi. Sorprende la facilità con cui si lasci bere un vino di questa maturità, così intenso e complesso ma d’altra parte anche così fresco, invitante e potente, tanto da dare l’impressione si rincorrano per fuoriuscire dal calice. Ci regala profumi di frutta matura e dolce, funghi, humus e note mentolate, un naso certamente complesso.
Il fascino del profumo diventa vera e propria seduzione al palato: un ingresso deciso per questo vino gustoso, concentrato, con note di scorza d’arancia, a conferma di deliziose finezza ed eleganza. Sebbene al palato non riproponga la medesima complessità del naso, notiamo la strabiliante sensazione di frutta carnosa (fragola e frutti rossi), il calore e l’intensità, su un sottofondo di note minerali e terziarie (questo vino affina in barriques di rovere americano, non francese). Per tutta la durata della degustazione questo ci offre una potenza controllata, che permette di poterlo apprezzare sorso dopo sorso, senza stancarsi mai.
Pur cercando di restare con le papille gustative per terra ed evitando quindi di farmi suggestionare dalle formulette del marketing, intrigano le note relative al palato e alla fragranza:
Fresco / Vivo / Tannini avvolgenti / Di personalità / Note varietali
è una boccia che costa intorno ai 18 euro, dunque non la aprirò una sera qualsiasi, attenderò il momento giusto, magari quando vedrò che “la luna illuminerà il mio cammino e saprò che sarà tempo di andare” o più semplicemente quando avrò a portata di mano “una ragazza giusta che ci sta“. Avere degli amici del genere comunque è una fortuna, riempiono i vuoti esistenziali e fanno sì che le frustrazioni quotidiane perdano i colori accesi.
Inebriato dal Finca La Garrica anche se non lo ho ancora bevuto, scrivo su uno dei nuovi schermi supertecnologici della azienda per cui lavoro la frasetta a me tanto cara, perché in fondo finché ci sarà il blues so che ci sarò anche io.
Il blues in azienda – feb 2023 foto TT
TT – Uomo di blues – feb 2023 – autoscatto
IL RITORNO DEL GATTO OZZY & OTHER CATS TALES
La vita della colonia felina della Domus Saurea è stata recentemente funestata dalla perdita del gatto Stanny (https://timtirelli.com/2023/01/29/un-gatto-di-nome-stanislao/ ) a cui si era aggiunta la misteriosa scomparsa del gatto Ozzy, irreperibile da più di 40 giorni. Ero preoccupato, Ozzy – il randagio che da anni girava qui intorno e che la scorsa estate si accasò definitivamente qui dopo essersi presentato così malconcio (senza pelo e con un tumore in gola) che il veterinario si mise a parlare di eutanasia – era ormai diventato a tutti gli effetti un felino della nostra colonia, l’umana che vive con me decise di dargli una chance e con l’aiuto di antinfiammatori, antibiotici e cortisone lo rimise in piedi fino a trasformarlo di nuovo in un magnifico gattone nero. Dopo aver passato 5 splendidi mesi alla Domus, una delle zampe anteriori tornò a dargli problemi (niente di rotto ma a seconda dei periodi lo costringe a zoppicare) e quando si allontanò preoccuparsi fu il minimo: un gatto rimesso in forma sì, ma con una grave malattia e con una zampa non a posto, può avere dei problemi a scorrazzare nella campagna aperta. 40 giorni di assenza mi fecero pensare al peggio. Battemmo tutti i territori qui intorno, chiedemmo a tutti i vicini, dragammo tutti i fossi…niente. Iniziammo a perdere la speranza.
Venerdì scorso, tarda sera, l’umana che vive con me passa per il corridoio e davanti alla porta che dà sull’esterno scorge una macchia scura, immagina sia la Spavve, la gatta che preferisce entrare in casa il meno possibile ma che spesso staziona davanti alla porta di casa, ma una volta aperta l’entrata un urlo di stupore: “Ozzyyyyyyyyyyy, sei tornato!!!”. Il principino dell’oscurità, si fionda in casa, entra in cucina e si butta sulle ciotole … ne svuota quattro prima di essere soddisfatto (non ne ha mai abbastanza, mi ricorda Poldo Sbaffini*) poi va nella lettiera, fa i suoi bisognini e infine sale sul divano per un riposino ristoratore. Palmiro, l’altro gatto nero, il capo della colonia, lo osserva, qualche occhiataccia ma nulla di più, sa benissimo che Ozzy è a lui assoggettato e che non costituisce un pericolo. Verso mezzanotte Ozzy, si posiziona davanti all’uscio interno che porta in soffitta dove docilmente va a passare la notte insieme ad altre due nostre gatte, come era abituato a fare.
Ozzy resta con noi il weekend, poi torna a sparire per due giorni, ma martedì sera è di nuovo qui. Evidentemente Ozzy ha due case, meglio così, la nostra ad ogni modo per lui sarà sempre aperta. Bentornato pacioccone.
Il ritorno di Ozzy – Domus Saurea feb 2023 – foto TT
Il ritorno di Ozzy – Domus Saurea feb 2023 – foto TT
Il ritorno di Ozzy – Domus Saurea feb 2023 – foto TT
* Poldo Sbaffini
Il resto della colonia sta bene, la Stricchi è in vacanza già da qualche mese, essendo una gattina squilibrata a causa degli umani con cui era capitata nei primi mesi della sua vita (questo il motivo per cui un bel giorno si infilò dentro alla Domus e non la abbandonò più) ogni tanto ha bisogno di starsene da sola e tranquillizzarsi, e la casa spaziosa e luminosa di una mia amica (amante dei gatti) credo sia quello che fa per lei.
Stricchi in vacanza – Febbraio 2023 – foto TT
Stricchi in vacanza – Febbraio 2023 – foto TT
Palmiro, il fiero capo colonia, continua a controllare i suoi territori, soprattutto il confine orientale, nulla lo frena, nemmeno il freddo del mattino.
Palmiro presidia i confini orientali del suoi territori – feb 2023 – Foto TT
SANREMO
Veloce scambio di battute con la collega e amica LadyJane:
LJ: Ciao Tim, in questi giorni mi è capitato di vedere Sanremo e mi sono immaginata cosa avresti detto tu delle canzoni in gara … niente a che vedere con la musica seria ma tant’è …
TT: Guarda LJ, non voglio fare la parte del solito duro e puro (anche perché non lo sono mai stato), da giovane (fino agli inizi anni 80) guardavo Sanremo, quando gareggiarono Vasco, Zucchero, etc etc… oggi non lo guardo principalmente per le canzoni, perché ogni volta mi deludono molto, poi perché il “genere” musicale che va oggi non è contemplato dalla mia anima e infine perché è un programma troppo mainstream e non ce la faccio più a reggere quel tipo di intrattenimento. Guarda, a volte la musica commerciale va benissimo, non possiamo ascoltare sempre e solo musica articolata e profonda, però ecco … vorrei che perlomeno fosse musica suonata, cantata e magari scritta con un certo gusto. Grazie per avermi scritto, amica mia.
LJ: condivido il sentimento, bene un po’ di leggerezza e la musica pop, ma ormai è quasi inascoltabile … cerco qualcosa che non c’è se non nel passato, ecco : ) … è stato buffo vedere le esibizioni e pensare tutto il tempo “chissà cosa direbbe Tim?”
TT: proprio così, se lo dice poi una giovano donna come te, al passo con i tempi … Il fatto è che sembra ci si sia ormai rassegnati ad uno standard di basso livello .. .nessuno si chiede più se sono pezzi belli o no, vengono assorbiti inconsapevolmente perché trasmettono solo quelli e oramai manca il senso critico, succede anche nelle nuove uscite di dischi Rock (ormai destinati ad un pubblico di nicchia), visto che sono dischi Rock vengo incensati, ma raramente sono dischi di valore. Inoltre è un mondo dove si usano solo iperbole … io, da uomo di una (in)certa età non mi riconosco più in questi modi di sentire, di porsi … ecco perché sono sempre più spesso incazzato e schietto …
LJ: sì, penso anche io che sia così. Forse siamo dentro a una piena metamorfosi, dove tutto è concesso finché non avviene la magica trasformazione, ma ne dubito. Il livello culturale, sulla musica, cambia velocemente, forse al ribasso come dici tu … non lo so ma una cosa è certa: l’orecchio è sempre più abituato al marketing e sempre meno all’arte.
