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Augustus Blues

27 Ago

Agosto scivola via pian piano eppur velocemente, come gli ossimori su questo blog; in questi ultimi giorni il caldo ridiventa quello tradizionale almeno su queste terre piatte, i temporali estivi si fanno sentire, tolgono il giallo e ridanno il verde all’erba della campagna. C’è chi ha detto che agosto è la domenica dell’estate e credo sia così, dopo lo spumeggiante venerdì (giugno), il rotondo e vivace sabato (luglio) ecco arrivare la domenica e con essa l’indolenza da fine weekend e quindi da fine estate.

A rendere il tutto ancor più accidioso ci si mette la situazione generale di questo povero mondo: i turbamenti geopolitici, il turboliberismo condito da integralismo e conservatorismo di quei buontemponi di Comunione e Maledizione …ops, Liberazione e il il loro meeting di Rimini (che chissà perché sembra sia un meeting a cui tutti i politici devono accorrere), il pianeta che cade a pezzi sotto la spinta di un antropocentrismo senza più controllo, le elezioni in arrivo a settembre che un paese sempre più autarchico e sovranista sfrutterà per mettere con ogni probabilità al governo quello che sarà il peggior esecutivo mai avuto in Italia dal secondo dopoguerra ad oggi, e dire che di esecutivi di melma qui nello stivale ne abbiamo avuti parecchi … non ci sono bastati 50 anni di Democrazia Cristiana, 12 anni del cavaliere nero, etc etc (e aggiungo pure 40 anni di Mediaset), no, adesso tornano anche le camice brune … viene voglia di rimanere a letto e farci svegliare una volta che il nuovo ventennio in arrivo sarà terminato (ma qui si rischia di non svegliarci più con l’aria che tira).

Si aggiungono poi le scempiaggini del web:

_miriadi di chitarristi che inondano i social con la pretesa di insegnarci a suonare la chitarra con i loro metodi o di farci vedere come si suona lo strumento oggi …, ah ah ah … bravi, così finalmente accantoniamo la musica e diventiamo tutti dei funamboli della sei corde, tutti con l’unico scopo di andare velocissimi, di usare le scale giuste e di omologarci alla tendenza attuale ovvero non dire un cazzo col proprio strumento. Non è il Rock ad essere morto, è la musica stessa. 

_quel gran simpaticone di Jovanotti che dichiara in merito ai suoi Jova Beach Party: ““Dire che eventi che muovono una quantità così elevata di persone oltre al trasporto delle attrezzature tecniche in ambienti delicati come i litorali, provocano danni a partire dall’inquinamento acustico per la fauna è fare “econazismo”?”

La risposta su Facebook del grande Luca Paladini (uno che scrive su https://m.huffingtonpost.it/author/luca-paladini/ ) è esemplare:
 
“Non so voi, ma io trovo insopportabile sentire uno che appella in modo così superficiale chi gli muove critiche di essere un nazista.
Per la precisione un “econazista”.
Temo che i bagni di folla non abbiano fatto benissimo a Jovanotti. Perché quando perdi in maniera così evidente il senso delle parole che usi, o ti senti un eletto intoccabile oppure, e sarebbe pure peggio, fai il passivo aggressivo perché forse non tutti i rilievi sai essere così sbagliati.
Gli fa schifo chi lo accusa di greenwashing e ti dice che bisogna andare a una tappa del jova beach party per capire.
Capire cosa di grazia?
Taglio di alberi, abbattimento o livellamento di dune, disturbo arrecato a tartarughe e uccelli che nidificano nelle aree interessate.
Dire che eventi che muovono una quantità così elevata di persone oltre al trasporto delle attrezzature tecniche in ambienti delicati come i litorali, provocano danni a partire dall’inquinamento acustico per la fauna è fare “econazismo”?
Additare associazioni ambientaliste che si fanno un mazzo tanto, spesso nell’indifferenza delle istituzioni, accusandole d’essere covi di fanatici integralisti, è misero.
“Eh, ma durante il concerto vengono fatti appelli per sensibilizzare all’uso moderato della plastica”
Grazie al cazzo.
Ci mancava solo l’elogio delle bottigliette.”
 
Aggiungo che anche che i danni creati dalla sua musica di melma sono ingentissimi.
 
◊ ◊ ◊

Va beh, per contrastare le cattive notizie dal mondo cerco riparo nella quotidianità in cui provo a ritrovare me stesso. Inizia il campionato ed ecco che insieme agli amici mi rimetto a guardare la mia squadra del cuore che tanto mi fa palpitare il corazon (e, come ieri, finire nel burrone della disperazione).

Mario-Tim-Pavve: Black and Blues boys – Domus Saurea agosto 2022 – foto Saura T.

Certo, visto il sorteggio Champions League ci sarebbe da precipitare in un blues senza fine ma come dice Luca Paladini “però siamo fortunati in amore.”

Mi solleva lo spirito poi il fatto che siamo riusciti a portare Mario in un ristorante giapponese, alla fine della cena è uscito dal locale dicendo “domo arigato” a tutti, allora non deve avergli fatto proprio schifo …

Mario e Tim . Cru Do’ Rubiera (RE) – agosto 2022 – foto Saura T.

La mia vita continua a girare intorno alla piscina che abbiamo acquistato quest’anno, non riesco più a farne a meno. Tornato dal lavoro, tra le 19 e le 20 al calar del sole scivolare con l’anima tra le fresche e azzurre acque clorurate mi risolve l’umore, l’amore e l’ardore.

Altro motivo di benessere spirituale è dovuto dalla scoperta che ho fatto ieri l’altro entrando in un ufficio della azienda in cui lavoro: sulla lavagna bianca attaccata alla parete invece dei soliti geroglifici tecnici e matematici ho trovato le note di Supper’s Ready dei Genesis! Ma allora c’è davvero qualcuno che partecipa con attenzione alle mie lezioncine di School Of Rock che tengo qui in azienda! Grazie Dave!

I Genesis su lavagna aziendale – Agosto 2022 – Foto TT

A proposito di quotidianità, stamattina alla Coop, durante la solita spesa settimanale, sentivo una donna di mezza (e oltre) età dire ad un’altra “sì sono rientrata dalla ferie ieri. Sono partita stanca e sono tornata distrutta”. Ormai il concetto di “sono più stanca/o di come ero quando son partita” è un luogo comune in cui pare difficile sottarsi. Boh, non so, io di solito quando torno dalle ferie sono rinfrancato, se non altro per aver aver visto orizzonti diversi. E anche quando questo non succede come quest’anno durante la settimana di ferragosto, stare a casa quei 5 giorni mi ha gustato dimondi (come diciamo qui da noi…molto insomma).

Comunque mentre salivo la scala mobile della Coop osservavo le due donne che avevo davanti, ovvero la pollastrella e la Lucia, sua madre. Per me entrambe sono la rappresentazione dell’Emilia che fu … concrete, decise, svelte e con un sacco d’ usta (savoir fair …il saperci fare nell’affrontare le piccole grandi cose). Per me le donne (illuminate e concrete) hanno un marcia in più.

Spesa alla Coop – agosto 2022 Foto TT

CAPPUCCETTO BIANCO 

Come ci ha ricordato anche il nostro Luca Tod in un recente commento, nelle scorse settimane un certo subbuglio nella comunità dei fan dei LZ è stato provocato dalla apparizione della ragazza col cappuccio bianco, figura presente – tra il pubblico – in alcuni fotogrammi del film The Song Remains The Same, girato al Madison Square Garden di New York nel luglio del 1973. La donna si è palesata dopo tutti questi anni nel forum del sito ufficiale del gruppo, la storiella che racconta è piena di candore, peccato ci siano stati i soliti imbecilli a sporcare il tutto con commenti senza senso.

