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In the pouring rain

19 Mag

L’Emilia Romagna di nuovo sotto scacco, piogge incessanti e innaturali in queste zone hanno messo la regione in ginocchio, ma è la parte romagnola quella davvero colpita, qui in Emilia vi sono disagi, ponti chiusi e tutto il resto ma è la Romagna a soffrire tantissimo. Sapremo riprenderci, siamo gente che non ama stare con le mani in mano, ma sarà durissima.

Quello che indispettisce un po’ sono i luoghi comuni che sento in giro da più parti, spesso detti per colpire e criticare le amministrazioni della regione, in massima parte da decenni della stessa colorazione (seppur ormai sbiadita) politica. Ovviamente è sempre possibili fare di più e fare meglio, ma se vi è un problema legato alla cura del territorio, della rete idrica, alla mancanza di bacini di raccolta è soprattutto nazionale e non certo (solo) nostro; il fatto poi è che in 15 giorni è caduta la pioggia che di solito cade in sei mesi, su un territorio di pianura già imbibito (come diciamo noi…fradicio) su cui inoltre si sparge l’acqua piovuta sugli appennini che poi scende qui al piano. Il terreno non assorbe più e l’acqua si riversa nei fiumi che non riescono a contenerla tutta. Sono i cambiamenti climatici, quelli che una certa colorazione politica snobba da sempre se proprio vogliamo dirla tutta; tra l’altro sentire le dichiarazioni di cordoglio di quei personaggi che minimizzano o addirittura negano il surriscaldamento globale e la crisi climatica mi fa vomitare, che razza di ipocriti, che politici di melma per dio! Se dopo mesi di siccità arrivano piogge senza fine…il disastro è garantito. Possiamo criticare chiunque, ma un po’ di buon senso e onestà intellettuale non guasterebbe. L’articolo qui sotto spiega le cose in maniera molto chiara.

Summer rain

https://www.repubblica.it/cronaca/2023/05/18/news/cambiamenti_climatici_fridays_for_future_alluvione_emilia-400576867/?ref=RHLF-BG-I400598399-P2-S1-T1

ZOMBIE IN STAZIONE

Uno dei rituali del mattino, prima di partire per il lavoro, è quello di fare colazione con la TV sintonizzata su Rai 5 che a quell’ora di solito trasmette documentari; mi rilassa parecchio sgranocchiare le fette biscottate con la marmellata mentre, che so, mi perdo in un documentario della BBC su Hokkaido, l’isola più a nord del Giappone. Sottofondo musicale suadente, immagini suggestive, pescatori, vita dura da uomini veri, freddo intenso, neve e ghiaccio, d’altra parte non è un caso sulla grande isola vive solo il 4% della popolazione giapponese.

 

Esco dal mood documentario ed entro in quello di The Walking Dead: mentre mi avvicino alla stazione dei treni, sin dal grande parcheggio vedo zombie camminare incerti con la testa china e lo sguardo fisso sui cellulari. Al binario la cosa peggiora, tutti incollati al piccolo schermo, nessuno escluso tranne il sottoscritto. Non mi sento migliore, pure io sono dipendente da quel dispositivo infernale, ma perlomeno di prima mattina cerco di non utilizzarlo. Non lo tiro fuori dalla tasca dei jeans e se lo faccio è solo per evitare, sul treno, l’inquinamento acustico dato da chi parla senza interruzione, da chi è al telefono e fa come fosse a casa sua. Non mi rimane quindi che mettermi in cuffia ed ascoltare musica per isolarmi dal mondo ostile e perdermi nei campi di fragole. Quando piove come in questi giorni ascolto una selezione dei Genesis (1970-1978) o il secondo di Peter Gabriel. Quando la primavera si fa estate faccio partire Ry Cooder.

COOP TALES

Con la addetta al reparto gastronomia di cui ho già parlato (giovane donna molto cortese e formale di solito dedita al lei) siamo passati al tu. La gentilezza è cortesia rimangono, ma ora siamo più intimi.  Marzia direbbe che sono il solito Calamity Tim.

Una famiglia meridionale è in attesa di essere servita, padre e madre sui 40/50, figlia sui 13. Hanno messo il loro carrello proprio sotto al bancone quando di solito – per lasciare quegli spazi agli altri avventori – i carrelli li si posizionano in spazi diversi. Il padre guarda annoiato il cellulare, la figlia si guarda intorno con fare vagamento scocciato. La madre si appoggia alle vetrate del bancone (sarebbe vietato per via dell’igiene) e con il braccio oltre le vetrate indica all’addetta i salumi desiderati. La addetta è costretta a prendere e riporre tre tipi di prosciutto perché la madre cambia più volte idea. Tengono in ostaggio la addetta per diversi minuti, la madre e il padre si confrontano su cosa comprare, discutono, attendono prima di decidere, mentre noi lì in fila attendiamo pazienti. (Tengo Ittod in catene, altrimenti la situazione rischia di degenerare).

Accompagno la Lucy, madre dell’umana che vive con me, alla cassa. Lì incontriamo un suo ex compagno di scuola insieme, dunque anche questo emiliano del tempo che fu ha 82 anni. Parlano dei loro lavori (come diciamo qui … delle loro cose) in dialetto stretto, io ascolto con piacere questi ultimi scampoli d’Emilia di una volta. Rimango affascinato dai nomi di persona che saltano fuori nel discorso, parlano ad esempio di un loro conoscente che si chiama Celso, ma è il nome dell’ex compagno di scuola della Lucy che mi fa morire: Mirello. Mirello, caxxo, … che spettacolo.

LA STAMPA DI DESTRA

Tutti i giorni do un’occhiata alle prime pagine dei quotidiani italiani e devo dire che i titoli dei giornali di destra sono così beceri che ogni volta mi sorprendo. Capisco mantenere la propria posizione, capisco che ci si rivolga unicamente alla pancia dei propri (e)lettori, ma santiddio (e per dio intendo Keith Richards) in teoria sareste giornalisti, datevi una regolata! Mai visto un decadimento di stile e di pensiero in Italia come in questi ultimi tempi. E pensare che c’è gente che mi viene a dire ad esempio che il quotidiano La Repubblica è decaduto tantissimo … certo, in parte sono d’accordo, adesso è in mano agli Agnelli ed è diventato certamente un quotidiano più moderato (e per questo non è più il mio giornale di riferimento) ma, appunto, vogliamo parlare di quei fogliacci di cui sopra?

PALMIRO

Due domeniche fa, verso le 22:30 Palmiro all’improvviso inizia a vomitare, lo ha fa molte volte, poi si è stende su un fianco, ansima con la lingua fuori e si lamenta. Lo portiamo d’urgenza dal veterinario. Raggi X, ecografie, esame sangue, antibiotici, flebo. Potrebbe essere una acuta infiammazione ad organi interni o qualcosa d’altro di poco simpatico. Dalle numerose ecografie non si capisce esattamente. Occorre fare una tac in un centro specializzato a Sasso Marconi, ma occorre che Palmir si riprenda dato che sarà necessaria un’ anestesia. La pantera nera di Borgo Massenzio rimane ricoverato per una settimana presso lo studio del veterinario, poi torna a casa sebbene ogni giorno si torni in ambulatorio per le terapie; ora si è stabilizzato, sembra in forma, ma sarà la Tac a dire di più.
Chi non vive con animali faticherà a capire, ma questa faccenda ci ha scombussolati parecchio, Palmir è il nostro gatto adorato, sono 11 anni che vive con noi, lo abbiamo preso al gattile quando aveva solo 45 gg, dunque è stato svezzato, allattato, cresciuto qui. E’ un membro dei questa famiglia,  nucleo di mammiferi di specie diverse che vivono insieme e che condividono il mistero della vita.

Spezzava il cuore vederlo ricoverato, confuso e arruffato, nel metterci la zampina sul petto intendeva farci sapere che confidava in noi e vedere i fari abbaglianti che sono i suoi occhi fissi su di noi nel momento di lasciarlo e di uscire dalla stanzetta in cui si trovava ci faceva commuovere.

Palmiro & Tim – interazione – maggio 2023

 

Palmiro dal veterinario la sera della crisi – maggio 2023 foto ST

 

In my human I trust – Palmiro ricoverato – maggio 2023 – foto Saura T

 

Relaxing at the Domus – Tim & Palmir – maggio 2023 – foto Saura T

 

Stretching Exercises – Tim & Palmir – maggio 2023 – foto Saura T

Ad ogni modo, al momento è di nuovo lui, il superbo gattone nero della Domus Saurea non molla. Vediamo come si dipana la cosa.

SERIE TV

_Poldark (UK 2015) – TTT½

Serie TV britannica tratta dai libri di Winston Graham. Cinque le stagioni di questa nuova edizione, le prime certamente godibili. Anche uno con poche simpatie verso l’Inghilterra e le aristocrazie (o piccole nobiltà) come me l’ha guardata con interesse, sebbene per certi versi – come scrive La Repubblica – in pratica si tratti di una commedia rosa (Johnny Winter have mercy on me!).

https://www.repubblica.it/serietv/schede/poldark/673/

_Succession (USA 2017-2023) – TTT¾

Il brutale approccio di una famiglia americana di origini scozzesi che detiene buona parte dei media statunitensi e ha grande potere economico. Le prime due stagioni sono molto buone, dalla terza ho perso interesse è ho lasciato perdere.

Dramma familiare corale acido e a tratti brutalmente comico, che attraverso le azioni e reazioni spregiudicate dei protagonisti mette in scena una riflessione acuta sul potere e sul denaro.

https://www.repubblica.it/serietv/schede/succession/958/

_The Diplomat (USA 2023) – TTTT

Una donna poco convenzionale a servizio del governo statunitense diventa ambasciatrice a Londra, per lei è prevista addirittura la vicepresidenza. 

Al momento una stagione sola per questa bella serie TV che ha come protagonista la Elisabeth dell’indimenticabile serie The Americans. E’ ben fatto questo sguardo sulle ombre dei diplomatici ad alti livelli.

COPPIETTA AI GIARDINI

In pausa pranzo faccio un salto al Giardino Ducale in una delle rare giornate di sole. Passeggio mentre osservo neri che bivaccano sulle panchine, una coppia intorno ai 30 anni che fa ginnastica sul pratino delle aiuole, uomini solitari come me che sembrano contemplare l’infinito. Costeggio la grande vasca dei pesci rossi, quindi l’edifico principale e mi dirigo verso la parte meno in vista del parco. Vi è una coppietta su di una panchina, direi siano nella zona grigia della cosiddetta (in)certa età, lei è certo più giovane ed ha un bel cappottino color malva, lui veste uno stile più sportivo e deve avere più o meno la mia età. Sono abbracciati in modo leggero, sembra quasi che si conoscano da poco, o meglio che pur avendo una certa confidenza si peritino a sfoggiare atteggiamenti più passionali. Sono teneri, parlano, lui le tiene la mano, le gli si appoggia alla spalla, il sole attraverso le frasche dei grandi alberi talvolta li raggiunge. Ad un tratto lei gli dà un casto ma prolungato bacio sulle labbra, lui la guarda negli occhi e si mette a scrutare il cielo. Smetto di osservarli, non sono mica caxxi miei, ma li trovo carini. Sto diventando troppo sentimentale.