TT: “l’orecchio è sempre più abituato al marketing e sempre meno all’arte”… ESATTO!
LJ: sembra che tutto sia già stato detto e ascoltato … così come dipinto e ammirato / scritto e letto … sicuramente ora è difficile inventare, ma insomma lo è da sempre, presumo … mah se non mi pongo domande, spengo il cervello e basta, riesco ad ascoltarli i brani pop di oggi ma se mi fermo a pensare a cosa mi trasmettono e a che messaggio mi portano dentro, capisco che non riesco a sentirli davvero, non mi arrivano poi forse come in tutte le cose dovrei provare ad approfondirli, ma non mi viene neanche la voglia, eheheh … staremo a vedere che fine farà la musica !
TT: musicalmente parlando credo che sia già stato detto tutto per quanto riguarda la musica “occidentale” (quella con le sette note che rappresentano i 12 semitoni), occorrerebbe scoprire od inventare un nuovo alfabeto sonoro ….
LJ: ecco, per l’appunto!
San Romolo, Patrono di Sanremo *
*Non esiste un santo di nome Remo, il nome della cittadina Ligure si deve a San Romolo (vescovo di Genova del IX secolo) e al linguaggio ligure, la dizione ligure di Romolo ovvero “Romu” sarebbe stata pronunciata “Rœmu” e dunque “Remu, ossia Remo,
SERIE TV
_La Ragazza Di Neve (2022 Spagna – Netflix) – TTT½
La Spagna da qualche hanno produce serie tv davvero notevoli, pure questa è di buon livello. Serie drammatica con a sua volta personaggi drammatici, scorrevole e prodotta bene; magari gli ultimi due episodi meno avvincenti dei precedenti tuttavia il giudizio finale e più che positivo.
Malaga, 2010, sfilata dei Re Magi. Il momento più magico dell’anno si trasforma in un incubo per la famiglia Martín quando la figlia Amaya scompare tra la folla. L’apprendista giornalista Miren avvia un’indagine parallela a quella dell’ispettore Millán, risvegliando aspetti del proprio passato che avrebbe voluto dimenticare. Ma può contare sull’aiuto del collega Eduardo e non si fermerà finché non avrà trovato la bambina. Dov’è Amaya Martín?
FILM
_The Last Son (2021 USA, Western drammatico) – TTT½
Il Montana in inverno, personaggi estremi, la violenza come unico mezzo … western cupo e crepuscolare. A me è piaciuto.
Isaac LeMay (Sam Worthington) è in missione per uccidere i suoi figli dopo che una profezia gli ha predetto il proprio omicidio. Con un solo figlio mancante all’appello, LeMay deve vedersela con i cacciatori di taglie e con lo sceriffo Solomon (Thomas Jane), che sono alle sue calcagna.
CLASSIFICHE
Il Monello era (insieme al fratello L’Intrepido) un settimanale a fumetti che quelli della mia generazione ricordano bene, io in particolare, essendo sempre stato un gran appassionato di fumetti. Il “giornalino” parlava anche di attualità e a volte pubblicava le classifiche dei dischi più venduti. Non so da dove prendessero i dati e quindi se fossero classifiche esatte, ma certamente erano più o meno attendibili.
Trovo per caso una di quelle classifiche e capisco subito che in quegli anni anche qui in Italia non ce la passavamo male, basti guardare le prime 4 posizioni. Alla 7 (la settimana precedente era alla 5) poi troviamo Keith Emerson con una colonna sonora (di un film di Dario Argento)!!!! E poi ancora De Gregori, New Trolls, Il Banco, i Matia Bazar, Guccini, i Genesis.
Poi uno si chiede perché (non solo musicalmente) sono rivolto al passato … beh, anche in una classifica senza capolavori in senso stretto, guarda un po’ che roba che si comprava e si ascoltava!
PLAYLIST
CODA
Ci sono speranze di poter cambiare le cose e di sfuggire ai blues feroci di cui parlava all’inizio? No, questo è ormai chiaro, perciò “se non hai fortuna, se non riesci ad essere in armonia, trova una ragazza con lo sguardo che guarda lontano, e sei disgustato del tutto e la vita non vale un centesimo prenditi una ragazza con lo sguardo che guarda lontano.”
Antonio prende l’ordinazione: una Rock per me, una Prosciutto e Fughi per Mario, una Paprika col prosciutto crudo per Pike. A corredo birre medie a 4 o 9 luppoli o coca cola per le pheeghe.
Quando siamo in questo mood ci trasformiamo in maschi un po’ tout court, politicamente scorretti, un poco sopra le righe: parliamo essenzialmente di football, sacramentiamo, guardiamo le donne seguendo i postulati di Euclide, senza dimenticare l’eterno altro nostro amore, la musica Rock.
Racconto ai miei amici che sono ormai due giorni che sono in tensione per il derby, che più gli anni passano più l’amore per la mia squadra trabocca dal mio cuore, mi metto persino a canticchiare un coro della Curva Nord:
Tu non sai quanto ti amo Tu sei il vanto di Milano Quello stemma sopra al cuore Rappresenta il primo amore
Te l’ho promesso da bambino Per sempre ti starò vicino A testa alta ovunque andiamo Siam la curva Nord Milano
Ooooooooooo ooooooooo Siam la curva Nord Milano
Pike sorride davanti alla mia passione incontenibile e io con lui, il tutto con molta autoironia. Al che Mario, visto che si parla di cori e di inni da stadio, con tutta la sua flemma se ne esce con: “sì, ma a me l’inno attuale dell’Inter non piace per niente. Era molto meglio “Amala” “.
Gelo, stordimento, incredulità, e quindi terrore e raccapriccio! Tu quoque, Mario, fili mi! Un’amicizia che dura da 33 anni d’un tratto è a rischio, una colonna della mia vita si sgretola, una figura basilare per il mio essere se ne va in dissolvenza.
Mi riprendo è parto con uno dei miei soliti pipponi:
“Ma come Mario, ma come caxxo è possibile … 33 anni di profonda amicizia virile, di condivisione di fede calcistica, di visione politica e universale, di fratellanza … un vissuto quotidiano comune, coi tuoi figli che sebbene adulti mi chiamano ancora “lo zio Tim” …e mi dici solo ora che non ti piace “C’è Solo l’Inter”?
Ma come, preferisci una canzonetta come Amala? Sì, certo, orecchiabile, ma:
_è cantata in maniera assai lofi da (ormai ex) calciatori dell’Internazionale
_è arrangiata e confezionata come una canzonetta di scialba musica commerciale qualunque
_è simile a “Baila Morena” di Zucchero
_ è gestita – discograficamente parlando – da Rosita Celentano che ad un certo punto chiese rimborsi onerosissimi per lo sfruttamento della canzone.
_e per quanto l’Inter sia sempre stata squadra, diciamo così, particolare, occorre smettere di insistere sul concetto di pazza Inter … lo è stata troppo.
ma vuoi mettere con il lento e sofferto gospel blues di “Cè Solo L’Inter” scritto da Elio e cantato da Graziano Romani, singer-songwriter che qui in Emilia, ed in particolare nella Reggio-Modena county, tutti conosciamo personalmente? Certo, non sarà frivolo come “Amala”, ma che ci importa se ci descrive magnificamente?
