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Mario sgancia la bomba

9 Feb

Domenica sera, sono al pizzikotto di Regium Lepidi, viale Antonio Gramsci, la pizzeria dove sono di casa. Sono le19, il locale ha appena aperto, al mio tavolo Mario, Pike e qualche groupie; dobbiamo spararci una pizza in fretta perché poi dobbiamo andare alla tribuna arancione della Domus Saurea per assistere al derby. La nostra squadra del cuore affronterà la rivale cittadina e sebbene un paio di settimane fa la si sia già strapazzata nella finale di Supercoppa, siamo comunque tesi. E’ vero che Monkey Island (©Inter Victims) sta passando un momento difficile, ma il derby è sempre il derby, dunque massima allerta.

Antonio prende l’ordinazione: una Rock per me, una Prosciutto e Fughi per Mario, una Paprika col prosciutto crudo per Pike. A corredo birre medie a 4 o 9 luppoli o coca cola per le pheeghe.

Quando siamo in questo mood ci trasformiamo in maschi un po’ tout court, politicamente scorretti, un poco sopra le righe: parliamo essenzialmente di football, sacramentiamo, guardiamo le donne seguendo i postulati di Euclide, senza dimenticare l’eterno altro nostro amore, la musica Rock.

Racconto ai miei amici che sono ormai due giorni che sono in tensione per il derby, che più gli anni passano più l’amore per la mia squadra trabocca dal mio cuore, mi metto persino a canticchiare un coro della Curva Nord:

Tu non sai quanto ti amo
Tu sei il vanto di Milano
Quello stemma sopra al cuore
Rappresenta il primo amore

Te l’ho promesso da bambino
Per sempre ti starò vicino
A testa alta ovunque andiamo
Siam la curva Nord Milano

Ooooooooooo ooooooooo
Siam la curva Nord Milano

Pike sorride davanti alla mia passione incontenibile e io con lui, il tutto con molta autoironia. Al che Mario, visto che si parla di cori e di inni da stadio, con tutta la sua flemma se ne esce con: “sì, ma a me l’inno attuale dell’Inter non piace per niente. Era molto meglio “Amala” “.

Gelo, stordimento, incredulità, e quindi terrore e raccapriccio! Tu quoque, Mario, fili mi! Un’amicizia che dura da 33 anni d’un tratto è a rischio, una colonna della mia vita si sgretola, una figura basilare per il mio essere se ne va in dissolvenza.

Mi riprendo e parto con uno dei miei soliti pipponi:

Ma come Mario, ma come caxxo è possibile … 33 anni di profonda amicizia virile, di condivisione di fede calcistica, di visione politica e universale, di fratellanza … un vissuto quotidiano comune, coi tuoi figli che sebbene adulti mi chiamano ancora “lo zio Tim” …e mi dici solo ora che non ti piace “C’è Solo l’Inter”?

Ma come, preferisci una canzonetta come Amala? Sì, certo, orecchiabile, ma:

_è cantata in maniera assai lofi da (ormai ex) calciatori dell’Internazionale

_è arrangiata e confezionata come una canzonetta di scialba musica commerciale qualunque

_è simile a “Baila Morena” di Zucchero

_ è gestita – discograficamente parlando – da Rosita Celentano che ad un certo punto chiese rimborsi onerosissimi per lo sfruttamento della canzone.

_e per quanto l’Inter sia sempre stata squadra, diciamo così, particolare, occorre smettere di insistere sul concetto di pazza Inter … lo è stata troppo.

ma vuoi mettere con il lento e sofferto gospel blues di “Cè Solo L’Inter” scritto da Elio e cantato da Graziano Romani, singer-songwriter che qui in Emilia, ed in particolare nella Reggio-Modena county, tutti conosciamo personalmente? Certo, non sarà frivolo come “Amala”, ma che ci importa se ci descrive magnificamente?

La schietta sintesi iniziale:

È vero, ci sono cose più importanti
Di calciatori e di cantanti
Ma dimmi cosa c’è di meglio
Di una continua sofferenza
Per arrivare alla vittoria
E poi non rompermi i coglioni
Per me c’è solo l’Inter

la onesta confessione

Perché per noi niente mai è normale
Né sconfitta né vittoria

lo slancio viscerale tramite cui ogni cuore nerazzurro parte per le profondità cosmiche
E mi torna ancora in mente l’avvocato Prisco
Lui diceva che la serie A è nel nostro DNA
Io non rubo il campionato
Ed in serie B non son mai stato
.
e infine la preghiera laica, tra iperbole e coscienza
.
Perché c’è solo l’Inter
C’è solo l’Inter, per me, solo l’Inter
C’è solo l’Inter, per me

EPILOGO:

Il risultato finale (1 a 0 per noi) non fotografa adeguatamente l’andamento della partita, perché in realtà per 2/3 della gara l’Inter ha dominato nettamente la squadra avversaria. Petto gonfio, satisfaction guaranteed, felicità … bellissima serata dunque, peccato aver perso un amico.

Deep down in the (black and) blues

28 Mag I blues dell'Inter

Mi sveglio che sono ancora allibito, deluso e infastidito. Sui giornali e sui social ho letto tanto, cerco di farmene una ragione ma non ci riesco, almeno non del tutto. Perché è vero che il calcio non può andare avanti così, che la pandemia ha colpito durissimo (soprattutto chi, come noi, poteva contare su almeno 55.000 spettatori a partita), che le società di calcio necessitano di gestioni oculate … però, ecco, essere interisti a volte può essere un fardello davvero troppo pesante.

Sì, è vero, lo hanno scritto in tanti, “c’è solo l’Inter”, “i giocatori, i presidenti e gli allenatori passano l’Inter rimane” … sì, sì, lo so, ma quanto è maledettamente dura (e al contempo bellissimo) essere un interista! Dopo undici (undici) anni vinciamo lo scudetto, appena il tempo di festeggiare e ubriacarci di gioia che è già il tempo dei sogni infranti: l’allenatore vincente se ne va, la società ridimensiona drasticamente le ambizioni future e il mondo Inter si ritrova di nuovo nel frullatore.

I blues dell'Inter

L’Inter non ha le spalle coperte dal punto mediatico, non possiede i quotidiani e le televisioni che invece anno J**e e Milan, tutto ciò di negativo che ci riguarda viene amplificato ed enfatizzato, ma al netto di tutto questo rimane il fatto che rimaniamo la società che più di tutte è la rappresentazione del concetto del “Blues”. Sì perché, ne parlavo ieri sera con i miei amici con cui mi sono trovato ad affogare nell’alcol i dispiaceri calcistici, solo all’Inter poteva accadere che appena vinta la Champions League (e conseguentemente il Triplete) l’allenatore adorato e idolatrato da tutti uscisse dalla porta laterale dello stadio di Madrid e – dopo aver abbracciato singhiozzando come un bambino un giocatore – salisse sulla macchina della squadra che avrebbe allenato da quella sera in poi. Nemmeno il tempo di un saluto, nemmeno il rientro a Milano e festeggiare con i tifosi a San Siro l’alba del nuovo giorno. Ecco, questa aria da tragedia greca, questo blues ininterrotto che fonde gioia e dolore, questa patologica attitudine alla sofferenza – lasciatemi dire –  a volte sarebbe proprio il caso di evitarla. Non saremmo noi? Forse, ma essere noi costa troppe energie, troppi mal di cuore, troppa nostalgia. E lo scrivo io che da sempre mi dipingo e mi dichiaro uomo di blues!