 

CHAMPIONS LEAGUE

L’Inter arriva seconda e quindi si qualifica al turno successivo in un girone che vedeva anche Bayern e Barcellona (quest’ultimo viene relegato in Europa League), poi liquida il Porto agli ottavi, elimina la rivelazione Benfica ai quarti e zittisce il Milan in semifinale. Ora l’Inter, la mia Inter, si trova in finale dove affronterà il Manchester City. Sembra incredibile ma è così, andiamo a giocarci la finale di Champions League, la partita più importante al mondo a livello di club. Mica male per una squadra profondamente blues che non può permettersi le spese folli dei grandi club europei (Man City in primis). Il tutto è inaspettato, sono onesto e temo non ci sarà storia a Istanbul, il City è inarrestabile (mercoledì sera ha rifilato 4 goal al Real Madrid), è più forte di noi, ma ciò non toglie che la soddisfazione di essere arrivati alla finale, il lustro che questo dà alla società e il godimento non hanno prezzo. Grazie ragazzi, grazie caxxo, e vada come vada facciamoci valere.

Io al lavoro il giorno dopo aver (s)battuto (fuori) il Milan…

“…quello stemma sopra il cuore rappresenta il primo amore …” – Uomo di blues maggio 2023 – autoscatto

PLAYLIST

Il meu amigo Siuviu mi chiede un parere circa un effetto di chitarra presente in Marooned dei PF senza RW e così d’un tratto ripesco questo strumentale che non sentivo da tanto, tanto tempo…

In questo periodo nei miei tragitti in treno non ascolto altro che i primi due album (ma a dire il vero anche il terzo e il quarto fanno capolino talvolta) di Peter Gabriel e riscopro quanto facciano parte di me. Ricordo il Tim adolescente alle prese con queste due piccole meraviglie (all’epoca criticate qui in Italia). Ora il secondo mi affascina davvero tanto. Che caxxo di dischi uscivano negli anni settanta che già non erano più esattamente dischi anni settanta.

https://www.youtube.com/results?search_query=peter+gabriel+car+full+album

 

 

L’uomo che pensava troppo

23 Apr

Interno notte, venerdì. La luce dell’ abat jour riflette sulle 900 e passa pagine di Solenoide, libro su cui sono e su cui sarò per molte altri notti. C’è una di fianco a me nel letto e mi chiede: “E’ bello il libro?”, è una domanda che mi ha posto già altre volte a cui ho risposto con lo stesso concetto, ovvero circumnavigando le parole “è un libro pazzesco…”. Stasera le leggo la frase a cui sono arrivato: “Dormivo già da almeno due ore, tra l’altro stavo facendo i miei soliti sogni con treni e stazioni deserte in cui scendo e ci rimango per il resto dell’eternità …”

Mircea Cărtărescu solenoide

E’ proprio un libro per Tim Tirelli!” risponde. Vorrei aggiungere le righe che dopo una pagina o due concludono il discorso “poi sono ricaduto nel sonno e nei sogni, riprendendo le mie tribolazioni fra stazioni e ristoranti deserti, le discussioni con donne pallide come insetti, le scalate di rovine ricoperte di licheni” ma rinuncio, immagino che inizi a pensarmi come uomo bizzarro. Mi chiedo se non sarebbe stata più felice con un uomo diverso, magari uno con una piccola azienda qui nel villaggi artigiani di Regium Lepidi, un uomo più concreto, meno incline all’analisi introspettiva, un uomo che non abbia l’impulso di puntare il muso verso la prima blue highway o underground railroad a portata di mano e in senso lato andare a dissolversi in cometa. Con questo pensiero in testa spengo la luce, ripongo il libro, mi stendo sul lato destro, attendo che Minnie – la gattina affezionata – venga ad accoccolarsi tra il mio petto e il mio mento e parto per l’ennesimo viaggio nel mare nero del mio subconscio.

◊ ◊ ◊

Sabato mattina, alle Libreria Coop prima di fare la spesa. Cerco libri obliqui, l’immersione nel mondo di Mircea Cărtărescu ha dato ulteriore carica a certe mie propensioni. Chiedo all’addetta del negozio, con la quale scambio piacevoli e veloci commenti su autori particolari come Cărtărescu appunto. La giovane donna è pronta, reattiva, sicura. Ha un approccio privo di fronzoli, tuttavia gentile. Scelgo un libro da regalare ad una giovane e brillante collega che lunedì lascerà l’azienda dove entrambi lavoriamo, una di quelle colleghe che posso chiamare senza dubbio amica benché tra le nostre età vi sia un abisso, una di quelle che quando non sono più ascrivibili alla categoria colleghe lasciano un vuoto difficilmente colmabile. Scelgo qualcosa anche per me, essendo l’uomo di blues che sono il titolo di un libro di Gospodinov  – scrittore bulgaro postmoderno e sperimentale – non può che finire nello zaino della mia anima.

Georgi Gospodinov Fisica della malinconia

Georgi Gospodinov Fisica della malinconia

Vado alla cassa, pago, mostro il mio acquisto all’umana che mi accompagna la quale scuote la testa, sorride e poi chiede alla libraia, riferendosi a me: “non ci sono libri per uomini che pensano troppo?”. La risposta è pronta, immediata, perentoria: “No, non ci sono abbastanza casi da studiare!”. Mi complimento con la bibliopola per la battuta ed esco.

L’omarino venuto a vangare l’orto

16 Apr

Sabato di prima mattina. Sveglio poco dopo l’alba rimango a pitugnare, come diciamo qui a Regium Lepidi, sotto il piumone. Dalla tapparella filtra il giorno, dal portoncino in vetro i raggi del sole iniziano ad inondare la casa, la luce gronda dalle pareti giallastra. Cerco di dissolvere i pensieri raggomitolati in modo casuale nella mia maruga, come diciamo noi a Mutina … l’altra mia città, di scuotermeli di dosso. Faccio mente locale, oggi è sabato di metà aprile, ieri dopo il lavoro hamburgher (veggie!), blanche media e amaro al Red Lion di Mutina con un paio di groupie, oggi qui a Borgo Massenzio nel mio letto ve n’è una terza. Si direbbe quasi che io sia un vero chitarrista Rock, d’altra parte una delle mie colleghe del cuore (dopo che l’ennesima consulente esterna si è posta a me con estrema affabilità e confidenza) mi ha detto che sono una calamita per le pheeghe …come no, Calamity Tim. 

L’umana che ho nel letto con me si sveglia, è ora di alzarsi e di andare a fare la spesa alla Coop. Mentre ci prepariamo si affaccia alla finestra e mi dice: “c‘è l’omarino venuto a vangare l’orto”. Intende il signore incaricato di vangare l’orto della Domus dalla madre della groupie. Mi sovverrebbe di dirle “omarino? Perché sminuirne il valore? Solo perché è uno che vanga gli orti? Se tua madre avesse incaricato un avvocato o un architetto di venire a fare accertamenti alla casa li avresti chiamati omarini?”. Non dico nulla, faccio già la parte del cagacaxxo troppo spesso. Già la Sabba mi ha preso in giro perché nell’ultimo post qui sul blog ho usato gli asterischi in articoli e sostantivi per il rispetto di genere, già la Stremmy mi ha detto un perentorio NO quando le ho chiesto di non usare il termine DEVASTATA nel descrivere il proprio stato psicofisico (ma adesso la sento correggersi e usare sempre l’aggettivo DISTRUTTA, termine assai più appropriato), già l’AD dell’azienda per cui lavoro accondiscende con pazienza quando rispondo BUON WEEKEND LUNGO ANCHE A TE, quando mi augura Buona Pasqua … ecchecazzo Tim Tirelli, non puoi stare in punta di piedi a duellare per ogni faccenduola.

Orto della Domus, aprile 2023 foto TT

Orto della Domus, aprile 2023 foto TT

SONGWRITING

Nella mia realtà alternativa sono un autore di canzoni, mia attività preferita in assoluto insieme allo scrivere. Avevo due strofe di testo scritte da un po’, e mi sono accorto che sono pressoché perfette per la musica composta tempo fa in accordatura DADGAD sulla Danelectro. Di solito è il testo che viene scritto dopo che la melodia e la relativa metrica sono impostate, stavolta no. Mo’ veh, ogni tanto anche questa procedura funziona.

 

Uomo di blues 2- Domus, aprile 2023 - foto ST

Uomo di blues – Domus, aprile 2023 – foto ST

PS: la Minnie mi ha aiutato nell’arrangiamento.

Gatta di blues (La Minnie) - Domus, aprile 2023 - foto TT

LA REGGIANA TORNA IN SERIE B

Con la vittoria di ieri la Regia torna in Serie B dopo la beffa dell’anno passato. Almeno con lei finalmente posso godere un pochino.

AC Reggiana

SERIE TV

_Yellowstone (USA 2018-2023) TTT½

Qualche anno fa un mio (ora ex) collega mi chiese se stessi guardando Yellowstone, gli risposi che no, non la stavo seguendo perché i protagonisti principali della serie incarnavano alcuni dei più classici (anti)valori dell’americanismo spinto, e non mi andava di immergermi in quelle atmosfere. Qualche settimana fa, nonostante la mia etica schizoide, mi sono messo a seguirla, credo sia un peccato di gioventù, Balla Coi Lupi fu un film con cui in molti della mia generazione sono cresciuti e dunque è difficile per  uno come me snobbare una produzione di questo livello quando il protagonista è Kevin Costner. La serie è considerata adatta al pubblico americano dei conservatori e dei repubblicani, nonostante l’ideatore – Taylor Sheridan –  abbia dichiarato: “È uno show che parla del trasferimento dei nativi americani, del trattamento riservato alle donne native americane, dell’avidità aziendale e dell’imborghesimento del West. Possiamo definirlo uno show repubblicano?”. La serie pare di sicuro tradizionalista e nel 2018 quando uscì, con Trump presidente degli USA, immagino abbia solleticato la “pancia” di chi mitizza un’America patriarcale alla John Wayne, l’America delle pistole e della bibbia, l’America violenta che si fa giustizia da sé.

Costner interpreta John Dutton, una latifondista proprietario del ranch più grande d’America che per difendere la sua terra è disposto a tutto. Sua figlia Beth è la figura spietata della serie, donna spinta dall’ira e dall’odio e contenta di calpestare i diritti di chiunque non si pieghi al suo volere. I paesaggi scelti sono quelli del Montana e dello Utah, e per chi è cresciuto col mito del film Jeremiah Johnson commuoversi davanti agli spazi aperti della serie è automatico. La produzione è di alto livello, molti degli attori sono bravi, qualche sbavatura qui e là ma cinque stagioni non sono facile da reggere. La visione politica e sociale dei personaggi, in massima parte cowboy, è molto lontana dalla mia, ma essendo figlio del mio tempo le pellicole western di in certo livello mi irretiscono.