La schietta sintesi iniziale:
È vero, ci sono cose più importanti Di calciatori e di cantanti Ma dimmi cosa c’è di meglio Di una continua sofferenza Per arrivare alla vittoria E poi non rompermi i coglioni Per me c’è solo l’Inter
la onesta confessione
Perché per noi niente mai è normale Né sconfitta né vittoria
lo slancio viscerale tramite cui ogni cuore nerazzurro parte per le profondità cosmiche
E mi torna ancora in mente l’avvocato Prisco Lui diceva che la serie A è nel nostro DNA Io non rubo il campionato Ed in serie B non son mai stato
.
e infine la preghiera laica, tra iperbole e coscienza
.
Perché c’è solo l’Inter
C’è solo l’Inter, per me, solo l’Inter C’è solo l’Inter, per me
EPILOGO:
Il risultato finale (1 a 0 per noi) non fotografa adeguatamente l’andamento della partita, perché in realtà per 2/3 della gara l’Inter ha dominato nettamente la squadra avversaria. Petto gonfio, satisfaction guaranteed, felicità … bellissima serata dunque, peccato aver perso un amico.
Stanislao era uno dei randagi che gironzolavano qui intorno, negli ultimi anni finì per unirsi alla colonia dei nostri felini. Stanislao era un bellissimo gattone tigrato, capace di assoggettarsi al nostro Palmiro, il maschio a capo della colonia, senza troppi problemi.
Apparve qualche anno fa di notte, lo scorgemmo dapprima in cortile, quindi sulle scale dove gli lasciavamo sempre una ciotola di cibo e fu così che iniziò ad essere più o meno stanziale. Durante il giorno spariva, pensammo sin da subito avesse un’altra casa, un altro rifugio dove approdare, era infatti pasciuto, col pelo curato e appunto non troppo spaventato da due umani sconosciuti come noi, ma la sera tornava sempre qui. In principio ci riferivamo a lui chiamandolo Bigio, visto il colore del mantello.
Pian piano iniziò ad entrare con cautela in casa, rimanendo vicino alla porta d’ingresso e mangiando le leccornie che gli mettevamo a disposizione. Ci permise poi di accarezzarlo e da lì le cose divennero semplici: reciproca fiducia, reciproco amore.
Stanislao – Domus Saurea autunno 2021 – foto TT
Capì infatti che poteva fidarsi dei suoi due nuovi umani, tanto che finì per cercare di entrare in casa ad ogni occasione. Gli altri gatti lo accettarono senza troppi problemi, anche perché era leale e diventò inoltre un fiero alleato di Palmiro nella protezione dei territori. Arrivammo a chiamarlo Stanislao, senza un motivo particolare, fu un scelta immediata e naturale.
Con lui la colonia arrivò a 9 individui, i nostri sei (Palmiro, Raissa, Spaventina e Ragni + le due gattine Strichetto e Minnie che scelsero di accasarsi qui da noi anni addietro) e i tre randagi che qui trovarono rifugio (Ozzy, Rossignol e Stanny appunto).
Trovarmelo sul petto fu piuttosto naturale, Palmiro non si ingelosì più di tanto e Stanny amava sottolineare il legame che ci univa.
Stanislao (detto Stanny) – Domus Saurea agosto 2022 – foto TT
Ogni tanto spariva ma puntualmente ricompariva dopo pochi giorni, faceva parte della famiglia, lo aveva capito anche lui e sapeva che un pasto e un riparo sicuro qui per lui erano assicurati.
Stanislao – Domus Saurea 2022 – Foto Saura T
Da un po’ Stanny era sparito, ci eravamo preoccupati, da settembre dello scorso anno sfortunatamente una grande fetta delle campagne intorno alla Domus è stata riaperta alla caccia ed inoltre qui intorno vi sono sempre state volpi e donnole, per non parlare degli avvistamenti di lupi a poco più un chilometro. Speravo tuttavia che un gattone come lui, in forze e in piena salute, se la cavasse. Purtroppo non è stato così.
Stanislao – Domus Saurea 2022 – Foto Saura T
Nelle ultime settimane essendo sparito anche Ozzy (il randagio nero, malato da tempo, che avevamo con l’aiuto del veterinario e del cortisone rimesso a nuovo o quasi) eravamo attenti a scrutare l’orizzonte in cerca di dei nostri due gattoni scomparsi, ma dopo aver battuto le campagne qui intorno e chiesto a tutti i nostri vicini nell’arco di un km o due, ci eravamo quasi rassegnati. Certo, in noi albergava la speranza che entrambi fossero tornati da dove erano venuti, che magari avessero davvero una seconda casa.
Di Ozzy ancora nessuna traccia, ma purtroppo Stanny lo abbiamo trovato, morto. Su indicazione di una vicina che porta spesso in giro i suoi cani, lo abbiamo rinvenuto in fosso, morto da tempo, impallinato dai cacciatori in una parte del muso e su di un fianco.
Ora, che la caccia sia una attività umana senza senso è un dato di fatto, gente che va in giro ad ammazzare animali per divertimento non ce ne dovrebbe essere, e la legge che ancora lo permette è uno schifo, come uno schifo sono i cacciatori, quel “gruppo sociale di praticanti che hanno la propensione a ritenere l’atto di caccia come esercizio di una insopprimibile facoltà naturale dell’uomo.”
L’odio che provo per loro è viscerale, ed oggi questo sentimento è ancora più furente, io sono per l’antispecismo*, e so anche che non ci sono differenze tra una lepre e un gatto, ma sono umano, faccio quello che posso, e quello che hanno ammazzato era un mio gatto e dunque il dolore è più vicino a me ed è quindi straziante. Come ho già scritto su questo blog, bisognerebbe aprire la caccia ai cacciatori, uomini di melma che per il proprio diletto personale compiono una attività che giudico criminale.
E’ così dunque che se ne è andato il nostro bel gattone bigio, ovviamente lo abbiamo recuperato e ora è sepolto sotto ai frassini qui alla Domus.
Caro Stanny, grazie per essere passato da noi, per aver condiviso qualche anno di vita insieme, grazie per l’amore che hai saputo dare e ricevere e per averci fatto compagnia in questa vita che, come sai, non ha un cavolo di senso. Che l’ultima scintilla di materia che ti rappresenta possa volare sopra queste campagne che tanto hai amato e che erano e sono casa tua.
Addio Stanny, addio amico mio.
Stanislao – Domus Saurea 2022 – Foto Saura T
*Pensiero, movimento, atteggiamento che, in opposizione allo specismo, si oppone alla convinzione, ritenuta pregiudiziale, secondo cui la specie umana sarebbe superiore alle altre specie animali e sostiene che l’essere umano non può disporre della vita e della libertà di esseri appartenenti a un’altra specie
Senza tirarla troppo per le lunghe, il dio romano Giano (Ianus appunto) era il dio degli inizi, ed era raffigurato con due volti (il famoso Giano bifronte) perché aveva la capacità di guardare e il futuro e il passato. Il mese di gennaio (Ianuarius) precisamente deve il suo nome a Giano, divinità che rappresentava anche il concetto di passaggio, di cambiamento.
Giano bifronte
In questo periodo, anche se gennaio ormai è alla fine, siamo un po’ Giano anche noi, affrontiamo un nuovo inizio d’anno, di stagione, di blues, ma con lo sguardo rivolto pure al passato (soprattutto musicalmente) e come sempre ne racconteremo su queste pagine miserelle. A proposito di queste paginette, tra meno di un mese saranno 12 anni di blog, ehi … mica male davvero, ci vuole una discreta costanza, ma d’altra parte come scrivo spesso non so dove sarei senza questo blog. In Scandinavia forse, lontano dalle latitudini latine in cui vivo sempre più a fatica? Sulle rive del Mississippi dove verrei finalmente battezzato nel nome del blues? Nella mia isoletta caraibica preferita dove per un istante sorse il Sol dell’Avvenire? Ma riuscirei a vivere in quei luoghi? A Santa Clara, nel Bayou, a Copenhagen? Riuscirei a tirare fuori la ramazza, a togliere la polvere da essa e riassettare casa prima di partire?
