Nel 1996 ero un lettore assiduo di Comix e dunque i capitoli di questo libro non mi sono del tutto nuovi; trattasi infatti di una nuova versione non solo rimasterizzata bensì rimixata, evidentemente per renderla più attuale e godibile al pubblico del 2025.
Amo Guccini, siamo nati nella stessa provincia, alcune (meglio dire molte) delle sue canzoni sono capitoli importantissimi della canzone d’autore italiana e dunque della mia vita, siamo di generazioni diverse ma lo sento molto vicino, bazzichiamo le stesse pianure alla ricerca del Sol dell’Avvenire, lo stimo molto come uomo, come intellettuale, come fine interprete della lingua italiana. Come lui amo il lambrusco (quello meno secco, il Grasparossa o il Reggiano) e come lui – benché la mia stirpe sia da secoli tutta di origine reggiana – ho un forte accento modenese (e relativa cadenza).
Non potevo dunque non acquistare questa nuova edizione de la Legge Del Bar, libro che che si legge col sorriso e con un po’ di nostalgia e malinconia. Temo che questi quadretti fossero perfetti per il 1996, oggi sono faccenduole adatte alla periferia di un mondo che io, e immagino anche Francesco, fatichiamo a riconoscere e ad amare. Sì perché quello di cui racconta(va) Guccini è un mondo che sta sfumando, che forse non esiste nemmeno più e che solo gli uomini di una (in)certa età ricordano. Due i momenti del libro che a parer mio toccano vette elevatissime: La Legge Del Viaggiatore (pag 49) e La Legge Del Vivere Da Soli (pag 55) … ho riso come poche volte mi capita.
Caro Francesco, sei sempre uno dei più grandi. A t’voi un ben da mat.
La legge del bar e altre comiche era il titolo della prima edizione di questo libro che fu pubblicato nel 1996 da Comix. Quasi trent’anni dopo ecco che “La legge del bar” riappare senza disegni e in una forma molto mutata, con nuovi titoli, tutti gli incipit riscritti e ampliati e con il nuovo sottotitolo: “E altre irresistibili leggi dell’essere”.
Ma che cos’era quel fortunato libriccino, che apparteneva alla prima fase della produzione letteraria di Francesco, uscito dopo Cròniche epafániche e Vacca d’un cane? E che cosa è diventato adesso? “La legge del bar” è già il racconto di un mondo che non esiste più, di un ambiente che, anche se non sembra poi tanto cambiato, oramai non è più quello e chi ancora lo frequenta, e conserva certe caratteristiche di un tempo, è da considerarsi un sopravvissuto. Ma tanto, niente è più lo stesso: i giochi di carte, il calcio, i Natali, i viaggi e la politica, niente. In questa nuova, profondamente rilavorata versione, è come se tutti i racconti fossero stati ripassati dagli occhi di un uomo che, pur avendone viste molte, ne ha viste ancora di più, perché altro tempo è passato. Ma c’è qualcosa che non è cambiata: l’ironia, l’amore per il paradosso, l’esercizio dell’intelligenza, il gusto per lo scherzo e per la battuta, la gioia di vivere, di meravigliarsi ancora.

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