Su questa ragazza si sono interrogati tutti i fan dei LZ di allora, quando il film in questione era l’unica maniera di vedere il  gruppo. Il suo sorriso spontaneo nell’ammirare Robert Plant in azione (per il quale aveva una infatuazione) fa parte dei nostri ricordi indelebili.

https://forums.ledzeppelin.com/topic/29854-cophoodie-girl-from-the-song-remains-the-same-film/

Ana Pearce- The Song Remains The Same film NY 1973

Ana Pearce – The Song Remains The Same film NY 1973

Ana Pearce - The Song Remains The Same film NY 1973

Ana Pearce's dress - The Song Remains The Same film NY 1973

Ana Pearce’s dress – The Song Remains The Same film NY 1973

SERIE TV & film

SENZA CONFINI – TTT¾

La serie mette in scena la spedizione spagnola – guidata da Magellano e quindi da Elcano – che segnerà la prima circumnavigazione del globo. Protagonisti gli attori Rodrigo Santoro e Alvaro Morte. Serie maschia che ho guardato con molto impeto. 6 episodi. Pigafetta è interpretato dall’attore romano Niccolò Senni.

EL CID – TTT¾

Serie basata sulla storia del cavaliere e condottiero medioevale Rodrigo Diaz De Vicar, figura emblematica della storia di Spagna. Altro attore che proviene dalla Casa Di Carta, altra serie spagnola ben riuscita.

THE LAST DUEL – TTT½

Questo film narra l’ultimo cosiddetto “duello di Dio” legittimato avvenuto in Francia. Siamo alla fine del 1300 e un cavaliere e uno scudiero si battono per faccende serie. Regia di Ridley Scott

CRY MACHO – TT½

L’ultimo film di Clint Eastwood è, ahimè, ben poca cosa. Scontato, banale, sentimentale nell’accezione negativa. Non scalfisce il mio amore per lui visto tutto quello che mi ha dato con il suo cinema, ma di certo è un filmetto. Certe scene appartengono alla nostra filosofia blues, il beautiful loser al tramonto che trascina i suoi tanti anni al suono di un motivetto country, i grandi territori tra Texas e Messico, e così via, ma è tutto troppo prevedibile. 

PARAFANGO GUITARS

Vengo a sapere che la Fender ha prodotto una Claudio Baglioni signature. Ecco, ci mancava solo questo in questo mondo di melma. Meglio allora chiamare la Fender con il suo significato in italiano, Parafango appunto.

Come dice il mio amico Stef Imperiale NON C’E’ PIU’ RELIGIONE (cazzo!)

https://www.morenomusica.it/shop/fender-stratocaster-claudio-baglioni-signature-vintage/?fbclid=IwAR0mzlObA1PxwdaiRZCX-7_1DPrNPcens8FWBuW_ufkUbiCdmq7-SoidCXw

JOHN BONHAM CHE CAZZEGGIA IN CASA CON LA BATTERIA

Trovo su youtube questo breve filmato relativo alle riprese  off stage 1973/1974 per il film The Song Remains The Same. Sono outtakes piuttosto rare … rivederlo così, anche solo per un minuto mentre cazzeggia in casa sulla base di Nutbush City Limits seduto alla piccola batteria di suo figlio, mi fa naufragare nel mare della nostalgia. John Henry Bonham we keep on saluting you. BEST ROCK DRUMMER EVER!

GATTI ALLA DOMUS

Qui alla Domus io e la pollastrella abbiamo diversi gatti, alcuni voluti (Palmiro, Raissa, Spaventina, Ragnatela), altre arrivate e assimilate ufficialmente in famiglia (Stricchi e Minnie) e in ultimo tre randagi che da anni ormai hanno trovato rifugio qui da noi. Uno di questi lo abbiamo ribattezzato Ozzy, un gatto nero che da circa 5 anni arriva e sparisce, torna e riparte. Inizialmente era un gattone simile a Palmiro, ma negli ultimi tempi lo si ritrovava sempre male in arnese, aveva sempre fame ma non riusciva più ad ingurgitare nulla. Riusciti a prenderlo e a portarlo dal veterinario, dopo varie ecografie, un ricovero di un paio di giorni dove è stato sotto flebo, Ozzy è stato dimesso ed è dunque tornato a casa. Per un momento si è parlato di eutanasia, visto che il povero micio ha una massa tumorale nella gola, ma la testardaggine della pollastrella ha avuto il sopravvento: due settimane di iniezioni di antinfiammatori e cortisone lo hanno rimesso in piedi…

Ozzy – Domus Saurea agosto 2022 – foto TT

 

Ozzy – Domus Saurea agosto 2022 – foto TT

e con la successiva terapia ( pastiglia ogni due giorni ) Ozzy oggi sta abbastanza bene. Ha un vorace appetito, oramai vive in casa per buona parte della giornata (sebbene per una notte e un giorno – una volta uscito – non ha fatto ritorno) e dorme sul comò della nostra camera da letto. Non sappiamo quanto vivrà ancora, ma fintanto la sua qualità della vita sarà soddisfacente faremo di tutto per regalargli quanti più giorni possibili in un luogo dove sentirsi amato e protetto.

Ozzy – Domus Saurea agosto 2022 – foto TT

Anche l’altro randagio Stanislao (per noi Stanny) ormai entra in casa senza problemi. E’ vorace anch’esso e ormai che ha preso confidenza chiede coccole in continuazione…

Stanislao (detto Stanny) – Dpmus saurea agosto 2022 – foto TT

la Stricchi ha scoperto i Rolling Stones ed ora si crede Mick Jagger …

Stricchi – Domus Saurea agosto 2022

Palmir nel frattempo osserva e tollera a fatica tutto questo via vai di gatti randagi (che ricordo sono 3 e tutti maschi non sterilizzati). Ozzy e Stanny si sono assoggettati a lui, ma il terzo, Rossignol, non ne vuole sapere, ed è una lotta quotidiana che scombussola – ahinoi – tutta la Repubblica Di Palmiria, la colonia di gatti della Domus insomma. Ma d’altra parte Palmiro non è mica tanto biondo, come diciamo qui nel cuore dell’Emilia … Don’t mess with Mr P!

Palmiro – Domus Saurea agosto 2022 foto TT

THE EQUINOX ON THE ROAD AGAIN

Finalmente gli Equinox tornano a suonare dal vivo. About time!

LA PLAYLIST DELLA DOMUS

OUTRO

Mentre davo una sistemata alla casa poco fa ascoltavo l’album Dog & Butterfly degli Heart e mi son detto che in fondo mi sento fortunato essendo uno che quando è alle prese con le faccende di casa ascolta gruppi del genere e non l’immondizia sonora che passa oggigiorno e che viene spacciata per musica.

Bene, siamo in chiusura, vi auguro una fine estate perlomeno dignitosa dunque un brindisi alla vostra, donne e uomini di blues che fate parte del Team Tirelli. May your dreams come blue*, dove blue ha l’accezione positiva che sappiamo.

*Surveys in the US and Europe show that blue is the colour most commonly associated with harmony, faithfulness, confidence, distance, infinity, the imagination, cold, and occasionally with sadness. In US and European public opinion polls it is the most popular colour, chosen by almost half of both men and women as their favourite colour. The same surveys also showed that blue was the colour most associated with the masculine, just ahead of black, and was also the colour most associated with intelligence, knowledge, calm, and concentration.

*Sondaggi negli Stati Uniti e in Europa mostrano che il blu è il colore più comunemente associato all’armonia, alla fedeltà, alla fiducia, alla distanza, all’infinito, all’immaginazione, al freddo e, occasionalmente, alla tristezza. Nei sondaggi dell’opinione pubblica statunitense ed europea è il colore più popolare, scelto da quasi la metà degli uomini e delle donne come colore preferito. Le stesse indagini hanno anche mostrato che il blu era il colore più associato al maschile, appena prima del nero, ed era anche il colore più associato all’intelligenza, alla conoscenza, alla calma e alla concentrazione.