Conoscere Il Blues
Quando colleghi, amici, conoscenti vengono a confrontarsi con me circa la musica (Rock e Blues) io inizio a sentirmi inadeguato, perché finisco per fare una parte che – essendo uomo di una (in)certa età – vorrei non fare più, ovvero quello del pseudo esperto con una verve critica che non fa sconti. Il fatto è che sono un cagacaxxo e non riesco più ad essere accondiscendente e ad esimermi dunque dall’entrare nel vivo del discorso con la mia solita vena polemica; d’altra parte in un mondo dove ormai il senso critico è sparito, tutti i dischi, i concerti, i gruppi, gli artisti sono descritti solo con iperbole a volte davvero fuori luogo. Finisco sempre per cercare di far capire a chi, magari non ha una passione come la mia e dunque ha una preparazione meno capillare, come stanno le cose, o comunque come la vedo io; così facendo mi sembra quasi di dovere vendere le mie tesi, di dover convincere il mio contendente ad acquistare il mio prodotto.
Quando ero un bambino talvolta venivano a bussare alla porta venditori di enciclopedia, noi finimmo per avere “Conoscere”, un vero e proprio must negli anni sessanta e settanta
e ora, a decenni di distanza quando vengo coinvolto in questi argomenti mi sembra di essere appunto un venditore di enciclopedie, che so, di “Conoscere il Blues”, 666 volumi di storie di uomini e musica obliqua, oppure di essere uno che va in giro bussando di porta in porta a predicare la musica rurale nera degli anni venti e trenta del XX secolo … il testimone del blues.
VITA IN AZIENDA:
“Tim Tirelli number one”
9 gennaio (Natale insomma … questa non è per tutti), dopo la chiusura l’azienda riapre. Tornare al lavoro dopo uno stacco piuttosto lungo non è mai immediato e dunque sono un po’ sgrauso A metà mattina incontro sulle scale una collega dell’ufficio personale, è insieme ad un nuovo arrivo, una giovane donna che inizia oggi. Dopo le due chiacchiere di rito ci salutiamo, mentre scendo le scale sento che la mia collega le dice: “Quello che hai appena conosciuto si chiama Stefano Tirelli, ma lo chiamiamo tutti Tim, per la precisione Tim Tirelli Number One”.
Scuoto la testa… ma che buraccione ho messo in piedi anche qui?!
“Cé uno che suona la chitarra”
Una mia amica è a pranzo col suo compagno e ad un figlio di lui avuto da una precedente relazione. Il figlio ha pressappoco 25 anni e lavora nello stesso ambito della azienda per cui lavoro, ipertecnologia insomma. Il figlio parla della sua professione e della ditta di cui fa parte e dice: “Sì, ma noi siamo una ditta che fa quello che può, non siamo come (cita il nome della mia azienda), là sono ad un altro livello, sono bravissimi, pensate che che hanno persino un super chitarrista che va in giro per l’azienda a suonare mentre gli altri lavorano, così tutto diventa più stimolante”
La mia amica mi riferisce la cosa e rimango basito da come le voci, le storie, passando di bocca in bocca ad ogni passaggio acquistano sfumature nuove sino a superare l’effettiva realtà. Sì, lavoro in una azienda speciale e preparata, con una nomea di un certo tipo, dove suono sì col mio gruppo ma quando organizziamo feste aziendali e dove – fuori l’orario del lavoro e su richiesta della direzione – tengo le mie lezioncine sul Rock, ma da qui ad arrivare a pensare che io suoni girando per gli uffici per fare atmosfera ce ne vuole.
ANDARE ALLO STADIO OGGI
L’umana che vive con me mi regala due biglietti per una partita dell’Inter, primo anello rosso, mica roba da tutti i giorni ed è il motivo per cui sono in autostrada diretto nella culla dell’umanità calcistica. Entro nel parcheggio di fianco allo stadio alle 18:30, pago 25 euro (dio pòver!), scelgo il trailer burger (va beh, il furgone dove vendono panini all’esterno del Meazza) dove acquistare per 20 euro (porca madosca) due panini e due bibite. Ore 19: rendez vous con il musical scriba extraordinaire Beppe Riva e Ferdi, con entrambi condivido l’amore folle per l’Internazionale Milano. Mezzoretta passata a discuter di Rock e di Football, due delle nostre grandi passioni. Ore 18:30 siamo ai nostri posti. Entrare a San Siro è ogni volta una forte emozione, stavolta ancor di più essendo nel settore migliore di tutto lo stadio. Mi godo l’atmosfera e il riscaldamento dei ragazzi ma poi pian piano sale una certa insofferenza: musiche da voltastomaco, giochi di luce, miseri inni non ufficiali dell’Inter, intrattenimenti forzati e sopra le righe di stampo chiaramente statunitense, per me davvero insopportabili.
Nella fila sotto alla mia vi sono padre, madre e ragazzina di 12 anni che già si veste e si atteggia come una popstar contemporanea. Lo schermo dello stadio manda in diretta le immagini degli spogliatoi, dove ad un certo punto compare il difensore nerazzurro Acerbi a torso nudo, la ragazzina se ne accorge ed inizia a strillare nemmeno fosse negli anni sessanta davanti a Beatles. E io mi chiedo “ma, proprio Acerbi?”. Poco dopo il tutto si ripete quando Lautaro (una delle stelle della mia squadra) si avvicina al nostro settore. La ragazzina, 12 anni, ha pure un diamante incastonato tra i denti. Niente di che, sono le nuove generazioni, ma fatico a concepire una 12enne che si esalti per Acerbi.
READERS POLL – UK magazine “Sounds” december 1974
Il referendum dei lettori delle riviste inglesi degli anni settanta mi hanno sempre fatto sorridere, non ho mai capito che senso avesse la distinzione tra British Section e International Section, o meglio, capisco il bisogno di una nazione imperialista di avere una classifica dedicata ai soli musicisti britannici, ma i risultati spesso mi fanno sorridere (vedi ad esempio le differenze tra i migliori tastieristi …UK vince Emerson, INT vince Wakeman … con le prime tre posizioni appannaggio degli stessi tre musicisti inglesi). Ad ogni modo, classifica che evidenzia la grandezza degli ELP in quegli anni. Nel 1973 uscì Brain Salad Surgery, nel 1974 il triplo live Welcome Back My Friends dunque facile farsi suggestionare, ma che bello vederli così in alto.
Readers Poll – UK magazine Sounds december 1974
Readers Poll – UK magazine Sounds december 1974
LA FATTORIA DEGLI ANIMALI (1945 – Edizione Mondadori 2015) TTTT
Rileggere di questi tempi La Fattoria Degli Animali significa per me dividermi tra l’acuta satira verso il totalitarismo sovietico di Eric Arthur Blair (va beh, George Orwell) e quella contro il capitalismo senza freni nella rilettura di Roger Waters. Due aspetti della società con cui dobbiamo fare i conti ancora oggi, benché l’URSS non sia più tale da decenni. Orwell era una sorta di socialista moderno che non tollerava quel tipo di società e l’espediente narrativo da lui trovato funziona molto bene. É un’opera di quasi 80 anni fa, dunque a tratti risulta leggermente naif, ma rimane un caposaldo della narrativa del novecento che si rilegge volentieri.
FILM SOBRI
Su Netflix c’è una categoria che si chiama FILM SOBRI, ed è quella a cui sono solito abbeverarmi. Trovo sovente titoli notevoli da guardare.
_IL PRODIGIO / THE WONDER – (Usa/UK/Irlanda 2022) – TTTT
Film potente e drammatico ambientato nel 1862 in un Irlanda profondamente religiosa e dunque bigotta fino all’autolesionismo. Da vedere.
_MR HARRIGAN’S PHONE (USA 2022) – TTT½
Tratto dal romanzo di Stephen King, un buon horror col giovane Jaeden Martell e Donald Sutherland.
