Quando i pini frusciano mossi da una brezza intermittente …

30 Ago

Un’amica mi recapita un messaggio, dove mi segnala una considerazione sulla musica letta nel libro sull’estetica che sta leggendo:

Mi piace molto questo intruglio tra poetica e la ripetizione del ritmo e dello stesso tema per suscitare incantesimo e trance.

La mia amica, finita anche lei chissà come nell’orbita del Blues” che sembro aver creato, finisce il messaggio salutandomi con un: “e come dice un mio saggio amico, un uomo di Blues, “Let the good times roll”! A presto!”. 

Un “saggio amico” (uomo blues va da sé) … è così che mi vedono le mie giovani amiche? Dopo una serata qui sotto al bersò della Domus Saurea con alcune amiche dell’umana con cui vivo, quest’ultima riceve complimenti e ringraziamenti via messaggio tra cui un “E poi Tim … un uomo dolce e sensibile che tutte noi donne vorremmo avere al fianco ma che invece hai tu”. Ovviamente sono lusingato, meglio apparire così che un testa di caxxo qualunque, però, mi chiedo …”un uomo dolce e sensibile che tutte noi donne vorremmo avere al fianco ma che invece hai tu” … Un “saggio amico” … sono davvero io? No perché io mi sento tuttora un ventitreenne inesperto, pieno di dubbi e di domande e alla ricerca del proprio equilibrio o comunque un uomo (di Blues, ovvio) che fa sue certe domande che si poneva Alexander Portnoy nel libro che parla del suo “Lamento” scritto da Philip Roth (tutti in ginocchio!):
Che ne è stato di quello che sentivo a nove, dieci, undici anni? Come sono potuto diventare un nemico implacabile di me stesso? E perché sono così solo? Esisto solo io. Sono sprangato dentro di me. Che fine hanno fatti i miei buoni propositi, tutti traguardi onesti e condivisibili. Casa? Non ce l’ho. Famiglia? Come sopra. Potrei, basterebbe schioccare le dita … ma allora perché non le schiocco, e vado avanti? Perché invece di mettere a letto i bambini e coricarmi accanto ad una moglie fedele (e ricambiata), a letto ci ho portato una puttana italiana piccoletta e in carne, e una modella americana e squinternata?”

Sono le sei del mattino di questo grigio e fresco sabato di fine estate, è da poco passata l’alba, vi sembra sia questo il momento per rimettersi a ricamare i pensieri e i soliti, soliti, soliti blues? Ieri sera una salto nei deserto dei tartari della nuova Festa Dell’Unità di Regium Lepidi, cenetta al ristorante (ah no, aspetta, allo stand gastronomico) Gente di Mare, una capatina a verificare la situazione nella arena del liscio e in quella dello “spazio giovani”, per poi rintanarci nella libreria … e stamattina di buon ora già a qui a rimestare i blues dell’essere umano, mentre la pollastrella dorme il sonno dei giusti. Ora piantala Tim Tirelli, Aramis Reinhardt, Lowell Leroy Ebenezer Stephen Tyrrell o come diavolo ti chiami, rilassati e pensa a qualcosa che ti calma … ci sono: i Pini Marittimi, quelli che ti piacciono tanto … ah senti, che bella sensazione, che pace, che tranquillità … no fermo, non incominciare di nuovo, lascia la maruga in stand by … oh no, ci risiamo.

No, non devo chiamarli Pini Marittimi, perché non lo sono, a volte mi capita di incappare in questo errore che fanno quasi tutti, ma devo riuscire a correggerlo. Luca Lombroso, meteorologo extraordinarie e mio conterraneo, li chiama giustamente pini domestici, trattasi  insomma di Pinus Pinea, conifera sempreverde, albero maestoso e iconico per il suo portamento ad ombrello, ideale per climi mediterranei e costieri. Di questo Pino meraviglioso ne ho già parlato qui sul blog, perché da sempre mi affascina e mi irretisce; quando mi reco in Romagna, a Roma, o in qualche altra località vicino alla costa, non faccio altro che rimirarli, che riempirmi gli occhi delle loro fronde e delle suggestioni che propagano verso le mie pupille.

E’ un vero peccato che insensati luoghi comuni portino le amministrazioni comunali e i proprietari di case e villette dei paesi marittimi ad ostacolarli e a disdegnarli. Questi due brevi post di facebook, creati da chi ha titolo per parlare di alberi, chiariscono la cosa in maniera esemplare.

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Sì, un vero peccato, perché sono alberi magnifici, resistenti, con una adattabilità sorprendente per quanto riguarda climi e terreni e un’alta tollerabilità ai venti marini. E poi … e poi, quando si rimira il mare ed essi frusciano mossi da una brezza intermittente … beh, non ce n’è per nessuno.