GATTI ALLA DOMUS

Son lì che scribacchio per il blog e Raissa continua col suo lamento, diverso dal solito; visti i problemi che ha mi precipito dal veterinario. Raissa soffre di ipertiroidismo da tre anni, ha 16 anni, l’età si fa sentire e in più sono 4 gg che mangia poco, quindi  eccomi qui in questo sabato di metà aprile a Bath In Plain nello studio di Fausto ed Esmeralda: visita, raggi x, ecografia, antibiotico, misurazione febbre, esame del sangue, flebo. Proviamo ad aumentare la dose di farmaco contro ipertiroidismo e speriamo. Intanto la nutriamo con omogeneizzati e le prossime mattine tappa fissa all’ambulatorio veterinario. L’ho tenuta ferma 40 minuti mentre faceva la flebo, la Rais è stata brava, per tenerla calma le recitavo i salmi del Blues (e i testi dei Firm).

Tenere ferma Raissa mentre è sotto flebo - Studio Veterinario Bath in Plain (RE) - foto ST

Tenere ferma Raissa mentre è sotto flebo – Studio Veterinario Bath in Plain (RE) – foto ST

GUIDING LIGHTS – LUCI GUIDA

Negli ultimi mesi quando dovevo rivolgermi a dio pensavo a Johnny Winter, visto che con il mio dio di riferimento (The Dark Lord) avevo qualche problema. Confidavo dunque nel Texas Tornado, chiedevo all’albino di darmi la forza per continuare il giro di giostra e di aiutarmi a trovare la peace of mind in modo da diluire l’irrequietezza che da sempre scuote il mio essere.

The one and only Johnny Winter

The one and only Johnny Winter

Negli ultimi giorni tuttavia mi sono trovato a pensare che dovrei essere più morbido con me stesso, smettere di cercare di buttare giù dal piedistallo il dio di riferimento che tanta importanza ebbe per me, dimenticare la noiosa autoreferenzialità che sfoggia di continuo in questi ultimi anni, l’accidia che lo allontanò dopo il 1973 dal trono di leggenda definitiva della chitarra Rock, l’edonismo sfrenato in cui si crogiolò. Sì, meglio concentrarsi sulle pagine di musica Rock strepitosa che dal 1968 al 1978 scrisse e produsse, musica che oggi è di diritto patrimonio dell’umanità, come lo sono i dipinti di Caravaggio, le opere Mozart, i 29 blues di Robert Johnson e così via. IN PAGE WE TRUST (again).

Jimmy Page 1974

The Dark Lord 1974

PLAYLIST

FADE

Ti fermi davanti ad una agenzia immobiliare del tuo paesello, soppesi cosa potresti permetterti con quei due soldi che hai, capisci subito che la tua casetta in riva al mondo non la avrai mai, che un bilocale derelitto probabilmente sito sulla provinciale non è esattamente il massimo …

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Casetta dei sogni (© tiny-house-fairytale-nature-landscape-photography-29__880 Menno Schaefer)

e allora elabori il fatto che ti conviene capire se da qualche parte cercano un guardiano del faro, in quel caso l’importante sarà strolgare un modo per farsi arrivare gli ordini Adidas e per vedere le partite dell’Inter.

Faro

PS: nell’attesa che si liberi un posto in un faro goditi l’orto finalmente ordinato e il primo sole di questa domenica.

L’orto di domenica mattina – Domus Saurea aprile 2023 – foto TT

Un alone di blues (Aprīlis aegrĭmōnĭa)

2 Apr

L’aegrĭmōnĭa … già, eccolo qui il nuovo sostantivo che indosso in questi giorni, un modo per far diventare il Blues più consono alla mia condizione di uomo proveniente dalla cultura latina. Accoramento per il football, per il Rock, per una vita che non viene come avrei voluto, per una istruzione che non si è dipanata come oggi avrei desiderato. Niente male alle elementari (riguardando la pagella dell’esame di quinta mi sono sorpreso dei vari 8 presenti nella pagella finale), poi noia assoluta alle medie e alle superiori. Ci avrò messo del mio, ero immaturo e non cosciente di me stesso, ma è anche vero che non no ho mai trovato un professore che mi stimolasse, che facesse accendere la scintilla che deduco fosse dentro di me. Poi, certo, sono uno di quelli che hanno cannato clamorosamente la scelta delle superiori … come caxxo ho potuto finire a fare ragioneria, un istituto tecnico commerciale…proprio io, il re del blues di via Pedretti, la strada dove son cresciuto? Mah! E’ un mistero. Oggi mi considero un autodidatta, quello che so, che ho studiato lo devo a me stesso, una sorta di piccolo (picolissimo) Jack London, figura fondante di questo blog. C’è poi il fatto che una volta scoperto il Rock tutto il resto è passato in secondo piano … scrivi canzoni, pubblichi i tuoi primi articoli su qualche rivista musicale nazionale e pensi che sia questa la tua strada, nella perfida Albione e negli States forse, ma non in Italia. E’ vero, bisogna aver talento ed essere determinati, ma magari qualche numero lo avevo pure io, in definitiva il fatto è che quando punti tutto su faccende così aleatorie devi mettere in conto che le probabilità di fare quello per cui hai qualche dote attitudinale sono pochissime. E allora ci si deve accontentare di essere un beautiful (nemmeno tanto beautiful) loser e adeguarsi al corso bislacco della propria vita, ma è dura, maledettamente dura.

VITA IN AZIENDA

In call per una faccenda lavorativa con una giovane collega, parliamo di treni e di abbonamenti fatti per venire al lavoro. Lei arriva da Bonomia e apprendo che al mattino prende il treno alle 7:30 e la sera alle 19:30 passate, dimostrando così un attaccamento al lavoro mica da ridere (se si calcola che il tragitto su strada ferrata per lei dura meno di mezz’ora). Così le dico “Vale-Ri n.1”; lei prontamente risponde, seria: “No, il n.1 sei tu!”. Ecco, come sempre mi sorprendo, non è falsa modestia, mi sorprendo davvero, non è autoreferenzialità, è il trovarsi (piacevolmente) basito per l’ennesima volta: voglio dire, anche da una giovane donna con cui non ho a che fare quotidianamente ricevo questi feedback, non credo relativi alle eventuali mie capacità lavorative, ma all’alone di blues che a questo punto, immagino, diffondo nei sotterranei dell’azienda. Una che conosco direbbe: “Va mo’ là che con ‘sto Blues hai messo in piedi un bel “buraccione”!

SINODO DI PRIMAVERA

Sinodo di primavera con gli illuminati del blues, la brotherhood con cui passo le mie sere out on the tiles, quelle dove – nonostante l’incerta età che abbiamo – parliamo di donne, di calcio, di musica Rock, di sogni (infranti), di politica, di futuro (grigio). La combriccola del blues è formata da nove individui, tutti maschi, sei dei quali musicisti a cui non sarebbe dispiaciuto diventare autori di canzoni-musici professionisti-intrattenitori, rockstar insomma; e invece guardaci qui, intorno ad un tavolo del nostro pub preferito (lo Sherlock di Regium Lepidi) in un venerdì in zona equinozio di primavera ad annegare i nostri dispiaceri in una Loburg:

questa birra viene definita lo champagne delle birre, perchè è l’unica con il perlage così particolare. Fa parte delle Lager ed è una Premium dal gusto delicato e raffinato. Si tratta di una birra a bassa fermentazione, leggermente più alcolica rispetto alla sua categoria, che presenta un tasso alcolico pari a 5,7%.
Prodotta ancora oggi con il luppolo più nobile d’Europa, il Fiore di Saaz, indiscusso re delle Pilsner (è l’unico luppolo utilizzato nella Pilsner più famosa al mondo: la Pilsner Urquell) e l’utilizzo di malti selezionati, rendono unica questa Premium Lager dal color oro, aroma di malto e luppolo con retrogusto di spezie e fiori.

A dire la verità Riff e Jaypee hanno davanti due Guinness, ma noi altri stasera magari siamo nel mood metrosexual e ci diamo di Loburg. La serata è come spesso capita spumeggiante, sebbene ci sia un retrogusto amaro, una sfumatura che cerchiamo di tenere nascosta, immagino sia dovuta alla (in)certa età che ci portiamo sulle spalle, come fossimo 23enni che si accorgono solo ora di avere addossi decenni imprevisti. Uno se ne va alle 22:30 visto che l’indomani deve alzarsi alle 5, circa dopo poco più di un’ora lo facciamo tutti, alla cassa salutiamo e ringraziamo Rocco, ci abbracciamo e via, ad inseguire una morbida scia.

In verità io mi fermo lì fuori a parlare con Jaypee, dopo esserci assicurati che la vecchia auto (più o meno d’epoca) di Lollo Zakk si metta in moto e nessuno di noi sia costretto (come già accaduto) a riaccompagnarlo a casa. Che il nostro centurion lawyer da anni si ostini a guidare automobili del tempo che fu malfunzionanti è uno dei misteri del nostro piccolo clan. Credo sia una eterna gara che il nostro ragazzone intende giocare con il fato, un brivido di adrenalina, un fiotto di pazzia, una fiammata di blues. E a proposito di blues, Mr Stevens mi racconta che sua figlia più piccola durante una discussione col nonno sulle caratteristiche delle popolazioni nere lo ha redarguito perché aveva dimenticato una cosa: “Ma nonno, dimentichi il blues, dove lo metti il blues, eh?!” … piccole donne di blues crescono. Tra l’altro Mr Stevens mi fa leggere un messaggio ricevuto da sua figlia maggiore, giovane donna che si appresta a lasciare l’adolescenza, la figlia che conosco meglio e che in qualche modo considero mia nipote. Gli scrive citando qualche frase presa da un articolo del blog di qualche settimana fa (“Mario Sgancia La Bomba”), frase che se ricordo bene contiene un mio commento e alcune parole prese dall’inno della mia squadra del cuore e lei che conclude con una cosa tipo “vedi papà io mi riconosco in questo”. Come mi dice lo stesso Mr Stevens, è incredibile che una giovane donna diretta verso l’iperspazio trovi rifugio tra le parole di un uomo di blues di una (in)certa età e dell’inno (seppur pieno di umanesimo) di una squadra di calcio.

Torniamo a Jaypee, io e lui lì fuori, sul bordo della via Emilia. Guardiamo le automobili passare mentre riflettiamo sul tempo che passa e sulle nostre vite. Parliamo delle band in cui al momento militiamo, di un amico chitarrista con cui entrambi abbiamo suonato e del fatto che l’indomani andremo a far la spesa settimanale, io alla Coop e lui all’Esselunga di Suncity, il paese – uno delle cosiddette Terre D’Argine – dove vive il mio fedele amico. A parte che anche in questo vedo lo sgretolarsi dell’Emilia che fu, voglio dire … l’Esselunga, la società della grande distribuzione il cui fondatore entrò molte volte in polemica con l’Emilia e la sua amministrazione, marchio che dunque io evito, quella è roba per lombardi, non per emiliani. Ad ogni modo l’amico Jaypee parlando tra sé e sé mi diceva “ah, è vero devo anche comprare l’ammorbidente per la lavatrice …”, scuoto la testa e gli dico ” ...l’ammorbidente per la lavatrice… non si è mai visto Johnny Winter comprare l’ammorbidente per la lavatrice, Jaypee ma come abbiamo fatto a ridurci così? E lui “…ma che ne so …”. Lo abbraccio e gli dico ” domani ti mando il wetransfer dell’album del 1979 di Ellen Foley.”, così tanto per tornare ad illuderci di essere veri Rockers.