_LA SCOPERTA / THE DISCOVER (USA/UK 2017) – TTTT
Un fisico riesce a dimostrare l’esistenza dell’aldilà, le conseguenze per la popolazione sono terribili e forse non tutto è come sembra. Con Robert Redford e Rooney Mara. Da vedere.
_ALL WE HAD (USA 2016) – TTT¾
Film indipendente e drammatico che tratta una di quelle storie di consueta americanaggine fatta di losers e di vite al limite. Film maturo, pieno di sentimento ma sobrio, film di denuncia circa la crisi finanziaria ed immobiliare statunitense..
_IL LEGIONARIO (Italia 2022) – TTT
La celere deve sgombrare palazzi occupati, triste rappresentazione degli angoli nascosti della nostra società. Non male, ma non mi ha convinto del tutto.
_METAL LORDS (USA 2022) – TTT–
Magari è anche divertente, ma alla fin fine non è altro che il solito filmetto di formazione liceale, stavolta con l’heavy metal in primo piano. Con Jaeden Martell.
Su Disney + è disponibile col doppiaggio in italiano il film
_AD ASTRA (2019 USA-CINA) – TTT½
Il fatto è che a me la fantascienza piace parecchio (sono un fan della saga Alien) e dunque tendo a guardare (o perlomeno ad iniziare) qualunque film sci-fi che appaia decente. In questo vi sono Brad Pitt, Tommy Lee Jones, Donald Sutherland e insieme formano una discreta garanzia. La prima parte della pellicola mi è piaciuta molto, l’ultima un po’ meno. Ad ogni modo in queste giornate che sanciscono la fine delle festività invernali è un film che si fa guardare. Il titolo è preso dal motto latino per aspera ad astra (‘attraverso le asperità si giunge alle stelle’) .
SERIE TV
_Romulus II – La guerra per Roma (SKY ITALIA 2022) – TTTTT
Per la seconda serie di Romulus non possiamo che confermare quanto detto per la prima: serie meravigliosa! Produzione impeccabile, attori magnifici, scenografie credibili. E poi, lo raccomando a tutti, va vista nell’audio originale con i sottotitoli in italiano. Sì perché grazie all’aiuto di linguisti e studiosi i dialoghi sono stati affidati ad un una lingua creata per l’occasione, il protolatino, di cui non sappiamo granché non essendo arrivato a noi nulla di scritto, ma perlomeno l’esperimento suona terribilmente verosimile. E’ un peccato che questa serie non abbia la giusta risonanza internazionale perché è fantastica e meriterebbe un successo planetario. E’ magnifico immergersi nella storia di Roma, magnifico.
_Seven Seconds (USA 2018) – TTT¾
Buon poliziesco che striscia nell’humus delle tensioni tra cittadini di colore e poliziotti bianchi.
PLAYLIST
CODA
Questi ultimi giorni sono stati carichi di promesse nevose, ma non hanno portato nulla, giovedì scorso la neve era data per certa qui in pianura, ma è nevicato a Piacenza, a Parma, a Bologna e in Romagna … le mie due città, Mutina e Regium Lepidi, sono state saltate a piè pari. E va beh, cercherò di trovarla nei sogni la neve, spero che venga a me in maniera vivida e potente, come talvolta succede quando si sogna la mattina e ci si sveglia credendo di aver vissuto davvero quello che la mente si è divertita a creare.
I giorni dopo il 25 si susseguono pallidi e senza fiato, sono quasi irriconoscibili l’uno dall’altro (lo diceva anche Aramis tempo fa), l’azienda per cui lavoro osserva qualche giorno di chiusura e dunque, con maggior tempo a disposizione, ho l’opportunità di impantanarmi nel soliti disgraziati bilanci di fine anno. Il tempo atmosferico sembra essersi allineato al mood del mio animo, siamo sotto l’influsso di un anticiclone africano ma la grande pianura in cui vivo è terra di nebbie, il sole fatica ad uscire e il panorama quindi si uniforma di conseguenza.
Il sole oltre la nebbia – Domus Saurea fine dicembre 2022 – foto TT
Passato Santo Stefano ripenso alle feste appena finite. Le lucine ad intermittenza di cui sempre parlo hanno reso meno pesante quel velo di crepe nere che sono solito indossare …
il sinodo con gli amici è stato uno dei punti più alti della decade dell’anno che preferisco, lo abbiamo organizzato l’ultimo giorno utile della decade che va da Santa Lucia all’antivigilia, quella che ci fanno sognare, sì perché come diceva un filosofo tedesco “l’attesa del piacere è essa stessa piacere”, quindi per assurdo il 24 e il 25 per noi risultano meno importanti e forse più fastidiosi visto il fardello che si portano dietro, “con le cappesante e tutte le altre cavolate” aggiungerebbe il Pike Boy (quando ce lo detto al sinodo siamo scoppiati tutti a ridere). Durante queste serate insieme siamo politicamente scorrettissimi, potremmo sembrare un gruppo di emiliani del tempo che fu, ma la cosa che amo è che ne siamo consci e che razionalmente ed intellettualmente siamo politicamente correttissimi. Stavolta eravamo solo in sei (su nove) ma la serata è stata favolosa. Pheega, Football, Musica Rock, Massimi Sistemi, Letteratura, Cinema …c’è qualcosa di meglio? Io senza i miei amici non so dove sarei. 25 anni di sinodi … mica male. Due di noi sono un po’ centurioni (amano insomma certo heavy rock over the top e kitsch) inutile dire che sono stati – soprattutto uno – mazzolati. Pike ha suggerito di fargli arrivare una lettera di richiamo dal comitato dei probiviri. Vedremo. Ma questo confratello, il nostro Lollo Zakk, ha anche fatto una delle battute più divertenti della serata. Stavo spiegando agli amici quello che vado ripetendo da quasi un anno, e cioè che nonostante io sia un uomo di una (in)certa età, sono mesi che mi sento assai esuberante da un certo punto di vista. Fermi tutti! Niente di che, mai stato un macho, uno stallone, uno sciupafemmine, mai pensato di essere chissà chi in quel campo, registro semplicemente che nonostante l’età mi sembra di vivere una seconda (o terza) giovinezza, che penso spesso alle donne e all’amore, sono insomma in una fase in cui la passione è forte. Parlandone con gli amici ovviamente esagero, ma ne siamo tutti consci. Il fatto è che, so può sembrare assurdo e un po’ patetico ai più giovani, malgrado la nostra età noi siamo esattamente quelli che eravamo a 23 anni, certo magari con più chilometraggio, ma siamo sempre quelli, e ancora guardiamo le donne (o gli uomini se non fossimo eterosessuali) e ancora abbiamo impulsi di un certo tipo. Spingevo sul gas a tal riguardo insomma, ridendo e scherzando, al che Lollo (più giovane di me di quasi otto anni) esclama “Caxxo, ma allora se è questo che mi aspetta non vedo l’ora di raggiungere l’età di Tim!”. Risata fragorosa da parte di tutti. Ma Lollo ha aggiunto anche questo a proposito dei recenti video dei Trouble che mi ha inviato su whatsapp:
“L’altra sera parlavo con mia moglie e le dicevo che certe cose, anche musicali, le posso condividere solo con Tim, altri miei amici mi prenderebbero per strambo o non gliene fregherebbe nulla”
A parte che non sono un appassionato di doom metal ma che questi due pezzi mi piacciono parecchio, ancora rimango sorpreso dall’affermazione di Lollo. Ritorniamo al solito discorso (che riaffronto anche più sotto), io credo di sapere chi sono, ma capire che sono così importante per gli amici, per la gente, mi sorprende e mi fa pensare. Sono proprio un tipetto strano.