Tim T. – agosto 2022

 

Feriae Timothei Blues

21 Ago

Feriae Augusti (riposo di Augusto) fu istituito dall’omonimo imperatore per dare un po’ di riposo alle genti dopo i lavori agricoli dei mesi precedenti e si andava ad aggiungere alle altre festività che gli antichi romani avevano già previsto nello stesso mese.

Gaius Iulius Caesar Augustus

Gaius Iulius Caesar Augustus

Feriae Timothei (il riposo di Tim) è stato istituito per dare un po’ di riposo a me stesso dopo gli sforzi immani compiuti nei mesi precedenti per contrastare i blues.

Tim - late seventies

Gaius Iulius Stephanus Timotheus – tardi anni settanta AC

Una settimana di ferie dunque, passata alla Domus Saurea nella vana speranza di trovare un po’ di pace tra l’inquietudine che da sempre pervade la mia anima. Sono riuscito nell’intento? Naturalmente no. D’altra parte sono uno che non è riuscito a realizzare nulla di ciò che aveva in mente. Già, in questa settimana di apparente riposo sono stato spesso preda del fastidio interiore, il culmine nella giornata di ieri dove pareva non vi fosse nessun angolo adatto a me in questo misero mondo. Giunti ad una incerta età si è portati a fare continuamente bilanci e in giornate come quella di ieri ad esempio vedo solo risultati insignificanti.

Che Timotheus – colui che onora (un) dio – faccia parte delle mie generalità è divertente e mette in evidenza la spiritosaggine del Caos Universale, lo stato di disordine che regola questa follia in cui siamo chiamati a vivere. Proprio così, pur governati da leggi deterministiche l’empirica casualità nell’evoluzione delle variabili dinamiche è sotto gli occhi di tutti (beh, di tutti di no, ma di chi perlomeno si pone qualche domanda che non sia “che cazzo mangiamo stasera?)

E allora per dare un senso al significato di Timotheus meglio che mi inventi un dio anche io:

The Dark Lord (Tokyo Train Station 1971)

The Dark Lord (Tokyo Train Station 1971)

Per sfuggire a quello stato di inadeguatezza spirituale passo un giorno a Little Houses (of the Holy), una frazione del mio paesello natale. Là vivono un paio di amici, Gio & Maura, sempre pronti ad ospitarmi nel momento del bisogno.

Sdraiato sull’erba all’ombra di un grosso acero contemplo il cielo …

Little Houses Place - agosto 2021 - foto TT

Little Houses Place – agosto 2021 – foto TT

Poi mi tuffo nel blu della piscina dei miei amici …

Little Houses Place - agosto 2021 - foto TT

Little Houses Place – agosto 2021 – foto TT

Nel chiosco da giardino che hanno trovo l’angolino di pace che tanto bramavo. Spuntino con pizzette, gnocco e salame, abbondantemente annaffiati con belgian blanche e Campari. Si comincia a ragionare.

Little Houses Place - agosto 2021 - foto TT

Little Houses Place – agosto 2021 – foto TT

La donna che ho accanto mi tiene d’occhio, scruta e sopporta le mie paturnie con una maturità e una concretezza che le invidio.

Motorcycle Mama - Little Houses Place - agosto 2021 - foto TT

Motorcycle Mama – Little Houses Place – agosto 2021 – foto TT

Little Houses Place - agosto 2021 - foto TT

Little Houses Place – agosto 2021 – foto TT

L’indomani faccio colazione nel bar della chiesa (altra incongruenza) con gli unici cugini – da parte di Mother Mary – che frequento e poi la sera sono fuori a cena con uno dei dirigenti dell’azienda in cui lavoro, uno degli uomini più incredibili che abbia mai conosciuto, una delle menti più luminose con cui mi sia mai intrattenuto. Mi sento lusingato che abbia voluto passare una serata di mezza estate con me. Tra l’altro mi porta in dono un volume del 1969 rarissimo – stampato in 100 copie – sui testi del Blues. Volume trovato in una libreria specializzata pazzesca di Boca Raton (Florida) arrivato a lui tramite un’ ulteriore libreria qualificatissima del Kent (UK).

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The Blues Line - book 1969

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Osservo la Stricchi che sonnecchia sul dondolo, ed invidio la sua condizione data più o meno esclusivamente da bisogno primari… mangiare, dormire, fare la cacca, rincorrere le lucertole, farsi accarezzare dal suo umano.

Strichetto - Agosto 2021 Domus Saurea - Foto TT

Strichetto – Agosto 2021 Domus Saurea – Foto TT

Strichetto - Agosto 2021 Domus Saurea - Foto TT

Strichetto – Agosto 2021 Domus Saurea – Foto TT

Ma il blues spinge, la giornata di ieri la passo in uno stato di prostrazione assoluta, the day of my discontent non mi lascia respiro. Verso sera sono pronto a lasciare tutto, a partire per altre città, ad iniziare una nuova vita. Arrivo persino a vestirmi di tutto punto, con tanto di camicia fru fru, gilet e le immancabili scarpe Adidas. Con uno sforzo smisurato mi obbligo a svestirmi e a non far cazzate. Finisco per vagare in braghette corte ed in infradito tra le campagne nel buio della notte.

Night view from Domus Saurea - agosto 2021 - foto TT

Night view from Domus Saurea – agosto 2021 – foto TT

Arriva la giornata di oggi, il sabato prima del ritorno in ufficio. Colazione, spesa alla Coop, e il pensiero rivolto a stasera, la prima partita dell’Inter della nuova stagione, cena con mia sorella e un paio di cugini (stavolta dalla parte del vecchio Brian).

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Cerco di intrattenermi con i soliti vecchi dischi …

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Niente, quel senso di oppressione spirituale rimane, ma poi  in un fiotto di razionalità data dal rigore scientifico che mi sono imposto riesco improvvisamente a pormi le domande retoriche che finiscono per placare l’inquietudine e l’accidia. Sì perché, davvero sarebbe stato così importante se fossi riuscito a vivere delle mie canzoni e dei miei scritti? Se avessi messo insieme una famiglia tradizionale? Se avessi contribuito al bene comune impegnandomi in politica? Se avessi avuto una casa di mia proprietà magari con 5 biolche di terra su cui coltivare la vite? Perché in quest’ultimo caso poi mi sarei scontrato col transitorio concetto di proprietà privata: da chi avrei acquistato la casa e il terreno, da un altro essere umano? Aspetta un momento, avrei acquistato una fetta di questo pianeta da un essere umano? Ma che senso avrebbe avuto, a che titolo me la avrebbe venduta? Se per assurdo esistesse un creatore, un dio (sì lo so è un paradosso, non c’è nessun essere invisibile lassù … sorry baby) allora sì che potrei andare da lui con un po’ di euro e dire:

“buongiorno dio della Terra, mi darebbe 5 biolche di terreno in provincia di Reggio Emilia?”

“Ecco qui signor Tirelli, sono 5 biolche un po’ abbondanti, che faccio lascio?”

Così, ripreso il controllo di me stesso, rimesso la mente in carreggiata e dunque ritornando a formulare l’unica verità possibile ovvero che la vita non ha alcun senso, mi dico che dopotutto è sufficiente ascoltare le perdute sedute di registrazione avvenute nel 1973 negli Studi Tridente di Londinium dell’Orchestra Del Grande Vishnu. Come dico sempre, immaginare – grazie a quei flussi di aria sonora – di viaggiare nelle profondità cosmiche è uno dei piaceri che può placare il senso di vuoto che dà  questa effimera esistenza.