Tim & Jaypee - Mandrio di Correggio 09-08-2014 - foto di Betty Iotti

FOTO DI REPERTORIO: Tim & Jaypee – Mandrio di Correggio 09-08-2014 – foto di Betty Iotti

Johnny Winter 1972

THE SEASONS (The Rain Song early version)

Il Dark Lord, la nostra rockstar preferita, il 28 marzo  – in occasione del 50esimo anniversario dell’uscita dell’album Houses Of The Holy – ha pubblicato a sorpresa sui suoi canali social una versione demo di The Rain Song il cui nome iniziale era appunto The Seasons. Questo il testo che accompagna il videoclip di youtube:

On this day, 50 years ago today, ‘Houses of the Holy’ was released.
My original idea for the opening tracks for ‘Houses of the Holy’ was that a short overture would be a rousing instrumental introduction with layered electric guitars that would segue in to ’The Seasons’, later to be titled ‘The Rain Song’. Again there would be a contrasting acoustic guitar instrumental movement with melotron that could lead to the first vocal of the album and the first verse of the song.
I bought my home studio demo of a rough sketch of ‘The Rain Song’ on cassette to rehearsals to illustrate the sequence and textures of this piece to the band. During the routining of the overture now titled ‘The Plumpton and Worcester Races’, the half time section was born and the overture shaped in to the song, ‘The Song Remains The Same’. These rehearsals were done in Puddle Town on the River Piddle in Dorset, UK.
The first set of recordings were done at Olympic Studios with George Chkiantz.
We then came to record at Stargroves, Sir Mick Jagger’s country home, and like Headley Grange, with the Rolling Stones’ recording truck.
‘The Song Remains The Same’ was played on a Fender 12 string, the same one used on ‘Becks Bolero’, with my trusty Les Paul Number One on overdubs in a standard turning. The ‘Rain Song’ was an unorthodox tuning on acoustic and electric guitars. On live shows, it became a work-out feature for the double neck.

Curioso che abbia fatto un post del genere sul suo canale personale e non su quello dei LZ, d’altra parte trattasi di una prima versione dove appare solo in compagnia di Jones. E’ una outtake, niente di straordinario per il casual fan, ma rimane un registrazione sorprendente per i fan dei LZ in senso stretto.

VITA SUL TRENO (The commuter blues)

Già tre settimane di treno, la costanza sembra durare. La sera lascio l’azienda, attraverso l’ex Manifattura Tabacchi

Ex Manifattura Tabacchi Blues – Vita da Commuter – foto TT

e poco dopo arrivo alla stazione di Mutina,

Mutina Station – foto TT

quindi mi immergo nell’umanità fatta di pendolari.

Vita da Commuter – foto TT

Arriva il regionale, mi seggo, arriva una giovane donna, “posso accomodarmi?”, “ma certo ci mancherebbe”.

La vedo poi fotografare il posto accanto al nostro, sporco di sugo, vi sono addirittura alcune cozze per terra. “Che schifo eh?” le dico, pensando di rispondere alla gentilezza che ha avuto nel chiedermi se poteva sedersi vicino a me, tuttavia non coglie il mio commento. Chiama qualcuno al telefono, ce la mette tutta per far sapere che è di buona famiglia. Arrivo a Regium, mi alzo e le dico “Arrivederci”. Mi guarda stranita, non risponde e torna alle sue faccende. Sorrido tra me e me. La gente è strana.

Nel sottopasso che porta al parcheggio mentre sono perso  nei miei pensieri vedo un giovane uomo, evidentemente uno studente universitario, con la maglietta rigorosamente nera con lo stemmino della bandiera italiana e la scritta FUAN, estrema destra dunque. Il tizio lo fa con nonchalance, ma portarla in quel modo significa sfoggiare un atteggiamento, per lo più ostentato, di indifferenza o noncuranza. E’ chiaro che ostenta. L’attuale governo ha dato la stura definitiva.

Salgo in macchina e penso alla mia povera Reggio Emilia

 che diede i natali al Tricolore della bandiera nazionale, è tra le città decorate di Medaglia d’Oro al valor militare per l’alto contributo dato alla guerra di Liberazione. Le sue tradizioni, ricche di opere e di lotte per la emancipazione dei lavoratori, consentirono di mantenere vive le speranze di libertà e di progresso sociale anche durante il ventennio della dittatura fascista.
In mezzo al generale conformismo di quell’epoca, una coraggiosa minoranza di cittadini operò clandestinamente contro il fascismo, costituendo in tal modo la base su cui, caduto il regime mussoliniano, poggerà l’organizzazione politica e militare della lotta contro il nazifascismo.
II prezzo pagato da Reggio per l’opposizione al fascismo fu assai caro: 29 uccisi dalle “squadre d’azione” nere, 8 morti in carcere, 32 deceduti in seguito a percosse. A carico di 200 lavoratori antifascisti reggiani furono comminati dal Tribunale Speciale 1269 anni di carcere. Circa altrettanti furono gli anni inflitti dalla Commissione per il confino a carico di altri reggiani; molti espatriarono per sfuggire alle persecuzioni.
Durante la guerra di Spagna 1936-’39,i reggiani combattenti contro il franchismo nelle Brigate internazionali furono 62, di cui 15 morti e 20 feriti.

(https://www.istoreco.re.it/storia-resistenza/

PLAYLIST

CODA

Di nuovo a terra per quanto riguarda il football, sofferenza infinita, dovrei davvero rallentare, quante energie emotive si spendono quando la tua squadra del cuore imbrocca una stagione come questa dopo un paio di campionati di ottimo livello. Cerco così di soffermarmi sulle sciocchezzuole positive: una mia bella collega di vent’anni più giovane che mi dà esattamente dieci anni di meno, il maglione pieno di gnocchetti della Stremmy Girl

Maglione a gnocchetti – The Stremmy Girl style – foto TT Marzo 2023

le colazioni dell’uomo di blues al Caffè delle Antille

caffè delle Antille – colazione dell’uomo di blues – foto TT

i miei ex colleghi che ancora mi cercano e mi vogliono a pranzo con loro,

Ex colleghi blues: Pavve, Rinna, Picci, Tyrrell – autoscatto marzo 2023

la mia dolce gattina Minnie che mi è sempre più attaccata,

Minnie – Marzo 2023- Foto TT

il gatto Palmiro, my best friend,

Palmiro – Marzo 2023- Foto TT

loro due insieme

Palmiro e Minnie – Marzo 2023- Foto TT

e le buffe foto che mi faccio per cercare di assomigliare al mio bluesman preferito.

Tim Leroy Tirelli – marzo 2023

Robert Leroy Johnson (1911-1938)

TT’s SCHOOL OF ROCK: Emerson Lake & Palmer

30 Mar

Lavorando in un’azienda come quella per cui lavoro uno dei miei compiti è anche quello di tenere alcune lectio magistralis (e sia chiaro, lo scrivo con tutta l’autoironia possibile) sulla musica Rock. D’altro canto il presidente me lo disse già durante il colloquio due anni fa: “In caso scegliessimo te, sappi che ti chiederò di tenere alcune lezioni sul Rock per i colleghi”. Eccomi dunque qui per la nuova “lezioncina”. Rispetto alle prime si è deciso di cambiare formula, non più un coinvolgimento generale da tenersi in orario di lavoro, bensì piccoli eventi da svolgersi dalle 18:15 alle 19:30 nella – a me tanto cara – Sala Blues, la sala riunioni informale, come dico sempre la sala where the dreams come blue, capacità: 25 posti a sedere.

Sala Blues – foto Tim Tirelli 

Un pubblico dunque selezionato che si prende la briga di fermarsi in azienda dopo l’orario di lavoro per ascoltare storielle e brani musicali di gruppi del bel tempo che fu. Credo sia questa la cosa bella, troppo facile trovarsi in orario di lavoro e parlare che so dei Pink Floyd, più temerario appunto è riunirsi la sera per affrontare gruppi (a loro quasi) sconosciuti. 25 aficionados (un quarto dei dipendenti), in maggior parte intorno ai trent’anni, pronti a calarsi nelle profondità cosmiche della migliore musica Rock. Visto che una buona parte di quest* giovanott* gradisce quello che oggi viene chiamato prog rock, continuo su questo sentieri e in questa IV puntata della School Of Rock parlo dei miei amati Emerson, Lake & Palmer.

Introduco le loro vicende fine anni sessanta e poi racconto brevi stralci della loro storia come ELP, sempre legandoli alla mia esperienza personale, questo per cercare di fare comprendere ai giovani colleghi il contesto, la meraviglia che suscitavano sui giovinetti di allora, etc etc. Scelgo di porgermi col mio solito fare schietto ed emiliano, così facendo magari rischio di diventare una macchietta, ma sono convinto che il rock vada vissuto e raccontato con passione e pochi filtri, le lezioncine non hanno senso, quello che è possibile raccontare sono osservazioni, emozioni, scombussolamenti spirituali e fisici. 75 minuti non sono tanti se devi anche far ascoltare dei pezzi (seppur non nella loro completezza), e dunque mi soffermo solo sul periodo magico del gruppo, ovvero 1970-74. Queste le tracce finite sul giradischi della Sala Blues:

THE BARBARIAN

TAKE A PEBBLE

LUCKY MAN

TARKUS

PROMENADE/THE GNOME

THE SAGE

THE ENDLESS ENIGMA PT1

FUGUE

JERUSALEM

TOCCATA

STILL YOU TURN ME ON

BENNY THE BOUNCER

KARN EVEIL 1° IMPRESSION PT2

Qui di seguito qualche breve videoclip e qualche foto

clip ELP 1 (clip di LadyJ)

TT School Of Rock 2023-03-21 foto Lady J

TT School Of Rock Elp a 2023-03-21 at 09.53.05 – Foto Laura Z.

TT School Of Rock Elp 2023-03-21 – Foto Mar & Fran

clip TARKUS / BRAIN SALA SURGERY (clip di LadyJ)

TT School Of Rock Elp a 2023-03-21 at 09.53.07 – Foto Laura Z.

clip BENEDIZIONE FINALE ( in nomine Emerson, Lake et Palmer) (clip di Mar&Fran)

Anche questa volta spero di aver catturato l’attenzione dei colleghi, di averli accompagnati attraverso la musica articolata degli ELP, di aver fatto capire loro che gli anni tra la fine dei sessanta e la fine dei settanta furono davvero l’apice della musica popolare di questo piccolo pianeta. A tal proposito mi sono arrivate parole che mi confortano:

The Fab One (the President): Ciao Tim! Sei stato fantastico! Sei cosmico. All’inizio non sapevo cosa aspettarmi, è una musica che pensavo ostica, ma con te che ci hai accompagnati nel percorso, che li hai collocati nello spazio e nel tempo (citazione involontaria di Fab ndTim) tutto cambia e sono riuscito ad apprezzarli. Grande Tim!