Ho già scritto su questo blog che il calcio e l’Inter sono la metafora della vita: non si vince quasi mai e quando succede è sempre una faccenda effimera, però è anche vero che ci si appassiona al calcio anche per fuggire dalle tribolazioni e dagli impicci quotidiani che la vita ci costringe ad affrontare, necessitiamo di benessere emotivo, altrimenti è una continua discesa agli inferi.

Ho sempre difeso la attuale proprietà dell’Inter e le scelte fatte, ho sempre difeso il mister che ci ha appena lasciato, ho – nel mio piccolo – sempre supportato le intenzioni, ho impiegato due anni per arrivare a mettere nero su bianco il mio (quasi) amore per Conte e adesso che stavo innamorandomi mi abbandona. Avrà le sue ragioni ma mi pare un pelo isterico, se non trova la condizione perfetta dove gli vengano garantiti forti investimenti e squadre super competitive lui leva le tende. E che dire di Suning? Chiaro che se il governo della Repubblica Popolare Cinese impone dei diktat tu, che ad esso sei legato a doppio filo, non puoi che adeguarti, però che una potenza economica così dismetta in due giorni la squadra che possedeva in Cina e che – ancor più grave – ridimensioni la squadra europea fresca di scudetto che controlla senza farsi troppi scrupoli circa il valore sociale e culturale che il football ha qui da noi, beh, non mi va giù, non è solo business! Sì, non ci sono più grossi industriali italiani o europei che si accollino l’onere di acquistare e dirigere club come il nostro, dobbiamo farci andare bene gli Zhang e realtà come loro, però ecco, qualche madonna la potrò tirare, o no?

Tra l’epopea di Mou e quella di Conte, ho mandato giù (seppur a fatica) diversi nomi di allenatori, farò lo stesso anche con quello scelto ieri sera, ma sto facendo pensieri che non ho mai davvero fatto prima: pur di raggiungere un minimo di Peace Of Mind sto valutando se disdire Sky, rinunciare ad abbonarmi a DAZN e in pratica di smettere di essere così connesso con il football e dunque con la mia Inter. Questo pensiero durerà un paio di giorni, ne sono consapevole, non potrò stare senza di lei, la passione e la pulsione che mi avvinghia a quei colori sono troppo forti e indistruttibili, ma che ci abbia fatto un pensierino la dice lunga sulla disillusione che ammorba il mio animo in questi giorni.

” È vero, ci sono cose più importanti … “

3 Mag

Questa è la prima grande vittoria dell’Inter che festeggio da quando esiste questo blog, questo significa che sono passati più di 10 anni, 11 per l’esattezza. 11 anni pieni di speranze, di sofferenze, di disillusioni, di momenti belli e di momenti brutti, 11 anni spesi ad aspettare quello che è accaduto ieri sera, ovvero l’Inter, la mia amatissima Inter, campione d’Italia.

Inter campione d'Italia 2020/21

Dalla grande epopea della seconda grande Inter di Mancini e Mourinho, dove si è vinto tutto quello che c’era da vincere, al decennio di desolazione, di privazione della gioia, di aspettative poi coperte dalle tenebre che sono seguite.

Inter campione d'Italia 2020/21

L’arrivo di Antonio Conte ci ha visto tutti dubbiosi, il suo passato da giocatore e da allenatore della squadra che ci costa sempre fatica nominare ci ha tormentato per molto tempo, ma se non altro qui sul blog gli abbiamo sempre concesso la possibilità di mostrarci di valere tutti i soldi che la società gli riconosce e tutti i sacrifici spirituali che noi cuori nerazzurri abbiamo fatto per non farcelo andare di traverso. Ci avevamo visto giusto, Antonio ci ha ripagato alla grande, a tratti anche al di là delle aspettative. Lo scudetto certo, traguardo auspicabile ma per certi aspetti inimmaginabile per la squadra pazzoide che eravamo prima che arrivasse lui, ma anche tutta la passione che ha mostrato verso i suoi uomini e verso il progetto Inter. Certi abbracci pieni di incontenibile trasporto, certi sorrisi, il linguaggio del corpo così plateale, il furore agonistico sempre presente. E poi, sì, naturalmente lo strappo definitivo con il suo passato nella semifinale di Coppa Italia.

Spettacolo forse poco edificante, ma la decisa reazione alle volgarità e alle violenti provocazioni verbali della dirigenza bianconera, quel dito medio alzato, ci ha fatto bene al cuore. Non sarà diventato interista forse, ma ora di sicuro capisce cosa significa esserlo. Non avrei mai pensato di arrivare a scriverlo, ma nei confronti di Antonio Conte provo un sentimento molto, molto vicino all’amore.

Foto Piero Cruciatti / LaPresse
25/04/21 – Inter campione d’Italia 2020/21

L’importanza di una dirigenza che è rimasta salda in momenti a volte davvero difficili, il lavoro indispensabile del Piper Oriali, la dedizione di tutti i giocatori, per una volta uniti, felici e coesi … Big Rom, il Toro, Ivan il terribile, Marrakesh Express, Cerottino Barella, Brozo, Sensi, il nostro Milan, Stefan, il Briscola, Darmian, d’Ambrosio, Ashley, Samir e tutti gli altri. Vorrei tuttavia dedicare una menzione particolare ad un paio di loro: al Principe di Danimarca che nonostante la sua algida regalità scandinava si è fatto convincere dal Mister e ha fatto convincere il Mister a rivedere le proprie posizioni, riuscendo là dove Dennis Bergkamp fallì tanti anni fa. Situazione ribaltata e adesso uomo importante (talvolta decisivo) del centrocampo. Nessuno all’Inter ha il suo tocco e la sua visione, se si italianizzasse un altro pochino, Christian Eriksen potrebbe davvero diventare per qualche anno il faro della squadra.

Infine il capitano morale del gruppo, Froggy, alias Andrea Ranocchia. Ruolo di riserva, poche partite giocate, sempre pronto a dare il massimo in caso di necessità, uomo sensibile, intelligente, mai banale. Uno dei pochi calciatori della serie A – forse l’unico – ad aver festeggiato il 25 aprile. Una bandiera che rappresenta i valori dell’interismo nella giusta maniera. Per quanto ci riguarda, Andrea, questo scudetto è per te.

Domenica alla fine di Sassuolo – Atalanta, ho pianto. Dopo i tanti colpi di scena (espulso giocatore dell’Atalanta / goal dell’Atalanta / goal del Sassuolo / espulso giocatore del Sassuolo / rigore per l’Atalanta parato dal portiere del Sassuolo) grazie ai quali ho sofferto come si soffre durante l’ultimo quarto d’ora delle partite dell’Inter, ho sentito la commozione salire, poi quel misto di felicità, tristezza e cazzutaggine.

11 anni della vita passati, 11 anni spesi ad aspettare – tra le mille cose che non si sono avverate – una gioia proveniente dal football e dalla mia squadra del cuore.