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Kisaragi blues

20 Feb

Kisaragi era il vecchio nome nipponico di febbraio che significava letteralmente “il mese del cambio delle vesti”; sarebbe un mese invernale ma il cambiamento climatico fa sì che perlomeno alcune delle settimane del mese siano di aspetto primaverile. Mese al contempo neutro e interlocutorio: il lento sciogliersi dell’inverno, folate di aria gelida o primavera in largo anticipo? Mentre cerco di adattarmi a queste ipotesi, rimango come sempre appeso alle mie riflessioni blu.

L’amore al tempo della musica rock

Contemplo un paio di vecchie classifiche, gennaio 1972 e 1974. Oltre ai soliti sospiri mi chiedo dove sia andata a finire la musica. E’ vero, tendiamo a ritenere oro tutto ciò che luccicava negli anni della nostra giovinezza, credo sia un sentimento molto umano e comprensibile, dipingere con colori più vividi di quelli che erano in realtà gli anni più felici e spensierati della nostra esistenza serve a rendere la nostra vita meno opaca di quella che forse fu (o è), un modo del nostro subconscio per non farci cadere in crisi esistenziali.

Detto questo però, pur sforzandomi di essere freddo, razionale e intellettualmente onesto, non posso che meravigliarmi ancora una volta della qualità della musica che andava in classifica in quei primi anni settanta. Album di certo impegnativi e difficili come ad esempio LZ IV, BSS degli ELP o Tales degli Yes arrivavano nelle primissime posizioni. Davvero impensabile oggi.

US album chart january 1972 – photo Dave Lewis

E’ vero che adesso ogni tipo di musica ha la propria nicchia e i proprio “follower”, ma si tratta appunto di nicchie. Album complessi, articolati, densi e pieni di musica avevano un enorme successo commerciale e il Rock era davvero un fenomeno sociale di grandissima portata. Sarà anche una banale conclusione di un uomo di una incerta età, ma come erano belli musicalmente quegli anni.

UK album chart january 1974 – photo Dave Lewis –

SERIE TV: True Detective – Stagione 3 –  TTTT 

HBO – USA 2019 . Bella la terza stagione di True Detective. Con la seconda avevo perso interesse, ma questa qui mi ha di nuovo appassionato.

TRAMA

TRUE DETECTIVE, LA SERIE TV 
Creata da Nic Pizzolatto nel 2014, per conto della statunitense HBO, ‘True Detective’ è una serie TV antologica: prevede cioè che ogni stagione racconti una storia nuova e autonoma, con attori differenti e ambientazioni diverse. 
Il filo conduttore è quello di essere un crime/drama incentrato su storie di detective della polizia: nella prima stagione siamo stati in Louisiana, insieme a Matthew McConaughey e Woody Harrelson, mentre nella seconda ci siamo spostati in California, dove abbiamo seguito le vicende interpretate da Colin Farrell e Rachel McAdams. 

TRUE DETECTIVE, STAGIONE 3 
La terza stagione si sposta nell’altopiano d’Ozark, negli Stati Uniti centrali, e ha per protagonisti Mahershala Ali (premiato con l’Oscar grazie a ‘Moonlight’) e Stephen Dorff (‘Blade’, ‘Somewhere’). 
La trama si dipana attraverso tre differenti periodi e ruota attorno al tentativo di due detective di fare luce sulla misteriosa scomparsa di due bambini: un caso davvero intricato e che metterà a dura prova i tutori dell’ordine. 

Flashes from the Archives of Oblivion:  Il Libro Del Jazz

Pomeriggio spompo di domenica, sistemo i libri musicali nella libreria Ikea che ho di fianco al divano. Me ne capita in mano uno che mi riporta indietro negli anni. Libro regalatomi da mia madre decenni fa per il mio compleanno. Lo apro: stampato da Garzanti nel settembre del 1979. Presumibilmente dunque mi arrivò nel solstizio d’inverno di quello stesso anno. Lo faccio vedere alla pollastrella: “Scomoda tua madre!”. Già, a lei piaceva il Jazz di Benny Goodman, di Glenn Miller e di Henghel Gualdi, aveva una passione per certo swing che mi passò senza alcuna fatica; con questo libro evidentemente cercava nuove chiavi con cui confrontarsi con quel giovane figlio cappellone che le era capitato e che da qualche anno non pensava che alla musica (Rock). Un paragrafo del libro parla anche di blues, di rock blues e di rock, citando grandi nomi e artisti più di nicchia. Lo sfoglio, me lo coccolo un po’, lo spolvero e lo ripongo nella libreria. Bei ricordi.

Prima di metterlo via mi accordo che al suo interno vi è infilato un vecchio adesivo. Sorrido della grafica e mi chiedo se andai o no a quella fiera. Erano gli anni in cui l’Hi-Fi era preso sul serio, avevo amici con impianti stereo per l’epoca incredibili. Gli equalizzatori, i subwoofer, i piatti, le puntine, gli ampli, le casse …  bei momenti.

Flashes from the Archives of Oblivion:  Il Libro “David Crockett in guerra contro i Creek”

Quella scalmanata della (gattina) Stricchi, durante una delle sue corse a tutta velocità per casa, urta contro la libreria. Un libro cade per terra. Lo raccolgo. E’ un vecchio titolo per ragazzi. Sfoglio le pagine dalla carta grezza, annuso l’odore della mia infanzia, cerco di ricordare qualcosa di quella storia;  mi accorgo che all’interno vi è un segnalibro che si prende tutta la mia attenzione …

Flashes from the Archives of Oblivion:  vecchio segnalibro Fila

… un moto di affetto e di chissacché mi pervade. Quando era un bambino questi erano i segnalibri. Ricordo di averne avuti molti altri. Un reperto importante per un uomo di blues come me, un oggetto che mi riporta a quel periodo in cui sono stato anche felice e in cui tutto mi sembrava andasse bene.

Uomo con fisarmonica

Mattino lavorativo. Devo fare qualche commissione in centro. L’ufficio dista da Stonecity downtown un chilometro circa, non spreco mai l’occasione per fare un po’ di moto. Il cielo è sereno, la mattina fredda; cammino spedito sul marciapiede zigzagando per evitare gli alti platani che costeggiano il viale. Mi fermo a prelevare contanti in un bancomat. Ci sono due donne col velo in testa alle prese con la macchinetta, impiegano un po’. Mi guardo intorno, un uomo presumibilmente di origine slava suona la fisarmonica nella speranza di raggranellare qualche spicciolo. La gente passa incurante. L’uomo allora timidamente si fa incontro ad una signora e con la mano chiede la carità; la signora tradisce una smorfia di fastidio e lo evita come si eviterebbe un lebbroso. Assisto rassegnato alla scena. L’uomo torna a suonare. Faccio il prelievo. Tolgo un euro dal portamonete e lo do all’uomo. Mi guarda con un sorriso triste “Grazie. Buona giornata capo.” Vorrei dirgli che non sono il suo capo, ma temo che forse troverebbe incomprensibile il mio inflessibile politicamente corretto. Gli do una pacca sulla spalla “Tieni duro. Arrivederci”. Mi pento di avergli dato del tu ma vado di fretta non ho tempo per spiegazioni in caso non avesse capito il lei.