The Queen Of Spades: Tim!!! Fantastico! Non mi aspettavo nulla del genere. Quando hai scritto sulla chat aziendale per informarci della cosa e hai messo qualche link, pensavo che fosse musica che non facesse per me, ma poi con le tue spiegazione, con il tuo fare hai reso tutto fluido e interessantissimo. Grazie mille.

My Sweet Lady Jane: Ciao Tim number one, ieri sera è stato un viaggio bellissimo, grazie di averci condotti nell’iperspazio!

The Laurel Girl: Tim! Grazie ancora per la bellissima lezione, mi apri sempre tanti mondi di pura emozione.

E via via tutte le belle parole di Simsca, di Mar, della Stremmy Girl etc etc.

Dunque per un’oretta ho ritrovato uno dei motivi che mi tengono ancorato alla Terra, un brivido che per qualche ora ha lavato via i blues atavici dal mio animo. Giusto un attimo, ma essenziale. Mia cara musica Rock … still you turn me on.

 

 

 

Sul treno dell’Honky Tonk (Pendolare Blues)

18 Mar

Ho iniziato a prendere il treno Regium Lepidi – Mutina per recarmi al lavoro, dopo due anni ho pensato che risparmiare è diventato un imperativo se si vuole sopravvivere in questa società per ricchi e inoltre nel mio piccolo riduco di una briciola l’inquinamento atmosferico. Pensandoci bene poi è un ritorno alle origini essendo io nato in una piccola stazione dei treni in disuso nel solstizio d’inverno di qualche decennio fa,

Train Station of Nonatown where Stephen Tyrrell was born

ho infatti sempre un brivido quando vedo la strada ferrata, sensazione dovuta anche al mio amore per il blues rurale dello Stato del Mississippi di cent’anni fa, il fischio del treno, lo sferragliare dei vagoni sui binari, lo sbuffo del vapore sono le fondamenta della iconografia spirituale del bluesman. Il treno inoltre era ovviamente anche il mezzo che ti portava lontano oltre le colline (alla continua e infruttuosa ricerca del tuo nido di stelle).

Treno che sbuffa (foto Keith Wilkinson)

E così ogni mattina mi ritrovo alla stazione della città da cui proviene tutta la mia stirpe,

Stazione di Regium Lepidi

arrivo, parcheggio a fianco dei giganteschi scheletri di quelle che furono Le Reggiane (https://it.wikipedia.org/wiki/Officine_Meccaniche_Reggiane ) e mi avvio al binario 4. Mi faccio largo tra le mandrie di giovani che a quell’ora stazionano in attesa dell’arrivo dei treni regionali su cui salgo anche io. Mi sento molto distante da loro, dai loro linguaggi, dai loro atteggiamenti, dalla pessima musica che ascoltano, ma poi mi dico che anche io e i miei amici a quell’età facevamo la stessa impressione agli uomini e alle donne di una (in)certa età che per loro sfortuna salivano sulle corriere che ci portavano agli istituti superiori che frequentavamo a Mutina. Unica differenza che molti di noi ascoltavano ottima musica (e probabilmente parlavano molto di più di politica). Il tragitto Regium-Mutina dura solo 15 minuti, ma onde evitare i discorsi giovanilistici di questi imberbi umani accendo il mio lettore lossless, mi infilo le cuffiette e mi metto ad ascoltare il “blues del treno suonato su un pianino sgangherato” e altri disegni musicali simili del grande, grandissimo, Keith Emerson.

Al ritorno il tragitto inverso, dalla Stazione Ferroviaria di Mutina.

Stazione Ferroviaria di Mutina

A seconda del regionale che prendo (R o R Veloce) ci fermiamo a Herberia o tiriamo dritto fino a Regium.

Stazione di Regium Lepidi – Le Reggiane – Marzo 2023 foto TT

Da lì, 5 minuti o poco più in macchina e sono di nuovo alla Domus. Sono diventato un pendolare dunque, un commuter che ha il blues.

VITA IN AZIENDA

L’Inter perde incredibilmente con lo Spezia, la Reggiana perde uno scontro diretto importante per la salita in serie B e io mi dispero e con lo spirito scendo a profondità abissali. Mando un whatsapp al mio collega ed amico Johnny Mac, con cui il venerdì avevo parlato di calcio.

Tim Tirelli: Weekend di melma. Basta, mollo il football.
Johnny Mac: No Tim mai mollare. Da un Virtus però non poteva venire niente di buono, ma è ancora lunga. (Si riferisce alla Virtus Entella contro cui giocava la Regia – Johnny è un tifoso della Fortitudo Bologna. ndTim)
Tim Tirelli: Non posso vivere con l’umore nero a causa dell’Inter. Una squadra con questa rosa che perde 8 partite, 8!, 4 delle quali con squadrette. Vince lo scudo il Napoli, benissimo, ma non possiamo arrivare a 20 punti. Non possiamo. Scusa lo sfogo ma sono nerissimo!
Johnny Mac: Ne parliamo martedì quando rientri dal tuo giorno di malattia (si riferisce a ciò che avevo detto il venerdì: se la Regia perde lunedì non vengo al lavoro ndTim)
Tim Tirelli: 😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂😂 PER FORTUNA CHE HO UN COLLEGA COME TE.! Johnny Mac n.1!

LED ZEPPELIN

L’altro giorno guardavo alcune foto tratte dal concerto dei LZ al Seattle Kingdome del 17/07/1977, dove 62.000 fan assistettero ad una esibizione (piuttosto mediocre) del gruppo.

Osservavo le immagini di Robert Plant, certo che a quel tempo Golden God lo era davvero … che presenza magnifica, il prototipo del front man di una band di successo di (hard) Rock.

RP Seattle 17-7-77

Ho persino riguardato il filmato del concerto (uno dei pochissimi ad essere stato ripreso, i megaschermi nel 1977 erano assai rari) malgrado la performance in sofferenza di Page. Nonostante tutto sarebbe stato bello vedere i LZ in quel tour da orizzonti perduti, osservare la fase calante del gruppo e al contempo godersi una sezione ritmica ancora brillantissima (il 1977 è l’anno migliore di Bonham) e una scaletta da favola. Niente da fare, i Led Zeppelin mi piacciono ancora un bel po’.

NUOVE USCITE

_LONERIDER “Sundown” (2022) – TTT 

Dopo lo scioglimento dei Bad Company originali nei primi anni 80 il batterista Simon Kirke registrò un disco con i Wildlife, da qualche anno (2019) si è rimesso a lavorare con alcuni degli ex membri e insieme hanno pubblicato un paio di album.

Sundown è l’ultimo uscito, un mix di Rock alla Bad Company con venature AOR. Nessun pezzo colpisce più di tanto, prodotto dignitoso ma di dubbia utilità.

_THE SOUNTHERN LOCOMOTIVE BAND – Back In Town Tonight (2022) – TTT

Rock sudista proveniente dalla Georgia, DANNY SOUTHERN – GUITAR ,VOCALS & HAMMOND ORGAN, GREG CARTER – BASS GUITAR & VOCALS e CURTIS HUMMER – DRUMS & PERCUSSION.

Il sound e le formule sono quelle tipiche del genere, la produzione sembra low budget come è logico che sia di questi tempi. Nella seconda strofa del brano che apre il disco viene citato Jimmy Page.

A tratti non è male rivivere certe atmosfere ma alla fine il gruppo sembra contento di attenersi ai copioni di riferimento, qualche sforzo in più andava fatto, nel songwriting e nei colori usati. Qui ad esempio sembra di ascoltare la Marshall Tucker Band

Magari qualcuno si scalderà per questo tipo di proposte, non io.

SERIE TV

_Black Summer (2019 USA) – TTT+

Due stagioni viste tutto d’un fiato e non capisco perché; intendo dire, a me queste visoni apocalittiche  di un futuro prossimo pieno di zombie non sono mai piaciute, ma poi è arrivata The Walking Dead e non ho più capito nulla. La serie è divisa in brevi capitoli, procede a salti, avanti e indietro ed è  girata con sequenze mozzafiato dal ritmo veloce. Non è ovviamente una grande produzione come The Walking Dead ma si fa guardare.

FILM

_Ghostbuster Legacy (2021) – TTT ho finalmente visto il nuovo Ghostbusters, la supernatural horror-comedy che riprende il filo conduttore del film originale del 1984 che chiunque della mia generazione ha visto e in qualche modo amato. Non che mi aspettassi chissà che ma i profili dei personaggi, il finale etc etc sono piuttosto stucchevoli e molto “americani”. Niente, un rigurgito della mia giovinezza che ho rivissuto senza emozionarmi. Tuttavia un brivido è arrivato quando uno dei giovani protagonisti (ex Strangers Things) sul juke box di un locale stile anni ’50 ha fatto partire All Your Love di Otis Rush.

_Top Gun Maverick (2022) – TT¾ già non mi piacque il film originale figuriamoci questo pieno come è di retorica statunitense, di soluzioni e personaggi scontati. Le riprese in volo sono spettacolari, è vero, ma il resto è poca cosa.

_Elvis (2022) – TTT¾ film di buon successo e dalla impostazione mainstream, il tema è la vita di Elvis Presley, i primi anni persi ad inseguire il blues del Mississippi e quindi il salto a Memphis, le prime registrazioni e l’arrivo nell’Olimpo dei grandi del Rock. La prima parte mi ha lasciato così così, ho avuto bisogno di tempo per digerire l’impostazione “moderna”, ma poi la seconda mi ha convinto e ho apprezzato il film, sebbene non ne sia un entusiasta.

PLAYLIST

CODA

L’animo è in fiamme, Ittod si tiene a fatica, ma Stefano e Tim ci danno di estintore. L’equilibrio interno è precario ma per il momento sembra reggere, grazie anche all’aiuto dell’amaro Nonino on the rocks con in più una fettina di arancia.

Tanto a che cosa serve pizzicarsi l’animo, la vita è questa, è di nuovo sabato mattino, tra poco spesa settimanale alla Coop, segue sistemazione di quel po’ di verde intorno alla Domus, domenica la messa (nera), poi magari fuori a pranzo e quindi la partita di football (contro l’impero del male) e lunedì mattina si ricomincia, treno, il lavoro e “Ciao Tim, come stai?!”, “Benissimo!”