Milano la notte dello scudetto – foto Francesco Carelli

Già, l’Inter e la bramosia che mi lega ad essa, quella vibrazione primitiva e cosmica, quel senso di appartenenza che mi fa sentire meno solo su questo pianeta sperduto nel buco del culo dell’universo, questa passione travolgente che mi scuote dappertutto, questa sorta d’innamoramento perenne verso colori che formano il mio DNA. Più la amo, più vivo, c’è poco da fare, perché io nell’Inter ritrovo me stesso. Grazie Amore Mio, ti prego fammi piangere di nuovo.

Tim Tirelli – Inter campione d’Italia 2020/21 – foto Saura T.

È vero, ci sono cose più importanti

Di calciatori e di cantanti

Ma dimmi cosa c’è di meglio

Di una continua sofferenza

Per arrivare alla vittoria

E poi non rompermi i coglioni

Per me c’è solo l’Inter

E poi non rompermi i coglioni, per me c’è solo l’INTER (campionato 2019-20 blues)

24 Ago

Ci siamo, inizia un nuovo campionato. A dieci anni dal grande poema epico del Triplete, eccoci finalmente pronti ad affrontare con i giusti mezzi una stagione che dovrà essere diversa dalle ultime. A dire il vero ogni anno partiamo con le stesse pulsioni, speranze e spavalderie ma, ad essere sinceri con noi stessi, in passato c’era spesso quel retrogusto fatto di ma e di boh che tenevamo nascosto nel profondo.

Oggi invece c’è una sicurezza e una consapevolezza diversa, dopo un decennio di difficoltà, pazzie ed isterismi, siamo certi di essere finalmente di nuovo in sella ad un purosangue che non dovrà essere un destriero senza nome ma bensì averne uno tipo Fulmine, Saetta o Pegaso, e come il cavallo alato della mitologia greca, dopo aver aiutato Giove a trasportare le folgori sino all’Olimpo, dovrà poi trasformarsi in una nube di stelle scintillanti.

Abbiamo un paio di generali arrivati dagli eserciti nemici, ancora li guardiamo con sospetto, ma più il tempo passa e più ci sembrano integrati negli ideali e nei sentimenti del mondo nerazzurro, società tanto imperfetta da essere perfetta e che il grande timoniere Zhanhg Jindong saprà innovare e rendere impermeabile alle intemperie del tempo.

Sono arrivati (e stanno arrivando) nuovi protagonisti, che il padre dei quattro venti gonfi le loro vele, dovranno solcare mari, insieme ai loro compagni, evitando bonacce e governando la nave tra mari impetuosi, spiegando ed ammainando le vele con velocità, caparbietà e destrezza.

Basta favolette, capricci, dispetti, abbiamo ora bisogno di uomini che sentano il richiamo della foresta e che sappiano trasformare quell’istinto primordiale in una irresistibile voglia di vittoria, restando in equilibrio tra impulso e razionalità, tra passione e ragione, gli ossimori necessari per compiere imprese eroiche.

Cuori nerazzurri, uomini e donne di (black and) blues, amici, compagni, uniamoci nel sentimento fraterno che ci rende quel che siamo, nella dottrina che fa di noi indomiti esponenti dell’umanesimo, nel desiderio, nel sogno e nell’aspirazione di essere i migliori.

Stringiamo a corte, siam pronti alla morte, l’Inter chiamò!

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Attendendo il derby (Milan – Inter del 17 marzo 2019)

17 Mar
Ieri sono trapelate alcune indiscrezioni circa la lite nello spogliatoio che ha dato il via alla penosa querelle a cui stiamo assistendo da settimane.
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Io e il nostro Gianni Della Cioppa ci siamo scambiati qualche messaggio su whatsapp e faccio mia la sua ultima considerazione:
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“ma sai Tim, non ho più nemmeno un’opinione, che Icardi non sia un leader è evidente, ma forse conveniva a tutti stare zitti e chiudere i conti a fine stagione …altrove sono bravi a nascondere il letame sotto al tappeto”.
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Già, noi invece siamo qui, spossati, sfiduciati e sfibrati dalle ennesime beghe interne e dall’ennesima stagione andata a ramengo, ad affrontare il derby con pochissime speranze di vittoria contro una squadra, il Milan, che sì, si è data una quadra, che sì, vince, ma che alla fin fine non è che sia un granché. Oltre a questo abbiamo anche dovuto assistere ad una strabordante vittoria dei gobbi contro uno dei sedicenti alfieri dell’interismo, il Cholo, in Champions League.
Ieri, prima di fare la spesa alla Coop della mia città, mi sono fermato a fare colazione in un bar: cappuccino, krapfen e Gazza. Sulla rosea ho letto di una nuova rivoluzione prevista per fine stagione.
Poi, una volta dentro al supermercato, ho notato che confezioni di ovetti pasquali dedicate alle tre maggiori squadre di calcio erano posizionate secondo la classifica odierna. Niente da dire, ma mi è venuto il blues.

Ovetti Alla Coop -Milan – Inter derby del 17/3/2019 – foto TT

Un blues così feroce che dopo più di 14 anni ho disdetto il pacchetto calcio di Sky. Non avrei mai pensato di farlo, ma perché continuare a pagare per soffrire?
L’unica cosa che mi consola è che anche prima della seconda grande Inter, prima dell’arrivo di Ciuffy (Mancini, insomma) e Mou, la situazione era più o meno questa, eravamo depressi alla stessa maniera. Nel mio pessimismo cosmico sono certo che una nuova grande Inter è comunque dietro l’angolo.
Stasera teniamoci stretti, restiamo uniti, stringiamoci a corte e che il padre dei quattro venti (il Dark Lord, Jimmy Page, insomma) gonfi le nostre vele, perché la chiosa rimane la stessa:, Inter o Muerte!

La Questione Icardi

14 Feb

Una frase del nostro inno (C’è Solo L’Inter) dice: “ … perché per noi niente mai è normale …” , credo che riassuma molto bene il concetto stesso dell’essere interisti. Molti lo scambiano per masochismo, altri lo deridono, ma noi crediamo che sia una condizione innata, una caratteristica dell’uomo (di blues) interista, la sfumatura più lampante dell’anima di questa squadra che tanto ci fa sospirare.

Con l’Inter di sicuro non ci si annoia mai, non si sa mai cosa potrà accadere. Quando le cose sembrano mettersi a posto, quando sembra che si possa in qualche modo fare vela verso orizzonti  simili a quelli del (più o meno) recente trionfale passato, ecco che il continente Inter si sgrana in isole lacerate dal vento.

E’ allora che ci si sente sprofondare irrimediabilmente nella oscurità gelata del fondo del mare, senza che ci sia qualcuno vicino a tenderci una mano e a riportarci in superficie.

Quante volte ci siamo sentiti così? Tante, ed è quello che è accaduto anche ieri.

Dopo l’allenamento della squadra ad Appiano, il Mister e la dirigenza hanno parlato con Icardi e gli hanno comunicato che non sarà più il capitano dell’Inter. Il giocatore ha allora chiesto di non partire con la squadra per Vienna, in occasione della gara di stasera di Europa League.

Le motivazioni per cui Mauro non è più capitano sono molteplici, in primis il clamore dato dalle continue esternazioni social dalla moglie/procuratore, esternazioni che puntualmente innervosiscono la squadra e stizziscono l’ambiente e la dirigenza. Crediamo inoltre che Icardi come capitano non sia un granché. Il ragazzo probabilmente non ha il carattere da leader, da luce guida o perlomeno da esempio tout court.