The Boys Are Back in Town da sx a dx: Mix, Jay, Lollo, Pike, Tim, Mario – Sherlock Holmes Pub, Regium Lepidi 23/12/2022 – foto Brown Sugar
Il 25 tradizionale pranzo alla Domus con mia sorella, la quale continuava a chiamare i cappelletti (specialità reggiana) tortellini (specialità bolognese-modenese), e ogni volta veniva ripresa dai reggiani presenti. Cappelletti courtesy Antica Cappelletteria Ganassi Lucia, fatti a mano quindi dall’umana con cui vivo e da sua madre.
IN COSA SONO DIFFERENTI TORTELLINI E CAPPELLETTI?
Forma e Dimensione
La prima differenza che si nota è ovviamente la dimensione. I tortellini hanno una dimensione più piccola e minuta (della dimensione dell’ombelico di Venere), mentre i cappelletti sono solitamente più grandi. Anche la forma è diversa, dovuta ad una differente tecnica di chiusura. I tortellini sono chiusi tradizionalmente attorno al mignolo (a Modena attorno all’indice), il cappelletto invece (che ricorda i tipici capelli medievali) viene chiuso direttamente unendo le due estremità del triangolo.
Il ripieno
Viste le prime differenze che si notano a colpo d’occhio, è solo assaggiandoli che abbiamo la vera sorpresa. La grande differenza tra tortellini e cappelletti è infatti il ripieno, che cambia totalmente. Nei tortellini vediamo tradizionalmente un ripieno a base di carne (a Bologna si usa più lombo di maiale, mentre a Modena più Parmigiano Reggiano), invece nei cappelletti il ripieno cambia totalmente da zona a zona: possiamo trovarli con un ripieno di solo Parmigiano Reggiano, oppure con l’aggiunta di un po’ di ricotta ma anche con l’aggiunta di un po’ di carne.
Il condimento
Anche il modo in cui sono condite queste due tipologie di pasta fresca è differente. Se entrambe sono perfette con il brodo, troviamo alcune peculiarità: i tortellini si accompagnano spesso anche alla crema di Parmigiano Reggiano o alla panna, mentre i cappelletti sono perfetti anche con il ragù.
The Emilian way – Cappelletti e Lambrusco – Domus Saurea 25-12-2022 – foto TT
Mi ero ripromesso di bere meno finite le feste, ma come si fa quando Mario mi regala cose del genere?
Costretto a bere – i regali di Mario – Domus dic 2022 – foto TT
Cerco poi di riprendermi dal periodo ad alto tasso di cristianismo con le spiritosaggini di Lercio.
Ho trovato la prefazione di Roberto Vecchio davvero riuscita. Ripeto, davvero riuscita.
Capito a casa dei genitori dell’umana che vive con me, mi cade l’occhio sulla pagina aperta di un vecchio quadernone dove segnano i punteggi delle partite a carte che fanno con i loro amici. Ultimi scampoli di un’Emilia che va scomparendo.
Giocare a carte – i conti di Danillo & Lucia – dic 2022 – foto TT
Nel tardo pomeriggio di oggi andrò con un collega (rossonero e neroverde) a vedere l’amichevole Sassuolo – Inter (in attesa di andare a San Siro il 14 gennaio a vedere la prima partita ufficiale dopo tanto tempo … poltrocina rossa centrale, thank you baby). Stare senza Inter è dura, maledettamente dura.
THE WINTER ALBUM 2022
Dopo tre anni d’assenza torna il Tim Tirelli’s Winter Album, per la prima volta solo in formato digitale. Oltre a questo sulla chiavetta riservata ai confratelli qualche album obliquo in ordine sparso.
NEW YORK … GOODNIGHT
Durante i concerti degli Equinox (il magnifico gruppo con cui omaggio la più grande rock band di tutti i tempi, i Led Zeppelin naturalmente) mi ritaglio sempre un spazio verso la fine per presentare la band e sciorinare le mie solite scempiaggini. Lo faccio in un intermezzo creato ad hoc in Communication Breakdown, la bassista e il batterista tengono un groove funk in MI mentre io mi metto al microfono. Come detto presento i membri del gruppo, ringrazio il locale per averci voluti, benedico tutti nel nome del blues e – se è stata una bella serata – ringrazio il pubblico per la calda accoglienza aggiungendo che per qualche minuto ci è parso di sognare tanto da esserci sembrato di essere sul palco del Madison Square Garden … è tutta una scusa per chiudere come fecero i LZ alla fine delle tre leggendarie serate di fine luglio 1973 nella grande mela “New York … goodnight.”.
Oramai è una manfrina a cui non posso più sottrarmi, chi ci segue esige questo teatrino e attende questo segnale per andare sopra le righe. E’ tutto molto divertente, tanto che le mie due colleghe del cuore, la Mar e la Stremmy Girl, per il mio compleanno hanno pensato di far realizzare ad una graphic designer il fotomotaggio che trovate qui sotto: lo smilzo di Nonantola (va beh, io) sul palco del Madison Square Garden di New York, con la frase incriminata in bella vista. Me lo hanno consegnato mentre ci facevamo un aperitivo in un locale del centro di Mutina a pochi metri dal Duomo, e mi sono commosso. Magari non lo hanno notato, ma è successo … si sono date da fare un bel po’ per realizzare questa cosa il che significa – per tornare al discorso del post del 20 dicembre pubblicato qui sul blog – che mi vogliono bene e che sono una figura centrale nelle loro vite. E’ in queste occasioni che mi dico: “beh, mio caro uomo di blues Tim Tirelli, lo vedi che la gente poi ti vuole bene sul serio?”. È tornato sull’argomento anche il mio cugino acquisito Alberto (marito della Luci, figlia di una sorella di Mother Mary) proprio ieri sera mentre ci facevamo una pizza in uno dei nostri locali preferiti qui a Regium Lepidi “vedi Tim, sei una persona speciale, a te la gente vuole bene” . Al di là dell’impaccio emotivo nello scrivere queste cose un po’ autoreferenziali qui sul blog, mi devo arrendere a quanto mi disse il mio amico Polbi – anima della mia anima – tempo fa: “Tu Tim hai un capacita di penetrazione nella vita delle persone pazzesca!”.
Continuo a sorprendermi della cosa, ma me ne farò una ragione. Per tornare alle mie splendide colleghe: Mar, Stremmy: I love you! You are simply the best!