Petrol Station Man

Un paio di settimane fa mi fermo a fare rifornimento nel distributore in cui sono solito andare. Daniel, il simpatico nigeriano che il titolare ha assunto, mi chiede se voglio la fattura elettronica (certo che la voglio Daniel, lo sai) e nel farlo mi dà del lei. Sebbene sia un po’ in ritardo non resisto e gli spiego che se io gli do del tu, non mi deve dare del lei, altrimenti anche io dovrò dargli del lei. L’italiano di Daniel non è niente male, ma è chiaro che concetti che esulino dalle banalità quotidiane siano un po’ ardui da afferrare. Daniel rimane interdetto. Pensa che il mio discorso verta sulla fattura elettronica e il pagamento con la carta di credito. “No, Daniel, quello che voglio dirti è che io e te siamo amici, e se lo siamo quando ci rivolgiamo l’uno all’altro ci diamo del tu, che è la forma che usano le persone che hanno confidenza. Il lei si dà quando le persone non si conoscono, quando si vuole usare rispetto o in situazioni formali. Se decidiamo di darci del lei a me va bene, ma avevamo detto che si saremmo dati del tu, quindi …”

Daniel appare ancora un po’ disorientato, ma si capisce che sta elaborando. Dopo poco arriva a capire e il sorriso che mi fa mi ripaga della fatica. Il titolare (bianco) ci guarda da lontano e arriva chiedendo spiegazioni in modo scherzoso ma con quei sottintesi che non tollero? “La fa arrabbiare? Combina sempre dei pasticci”. Daniel in realtà è sempre preciso, svelto e puntuale. In questi mesi l’ho visto stoico al lavoro sebbene avesse quasi una paralisi facciale dovuta al freddo e ustioni su una mano dovuta ad una fuoriuscita dalla pompa di GPL. “No guardi, tutt’altro, mi complimentavo con lui perché è sempre pronto, disponibile e gentile. Mi rifornisco da voi proprio perché c’è lui. “ gli faccio. Il titolare mastica amaro, ma io quel modo di scherzare non lo tollero e devo sempre puntualizzare da che parte sto se stimolato a farlo. Lo so, sono un bel rompiscatole.

I Giudizi Tranchant di Ittod Tirelli

Breve scambio su messenger tra me e Polbi. Il Michighan Boy mi chiede che ne penso di un pezzo dei Rossofuoco

Canticchiando i Riff di Tim Tirelli

Mercoledì mattina di febbraio. Mi alzo di buon ora; devo consegnare al poliambulatario di Stonecity campioni biologici per i soliti controlli annuali. La pollastrella ha la giornata di smart working, lavorerà da casa dunque. Mi sveglio per tempo, voglio comunque prepararle la colazione come faccio tutte le volte che lavora da casa. Patetico tentativo di (cercar di) ricambiare tutto quello che lei fa per me nel quotidiano. Thè, spremuta, fette biscottate. Sono più indaffarato del solito, devo correre per arrivare per tempo al poliambulatorio. Sono concentrato, lei dà da magiare ai gatti: per primo Palmiro, poi la Ragni, quindi i due che sono già davanti alla porta d’ingresso ovvero Artemio e Spaventina. A seguire libera le altre due che di notte chiudiamo nel sottotetto, Raissa e Strichetto. Io sono un po’ scontroso come tutte le mattine, lei (benché sotto sotto sia un po’ una tipa alla Saga Norèn) solare e ben disposta verso il nuovo giorno. Va avanti e indietro per il corridoio, la sento canticchiare, tendo l’orecchio … Ehi, ma quello è un mio riff. Non è che lei sia poi così interessata alle mie canzoni, non è una musicista da songwriting, quindi la sorpresa è tanta. Recentemente deve aver sentito il pezzo Avrò La Luna (del 1989 scritto insieme a Tommy Togni) mentre si passavano vecchi nastri live del gruppo in formato digitale. Glielo faccio notare. “Mi piace quel riff, ti rimane in testa e non va più via.”

Mi metto in macchina, attraverso la nebbia che avvolge le campagne, sono meno sconfortato del solito. A volte basta poco.

Cattiva Compagnia “Avrò La Luna” (Tirelli-Togni 1989)

(Tommy Togni – Voce / Tim Tirelli – Chitarra / Luigi Mammi- Tastiere / Claudio Saguatti – Basso / Mixi Croci – Batteria)

(prodotto da Mel Previte – 1991)

 

Otto anni di blog

Il 18 febbraio di otto anni fa acquistai da wordpress il dominio e lo spazio su cui siete ora. Dopo aver sistemato le prime faccende e aver scelto il tema del layout grafico, comparve un primo post automatico, tipo “Welcome World” o qualcosa del genere, che eliminai. Nei giorni successivi iniziai a pubblicare i primi timidi e un po’ sciocchi articoli, dopo otto anni non è che sia cambiato granché, ma mi sorprende non poco essere ancora qui.

727.000 visite, follower da email e wordpress, 1780 articoli scritti. Si passa di 528 del 2011 ai 74 del 2018, ma è sempre così … nei primi anni si hanno tanti pensieri e articoli arretrati da mettere online.

In questo periodo si sono cementati rapporti con quella che chiamo la comunità del blog, uomini e donne di blues che si raccolgono intorno a riflessioni metafisiche mentre il rock batte nelle loro anime.

Tramite il blog ho conosciuto amici con affinità elettive, alcuni sono solo un nickname che appare puntualmente su queste pagine, altri sono figure in carne ed ossa. A questo proposito mi viene in mente Lollo Stevens. Sette/otto anni fa si imbatté su una paginetta di questo blog, ne capì il tenore e si appassionò. Abita in quella che era la mia città, e la sera in cui insieme a qualche altro amico andai al cinema a vedere Celebration Day dei LZ, si presentò di fianco a noi e disse: “Tu devi essere Tim Tirelli, la tua faccia blues ormai la riconosco“. Diventammo amici. Ci siamo visti anche domenica scorsa e tra i tanti discorsi fatti e argomenti trattati uno in particolare mi è rimasto in mente, quello dove candidamente mi diceva che “mi son trovato a leggere anche il tuo ultimo post su Icardi, e mi è pure piaciuto … a me che del calcio non me ne frega nulla.”. Così per farmi perdonare gli ho porto la doppiomanico, lui l’ha indossata, l’ha alzata replicando la mossa del nostro chitarrista preferito e per cinque secondi si è sentito un dio del rock. Ci vuol poco per farsi perdonare dagli amici quando hai una doubleneck.

Oltre a Lollo ringrazio ognuno di voi naturalmente: chi interagisce più frequentemente, chi ci segue nell’ombra, chi collabora o ha collaborato col blog, chi pur avendo visioni diverse ci legge, chi lo fa per trovare riparo dalla inquietante condizione dell’essere umano perduto su un pianeta minuscolo che volteggia nelle profondità siderali.

I love you all, my pretty boys and girls.

 

L’urgenza delle canzoni (I Believe I’ll Dust My Broom )

9 Feb

Martedì, ore 16,45, in ufficio. Sento che qualcuno tira una madonna (e pensare che a parte me in ufficio sono tutte donne) e maledice il tempo, guardo fuori dalla finestra, nevica. Qualcuno impreca e io me la rido. La neve ha sempre un effetto straordinario su di me. Io motivi sono molteplici, li ho già accennati qui sul blog dunque segnalo semplicemente un articolo trovato non troppo tempo fa.

https://www.3bmeteo.com/giornale-meteo/scopri-gli-8-motivi-perch–la-neve-ci-rende-felici-68547

Vado sul balcone, respiro la neve penso a te.

Esco verso le 19. Fiocca come dio (Jimmy Page insomma) la manda. Entro in macchina. Sullo stereo il bootleg degli ELP a New York dicembre 1973. Nel mezzo di Pictures At An Exhibition il gruppo pensò di fare una sorpresa al pubblico e proporre Silent Night con l’aiuto dell’Harlem Gospel Choir.

La neve scende, una delle mie band preferite alle prese con il canto di natale che tanta pace mi infonde nel cuore e davanti a me la notte nera.