Sia chiaro, a noi Maurito piace, gli vogliamo bene, ma essere capitano dell’Inter evidentemente non è alla sua portata. Forse è stato un azzardo concedergli la fascia tre anni fa, ma lui ci teneva così  tanto che si è deciso di correre il rischio.

Stamattina leggiamo le considerazioni più disparate dei tifosi: chi sta con Icardi, chi con la dirigenza, chi addossa tutta la colpa a Marotta, ancora inviso alla tifoseria per i suoi trascorsi.

Noi crediamo che Marotta (insieme agli altri dirigenti) abbia semplicemente messo in atto la linea guida concordata con Zhang Jindong, patron della squadra e uomo intransigente quando si parla di serietà, di comportamento e di risultati.

Marotta secondo noi è meno gobbo di quel che si pensi, non è di certo a livello di Lippi e Capello ad esempio, due nomi che dopo averli scritti siamo stati costretti a disinfettare la tastiera su cui battiamo queste misere righe.

Indubbiamente si è preferito forzare la mano per mettere in moto sin d’ora – senza perdere nemmeno un minuto di più – un cambiamento che magari porterà scossoni ma lo farà in una stagione comunque già compromessa, affinché si possa ripartire la prossima finalmente senza più  fraintendimenti e disordine.

Per quanto molto dispiaciuti della cosa, prendiamo atto che all’interno dell’Inter (scusate il pasticcio) si sia alla ricerca di una linea chiara e precisa, perché è vero quello che abbiamo scritto all’inizio, è vero che siamo la “pazza” Inter, ma è altrettanto vera e urgente la necessità di convogliare questo nostro sentimento dentro un letto con argini alti che ci conduca finalmente al mare.

Perderemo Icardi? Immaginiamo di sì, in estate è difficile che rimanga dopo uno smacco dl genere. La speranza è di ricavare comunque una cifra alta che ci permetta di sostituirlo eventualmente con un altro grande nome.  Ne sentiremo la mancanza? Ovviamente sì, è il miglior centrattacco attualmente in circolazione, ma la squadra viene prima di tutto, questo deve essere chiaro.

Se anche oggi il cielo è plumbeo, siamo certi che il sol dell’avvenire sia lì dietro l’angolo del prossimo futuro.

 

Champions League Blues

13 Dic

Martedì sera contro il PSV Eindhoven non siamo andati oltre l’1 a 1 e così facendo non siamo riusciti a superare la fase a gironi, dunque siamo fuori dalla Champions. Non sono nemmeno arrabbiato, giusto rassegnato e distaccato. Non abbiamo centrocampisti all’altezza per poter competere a certi livelli nell’Europa che conta e per contrastare i bianconeri in campionato. Tutto qui. L’unico è Brozovic. Tra un infortunio e l’altro Radja deve ancora iniziare la stagione, Joao Mario è un enigma, Gagliardini, Borca Valero e Vecino semplicemente sono giocatori modesti. Con le restrizioni del Fair Play finanziario ci siamo potuti permettere questi qui, non abbiamo potuto confermare due campioni quali Cancelo e Rafinha e dunque occorre venire a patti con quello che siamo.

Nonostante questo siamo arrivati secondi (in uno dei due gironi più duri della coppa in questione) a pari punti (8) col Tottenham che passa solo grazie alla differenza goal degli sconti diretti e ai tre pali colpiti nelle due partite dell’altra sera: uno di Perisic a San Siro, e due di Coutinho al Camp Nou. Retrocediamo in Europa League, che vuoi farci.

Eppure la serata di martedì per me è stata speciale, posso dire il momento migliore che ho passato a San Siro sebbene possa sembrare un paradosso. Non che io capiti spesso alla Scala del Calcio, ma dal 1990 in poi qualche partituccia me la sono pur vista (compresa la finale vinta di Coppa Uefa del 1994), sarà forse il fatto che è stata la mia prima volta ad una partita di Champions League e quindi con l’atmosfera magica delle serate del grande calcio europeo, ma mi è proprio piaciuto tanto.

E dire che abbiamo impiegato ben tre ore per fare 170 km (90 minuti spesi sulla tangenziale in coda), e per fortuna che la pollastrella ha il chip del navigatore dentro di lei cosicché, con alcune scorciatoie e variazioni, siamo riusciti ad uscir dal traffico prima del previsto.

L’arrivo a San Siro è sempre affascinante, rimirare l’esterno stadio mi emoziona ogni volta.

Inter – PSV 11/12/2018 San Siro – foto TT

Dribbliamo tutti i rivenditori di hot dog e hamburger, Saura è vegetariana, ci inoltriamo in un viale alla ricerca di una pizzeria. Poco prima delle 20 ci mettiamo in fila ed quindi entriamo. Sono un po’ contratto, è una serata importante …

Inter – PSV 11/12/2018 San Siro – foto Saura T

…siamo nel secondo anello rosso, la visuale è ottima, mi rilasso e mi faccio qualche autoscatto con la pollastrella.

Tim&Saura – Inter – PSV 11/12/2018 San Siro – autoscatto

Inter – PSV 11/12/2018 San Siro – autoscatto

San Siro mi fa sempre sentire titanico dinnanzi al futuro. Faccio amicizia con due ragazzi, uno accanto e uno davanti a me. Entrambi hanno 25/30 anni e sono appassionati quanto e più di me. Uno dei due vive a Cosenza, si è fatto il tragitto da solo per essere vicino ai ragazzi in una notte come questa. E’ inoltre fan di Valentino Rossi e di Vasco Rossi. Non fatichiamo a trovare punti d’intesa. Mi accorgo però che mentre io gli do del tu, lui mi da del lei. E’ una cosa che dapprima mi sorprende poi elaboro la cosa, già, mi dico, è vero che sono un uomo di una (in)certa età.

Inter – PSV 11/12/2018 San Siro – foto TT

Sono le 20,30, parte l’inno C’è Solo L’Inter, tutti accendono la luce del cellulare, l’effetto è struggente, anche Saura rimane colpita ed inizia a filmare dalla seconda strofa. E’ il mio inno preferito (Pazza Inter è troppo danzereccia e frivola per i miei gusti) essendo in sostanza un sentito blues featuring Grazianone Romani. La canto tutta insieme ai miei fratelli nerazzurri, 70.000 voci che rivolgono al cosmo la loro fede. Brividi.

Il mio stesso fervore nerazzurro mi commuove, mi sento parte di questo sentimento universale, di questa passione nerazzurra che mi tiene in vita.

Inter – PSV 11/12/2018 San Siro – foto TT

La musichetta della Champions non fa che aumentare il fascino della serata.

Inter – PSV 11/12/2018 San Siro – foto TT

Inter – PSV 11/12/2018 San Siro – foto TT

L’Inter entra in campo risoluta, non lascia spazio agli olandesi, attacca e sbaglia parecchie occasioni da goal, fino a quando Asamoah combina un pasticcio da dilettante, PSV in vantaggio. Siamo tutti increduli. Intanto il Barca sta vincendo col Tottenham. L’Inter pareggia solo al 70esimo, troppo tardi. Il centrocampo non funziona, e i cambi non danno l’effetto desiderato. Maurito pareggia, ma segnano anche gli inglesi al Camp Nou. Tutto inutile. D’altra parte se non si riesce a battere l’ultima del girone (con un solo 1 punto all’attivo), come si può pensare di andare avanti? Il PSV ha fatto una partitaccia, poco più di un tiro e manfrine atte a perder tempo durante tutti i 90 minuti, un atteggiamento davvero puerile, soprattutto se messo in campo da una squadra olandese.