TT al MSG di NY – concept by Mar & Stremmy Girl – 21-12-2022
POLBI CALLING
Per il mio onomastico il mio amico mi dedica questa
e mi scrive:
Polbi Cell.: ‘Sto Natale sta passando magari anche meno peggio di altri recenti. Sono stato con Mino, mia sorella, le nipoti e altri familiari…qualche momento piacevole, ma nel complesso io purtroppo la penso come Rossana Rossanda: il Natale è una tragedia che si poteva evitare! Nel frattempo, sono riuscito perlomeno a non lavorare in questi giorni e ho ascoltato un po’ di musica Patti Smith, Plant Krauss, Ramones, King Crimson, Dead Boys, insomma solita roba. Ma ormai lo sai, non sento più cose nuove da tempo. Non riesco proprio più. Quanto mi mancano i concerti….certe emozioni….sensazioni, attimi, odori, luci…. Io vorrei andare alle 21.00 al Palaeur a vedere una di queste band: Stones, Pink Floyd, Zeps, Motorhead, Stooges, Clash, Velvet Undergound, Can, Allman Brothers, Patti Smith, Ramones, Big Star, Soft Machine…. Non è possibile e questa cosa è grave. È grave. Non ho più un cazzo di concerto per cui fare di tutto per andare a vedere. È grave mannaia i re Magi. Il rock è molto dal vivo, e io ormai vivo solo nei dischi. Da anni. È molto molto grave Grazie a dio (immagino intenda Jimmy Page, ndTim) ho la subacquea, che ho la fortuna di vederla vivere e cambiare giorno per giorno, che il mio il nostro rock ormai è un campo minato emotivamente…”
Sì, è una cosa grave, non abbiamo più un cazzo di concerto per cui fare di tutto per andare a vedere … io alle 21:00 vorrei andare al Palapanini (o anche all’Unipol Arena di Caselecchio …che tra l’altro è ormai la più grande Arena d’Italia …20.000 posti come il LA Forum e il MSG) a vedere una di queste band: Led Zeppelin, Johnny Winter And, Rolling Stones, Damned, Edgar Winter’s White Trash, Free, Bad Company, ELP, Muddy Waters, The Firm, Mott The Hoople, John Miles, UFO …
E sì, il nostro Rock è emotivamente un campo minato, lo vivo e lo respiro ogni giorno ancora con passione eppure dovrei attraversarlo in punta di piedi, con attenzione … Grazie a dio (Johnny Winter insomma) io ho il blog, il football e il songwriting …
GATTI ALLA DOMUS
Ozzy, il randagio che da anni gironzola qui intorno e che da qualche mese siamo riusciti ad addomesticare (da quando si è presentato dopo mesi di assenza in condizioni pietose tanto che il veterinario aveva pensato all’eutanasia … Ozzy purtroppo ha nella gola una massa tumorale); il giorno della vigilia ci aveva fatto preoccupare, ma poi si è ripreso e noi siamo di nuovo felici. Gli abbiamo regalato quasi 6 mesi di vita in più, ma la cosa importante è che (almeno ci pare) è una vita ben più che dignitosa, piena di coccole, di attenzioni, di amore … nonostante tutto da gatto malandato, magro, spelacchiato Ozzy ora è un bel gattone dal pelo lucido e dalla pancia piena che prova riconoscenza per i due umani che lo hanno salvato. Non sappiamo per quanto terrà duro, non lo faremo soffrire, ma fino a quando sarà il bel gattone in cui si è trasformato la Domus sarà casa sua.
Palmiro, il capo indiscusso della colonia, svolge il suo compito sempre con massima disciplina e rigore, controlla il territorio, scaccia gli intrusi, si assicura che gli altri felini abbiano cibo e una rifugio caldo in cui tornare.
Palmiro scruta i suoi territori – Domus 23/12/22 – foto TT
La piccola Minnie, giunta per caso qui alla Domus tre anni fa, continua a mostrare gratitudine e amore incondizionato per il suo umano di riferimento. Tutte le sante notti mi sale sul petto mentre sono a letto a leggere per poi rannicchiarsi sotto al mio mento una volta spenta la luce. Il nostro è un rapporto d’amore puro, quello che talvolta nasce tra mammiferi di specie diverse.
Minnie sul suo umano – Domus Saurea dicembre 22
FILM
Yesterday – (2019 UK-RU-CINA-USA) – TTT½
Ora che non è più a pagamento mi sono guardato Yesterday su Netflix. Commedia carina. Sul finale, quando compare una figura rock che non nomino, beh ho avuto un tuffo al cuore.
Braod Peak – Fino alla Cima – (Polonia 2021) – TTT½
Film avventuroso e drammatico che racconta la vera storia dell’alpinista polacco Maciej Berbeka. Ora su Netflix.
SERIE TV
Star Wars: Andor (2022 – USA) TTTT¾
Io non sono un Star Wars phreak, ho visto tutti i film e i relativi spin off e le serie che danno su Disney (d’altra parte vivo con una che vive Star Wars come una religione), ma per la prima volta devo dire che la nuova serie spin off Andor è magnifica. Per la prima volta il tutto è comprensibile anche a chi non conosce a memoria gli altri capitoli della saga e cronologicamente non è in grado di posare le pietre miliari nella propria maruga. Basta sapere che nell’universo di Star Wars dapprima vi era una Repubblica che poi venne rovesciata e sostituita da una dittatura, da un Impero, e che la serie Andor racconta e porta in scena i primi passi della ribellione, della resistenza a questo impero del male. Per i più attenti dirò che Amdor è il prequel di Rogue One
L’ambientazione, la scenografia e il mood in generale sono dipinti benissimo, molte le analogie iconografiche con il nazismo. Chi volesse approfondire può leggere questa bella recensione
Vi sarà anche una seconda stagione, il ponte necessario tra la prima e Rogue One. Non sono un gran fan della Disney (a parte i vecchi cartoni animati della mia infanzia e adolescenza a cui sono molto legato) ma devo ammettere che con Andor hanno (finalmente) fatto un gran lavoro. Da vedere.
PLAYLIST
OUTRO
Dicembre è dunque ormai agli sgoccioli, lo vedo passare dalle finestre della Domus, arriverà presto gennaio, poi febbraio e quindi i primi fiotti di primavera; ma l’inverno è ancora lungo e in questi giorni di pace in cui sono solo in casa mi godo questi momenti con me stesso.
Riguardo “Chiamami Aquila” la divertente commediola con John Belushi,
prendo in mano la Les Paul per qualche svisata rock blues, la Danelectro con l’accordatura dadgad sulla quale sto scrivendo un nuovo pezzo e infine l’acustica accordata in MI con cui risuono due recenti canzoni che ho scritto, il blues emiliano I GOT THE BLUES:
Oh io c’ho il blues, che scende giù, che viene su, che non torni più,
mi vesto di blu, ho un chewing gum, il bourbon del sud e un bicchiere di rum
e una suggestione acustica FANTASIA (come into my life):
Sai di acqua fresca sei la pioggia che va, Non è Francesca nella radio di un bar, io e te da soli nella nostra città, i nostri cuori un solo bazar
scrivo per il blog, riorganizzo nella maruga possibili sviluppi riguardo Aramis, mi guardo qualche film, ascolto musica e faccio camminate a passo sostenuto per le campagne intorno a Borgo Massenzio.
Vorrei che nevicasse, che un po’ di candore scendesse su queste terre, magari camminare sotto ai fiocchi che scendono, udire lo scalpiccio dei passi sulla neve fresca, ritrovare me stesso in quel dipinto naif, ma non succederà, almeno non nei prossimi giorni, e allora … un Southern Comfort e Physical Graffiti dei Led Zeppelin.
Capitano giorni in cui mi sento nella periferia della vita delle persone a cui tengo sebbene in realtà non sia quasi mai così, ma il sentimento è quello perciò mi interrogo sul bisogno che ho di essere centrale nelle vita della gente che frequento, su questa necessità spirituale di essere considerato il miglior amico di qualcuno e di sentirmi benvoluto. Ne sa qualcosa il gatto Palmiro a cui chiedo di frequente – soprattutto la sera quando lui entra nel sentimental mood – “ma Palmir, tu mi vuoi bene?”. Da cosa nasca questa esigenza proprio non so, direi di aver avuto una infanzia felice, non è mai mancato l’affetto e l’amore di mia madre e come detto le persone mi dimostrano i loro sentimenti, di esempi ne avrei a bizzeffe …
_L’altra sera all’ Uva D’Oro di Mutina: il cameriere porta il bis dei tre liquori e chiede: “per chi è l’Amaro Del Capo?“, all’unisono il Fontanarosa Boy e Mr MC rispondono: “per il capo!” e mi indicano con decisione. Mi scappa da ridere. Sono a cena con due ex colleghi, giovani uomini che hanno figure professionali tra le più ricercate oggigiorno in campo ipertecnologico e con i quali mi confronto sui grandi temi che siamo soliti abitare (la musica Rock, il football, l’esistenza, il nido di stelle, le profondità cosmiche, la letteratura, le donne). Sembra quasi io sia una sorta di adulto di riferimento per loro, o meglio uno della loro età con qualche lustro in più, con semplicemente un percorso di vita maggiore che loro riconoscono in maniera naturale. Ovviamente non mi metto su nessun piedistallo, ci mancherebbe altro, ma si dimostrano sempre interessati alle valutazioni che faccio, alle storiella di vita che racconto … questo mi colpisce; intendiamoci, so chi sono, so che un minimo di personalità ce l’ho, però che due giovani leoni nel massimo vigore stiano a sentire e rispettino il leone di una (in)certa età in modo così spontaneo mi pare una cosa bellissima. Io, che mi sento spesso null’altro che un povero mammifero del genere umano perduto su di un piccolo pianeta nel buco del culo dell’universo senza sapere il perché, mi sorprendo e mi sento sento felice ad avere amici così.