Now everything changes
Ain’t nothin’ the same
I’m having the strangest feel, baby
I can’t remember my name
I’m going round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round…
I’m going round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round n’ round…

Via, via, vieni via di qui blues

12 Mar

Leggere Mircea Cărtărescu mi scompiglia l’animo, la sua scrittura stimola oltremodo la parte rivoluzionaria che c’è dentro di me, libera la furia iconoclasta tipica di Ittod, uno dei tre uomini che sono, relegando gli altri due, Stefano in primis, in un angolo lontano. Ho letto nelle albe delle scorse notti solo alcune decine di pagine di Solenoide

eppure sono già in preda ad un fervore difficile da gestire. Da una parte è bello sentirsi attraversato da venti impetuosi, dall’altra forse non conviene alimentare i fiotti di energia spirituale che modellano di volta in volta l’uomo di blues che sono. Sì perché poi pensieri vivaci cominciano a galoppare nella maruga come fossero wild horses e avrei un bel da fare per rimetterli nel recinto, che se qualcuno di essi scappasse davvero potrebbe portare a cambiamenti estremi della mia vita. Sarebbero processi questi più tipici di un giovane uomo pronto ad buttarsi a capofitto in nuove sfide piuttosto che di un uomo di blues di una (in)certa età, tuttavia sento nel petto tutta la prepotenza di questi batticuore, di questi fermenti, di questi graffiti spirituali che qualcosa o qualcuno dipinge a tinte forti nelle pareti della caverna del mio animo.

Secondo Wikipedia Cărtărescu è uno:

scrittore postmoderno, influenzato, oltreché dalla ricca tradizione fantastico-mitologica rumena, letteraria e non, dalla sottocultura psichedelica degli anni sessanta e settanta, le cui opere sono spesso caratterizzate da costrutti letterari legati più a piani simbolici, che narrativi. Dotato di una poetica assimilabile all’opera di James Joyce, Franz Kafka, Milorad Pavić e, soprattutto, Thomas Pynchon, è stato un autore di spicco della cosiddetta Blue jeans generation, corrente sorta negli anni ottanta all’interno del panorama letterario romeno. È considerato il maggiore romanziere in lingua romena contemporaneo.

Tutto questo rimescolamento mi porta alla cagacazzite più intransigente, fatico a sopportare gli automobilisti-ciclisti-pedoni indisciplinati, chi ha visioni politiche lontane dall’umanesimo e dalla convivenza civile, chi crede in uno dei 3.000 Dei inventati dagli umani che non reggono all’idea che tutto quello che esiste sia nato per caso, chi ascolta musica di melma, chi dice e pensa di ascoltare Rock quando in realtà il Rock – quello vero – sarebbe un’altra cosa, chi usa il termine devastato/a quando invece di rispondere “Guarda sono distrutto/a” alla domanda “Come stai, sei stanco/a?” deve appunto enfatizzare e omologarsi al vocabolario statunitense usando la versione italiana di “devasted” (vedi articolo del blog https://timtirelli.com/2020/10/05/parole-al-vento-la-fine-dellaggettivo-distrutto-e-lavvento-del-termine-devastato/) e più o meno altre mille categorie di umani.

E allora quello a cui aspiro diventa un posto in riva al mondo che poi sarebbe una casetta nella campagna aperta, purtroppo però la campagna aperta non esiste più, perlomeno non qui nella grande pianura in cui vivo, me ne rendo conto sempre più spesso quando cerco con lo sguardo orizzonti lontani, dipinti del verde dei campi e del blu del cielo. Il consumo del territorio, del suolo, ormai ci è sfuggito di mano, dobbiamo costruire a tutti costi nuove case, nuove fabbriche, nuovi impianti, nuove sterminate aree dedicate alla logistica dove eserciti di lavoratori con chissà quale contratto saranno impiegati a districare il flusso di merci e beni che ci ostiniamo a produrre senza sosta. Parlavo l’altro giorno con un mio amico, mi diceva che la sua è l’ultima casa di un paese di questa fetta d’Emilia e di fatto sarebbe una casa di campagna se non che il comune del paese limitrofo ha costruito proprio sul confine un quartiere industriale che adesso si trova a 300 metri da casa sua. Ne so qualcosa visto che nella frazione che confina con Borgo Massenzio hanno destinato una grande porzione di campagna a polo industriale col risultato che la (già misera) skyline che vedo dalla Domus Saurea è stata definitivamente compromessa: a 1.500 metri vi sono questi orribili capannoni, questi impianti giganteschi che hanno tolto ogni poetica dal vivere in questo pezzo di campagna in cui risiedo da 14 anni.

E allora dovrei darmi una mossa, prendere la chitarra, intonare la canzoncina di Mississippi Fred McDowell

togliere la polvere dalla scopa, dare una ramazzata

partire e cercare una nuova casetta lontano da tutto e da tutti

mollare il football (troppi blues mia cara Inter e mia cara Reggiana), il Rock e concentrami sulla letteratura, sullo scrivere e sul blues rurale del Mississippi degli anni venti e trenta del secolo scorso , in pratica concentrami sull’umanesimo.

In alternativa, il faro di cui ogni tanto parlo.

Perché è vero, non cambieremo mai vita, ma è questo che vogliamo? Giocarci la buccia in una società come questa dove il poco tempo che abbiamo su questa Terra viene regolato unicamente dall’economia a cui la politica è asservita? Vogliamo questo? Davvero? L’infelicità collettiva? Tecnologia, profitto, efficienza …come dice Galimberti “non siamo più individui, ma funzionari di apparati”.

E allora sì, scrivere, scrivere, scrivere e basta. Prendi ad esempio questo istante di un sabato sera qualunque di metà marzo, qui nello studiolo perso nell’impeto che inonda il mio blues, sospeso in una bolla temporale, un individuo del genere femminile umano mi si avvicina “Beh, stasera non si cena?” … ritorno sulla terra …“Ma che ore sono? Le nove? Ma caspita, pensavo fosse tardo pomeriggio.”

Ecco, voglio questo, perdermi nei sentieri dello scrivere, della letteratura (da due soldi, la mia insomma) del fare le cose che so fare meglio in questa porca vita…e già lo sento Ittod dire a Stefano

Via, via, vieni via di qui
Niente più ti lega a questi luoghi
Neanche questi fiori nerazzurri
Via, via, neanche questo tempo grigio
Pieno di musiche
E di chitarristi che ti son piaciuti

12 battute sul blues

4 Mar

Pur di poter parlare del blues mi riduco a stratagemmi piuttosto sciocchi: le chiedo “Ti posso raccontare dodici battute sul blues?”. “12 battute? Ma non saranno troppe? Sei diventato un comico?” La donna che ho davanti non coglie il gioco di parole, non sa che la forma classica di un giro (una strofa in pratica) di blues è composta da 12 battute.

E allora con chi posso parlarne? A chi posso dire che Poor Tom dei Led Zeppelin e Prodigal Son dei Rolling Stones provengono da  “That’s No Way To Get Along” di Robert Timothy Wilkins (January 16, 1896 – May 26, 1987)?

Non posso certo raccontarlo al tecnico della ditta esterna che di frequente viene a sistemarci i computer aziendali, uno che alla domanda: “Che musica ascolti?” risponde “quando accade, molto raramente, rap, ma non ascolto musica, a volte invidio chi ha un lato artistico ma a me la musica, l’arte, i film non interessano”.

E allora, perso nei miei blues, che altro posso fare se non iscrivermi al gruppo facebook RIVOGLIAMO I TRESOR PAVESI!!!

un gruppo di pazzi alla ricerca del biscotto perduto, quello che era il nostro preferito.

Il blues poi scende prepotente una sera in cui Borgo Massenzatico, per almeno un paio d’ore, rimane senza luce. Abituati come siamo a tutte le futili comodità garantiteci dalla società occidentale ritrovarsi ad accendere candele, a procedere a tentoni nelle zone più buie della casa, a non avere l’acqua calda e il riscaldamento, a non potere guardare un film o una partita, a non potere ricaricare il cellulare ormai morto ti fa capire quanto fragili siamo e destinati quindi all’estinzione se dovesse capitare qualcosa di serio al pianeta.

Lights ou, lights out Gavassa – Domus Saurea feb 2022 – foto TT

Il giorno dopo per festeggiare lo scampato pericolo ce ne andiamo al cinegiappo, un po’ di wasabi per tirarmi su.

Cinegiappoblues – feb 2023 – Foto TT

Ieri, per la prima volta dopo circa tre anni torno a far smart working e quindi lavoro dalla Domus Saurea. Mi ero disabituato e non ricordavo fosse così piacevole. Impiego i 45 m in cui di solito sono in viaggio per pulire la stufa e fare una sgambata mattutina lungo le sponde di marzo qui alla Domus; alle 8,29 sono al mio posto davanti al computer e a fine giornata ragiono sul fatto che, se si è disciplinati e coscienziosi, si lavora e si produce un bel po’. Niente male davvero.

March at the Domus – foto TT

March at the Domus – foto TT

March at the Domus – foto TT

Dopo la giornata lavorativa produttiva ma non pesante, la sera mi trovo insieme alla mia band allo Sherlock Holmes di Regium Lepidi a festeggiare il compleanno di Pol, il nostro cantante. Serata molto piacevole e divertente; quando la nostra bassista si assenta per andare in bagno noi tre maschiacci iniziamo subito a parlare del genere femminile e lo facciamo come fossimo una band on the road in America a metà anni settanta. La versione reggiana di Victoria De Angelis (dei Maneskin) poi torna e noi svelti svelti cambiamo argomento e ci focalizziamo sulla partita Napoli – Lazio trasmessa sui vari schermi del locale. La serata come detto è magnifica, rinsaldare i legami tra noi quattro fa bene al gruppo e a noi stessi. L’unico problema è l’alcol: passi i giorni lavorativi della settimana a non bere, a mangiare insalatine, yogurt e a cercar di rispettare il tuo fitness personale con un occhio alla bilancia poi il venerdì sera esci con gli amici e bim bum bam, ti prendi una discreta ghega (sbornia, nel gergo di questa fetta d’Emilia).

The Equinox allo Sherlock – da sx a dx: il cantante, la bassista/tastierista, il chitarrista, il batterista – marzo 2023 – Foto SH girl

Dopo la capatina fatta qui alla Domus per il bicchiere della staffa, una volta salutato gli amici, prima di mettermi a letto, faccio mente locale: una Loburg media, un gin & tonic, un amaro Nonino, un superalcolico offerto da Rocco (il proprietario dello Sherlock) lì alla cassa e un paio di Rum alla Domus. Stamattina alzarsi e andare a fare la spesa settimanale alla Coop non è stato facilissimo…

FILM

Il Bar Delle Grandi Speranze (The Tender Bar) – 2021 USA – TTTT (Prime Video)

Adattamento cinematografico del libro Il bar delle grandi speranze (2005) di J. R. Moehringer, libro che lessi nel 2008 e che mi piacque tantissimo. Il film relativo non delude anzi… L’America dei (beautiful?) losers, quella a cui facciamo riferimento noi…bel film e il pezzo qui sotto che compare nella pellicola ci descrive benissimo …

SERIE TV

_To The Lake (Epidemic) – Russia 2019 (Netflix) – TTT½

Serie TV russa tratta dal libro di Yana Vagner “Vongozero”(2011), acquistata da Netflix.