L’arbitro fischia la fine. Saluto i miei compagni di settore e mi incammino verso l’uscita. Sono triste, ma tutto sommato non sorpreso. Non siamo ancora chi vorremmo essere. C’è chi se la prende col Mister, chi con i giocatori (Asamoh lo ho mandato a quel paese anche io ad onor del vero) ma ad oggi siamo questi qui. Possiamo giocarcela più o meno con tutti, ma abbiamo visto che non è sufficiente, che pur non sfigurando per niente poi alla fine perdiamo. Temo sia un altro anno buttato. Solo un lungo cammino in Europa League, una ripresa in campionato e un buona figura in Coppa Italia potrebbero in parte risolvere la stagione. Fino al 30/6/2019 saremo bloccati dal Fair Play Finanziario, dal 1 luglio 2019 però dovremmo finalmente essere liberi e sarà lì che vedremo di che pasta è fatto il grande timoniere Zhang. Abbiamo necessità di avere degli ottimi giocatori (per non parlare di campioni e fuoriclasse) per avere chance di uscire dai pantani di questi ultimi 9 anni, e di fare chiarezza all’interno della squadra: inutile tenere Perisic se questi vuole andare in Premier League, inutile puntare su giocatori logori e deludenti. Spalletti a me non dispiace, avrà anche qualche colpa ma col materiale che ha a disposizione non credo possa fare tanto di più. Certo, dopo martedì sera, la sua posizione si fa meno sicura … si fanno già nomi di possibili successori. Mi sembra prematuro. Vorrei che cercassimo di portare a casa una stagione dignitosa. Credo sia il momento di ricompattarci e di non buttare tutto via.

 

Iulius blues

19 Lug

Luglio. In origine questo mese si chiamava Quintilis, quinto, perché era il quinto mese del calendario che si attribuisce a Romolo, calendario che partiva da marzo (Martius). Dopo la morte di Giulio Cesare, in suo onore il mese della sua nascita divenne Giulio, Luglio appunto. La semantica è una delle mie ossessioni, e ancora una volta constato che come spesso accade fagocita ogni mia azione. Have mercy on me, anime bluesanti di questo blog.

T – shirt blues

I blues estivi sono sempre dietro l’angolo, situazioni in evoluzione, futuro passato e presente che fanno a botte, col sottoscritto sempre al ricerca del proprio nido di stelle sebbene sia consapevole che non esiste. On the road again insomma, I can’t find my way home dunque, così non mi resta altro che cercare di riempire i vuoti esistenziali comprando sciocchezze che mi danno un po’ di sollievo per qualche minuto, una nuova edizione in vinile di uno dei miei dischi preferiti o una maglietta come questa qui sotto, che alla fine mi definisce perfettamente.

TT New Shirt

Sinodo estivo

Questo sinodo diventa importante perché – come vedremo più avanti – sarà l’ultima occasione in cui ci si può godere il bersò, la verandina che con tanta dedizione io e le pollastrella abbiamo messo in piedi.

Come sempre cena alla Festa dell’unità di Gavassa che, essendo una piccola frazione, organizza la festa in una sorta di cortile interno. Noi ci veniamo volentieri ogni anno perché è tutto molto blues e perché amiamo respirare le atmosfere dell’Emilia profonda, atmosfere che tra poco spariranno per sempre. Ad aiutare lo svolgimento della festa quest’anno vengono assoldate anche la pollastrella e sua sorella, di mano d’opera volontaria ce n’è sempre meno, i giovani sono ormai completamente assenti. Approfittiamo spudoratamente delle nostre conoscenze: il padre della pollastrella ci riserva uno dei tavoli più freschi, la madre della pollastrella viene a controllare che tutto sia di nostro gradimento e la pollastrella stessa si assicura che le portate arrivino in tempi decenti. Ceniamo in allegria, pasta, pesce, polenta fritta e un fresco vinello bianco che scivola giù che è un piacere.

Il solito velo pietoso va steso sulle finte performance del gruppi di liscio. 3/4 persone sul palco che fanno finta di suonare accompagnando basi sempre più ridicole. La grande tradizione del liscio emiliano-romagnolo sta andando a ramengo.

Festa Unità di Gavassae (Regium Lepidi) – foto TT

Festa Unità di Gavassae (Regium Lepidi) – foto TT

Verso le 22 lasciamo la festa diretti alla Domus Saurea, la verandina blues ci aspetta. Iniziamo il rito sorseggiando Assenzio mentre il tavolino si riempie di ciò che i generosi confratelli hanno portato. Chiacchieriamo fino oltre le 2. Siamo immersi nella campagna nera, laggiù, lontano oltre le colline, brillano le stelle, mentre qui a pochi metri tra vigne e campi di malghetti (di granturco insomma) si sentono frusci di ologrammi spirituali di giovani chitarristi blues che cercano l’incrocio giusto per venire a patti col demonio.

Sinodo Estivo alla Domus Saurea – da sx a dx: Biccio, Riff, Mixi, Pike, Tim, Mario – foto Saura T.

Il bicchiere della staffa, one more for the road insomma…

poi ci si inginocchia a ringraziare il Signore Oscuro.

The Dark Lord

Il sinodo finisce. Al prossima anno cardinali del blues.

You are like a hurricane blues

Due giorni dopo il sinodo, sulla Domus Saurea si abbatte un forte temporale, il vento ha una violenza vista poche volte da queste parti. Il risultato è sconfortante.

Bye Bye Bersò Blues -Domus Saurea luglio 2017 – foto TT

Bye Bye Bersò Blues -Domus Saurea luglio 2017 – foto TT

Il dondolo dopo la bufera. foto TT

Il vecchio prugno, Foto TT

Per il vecchio prugno non c’è stato nulla da fare, tuttavia siamo riusciti a salvare la vite.

Salvavite – Domus Saurea luglio 2018 – foto TT

Forse grazie a Mario, che sarebbe un frap, un frèra, un fabbro insomma, c’è qualche speranza per il bersò, vedremo.

Waiting On A Friend (Tim & Tom blues)

Erano anni che non passavo una serata insieme al mio rambler preferito, insieme – nel lontano passato –  abbiamo fatto sogni di rock and roll e quei momenti (e le canzoni scritte insieme) non si dimenticano mai.

Cattiva Compagnia 1991 – Gigi, Mixi, Tommy,Tim – the classic line up

Siamo diventati amici il 3 luglio del 1981, e dopo 37 anni eccoci di nuovo qui, the TT Twins.

Tim & Tom 2018 – foto Saura T.

Negozi blues: ROCK POWER BOLOGNA VINILI DISCHI USATI E CD

Via Mascarella, 81/d, 40126 Bologna BO tel  051/ 011 07 87  

Segnalo un negozietto di dischi (soprattutto vinili usati) di Bologna. Se siete in zona fateci un salto, mantenere vivi posti del genere non può che fare bene a questo povero mondo.