Guardo il termometro, segna 0 gradi all’esterno. Stonecity è a 100 metri sul livello del mare, proprio ai piedi delle colline, ci sono circa 60 metri di differenza tra qui e Borgo Massenzio dove, temo, la neve che sta cadendo qui sarà acqua.

Arrivo ad Herberia, circa 50 metri slm, ed è già nevischio.  So già che infilerò la macchina nel garage della Domus Saurea sotto la pioggia battente. Tolgo gli ELP e metto uno dei miei album preferiti di Ron Carter…

 

Mentre entro in garage ecco che sgattaiola dentro Spaventina, la più selvatica delle gatte che vivono con noi, le do da mangiare, uno dei rari momenti in cui si lascia accarezzare e, a volte, prendere in braccio. Salgo in casa. Sul divano Palmiro e la Ragni dormono di gusto.

Interno Domus Saurea: La Ragni e Palmiro – foto TT

Dopo cena mi metto sul divano, avrei voglia di un bourbon ma rinuncio, mi sparo invece un gelato al limone con stecco di liquirizia. Su Sky niente di particolare, spengo la TV. Lei è curva sul tavolo della cucina alle prese con la Ghironda da costruire.

La Ghironda di Saura – foto TT

Vado nello studiolo. Metto sul piatto The Man Machine dei Kraftwerk.

Lo tolgo, prendo in mano la chitarra. Da un paio di giorni sto lavorando su un riff alla Tim Tirelli (alla Mick Ralphs insomma). Lo modifico, lo cesello, cerco uno sviluppo ritmico…quello che mi esce è un giro di accordi che fatica a rimanere in sintonia col riff. Tralascio il riff, ripeto il giro ritmico, ora la mano va da sola, ci canto sopra qualcosa, salta fuori una melodia e un abbozzo di testo. E’ uno di quei momenti un po’ magici che chi scrive canzoni conosce bene. Cerco di fissare il tutto nella mente, per sicurezza lo registro sul cellulino. Torno a pensare al bourbon ma vado in cucina e mi preparo una tisana. Ritorno sul pezzo, lo ripeto più volte, ripongo la chitarra, spengo la luce e mi preparo per andare a dormire. Alla luce della lampada leggo qualche pagina della biografia di Greg Lake, quindi mi lascio scivolare in un sonno che spero sia lungo. Riapro gli occhi, sento che la stufa è appena partita, dunque sono le sei. 15 minuti e le suona la sveglia. La sento alzarsi, prepararsi, dar da mangiare ai gatti (4 sono nostri, ad altri 2 abbiamo dato asilo) e uscire. Volto gallone (come diciamo qui in Emilia, mi giro dall’altra parte insomma), ma ho in testa la canzoncina di ieri sera. Il letto è caldo, la stufa è accesa, la campagna lì fuori fredda e scura, cerco di restare a letto per l’altra mezz’oretta che mi rimane, ma non riesco. Nello studiolo accanto sento uno svolazzar di fogli, vado a controllare: sono gli appunti su cui ho scritto la canzone che volteggiano nella stanza, nel buio del mattino intorno ad essi una figura di aria nera prende forma. Mi spavento a morte, traballo, cado in ginocchio.

Early this mornin’, when you knocked upon my door
Early this mornin’, ooh, when you knocked upon my door
And I said, “Hello, Satan, I believe it’s time to go

Sono le 6,45. Ho capito che devo tornare a lavorare sulla canzone. Mi lavo e mi preparo, e mentre lo faccio accenno a qualche passo swing al ritmo di My Baby Just Cares For Me che Radio Capital sta passando.

Mangio una Fiesta, bevo un volluto e mi butto sulla chitarra. La nera figura si dissolve. Tornisco il pezzo, aggiungo 3 accordi non proprio consoni, implemento il testo e arrivo fino ad inserire un ponte. Il titolo provvisorio è “Chiaro Non Sarà”.

Sono entusiasta. Scrivere canzoni è la attività che preferisco, o perlomeno una delle quattro o cinque che prediligo, le altre hanno a che fare con la pollastrella, con l’Inter, con Jimmy Page e Keith Emerson, e sciocchezzuole di questo genere.

Mi alzo in piedi, vado alla finestra, il buio si è stemperato in un grigio dipinto di acqua e foschia, scuoto la testa e mi dico “guarda te se alla tua età devi ancora spaventarti e prendere fuoco per una canzonetta che una volta finita metterai nel cassetto e nessuno ascolterà.”

Faccio per uscire, lo Strichetto (la gattina a cui diamo asilo già da qualche mese) reclama un po’ di attenzioni, mostra la pancia, gliela accarezzo poi la faccio giocare con il pupazzo del ragno assassino e con la pallina rosa (e sì, lo so, an s’è mai vest Johnny Winter fer chi lavòr ché!…non si è mai visto Johnny Winter far quei lavori qui.).

Esco, salgo sulla Sigismonda, tolgo Ron Carter, metto gli UFO, quelli classici. Lights Out aiuta a rialzare il bioritmo. Ripenso all’articolino sull’album in questione che lessi, credo, su Tutti Frutti (la rivista) più di 7 lustri fa, a firma Giancarlo Trombetti. A parte me, mia sorella è un paio di musicisti della zona (che comunque non frequentavo) non è che ci fosse tante gente intorno a me interessata al gruppo tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, ricordo che leggere quelle righe quindi mi fece assai piacere.

Sul car stereo gli UFO – foto TT

Mi fermo a far rifornimento. Il benzinaio di colore corre da una colonnina e l’altra, il distributore è uno dei più grandi della zona, uno con anche il GPL e il lavaggio; lui è sempre solo ed è spesso in affanno. Ogni volta cerco di scambiare qualche battuta con lui , di dargli conforto, di fargli intendere che capisco il suo blues. Un paio di mesi fa sì è anche mezzo rovinato una mano con un fiotto ghiacciato di GPL fuoriuscito all’improvviso. Il ragazzo che c’era prima se ne è andato perché oltre a sgobbare come un matto doveva anche essere sempre reperibile e il proprietario non gli ricnosceva abbastanza. Non voglio pensare alla miseria che percepirà il nuovo garzone. Gli do una pacca sulla spalla, mi sorride.

Arrivo in ufficio, ho la melodia della canzone in testa. Cerco di metterla da parte. Accendo la candela, la luce della lampada, il computer.

Cercando l’atmosfera – Office Blues – foto TT

Prima di mettermi al lavoro, dalla finestra do un’occhiata al futuro, mi sa che dovrò tirare fuori dal ripostiglio la scopa e rassettare la stanza prima di fare i bagagli. Il futuro, già … “chiaro non sarà.”

“I Believe I’ll Dust My Broom”

I’m gointa get up in the mornin
I believe I’ll dust my broom
I’m gointa get up in the mornin
I believe I’ll dust my broom
Girlfriend the black man you’ve been lovin
Girlfriend can get my room

I’m gonna write a letter
Telephone every town I know
I’m gonna write a letter
Telephone every town I know
If I can’t find her in West Helena
She must be in East Monroe I know

I don’t want no woman
Wants every downtown man she meets
I don’t want no woman
Wants every downtown man she meets
She’s a no good dooney
They shouldn’t allow her on the street

I believe, I believe I’ll go back home
I believe, I believe I’ll go back home
You can mistreat me here babe,
But you can’t when I’m back home

And I’m gettin up in the mornin
I believe I’ll dust my broom
I’m gettin up in the mornin
I believe I’ll dust my broom
Girlfriend the black man you been lovin
Girlfriend can get my room

I’m gonna call up Chiney
See is my good girl over there
I’m gonna call up China
See is my good girl over there
I can’t find her on Phillipine’s island
She must be in Ethiopia somewhere

25 years gone … Mother Mary

23 Mag

25 anni senza la propria madre non sono esattamente uno scherzo, a pensarci si rischia di perdere l’equilibrio. 25 anni senza il nastro che teneva legati alla terra, senza le parole piene di giudizio e saggezza che servirebbero nei momenti bui, senza poter farle vedere che uomini siamo diventati, senza poterle farle conoscere le persone care che sono entrate nella nostra vita.