I Moscoviti vengono infettati da un virus letale che in pochi giorni porta alla morte delle persone e di conseguenza Mosca diventa un incubo. La serie racconta le vicissitudini di alcuni sopravvissuti che scappano dalla città per rifugiarsi in una isoletta del lago Vongozero. Come per The Last Of Us qui sotto, il canovaccio ricorda quello di The Walking Dead. La produzione russa non mi sembra male, ma è chiaro che occorre mettere a fuoco i nostri occhi occidentali. I paesaggi innevati e ghiacciati tuttavia sono suggestivi e sono un plus non indifferente.

_The Last Of Us – 2023 USA (HBO/SKY) – TTTT

Ritengo curioso che mi piaccia una serie tratta da un videogioco ma devo abituarmi all’idea. Dopo vent’anni di una feroce pandemia la Terra è un posto violento e terribile. Un uomo e una ragazzina viaggiano attraverso gli Stati Uniti. Il filone è simile a quello di The Walking Dead, ma che vi devo dire, mi sono appassionato anche a questa. Di livello la produzione. 

NB: finora ho visto solo i primi sei episodi disponibili in italiano.

PLAYLIST

OUTRO

Esco dalla mensa ferrovieri a Mutina, torno in azienda facendo il giro largo, ho tempo e mi va di camminare. Passo davanti alla stazione, osservo la gente che entra ed esce, una intricata trama di esseri umani intenti a seguire i fili invisibili delle loro esistenze. Un uomo più meno della mia età e una donna più giovane provengono da direzioni opposte, ma è chiaro che si conoscono, lei sembra appena scesa da un treno, lui le va incontro. Passo casualmente vicino a loro … sono a pochi metri l’uno dall’altra, lei esclama: “Mio dio, ma sei un ragazzo!”, penso sia dovuto all’aspetto giovanile del mio coetaneo. Non paiono una coppia ma l’impressione è che si piacciano. Li vedo allontanarsi, sono emozionati, sorridenti e al contempo disinvolti e impacciati. Li lascio alle loro storie e riprendo il cammino e mentre lo faccio mi chiedo (senza nessuna retorica): “Ma una donna che mi vedesse per la prima volta e che sapesse la mia età, direbbe anche a me – mio dio ma sembri un ragazzo! – “? Vorrei fosse così ma non ne sono affatto sicuro. Il tempo sfugge dalle mani in maniera velocissima giunti a questo punto, ne discuto ormai quotidianamente con Polbi e puntualmente ci deprimiamo. Essere un ragazzo di una (in)certa età però non mi dispiacerebbe, ma poi è così importante sembrarlo ed esserlo? Temo di sì.

uomo o ragazzo di blues – tardo febbraio 2022

La canzone “IN MY ROOM” e la gola dell’alloro (Laurel Canyon Blues)

22 Feb

Il documentario Echo In The Canyon, ora disponibile su una TV a pagamento, mi ha rigettato nel mood spirituale del Laurel Canyon∗, quel quartiere montuoso nella regione di Hollywood Hills delle montagne di Santa Monica, all’interno del distretto di Hollywood Hills West di Los Angeles, in California. Un canyon è una gola prodotta per erosione da un corso d’acqua che scorre tra rocce prive di vegetazione, tipica di zone montuose dell’America settentrionale. Negli anni ’60 il quartiere era diventato un centro locale per la controcultura e molti importanti musicisti folk e rock si trasferirono nell’area, rendendolo un fulcro per la collaborazione musicale.

Io iniziai a capire qualcosa una volta che mi capitò in mano l’album di John Mayall “Blues From Laurel Canyon” (fine 1968), il primo disco di Mayall dopo il periodo Bluesbreakers.

Una volta messo a fuoco la (bella) zona e il crogiuolo che diventò nella seconda metà degli anni sessanta, iniziai ad affezionarmi all’idea di un luogo in cui vennero a contatto e si amalgamarono elementi e culture diverse. Vedere il documentario in questione mi ha riportato a quei miei sogni quasi fanciulleschi e a quel mondo underground che presto sarebbe diventato una fortissima corrente culturale e musicale dal successo tipico delle faccende mainstream.

Laurel Canyon, Los Angeles

Eccomi dunque qui a riascoltare a manetta Byrds e Beach Boys; di solito con questi ultimi tralascio le canzonette surf (anche se una di queste sia in pratica Sweet Little Sixteen di Chuck Berry) e mi immergo in cosucce più articolate e rese immortali dal songwriting pazzesco di Brian Wilson (e di chi collaborò con lui alle stesure). Arriva il momento di In My Room e d’improvviso vengo dal vento rapito e incomincio a volare nel cielo infinito.

In My Room fu scritta da Brian Wilson (deus ex machina del gruppo) e Gary Usher (autore e produttore californiano) e fu pubblicata nel loro album del 1963 Surfer Girl.

Usher ricorda:  “In My Room” ci fece prendere un po’ più sul serio il nostro mestiere. Brian e io tornammo a casa una sera dopo aver giocato a ‘over-the-line’ (una partita di baseball). Io suonavo il basso e Brian era all’organo. La canzone fu scritta in un’ora… tutta la melodia di Brian, la sensibilità… il concetto significava molto per lui. Quando finimmo, era tardi, ben oltre il nostro coprifuoco di mezzanotte. In effetti, Murry [il padre dei fratelli Wilson] venne un paio di volte e voleva che me ne andassi. Ad ogni modo c’era Audree [la madre dei fratelli Wilson] che si stava sistemando i capelli prima di andare a letto, e la suonammo suonata per lei. Disse: “Questa è la canzone più bella che tu abbia mai scritto”. Murry disse: “Non male, Usher, non male”, che è stata la cosa più carina che mi avesse mai detto.

Gary Usher disse inoltre che “Brian diceva sempre che la sua stanza era tutto il suo mondo”, e lo stesso Brian dichiarò: “Avevo una stanza e la consideravo il mio regno. E ho scritto quella canzone a proposito del fatto che non hai paura quando sei nella tua stanza. È assolutamente vero.”

Come dice il nostro Pike Boy, In My Room è una sorta di Doo Wop, ma – aggiungo io – ha un qualcosa nella melodia, negli accordi usati che la rende magica, universale, unica. È una di quelle canzoni così belle da lasciare senza fiato, semplice eppur particolare con giochi d’armonia e d’accordi riuscitissimi. Lo scrivere canzoni è da sempre la mia attività preferita a questo mondo e perciò sono molto sensibile all’argomento, però davvero questa mi sembra una delle canzoni più toccanti che mi sia mai capitato di ascoltare.

There’s a world where I can go and tell my secrets to
In my room, in my room
In this world I lock out all my worries and my fears
In my room, in my room

Do my dreaming and my scheming
Lie awake and pray
Do my crying and my sighing
Laugh at yesterday

Now it’s dark and I’m alone
But I won’t be afraid
In my room, in my room
In my room, in my room
In my room, in my room

Rivedo il giovane Tim, laggiù negli anni settanta, nella sua cameretta, un armadio, il letto, una libreria, una scrivania, una chitarra, un giradischi e i tanti poster attaccati alla parete … quelli dei Led Zeppelin, poi Emerson Lake And Palmer, Rolling Stones versione 1978, Genesis versione Seconds Out, Aerosmith, Blondie … ricordo le sue malinconie adolescenziali, i suoi wildest dreams, le sue speranze … ah, cameretta, quanto ti ho vissuta … adesso è buio e sono solo ma non ho paura, nella mia cameretta, nella mia cameretta, nella mia cameretta, nella mia cameretta.

Tim ai tempi di IN MY ROOM

Tim ai tempi di IN MY ROOM

Back in Blue

16 Feb

Devo aver sbattuto l’anima da qualche parte perché mi duole tutto il mio essere o forse è solo perché sono prigioniero di un atteggiamento escatologico, sempre attorcigliato come sono all’interpretazione dei destini ultimi dell’uomo e dell’universo. Provo a distrarmi ma non vi riesco, quello che vedo è il decadimento delle società umane … masse di popolazioni che non vanno a votare, e quando lo fanno mettono la croce sulle loro paure e sulle loro superstizioni … l’ombelico del mondo che pare diventato il proprio pianerottolo … l’incapacità ormai cronica di non riuscire né volere ascoltare il punto di vista dell’altro … è proprio vero, mala tempora currunt.

Cerco così di distrarmi con la solita quotidianità pallida e senza fiato: mi faccio avviluppare dal freddo di queste gelide giornate quando noto che il termometro della blues mobile segna i – 5

Cold days at the Domus – foto TT

e i territori intorno alla Domus si vestono da tundra,

Domus Saura – early 2023 – foto TT

cerco di scaldarmi con il vino catalano portatomi direttamente da Barcellona dal mio amico Lookbi.

il quale mi ha riferito che l’amico che glielo ha consigliato ha parlato di un vino che si deve bere quando si ha una donna da baciare, perché ad ogni sorso il sapore cambia. Interessante mi dico, e vado a documentarmi:

Finca La Garriga è, oltre a Finca Malaveïna e le Finca Espolla, uno dei tre grandi vini di Castillo de Perelada, 100% uva Samsó (o Cariñena) proveniente da vigne di oltre 50 anni.

Il suo marcato carattere varietale, la mineralità (evidente soprattutto al naso) e la freschezza, fanno sì che, alla cieca, questo vino si possa confondere con uno del Priorato tra i più morbidi. Sorprende la facilità con cui si lasci bere un vino di questa maturità, così intenso e complesso ma d’altra parte anche così fresco, invitante e potente, tanto da dare l’impressione si rincorrano per fuoriuscire dal calice. Ci regala profumi di frutta matura e dolce, funghi, humus e note mentolate, un naso certamente complesso.

Il fascino del profumo diventa vera e propria seduzione al palato: un ingresso deciso per questo vino gustoso, concentrato, con note di scorza d’arancia, a conferma di deliziose finezza ed eleganza. Sebbene al palato non riproponga la medesima complessità del naso, notiamo la strabiliante sensazione di frutta carnosa (fragola e frutti rossi), il calore e l’intensità, su un sottofondo di note minerali e terziarie (questo vino affina in barriques di rovere americano, non francese). Per tutta la durata della degustazione questo ci offre una potenza controllata, che permette di poterlo apprezzare sorso dopo sorso, senza stancarsi mai.

Pur cercando di restare con le papille gustative per terra ed evitando quindi di farmi suggestionare dalle formulette del marketing, intrigano le note relative al palato e alla fragranza:

COLORE
Rosso ciliegia / Intenso / Riflessi violacei
FRAGRANZA
Note fruttate / Frutti a bacca rossa / Note balsamiche / Note affumicate
PALATO
Fresco / Vivo / Tannini avvolgenti / Di personalità / Note varietali

è una boccia che costa intorno ai 18 euro, dunque non la aprirò una sera qualsiasi, attenderò  il momento giusto, magari quando vedrò che “la luna illuminerà il mio cammino e saprò che sarà tempo di andare” o più semplicemente quando avrò a portata di mano “una ragazza giusta che ci sta“. Avere degli amici del genere comunque è una fortuna, riempiono i vuoti esistenziali e fanno sì che le frustrazioni quotidiane perdano i colori accesi.