Rock Power Vinili Bologna

Rock Power Vinili Bologna

FILM: “L’Inganno” (di Sofia Coppola – Usa 2017) – TTTT

Sofia Coppola riesce a far film davvero belli, mi cattura ogni volta, è successo anche con L’Inganno. Visto su SKY.

Genere: Suspence Thriller

Cast: Colin Farrell, Nicole Kidman, Kirsten Dunst, Elle Fanning, Emma Howard, Oona Laurence, Angourie Rice, Addison Riecke

Scritto e diretto da: Sofia Coppola

L’inganno è l’adattamento di Sofia Coppola del romanzo The Beguiled, opera di Thomas Cullinan. La storia si svolge durante la guerra civile, in un collegio femminile nello stato di Virginia. Le giovani donne vivono protette dal mondo esterno fino a quando un soldato ferito viene trovato nei paraggi e condotto al riparo. La casa è così inebriata da una forte tensione sessuale da cui nascono pericolose rivalità e vengono rotti tabù grazie a un’inaspettata serie di eventi.

SERIE TV: Homeland (stagione 7 – Fox 2018) – TTTT

Devo riconoscere che le puntate finali di questa settima stagione sono piuttosto buone, devo dunque rivedere il frettoloso giudizio dato qualche mese fa. Anche la settima stagione quindi non è per niente male

SERIE TV: Goliath (stagione 1 – Amazon 2016) – TTTT

Quando il mio amico Jaypee mi consiglia una serie TV mi ci ficco a capofitto. Qui c’è il grande Billy Bob Thorton, che già di per sé è una garanzia. Sono alla sesta puntata della prima stagione e ne sono entusiasta.

Goliath Season 1

 2016 Amazon Studios Series starring Billy Bob Thornton, William Hurt, Maria Bello and Olivia Thirlby

A disgraced lawyer, now an ambulance chaser, gets a case that could bring him redemption or at least revenge on the firm which expelled him.

When the moon hits your eyes like a big pizza pie

Rincasi verso sera, non è stata una giornata facile lavorativamente parlando, né per te né per lei, così te ne esci con un “senti, e se andassimo fuori a cena? Ti va una pizza come si deve?”

Ed è così che l’umore cambia, quando vedi che la luna risplende nei suoi occhi, che quella che stai vivendo è una scena tratta da una canzone di Billy Joel, che lei ti guarda sorridendo con quel suo fare da scimmietta e ti dici che in fondo la vita poi non è poi così blues come pensi.

A bottle of white, a bottle of red
perhaps a bottle of rose instead
we’ll get a table near the street
in our old familiar place
you and I, face to face

A bottle of red, a bottle of whites
it all depends upon your appetite
I’ll meet you any time you want
in our Italian restaurant.

“we’ll get a table near the street in our old familiar place you and I, face to face” – Saura at Pizzikotto, Regium Lepidi – luglio 2018 – foto TT

Saldi vegani

Vestirsi oggigiorno per l’uomo di blues di una incerta età non è cosa semplicissima. Vestire come fanno i giovani oggi proprio no, vestire come faceva lo zio Fedele quando aveva la nostra età men che meno, vestire simil rock nemmeno (mica voglia di andare in giro conciato come un camionista del nordeuropa, come un biker o come un fan dei Guns N’ Roses attempato), mica facile trovare però degli store (negozi, perdio!) che abbiano qualcosa di adatto ad un uomo di blues che veste casual e sportivo possibilmente tendente al Rock del tempo che fu. Certo, potrei comprare tutto all’Inter Store, ma spesso hanno prezzi che “se anche non vesto sempre di nerazzurro va bene lo stesso”. Così seleziono posticini niente male, qualcosa lo trovo sempre da L’uomo di Barbara del  paesello natale, da Keep Up di Campogallo, da Taddei a Regium Lepidi oppure nei negozi di Den e Supedry. Il problema è che gli store più vicini di questi due brand (marchi, perlamadosca!) sono a Verona.

E’ così che due/tre ore di una domenica domattina le passo al centro commerciale Adigeo. Né io né la pollastrella siamo tipi da passare domeniche o frequentare troppo i centri commerciali, ma non siamo nemmeno di quelli che li rifuggono a priori. Lei poi è una patita di Superdry e non può mica comprasi delle cosine solo quando va a Londra.

L’Adigeo è davvero enorme, uno di quei centri commerciali che sembrano areoporti, è così grande che sebbene sia il primo giorno dei saldi si passeggia tranquillamente e sembra che non ci sia quasi nessuno (mentre il parcheggio a più livelli dice che ci dovrebbe essere il mondo).

Centro Commerciale Adigeo – luglio 2018 – foto TT

Centro Commerciale Adigeo – luglio 2018 foto TT

Espletati gli acquisti ci accorgiamo che è ormai mezzogiorno. Mentre passeggiamo vedo che uno dei ristoranti è Universo Vegano. Propongo di andarci. La pollastrella mi guarda incuriosita, lei è vegetariana, io sono carnivoro (sebbene sia consapevole che i vegani hanno ragione), ma ho voglia di provare il posto e ogni tanto non mangiare carne  non può che farmi bene.

L’esperienza è un trionfo. Mangio di gusto e mi sazio così tanto da non riuscire a finire tutto. Bevo una cola biologica. Mi sento in pace con m stesso.

Tim al Ristorante Universo Vegano – luglio 2018 foto Saura T

Ristorante Universo Vegano – luglio 2018 foto TT

Di frequente sento amici o conoscenti stupirsi della intolleranza che hanno i vegani verso i carnivori e chi uccide gli animali per cibarsene, ma poi vedo che i carnivori fanno lo stesso verso chi non mangia carne. Le solite battute, le solite argomentazioni idiote, il solito non capire e non saper andare al di là del proprio pianerottolo. E dire che mangiare meno carne dovrebbe essere un imperativo per tutti, per rispetto verso gli animali, verso noi stessi, verso il pianeta. Tutta salute insomma, e una maniera per non finire come gli americani. E invece no, tutti lì ancoriamoti all’ossessione per la catena Old Wild West e le grigliate, quest’ultime sarebbero anche un bel modo di stare insieme se ci si limitasse un po’ col consumo di certi alimenti e si cercasse di non sprecarne, sì perché si finisce sempre per comprare molta più carne di quella che servirebbe, carne che nella grande maggioranza dei casi viene poi buttata. Spreco di risorse che la Terra non può proprio più permettersi.

Sì, lo so, è un pippone del politicamente corretto questo, ma a forza di rifarsi col politicamente scorretto stiamo finendo in un immondezzaio culturale.

Lettore Hifi Walker:

E va beh, ho fatto la cazzata, quella che gli amici con cui discuto di queste cose mi dicevano di non fare. Ho preso un lettore portatile hifi. Anche se il progetto Pono di Neil Young (ne abbiamo parlato in passato qui sopra) è stato abbandonato, io non mollo e continuo ad essere restio all’uso degli mp3. In macchina li uso perché il lettore non legge altro, ma se posso li evito come la peste.

E allora eccomi qua con il nuovo Hifi Walker, gighino che legge ogni tipo di file audio lossless. Ho preso una scheda micro SD da 128 gb e ci ho caricato soquanti (dal modenese) album in flac. Il risultato mi sembra ottimo, non vedo l’ora di essere al mare e di mettermi ad ascoltare la musica come si deve, mentre osservo vele bianche all’orizzonte.