Ogni anno mi dico che devo evitare di scivolare nel sentimentalismo da strapazzo, di sprofondare nella tristezza, di incappare nella solita ragnatela della retorica, ma poi il mio essere uomo di blues non mi permette niente di tutto questo. Anche se non voglio quando si avvicina il 23 maggio un groppo alla gola inizia a prendermi alla sprovvista, cerco di distrarmi, di non pensarci, di resistere ma poi soccombo. Allora, se sono al lavoro mi chiudo in ufficio, se sono a casa mi barrico nello studiolo, e mi commuovo … più come un ragazzino che un uomo maturo.

Ci si mettono anche i quotidiani, dato che mia madre morì lo stesso giorno e alla stessa ora di Giovanni Falcone; nei giorni precedenti al 23 iniziano ad apparire (giustamente) articoli e retrospettive sul grande magistrato, così anche non volendo collego continuamente le due cose.

E allora sfoglio l’album delle foto, la vedo allegra a 19 anni a Cattolica di Rimini, la guerra era finita, la sua famiglia stava bene, suo padre Fernando – partendo da un taxi comprato nel 1922- nel 1948 era arrivato ad avere 7 corriere e così i torpedoni delle Autolinee Imovilli rollavano lungo le strade della Regium Lepidi County arrivando, negli ultimi anni, fino alla riviera adriatica. Poi il nonno morì a 53 anni e tutto finì.

Mother Mary Cattolica (RN) 1948

La guardo intorno ai ventinove anni mettersi in posa per la classica foto (che le fece fare Brian, mio padre) … di lì a poco si sarebbero sposati.

Mother Mary 1958 circa

La vedo tenermi per le braccia e iniziare a farmi fare qualche passo, io a 8 mesi e lei felice, nella casa dove abitava la famiglia di mio nonno Ettore, padre di Brian, ad Arceto (frazione di Scandilius) in via Ca’ Del Diavolo (altro segno blues… dopo essere nato in una stazione ferroviaria, nel giorno del solstizio d’inverno, mi mancava giusto il nonno che abitasse in via Ca’ Del Diavolo).

Tim & Mother Mary – Via Ca’ Del Diavolo, Arceto (RE) primi anni sessanta

Poi la vedo via via accompagnarmi nella crescita, chiamarmi affinché io – a due anni – non rovinassi i gerani di mia nonna Anita, io – adolescente – e lei abbracciati al Lido Di Pomposa durante le vacanze, io – poco più che ventenne – e lei insieme alla mia prima Gibson Les Paul, fino ad una delle ultime foto, io e lei nel settembre del 1991 qualche mese prima che se ne andasse.

Tim & Mother Mary settembre 1991

Vorrei tanto che allora fossero esistiti i cellulari, vorrei avere tante foto sue, magari qualche video, qualche visual in più per sentirmi ancora più vicino a lei, ma poi a che servirebbe, la porto comunque con me, anche quando non la penso, io sono parte di lei.

Sono ateo, non credo alla vita eterna, ma osservo ugualmente il cielo in cerca dei riflessi, dei riverberi di quella che fu la sua vita e quando mi accorgo che un raggio di sole cade in modo particolare sulla mia piantina fiorita di Malva o filtra in modo particolare attraverso i rami del Tiglio, ecco, sento che un’eco del suo essere mi arriva.

I miss you, mother.

◊ ◊ ◊

◊ ◊ ◊

MOTHER MARY (Tirelli-Monti-Tirelli) (Siae 1999)

Mel Previte – rhythm guitar

Tim Tirelli – lead guitar

Fausto Sacchi – vocals

John Paul Cappi – bass

Mixi Croci – drums

The MM Choir Ensemble: Mel Previte/Stefano Piccagliani/Marcello Monti/Athos Bottazzi/Fausto Sacchi/JP Cappi/ Mixi Croci/ Tim Tirelli

Jaypee-Mixi-Fausto-Tim CATTIVA COMPAGNIA 1999

Tim’s songs: “NELLA SERA” (Monti – Tirelli – 1995)

25 Ago

1995, la original CATTIVA COMPAGNIA è ormai un ricordo; nel 1993 Tommy va per la sua strada, io per la mia. Cerco di rimettere in piedi una gruppo. Rimango in contatto con Mixi Croci, il batterista, che vuole continuare a suonare con me. Cerco un bassista, trovo Carlo Testoni, ex Bambini In Bikini; ora manca un cantante, il tassello più difficile da trovare. Mi imbatto in Stefano Rebecchi. Insieme scriviamo alcune canzoni, facciamo un paio di demo, suoniamo al Vox di Nonantola; i rapporti personali però non vanno, mettiamo fine alla cosa in malo modo. Nella primavera del 1994 ricevo una telefonata da un cantante che ha avuto il mio numero da Mel Previte, è Marcello Monti, quello che diventerà March, un carissimo amico, un fratello. Organizziamo qualche prova al Seltz di Reggio Emilia. Verso la fine dell’anno esce Testoni ed entra Cristiano Cappi al basso, che poco dopo ribattezzo John Paul, quello che diventerà l’amico Jaypee, una colonna portante della mia vita. Mettiamo sotto qualche cover, qualche pezzo che io e March abbiamo iniziato a scrivere e una selezione dei pezzi miei e di Tommy. Erano gli anni in cui si poteva andare in giro con materiale proprio senza essere costretti a mettere in piedi una tribute band o una cover band generica. Ricordo quel periodo con affetto, parecchi concerti, alcuni nell’alto Veneto che per le nostre vite sono diventati leggendari. Una sera del 1995 vado da March, allora abitava nella zona sud ovest  Modena in un ala della casa che fece, ad inizio del secolo scorso, suo nonno; una casa esoterica, molto particolare e bellissima. Ricordo antichi scranni in legno scuro con su incisa  la testa del diavolo. Ci trovavamo nella sua stanzetta nello scantinato, una tastiera, dischi in vinile, piccolo impianto voce, a scrivere canzoni e a provare pezzi. Bevevamo succhi di frutta. Quella sera arrivo con un pezzo strumentale suonato nell’accordatura aperta di MI. Glielo faccio sentire, a March piace, lo vedo che sta per arrivargli l’ispirazione, guardo fuori dal finestrino, la sera che scende decisa e che tra non molto diventerà notte. “Chiamiamola NELLA SERA” gli faccio, March parte d’improvviso con la melodia, il testo sembra sgorgargli con facilità, io scrivo le due frasi del ritornello e poco altro. Verso mezzanotte quando ripercorro Strada Contrada per tornare a casa a Nonantola, guardo il cielo, la luna … mi sento pieno di emozioni, scrivere canzoni insieme a qualcuno è quello che più mi piace fare nella vita. Con March suoniamo insieme fino al 1999 poi ci lasciamo. Torniamo insieme dopo un paio di anni fino al 2006 in una tribute band dei LZ.

Anyway, questa è la versione di NELLA ERA della CATTIVA COMPAGNIA del 1999, registrata in presa diretta in due take in una serata fredda e umida alla Studio Vida nell’autunno di quell’anno. Io e Faust nella sala grande dello studio, io alla chitarra acustica (una Gibson simile a quella di Robert Johnson di proprietà di Fabio Ferraboschi, l’ingegnere del suono e proprietario del Vida) e lui davanti ad un microfono.

Mel decise di lasciare nell’introduzione la prova microfono che feci, una sciocchezza atta a recitare il siparietto prima di BLACK COUNTRY WOMAN dei LZ su PHYSICAL GRAFFITI.