Inebriato dal Finca La Garrica anche se non lo ho ancora bevuto, scrivo su uno dei nuovi schermi supertecnologici della azienda per cui lavoro la frasetta a me tanto cara, perché in fondo finché ci sarà il blues so che ci sarò anche io.

Il blues in azienda – feb 2023 foto TT

TT – Uomo di blues – feb 2023 – autoscatto

IL RITORNO DEL GATTO OZZY & OTHER CATS TALES

La vita della colonia felina della Domus Saurea è stata recentemente funestata dalla perdita del gatto Stanny (https://timtirelli.com/2023/01/29/un-gatto-di-nome-stanislao/ ) a cui si era aggiunta la misteriosa scomparsa del gatto Ozzy, irreperibile da più di 40 giorni. Ero preoccupato, Ozzy – il randagio che da anni girava qui intorno e che la scorsa estate si accasò definitivamente qui dopo essersi presentato così malconcio (senza pelo e con un tumore in gola) che il veterinario si mise a parlare di eutanasia – era ormai diventato a tutti gli effetti un felino della nostra colonia, l’umana che vive con me decise di dargli una chance e con l’aiuto di antinfiammatori, antibiotici e cortisone lo rimise in piedi fino a trasformarlo di nuovo in un magnifico gattone nero. Dopo aver passato 5 splendidi mesi alla Domus, una delle zampe anteriori tornò a dargli problemi (niente di rotto ma a seconda dei periodi lo costringe a zoppicare) e quando si allontanò preoccuparsi fu il minimo: un gatto rimesso in forma sì, ma con una grave malattia e con una zampa non a posto, può avere dei problemi a scorrazzare nella campagna aperta. 40 giorni di assenza mi fecero pensare al peggio. Battemmo tutti i territori qui intorno, chiedemmo a tutti i vicini, dragammo tutti i fossi…niente. Iniziammo a perdere la speranza.

Venerdì scorso, tarda sera, l’umana che vive con me passa per il corridoio e davanti alla porta che dà sull’esterno scorge una macchia scura, immagina sia la Spavve, la gatta che preferisce entrare in casa il meno possibile ma che spesso staziona davanti alla porta di casa, ma una volta aperta l’entrata un urlo di stupore: “Ozzyyyyyyyyyyy, sei tornato!!!”. Il principino dell’oscurità, si fionda in casa, entra in cucina e si butta sulle ciotole … ne svuota quattro prima di essere soddisfatto (non ne ha mai abbastanza, mi ricorda Poldo Sbaffini*) poi va nella lettiera, fa i suoi bisognini e infine sale sul divano per un riposino ristoratore. Palmiro, l’altro gatto nero, il capo della colonia, lo osserva, qualche occhiataccia ma nulla di più, sa benissimo che Ozzy è a lui assoggettato e che non costituisce un pericolo. Verso mezzanotte Ozzy, si posiziona davanti all’uscio interno che porta in soffitta dove docilmente va a passare la notte insieme ad altre due nostre gatte, come era abituato a fare.

Ozzy resta con noi il weekend, poi torna a sparire per due giorni, ma martedì sera è di nuovo qui. Evidentemente Ozzy ha due case, meglio così, la nostra ad ogni modo per lui sarà sempre aperta. Bentornato pacioccone.

Il ritorno di Ozzy – Domus Saurea feb 2023 – foto TT

Il ritorno di Ozzy – Domus Saurea feb 2023 – foto TT

Il ritorno di Ozzy – Domus Saurea feb 2023 – foto TT

* Poldo Sbaffini

Il resto della colonia sta bene, la Stricchi è in vacanza già da qualche mese, essendo una gattina squilibrata a causa degli umani con cui era capitata nei primi mesi della sua vita (questo il motivo per cui un bel giorno si infilò dentro alla Domus e non la abbandonò più) ogni tanto ha bisogno di starsene da sola e tranquillizzarsi, e la casa spaziosa e luminosa di una mia amica (amante dei gatti) credo sia quello che fa per lei.

Stricchi in vacanza – Febbraio 2023 – foto TT

Stricchi in vacanza – Febbraio 2023 – foto TT

Palmiro, il fiero capo colonia, continua a controllare i suoi territori, soprattutto il confine orientale, nulla lo frena, nemmeno il freddo del mattino.

Palmiro presidia i confini orientali del suoi territori – feb 2023 – Foto TT

SANREMO

Veloce scambio di battute con la collega e amica LadyJane:

LJ: Ciao Tim, in questi giorni mi è capitato di vedere Sanremo e mi sono immaginata cosa avresti detto tu delle canzoni in gara … niente a che vedere con la musica seria ma tant’è …

TT: Guarda LJ, non voglio fare la parte del solito duro e puro (anche perché non lo sono mai stato), da giovane (fino agli inizi anni 80) guardavo Sanremo, quando gareggiarono Vasco, Zucchero, etc etc… oggi non lo guardo principalmente per le canzoni, perché ogni volta mi deludono molto, poi perché il “genere” musicale che va oggi non è contemplato dalla mia anima e infine perché è un programma troppo mainstream e non ce la faccio più a reggere quel tipo di intrattenimento. Guarda, a volte la musica commerciale va benissimo, non possiamo ascoltare sempre e solo musica articolata e profonda, però ecco … vorrei che perlomeno fosse musica suonata, cantata e magari scritta con un certo gusto. Grazie per avermi scritto, amica mia.

LJ: condivido il sentimento, bene un po’ di leggerezza e la musica pop, ma ormai è quasi inascoltabile … cerco qualcosa che non c’è se non nel passato, ecco : ) … è stato buffo vedere le esibizioni e pensare tutto il tempo “chissà cosa direbbe Tim?”

TT: proprio così, se lo dice poi una giovano donna come te, al passo con i tempi … Il fatto è che sembra ci si sia ormai rassegnati ad uno standard di basso livello .. .nessuno si chiede più se sono pezzi belli o no, vengono assorbiti inconsapevolmente perché trasmettono solo quelli e oramai manca il senso critico, succede anche nelle nuove uscite di dischi Rock (ormai destinati ad un pubblico di nicchia), visto che sono dischi Rock vengo incensati, ma raramente sono dischi di valore. Inoltre è un mondo dove si usano solo iperbole … io, da uomo di una (in)certa età non mi riconosco più in questi modi di sentire, di porsi … ecco perché sono sempre più spesso incazzato e schietto …

LJ: sì, penso anche io che sia così. Forse siamo dentro a una piena metamorfosi, dove tutto è concesso finché non avviene la magica trasformazione, ma ne dubito. Il livello culturale, sulla musica, cambia velocemente, forse al ribasso come dici tu … non lo so ma una cosa è certa: l’orecchio è sempre più abituato al marketing e sempre meno all’arte.

TT: l’orecchio è sempre più abituato al marketing e sempre meno all’arte”… ESATTO!

LJ: sembra che tutto sia già stato detto e ascoltato … così come dipinto e ammirato / scritto e letto … sicuramente ora è difficile inventare, ma insomma lo è da sempre, presumo … mah se non mi pongo domande, spengo il cervello e basta, riesco ad ascoltarli i brani pop di oggi ma se mi fermo a pensare a cosa mi trasmettono e a che messaggio mi portano dentro, capisco che non riesco a sentirli davvero, non mi arrivano poi forse come in tutte le cose dovrei provare ad approfondirli, ma non mi viene neanche la voglia, eheheh … staremo a vedere che fine farà la musica !

TT: musicalmente parlando credo che sia già stato detto tutto per quanto riguarda la musica “occidentale” (quella con le sette note che rappresentano i 12 semitoni), occorrerebbe scoprire od inventare un nuovo alfabeto sonoro ….

LJ: ecco, per l’appunto! 

San Romolo, Patrono di Samremo

San Romolo, Patrono di Sanremo *

* Non esiste un santo di nome Remo, il nome della cittadina Ligure si deve a San Romolo (vescovo di Genova del IX secolo) e al linguaggio ligure, la dizione ligure di Romolo ovvero “Romu” sarebbe stata pronunciata “Rœmu” e dunque “Remu, ossia Remo,

SERIE TV

_La Ragazza Di Neve (2022 Spagna – Netflix) – TTT½

La Spagna da qualche hanno produce serie tv davvero notevoli, pure questa è di buon livello. Serie drammatica con a sua volta personaggi drammatici, scorrevole e prodotta bene; magari gli ultimi due episodi meno avvincenti dei precedenti tuttavia il giudizio finale e più che positivo.

Malaga, 2010, sfilata dei Re Magi. Il momento più magico dell’anno si trasforma in un incubo per la famiglia Martín quando la figlia Amaya scompare tra la folla. L’apprendista giornalista Miren avvia un’indagine parallela a quella dell’ispettore Millán, risvegliando aspetti del proprio passato che avrebbe voluto dimenticare. Ma può contare sull’aiuto del collega Eduardo e non si fermerà finché non avrà trovato la bambina. Dov’è Amaya Martín?

FILM

_The Last Son (2021 USA, Western drammatico) – TTT½

Il Montana in inverno, personaggi estremi, la violenza come unico mezzo … western cupo e crepuscolare. A me è piaciuto.

Isaac LeMay (Sam Worthington) è in missione per uccidere i suoi figli dopo che una profezia gli ha predetto il proprio omicidio. Con un solo figlio mancante all’appello, LeMay deve vedersela con i cacciatori di taglie e con lo sceriffo Solomon (Thomas Jane), che sono alle sue calcagna.

CLASSIFICHE

Il Monello era (insieme al fratello L’Intrepido) un settimanale a fumetti che quelli della mia generazione ricordano bene, io in particolare, essendo sempre stato un gran appassionato di fumetti. Il “giornalino” parlava anche di attualità e a volte pubblicava le classifiche dei dischi più venduti. Non so da dove prendessero i dati e quindi se fossero classifiche esatte, ma certamente erano più o meno attendibili.

Trovo per caso una di quelle classifiche e capisco subito che in quegli anni anche qui in Italia non ce la passavamo male, basti guardare le prime 4 posizioni. Alla 7 (la settimana precedente era alla 5) poi troviamo Keith Emerson con una colonna sonora (di un film di Dario Argento)!!!! E poi ancora De Gregori, New Trolls, Il Banco, i Matia Bazar, Guccini, i Genesis.

Poi uno si chiede perché (non solo musicalmente) sono rivolto al passato … beh, anche in una classifica senza capolavori in senso stretto, guarda un po’ che roba che si comprava e si ascoltava!

Il Monello - giugno 1980

PLAYLIST

CODA

Ci sono speranze di poter cambiare le cose e di sfuggire ai blues feroci di cui parlava all’inizio? No, questo è ormai chiaro, perciò “se non hai fortuna, se non riesci ad essere in armonia, trova una ragazza con lo sguardo che guarda lontano, e sei disgustato del tutto e la vita non vale un centesimo prenditi una ragazza con lo sguardo che guarda lontano.”