Lettore Hi-Fi Walker – photo TT

FOOTBALL: la nuova stagione

Finalmente la pre-season è iniziata e non vedo l’ora di vedere le prime amichevoli e capire se i nuovi acquisti sono funzionali ala squadra. Maurito si è presentato alla Pinetina la sera prima dell’inizio del ritiro, ha dormito lì per essere pronto l’indomani ad accogliere tutti. Niente male, capitano.

Maurito – FC INTER l anuova stagione 2018-19 – Foto FC Inter

Già cinque nuovi arrivi e altri colpi che dovrebbero avverarsi nelle prossime settimane, si prospetta una stagione frizzante, il ritorno in Champions poi galvanizza ancor di più. Ogni anno che passo sento di amarla di più l’Inter, c’è un legame universale che provo per quei colori, sarà perché il mio amore per lei me lo ha passato mia madre, ma quando la vedo scendere in campo vengo pervaso dall’energia cosmica, sento le farfalle nello stomaco, inizio a volteggiare, mi scappa la pipì dall’emozione, mi sento bene … proprio come quando sento l’assolo di Sibly e No Quarter live 1973 o di quello di Ten Years Gone.

Per me, c’è solo, l’Inter.

 

 

 

Aequinoctium blues (ultima neve di primavera)

21 Mar

Cambio di stagione in arrivo, smetto i blues invernali e inizio a preparare i blues estivi, nella speranza siano più leggeri.

Neve d’Equinozio 

L’Equinozio quest’anno porta la neve, è già la seconda buriana che arriva. Sugli alberi dei cagnetti in fiore si posa pesante, le campagne intorno alla Domus Saurea ritornano bianche e io finisco per rimanere ipnotizzato dinnanzi alla finestra.  E’ lunedì 19, per un fortuito caso sono a casa, così (scusate, ma è un periodo in cui sono ossessionato dalle allitterazioni) me la godo tutta. La vedo fioccare mentre me ne sto al calduccio, la stufa accesa, il giradischi che macina long playing, un thè caldo, una spremuta di arance rosse, le braci del blues che per il momento riposano sotto la cenere e rinunciano a farsi incendio. Quei piccoli momenti della vita in cui sei quasi felice. I am a snow man.

Neve d’Equinozio – Domus Saurea 19/03/2018 – foto TT

 

Una sera al Palasport – Reggiana – Zenit San Pietroburgo – Eurocup di Basket 

E’ da qualche anno che la pollastrella ha ricominciato a seguire la Pallacanestro Reggiana, finisce per coinvolgere il sottoscritto e i suoi genitori, così eccoci lì, in una fredda serata di marzo, al Palasport ad assistere una gara di Eurocup.

Una sera al Palasport – Reggiana – Zenit San Pietroburgo – Eurocup di Basket – foto TT

E’ una gran bella partita, combattuta e passionale. Alla fine vinciamo e passiamo il turno. Durante le pause mi perdo a pensare che 38 anni fa in questo stesso palasport vidi i Police nel tour relativo al disco Reggatta De Blanc. Mi sembrava di essere distante dal palco (causa gli immancabili tumulti e scontri con i Carabinieri entrare fu difficoltoso) ma a guardar bene le cose non stavano così, entrai dalla porta che è a destra nella foto qui sotto, mi fermai dopo pochi metri e il palco era sistemato nella zona del canestro a sinistra…

Una sera al Palasport – Reggiana – Zenit San Pietroburgo – Eurocup di Basket – foto TT

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The stage on 1980-04-03. Photograph by Silvio Amenduni.

Finiti i ricordi continuo a godermi il bell’incontro di basket a cui sto assistendo e il continuo sostegno alla squadra profuso dalla curva degli “arsân”, una delle curve più calde d’Italia. Il coro classico deriva da quello del San Lorenzo de Alagro, squadra di calcio di Buenos Aires, che come melodia si ispirò a Bad Moon Rising dei Creedence Clearwater Revival. Qui da noi è stato modificato naturalmente nel testo e anche nella melodia.

Totalmente dipendente, non so stare senza te, biancorosso nelle vene, tifo Reggiana alè

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Simpatico anche l’altro, utilizzato pure dai tifosi dell’Inter, dunque un ragione in più per unirmi al grido di:

“Tu non chiedermi perché, non ci sono nel weekend, giro il mondo insieme a lei, sola non la lascio mai, lotta e vinci insieme a noi”

Una sera al Palasport – Reggiana – Zenit San Pietroburgo – Eurocup di Basket – foto TT

Alla fine è una  festa con i giocatori richiamati fuori a gran voce. Due file più sotto le amiche della pollastrella e fan scatenate della Grissin Bon festeggiano e anche noi due ci uniamo al sentimento comune. Il sangue reggiano che abbiamo nelle vene non è acqua (casomai lambrusco).

Una sera al Palasport – Reggiana – Zenit San Pietroburgo – Eurocup di Basket – foto TT

Oé oé Mister Spelucchino

Compro una di quelle macchinette che tolgono lanugine, pelucchi e palline di lana dai maglioni. Una sera, mentre la pollastrella stirava mi son messo lì con pazienza ad espletare il compito dello “spelucchino” su alcuni maglioni. Dopo circa mezz’ora, alzo la testa, guardo la finestra e mi dico:”se i miei amici mi vedessero adesso direbbero che sono perlomeno una nuffia”. Rifletto ancora una po’, guardo Saura e le dico, in dialetto, mentre ripongo maglioni e macchinino: “Però, an s’è mai vest Johnny Winter fèr chi lavòr chè” … non si è mai visto Johnny Winter far di quei lavori qui. Povero me.

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Oè oè Mister Spelucchino – foto TT

CAT TALES: Strichetto versus il ragno assassino 

Strichetto, la gattina che si è accasata da noi la scorsa estate, è sempre più parte della famiglia, il gatto Palmiro ormai la vede come una sorellina scatenata e l’armonia oramai è ad un buon livello. Solo la gatta Ragni e la gatta Spaventina faticano ancora ad accettare questa presenza e io credo che sia l’esuberanza della Stricchi ad infastidirle, sì perché la diavoletta beige della Tasmania è spesso scatenata, un missile di pelo rosa che corre tra stanze, un presenza che chiede costantemente attenzione sebbene lei stessa non sappia esattamente cosa volere. Per certi versi è una gattina difficile. E’ stata cresciuta da una famiglia che non avrebbe dovuto nemmeno pensare di aver gatti, una famiglia che la ha lasciata alla mercé di due figlie piccole che si sono sentite libere di fargliene di tutti i colori, col capofamiglia che di gatti non ne voleva proprio sentir parlare; una gatta che viene cresciuta in un contesto simile (e taccio altri aspetti che sarebbero passibili di segnalazione all’ENPA) non può che essere un po’ disturbata.

Per fortuna l’istinto di sopravvivenza e la curiosità innata l’hanno portata a cercare un’altra via e ad intrufolarsi qui alla Domus Saurea così, dopo aver valutato i due umani che la abitano, si è trasferita definitivamente certa che la sua vita sarebbe di certo migliorata. E’ una gattina irresistibile, bella, smorfiosetta, molto “figa”, con un musino e delle zampine deliziose, però è davvero impetuosa, così quando non ne posso più la do in pasto al ragno assassino.