_Un altro collega, il Tuscany boy, altro giovane leone, non perde occasione per sottolineare “sei il numero uno, vorrei lavorare sempre con te”.
_Il nostro Jackob, ormai pilastro del blog, nei nostri contatti via email nel rivolgersi a me usa appellativi tipo “Magister” o “Lowell” e alla fine dei messaggi mi scrive “devotamente tuo”. Ora, è chiaro che facciamo gli spiritosi, ma questi simpatici epiteti significano anche seguire con attenzione le sciocchezzuole che scrivo su questo blog e dunque riconoscere in me un amico, una persona che vale la pena frequentare e stare a sentire anche solo online. Chiede persino (e non è l’unico), che fine abbia fatto Aramis (ma davvero volete che ritorni?).
Potrei fare altri esempi, dalle colleghe a me più vicine che ormai sono parte integrante del mio essere, alla combriccola degli illuminati del blues con i quali ormai da 25 anni mi trovo a sondare le profondità cosmiche, agli altri probiviri e ai lettori di questo piccolo blog, ma non servirebbe, come dice una mia amica “a te vogliono bene tutti” … e allora perché a volte mi sento in periferia?
Al di là di questo sto vivendo la decade (per esseri chiari, in italiano periodo di tempo di 10 giorni, lo specifico perché certi giornalisti in TV ormai usano decade pronunciata all’italiana al posto di decennio … stolti!) che preferisco, dal 13 al 23 dicembre seguo la corrente ascensionale dicembrina, malinconico certo ma con animo arrembante. Eppure certe domeniche mattine quando mi sveglio e guardo fuori dalla finestra mi rendo conto che la Valpadana è il Regno delle Tenebre.
Valpadana il Regno delle Tenebre – Domus Saurea dicembre 2022 foto TT
Mentre vado al lavoro mi sembra di attraversare il nulla …
Blue Highway – Molino di Gazzata – Dicembre 2022 – foto TT
così la sera, dopo il lavoro, vado alla ricerca di un po’ di luce in centro a Mutina
Mutina – dicembre 2023 – Foto di ?
Mutina – dicembre 2023 – Foto di ?
Una sera mi spingo sino a Nonatown, la mia hometown, la guardo tutta illuminata e le mando un sospiro d’amore, come si fa con certe donne quando instillano in te la passione che tutto travolge.
Nonatown – dicembre 2022 – foto TT
In questa decade si susseguono cene con gli ex colleghi, cene con i colleghi, cene con gli Equinotti, cene con gli illuminati del blues e cene con i miei vicina Anna e Franco. Ora che Adele e Giuse se ne sono tornati al sud, non mi rimangono che loro come punto di riferimento nella stradina lunga e tortuosa in cui viviamo, abitano proprio in fondo a questa stretta lingua d’asfalto, proprio sul punto in cui questo viottolo o poco più va a spegnersi. Dopo la cena Franco apre la boccia di Jack Daniel’s single barrel che ho portato e come può capitare quando si sta bene in compagnia, si esagera, Franco continua a versare e conto almeno 6 whiskey del Tennessee a testa che io, lui e suo fratello Pino buttiamo giù. Verso mezzanotte, con lo spirito alto, percorro i 500 metri che mi separano dal tepore delle lucine ad intermittenza della Domus. Quest’anno ha fatto tutto l’umana che vive con me, una certa indolenza mi ha frenato, cercavo l’impeto ma non lo trovavo così, è toccato a lei …
Domus Saurea dicembre 2022 – foto TT
Domus Saurea dicembre 2022 – TDL – foto TT
Domus Saurea dicembre 2022 – foto TT
Domus Saurea dicembre 2022 – foto TT
Domus Saurea dicembre 2022 – foto TT
Mi metto sul divano, Palmiro in versione Yoda mi sale sul petto, ci scambiamo qualche segno di fratellanza e di amicizia reciproca, quella tipica che nasce tra mammiferi di specie diverse, e poi via sotto le coperte.
è una gran bella notizia, tuttavia non so se prenderla come singola eccezione o come speranza per altri casi simili in futuro. Rimango ad ogni modo interdetto dalla poca chiarezza (non ho capito se il disco è disponibile in streaming oppure no) e dal pigro giornalismo usato, quello che porta ad errori sostanziali e grossolani: la erre arrotondata di cui si parla è tipica di Parma non di Reggio Emilia (dovuta alla dominazione francese del Nord Italia e di quelle zone in particolare sin dal medioevo e a Maria Luigia D’Austria moglie di Napoleone che nel 1800 risollevò il Ducato di Parma e per questo fu benvoluta ed imitata, anche nel parlare, inutile dire che la lingua da lei utilizzata fu il francese), e per di più – è cosa nota – Guccini è di Modena. Tranne qualche eccezione il giornalismo musicale italiano è sempre stato poca cosa.
FILM
ARGENTINA 1985 (Argentina 2022) con Ricardo Darìn – TTTT
Il film narra una storia vera, ovvero questa: nel 1985, fra mille ostruzionismi, omertà e pochi mesi a disposizione, i pubblici ministeri argentini Julio César Strassera e Luis Moreno-Ocampo si trovano impegnati in un processo senza precedenti, quello contro i capi della giunta militare che ha governato il Paese per gli ultimi sette anni fino all’83, compreso il presidente Jorge Rafael Videla. Il processo non è solo un’occasione di fare i conti coi crimini contro l’umanità perpetrati e taciuti dal vecchio regime, ma di assicurare una volta per tutte la continuità della democrazia in Argentina, periodicamente interrotta da colpi di Stato per cinquant’anni.
Qui sul blog Ricardo Darìn riscuote un discreto successo, io e LucaTod ne andiamo pazzi. Il film da vedere, per ripassare la storia e indignarsi ancora una volta per la spietata dittatura militare di Videla.
SOL INVICTUS
Eccolo qui il solstizio, eccole qui le feste per il sol invictus, un rito vecchio 5.000 anni che il cristianesimo e la Coca-Cola hanno fatto loro. Eccolo qui il periodo isterico in cui tutti in qualche modo siamo coinvolti, la folle corsa contro il tempo prima delle meritate ferie natalizie e di fine anno, l’invasione di film melensi, mediocri e mainstream, degli “auguroni”, dei “a te e famiglia”, della tristezza che attanaglia la gola quando si pensa all’infanzia, a chi non c’è più, ad una fetta della vita andata, ad un altro anno passato. A volte verrebbe voglia di diventare guardiano del faro, mollare tutto e andare a rintanarsi su di uno scoglio sperduto nel mare … due gatti, due chitarre, due bottiglie di rum, l’abbonamento a DAZN per vedere le partire dell’Inter e una ragazza giusta che ci sta.
Ma tanto non succederà mai e dunque apprestiamoci a vivere i festeggiamenti legati alle giornate che tornano ad allungarsi, al sole che tornerà a battere prepotente.
Io cerco di farlo alla mia maniera, riguardando per la centesima volta Apocalypse Now (final cut version)
e ascoltando il Piano Concerto di Keith Emerson
magari sorseggiando un Southern Comfort on the rocks, cullato dalle candele che brillano e le luci ad intermittenza che regolano il battito del mio cuoricino blues.
Buone feste donne e uomini di blues che ancora seguite questo blog, piccola armata silenziosa di 400 cuori blu che quotidianamente si soffermano su questo piccolo spazio a contemplare le luci della città che brillano così luminose mentre noi le attraversiamo scivolando … tutti a bordo del treno d’argento che sta arrivando con destinazione 2023. Happy New Year Team Tirelli.
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