Riascoltando la coda finale dove chiedo “okay Faust?” e lui “okay Tim” mi sono commosso, ricordo esattamente il momento: io e Fausto ancora in preda al turbamento, con quella vibe un po’ malinconica e  tenebrosa che la canzone porta dentro di sè … una sciocchezza certo, ma per noi – allora –  importante. Sicuro, un pezzo da tre minuti e 45 secondi con solo chitarra acustica e voce è un po’ pretenzioso, ma tant’è …

NELLA SERA

(words&music Marcello Monti-Stefano Tirellii – Siae 1995)

performed by CATTIVA COMPAGNIA

Tim Tirelli – acoustic guitar ◊ Fausto Sacchi – vocals

produced by Mel Previte

 recorded at Centro Musica Studio (Modena ) by Davide Viviani & Studio Vida by Fabio Ferraboschi

  Mixed at Studio Vida (Rubiera RE) by Fabio Ferraboschi & Mel Previte

mastering  Studio Esagono (Rubiera RE) by Fabio Ferraboschi

NELLA  SERA (Monti-Tirelli) 

E stasera, ci sono ombre sopra ai muri, vedo tanti fiori,

e stasera,giro la mia chiave, vedo cosa manca,

sempre un po’ distratto rotolo nel letto.

 

E di sera, brutta compagnia qui nel sottoscala,

e la sera, magico richiamo, solo sul divano,

opera incompleta, anima d’asceta.

 

Ma quando sorge il sole,

     inizia quel rumore,

     mi batte forte, mi batte forte il cuore.

 

Fu la sera,candide lenzuola, vado bene a scuola,

era sera, mia madre che mi chiama, legato alla sottana,

sai che ore sono, no che non mi smuovo.

 

Ma quando sorge…

 

Nella sera, senza i tuoi occhi, davvero più non vedo,

senza i tuoi occhi, mi sento meno vero…nella sera.

La casa del nonno di March

La casa del nonno di March

Tim & March - photosession1994

Tim & March – photosession1994

CC  Studio Vida San Faustino Di Rubiera (MO)1999 -Tim alle prese con NELLA SERA

CC Studio Vida San Faustino Di Rubiera (MO)1999 -Tim alle prese con NELLA SERA

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CC  photosession 1998 - outtake

CC photosession 1998 – outtake

modena centro nella sera

modena centro nella sera

Modena nella sera

Modena nella sera

Tim’s songs: “PRIMA CHE IL BLUES MI PORTI VIA” (Tirelli – Togni 1989)

14 Giu

Tarda primavera del 1989, io e Tommy Togni siamo un’ affiatata coppia di autori di canzoni. Abbiamo lasciato da un po’ il lavoro e ci dedichiamo anima e corpo al songwrting e allo sviluppo della CATTIVA COMPAGNIA, il nostro gruppo. Una sera Tom è a casa mia, siamo in sala, le finestre aperte sulla tiepida sera primaverile. Ho la chitarra acustica in mano: voglio fargli sentire un paio di riff che mi sono venuti. Nel giro di venti minuti abbiamo due canzoni abbozzate, nel giro di altri quaranta le definiamo. Una è AVRO’ LA LUNA, l’altra PRIMA CHE IL BLUES MI PORTI VIA, un bluesetto melodico che nasce da un specie di arpeggio/riff sul SOL7+. All’epoca Tom era il mio soul brother e lo tormentavo con i gruppi che mi facevano impazzire: LZ, BAD COMPANY, FREE … qualcosa gli doveva essere penetrato nell’animo perché PRIMA CHE IL BLUES MI PORTI VIA ha un indubbio FREE feel. Quel lento respirare della musica, quella melanconica tensione sono frutto della lezione imparata dal gruppo di PAUL RODGERS e PAUL KOSSOFF. Tommy poi, argutamente, nel ritornello decide di lasciare che il testo segua il suo corso. The original CATTIVA COMPAGNIA durò fino al 1993, poi ognuno prese strade diverse, che a volte si ricongiunsero, a volte si persero. Questa, ad ogni modo, è PRIMA CHE IL BLUES eseguita dalla CATTIVA versione 1999:

PRIMA CHE IL BLUES MI PORTI VIA

(words&music Stefano Tirelli-Carlo Alberto Togni – Siae 1989)

 ◊

performed by CATTIVA COMPAGNIA

Tim Tirelli – guitar/lead guitar ◊ Fausto Sacchi – vocals ◊ John Paul Cappi – bass ◊ Mixi Croci – drums ◊ Mel Previte – additional guitar

produced by Mel Previte

 recorded at Centro Musica Studio (Modena ) by Davide Viviani & Studio Vida by Fabio Ferraboschi

  Mixed at Studio Vida (Rubiera RE) by Fabio Ferraboschi & Mel Previte

mastering  Studio Esagono (Rubiera RE) by Fabio Ferraboschi

  ◊

PRIMA  CHE  IL  BLUES  MI PORTI  VIA 

Ho svuotato le mie tasche di sogni, tabacco e chewing gum e mi è rimasto solamente sai un po’ di blues.

 E anche in una notte chiara, chiara come eri tu, sono facile all’istinto baby, non come lo eri tu.

   E non dirmi che mi ami no, sarebbe un’altra tua bugia, anche perché amare me, ti guiderebbe alla follia.

 

Dovrei smettere di farmi, incastrare dalla vita, che tutti i giorni ricomincia ma, ma poi sembra già finita.

 E il profumo del denaro che fiutavi da lontano, sono solo un ragazzo baby, che si prende piano piano.

   E non dirmi che mi ami no, perché sarebbe una bugia, almeno aspetta quando, prima che il blues mi porti   

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Tim & Tom ai tempi della Cattiva - Live in Frassinoro (MO) agosto 1992

Tim & Tom ai tempi della Cattiva – Live in Frassinoro (MO) agosto 1992

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Centro Musica Studio (MO):  Tim (mentre registra l'assolo di Prima Che il Blues), Jaypee e Mel

Centro Musica Studio (MO): Tim (mentre registra l’assolo di Prima Che il Blues), Jaypee e Mel

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Studio Daze - Fausto allo Vida Stdio tra una take e l'altra (autunno 1999)  - (Foto di TT)

Studio Daze – Fausto allo Vida Stdio tra una take e l’altra (autunno 1999) – (Foto di TT)

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CATTIVA COMPAGNIA photosession autunno 1999

CATTIVA COMPAGNIA photosession autunno 1999 – da sx a dx: John Paul Cappi, Mixi Croci, Fausto Sacchi, Tim Tirelli

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Intervallo: CATTIVA COMPAGNIA “Perso In Un Supermarket” (demo 1992)

1 Mar

CATTIVA COMPAGNIA “Perso In Un Supermarket” (Tirelli – Togni) ©SIAE –  dal DEMO del Febbraio 1992

Tommy Togni – Voce
Tim Tirelli – Chitarre
Luigi Mammi – Tastiere
Mixi Croci – Batteria
Mel Previte – Basso

CATTIVA COMPAGNIA:da sx a dx  Luigi Mammi - Mixi Croci - Tim Tirelli - Tommy Togni (sotto)

CATTIVA COMPAGNIA: da sx a dx Luigi Mammi – Mixi Croci – Tim Tirelli – Tommy Togni (sotto)

CATTIVA COMPAGNIA “Dedalo”

4 Feb

 

written by Tirelli – Togni

copyright Siae 1999

CATTIVA COMPAGNIA 1999:

Tim Tirelli – 6 & 12 strings electric guitar (the doubleneck!)

Mel Previte – lead guitar & production

Fausto Sacchi – vocals

John Paul Cappi – bass

Mixi Croci – drums