Stricchi e il ragno assassino – foto TT

Stricchi e il ragno assassino – foto TT

Stricchi e il ragno assassino – foto TT

Stricchi e il ragno assassino – foto TT

Stricchi e il ragno assassino – foto TT

Ma va a finire che è sempre il ragno a soccombere, così lei – mentre al mattino sono in bagno a prepararmi – entra dalla finestra e mi guarda con quegli occhi come a dire: ragno sistemato, e adesso che si fa?

Strichetto came in throught my bathroom window – foto TT

COOP TALES: Hello Baby (may you stay forever young)

Coop di Regium Lepidi, sabato mattina, solita spesa settimanale. Giro tra gli scaffali cercando di non perdere di vista la pollastrella, davanti a me un uomo intorno ai settanta. Sono giorni di neve, ha in testa un cappello di lana rosso con sopra appiccicate alcune toppe che sanno di auto, di vernice, di donne, di velocità, si vede che è un tipo sveglio, da giovane doveva essere di certo un vasco, come diciamo noi qui in Emilia, e uno che conosce la sua città come le sue tasche.

Incrociamo una signora, anch’ella sulla settantina, di sicuro una sua amica di gioventù perchè il vasco le fa “Ciao bella” e prosegue le sue faccende. Mi scatta il pensiero che in fondo interagiamo con i nostri amici come se fossero sempre quelli incontrati da giovani. E’ una riflessione che ho già affrontato col Pike Boy, alla fin fine siamo sempre quelli dei vent’anni, con le caratteristiche cristallizzate a quell’epoca e che seppur consci del passare degli anni, vecchi ci sembrano sempre gli altri. Ricordo che Brian, all’età di 80 e passa anni, chiamava le persone anziane “vecchi” con un accento quasi dispregiativo, nel senso che le vedeva molto avanti con gli anni e lui riteneva che quella fosse una condizione che non lo riguardasse. Scopro lo stesso approccio anche nel padre di Saura, che quest’anno compirà 80 anni. Chissà se è un escamotage del nostro cervello per non farci piombare nella disperazione più nera quando siamo ad un passo dall’abisso.

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Inter will rise again

Dopo alcuni mesi di sconforto, l’Inter sembra essere uscita dal pantano. Sulla tribunetta arancio della Domus Saura io e Mario, partecipiamo alla risalita della squadra che ci fa battere il cuore.

Tim & Mario: tribunetta arancio Domus Saurea – Inter Club Brigata Alvaro Recoba Borgo Massenzio – foto Saura

Un buon 0 a 0 col Napoli e uno spettacolare 0 – 5 sul campo della Samp, con 4 goal di Maurito. Strichetto mi guarda incredula, “possibile?” sembra chiedermi, sì, Stricchi, è possibile, ecco perché per me c’è solo l’Inter. Quando tutto sembra volgere al peggio ecco che la grandeur torna a riempirci l’animo.

Sampdoria – Inter – 0 – 5 – Strichetto tifa Inter – foto TT

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Giradischi Blues

Tempo d’equinozio, tempo per Gian Michele Jarre.

Sul giradischi – foto TT

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Era da un po’ che volevo prendere la nuova ristampa di Under A Red Sky degli U2, uno degli album simbolo per quelli della mia generazione per quanto riguarda i primi anni ottanta.

Sul giradischi – foto TT

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Tutto mi riporta alla mia giovinezza quando si tratta di acquistare nuove vinili. Nel riaffacciarmi a dischi di quando ero adolescente, mi accorgo una volta di più come negli anni settanta era quasi impossibile per gli italiani “far suonare” decentemente dischi registrati qui da noi, per fortuna l’affetto e la qualità di certi pezzi sopperiscono alle mancanze della qualità audio. Quello di Vasco soprattutto sembra registrato in uno sgabuzzino, i master originali devono avere una qualità sonora piuttosto mediocre, così il risultato non è granché malgrado gli sforzi (la nuova versione è stata masterizzata a 45 giri visto che tale velocità fornisce maggiore fedeltà) ma come detto è uno degli album della mia adolescenza e lo amo nonostante tutto.

Sul giradischi – foto TT

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Sul giradischi – foto TT

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Alla fine per ritrovare energia e good vibration torno alla mia cara, vecchia, Bad Company. Che Mick Ralphs illumini il mio cammino in questa nuova stagione.

Sul giradischi – foto TT

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Up and down with FC INTERNAZIONALE

15 Apr

Pioli ci aveva illuso, ne aveva vinte 11 su 13, eravamo ormai certi di essere sulla strada giusta, davamo per scontato il quarto posto da raggiungere in tutta comodità, credevamo di avere diverse chance di arrivare in zona champions league, in alcuni frangenti il delirio di onnipotenza ci aveva anche fatto pensare di essere noi l’anti J**e e che il discorso scudetto in fondo non fosse ancora chiuso. Poi le sconfitte con le grandi; va beh, dicevamo, dai, ci manca ancora qualcosa per poter competere con le prime tre, ma stiamo andando nella direzione corretta, vedrai il prossimo anno, oh, vedrai. Poi, il pareggio col Torino, la sconfitta con la Sampdoria in casa e il disastro con il Crotone (no, dico, il Crotone).

Ed eccoci ripiombare nel blues apocalittico dell’interismo moderno, dell’isterismo da inferno, nel bayou della disperazione calcistica, nel pantano di una situazione che da sette (7!) anni ci tormenta l’animo. La sensazione di dover ricominciare da capo, di dover raccontare a noi stessi la solita favoletta e di dover ogni volta rimandare alla prossima stagione i sentimenti di rivalsa e di rivincita morale, spirituale ed esistenziale. Eccoci qui, ormai nauseati anche dall’inno ufficiale, stanchi di essere la “Pazza Inter”, ma incapaci di rinunciare anche solo per un momento alla dottrina di quello che per noi è l’ Inno di Mameli “C’è Solo L’Inter”:

Poi arriva il derby; per me che non sono milanese non è il Milan il nemico (bensì la J**e), ma il derby resta la seconda partita in ordine d’importanza e di prestigio contro l’avversario principale. Vincerla vuole dire togliersi una bella soddisfazione, perderla significa inoltrasi ancor di più nell’abisso. Il Milan di quest’anno non mi pare granché, ma viene da un periodo positivo, ci ha recuperato parecchi punti, ora è sopra di noi, mentre la compagine nerazzurra come detto è ai minimi storici. Facile avere presagi funesti…

Non è un derby spettacolare ma le squadre si battono. L’Inter chiude il primo tempo sul 2 a 0. Candreva e Maurito. Tutto ringalluzzito mi dico che Pechino siamo noi, l’entusiasmo ritorna, almeno fino all’80esimo quando Romagnoli accorcia. Pioli si gioca (male) i cambi: escono Perisic, Gagliardini e Candreva ed entrano Eder, Murillo e Biabiany. Risultato, al 97esimo (dopo sette minuti di recupero), all’ultimo secondo il Milan segna: 2 a 2. Spengo la TV, tiro delle madonne, maledico la pasqua, il football, il castamasso della Cesira e mi attacco al collo del blues.

Blow wind, blow wind, blow my INTER back to me.