Vele Bianche – Greendale – Romagna  – foto Tim Tirelli

FRANCESCO DE GREGORI, 28 AGOSTO 2025, TEATRO AL CASTELLO, ROCCELLA JONICA (RC) – di Paolo Barone

Il nostro Polbi l’altra sera è andato a vedere De Gregori (artista che entrambi amiamo moltissimo), mi manda il resoconto, e io non posso che pubblicarlo qui sul Blog. Polbi, oltre ad essere mio soul brother, Scuba Diver extraordinaire, Led Head reverendissimo, Rock Music lover supreme è financo penna sopraffina.

Molto molto bello il concerto di De Gregori a Roccella Jonica ieri sera.
Scenario incantevole, pubblico casuale che a noi fessacchiotti nobili del rock dà sempre un po’ fastidio.
Si è capito subito, dalle prime note, che il nostro avrebbe fatto un gran concerto. Band compatta, suono rock americano da radio, e lui che ora ha deciso di seguire il suo faro guida Dylan diventando un frontman. Quanta differenza dall’elegante timidezza di una volta, ma l’eleganza De Gregori ce l’ha nel DNA, qualsiasi maschera dylaniana decida di indossare. Stavolta gli arrangiamenti non hanno stravolto le canzoni e la voce era al centro della scena. La sua voce, inconfondibile, quella che ci portiamo dentro da decenni, anzi forse da sempre. Con un repertorio come il suo potrebbe fare una scaletta diversa ogni sera, e non sbagliare mai. Essendo il tour di Rimmel credevo aprisse i concerti con quel disco fatto per intero,  ma De Gregori è un fuoriclasse ed è imprevedibile, quindi tutta la prima parte è una meraviglia che ti scava direttamente un tunnel nell’anima.

Roccella Jonica teatro De Gregori 28 agosto 25 – Filmato di Paolo Barone

Cercando Un Altro Egitto, Caldo e Scuro, Atlantide (!), Bufalo Bill, Caterina arrivano una dopo l’altra. Poi Desolation della povertà un po’ innocua senza alcun riferimento alla realtà, o forse sono io che non l’ho colto. Ecco forse è mancato un po’ questo. Non è un momento qualsiasi per questo paese e per il mondo, Palestinesi in testa. Un suo ex amico diceva, voi avevate voci potenti, e la sua ieri poteva battere un po’ il tamburo. Glielo avrebbe perdonato anche il PD, ma va benissimo anche così. E’ un poeta, una preziosa creatura, e basta anche solo aver fatto una Storie Di Ieri da brividi per aver detto tutto.

Roccella Jonica teatro De Gregori 28 agosto 25 – foto Paolo Barone

I brani di Rimmel fatti magnificamente, qualche altro pezzo splendido, un inevitabile pezzo karaoke e poi una chiusura con Buonanotte Fiorellino più Dylan che mai.
Quasi due ore di emozioni fortissime per me, per noi, e probabilmente anche per lui che ha 74 anni portati favolosamente. Mi sono emozionato più volte, i suoi brani hanno una forza evocativa incredibile.
Avevo una persona con me e il cuore che volava sopra tutto quello che ho vissuto dal 1979 a oggi. Mi sono scese le lacrime con Atlantide e Bufalo Bill.

Il tour di Banana Republic fu il mio primo concerto, un giorno di fine estate in Calabria. Avevamo 12 anni io, e 28 lui. Una vita vecchio mio. Una vita.

©Paolo Barone 2025

GOLDEN AGE OF ROCK AND ROLL

_Classifiche Ciao 2001 n. 18 del 9 maggio 1976

Quando riguardo queste classifiche vengo avvolto da un brivido e mi sento fortunato ad essere stato ragazzino quando certi album arrivavano in alto, anche nelle classifiche italiane. Battisti, Bob Dylan e i Genesis ai primi tre posti, poco sotto De Gregori e Wish You Where Here. A seguire, tra gli altri, Station to Station di Bowie. Negli Stati Uniti tra i primi dieci ci sono Eagles, Wings, Queen, Bad Company e Bob Dylan. Sarò anche un boomer nostalgico, ma … me cojoni! (come direbbe il Vicequestore Schiavone).

Classifiche Ciao 2001 n. 18 del 9 maggio 1976

Classifiche Ciao 2001 n. 18 del 9 maggio 1976

PLAYLIST

_La Vanoni del 1970.

Canzone scritta da Roberto Carlos e Erasmo Carlos (titolo originale in portoghese: Sentado à beira do caminho), con testo italiano di Bruno Lauzi.  Una vera meraviglia.

_ Le stelle della tosta Nina Simone – Montreux 1976

_La Rosetta del 1944

_Mississippi John Hurt e la valle solitaria …

_Steven & Jimmy (Crespo) 1982

FINALE

Scampoli di fine estate, giornate ancora calde, grossi temporali, tempo e umori mutevoli, d’altra parte come canta De Gregori

“Pioggia e sole
cambiano
la faccia alle persone
fanno il diavolo a quattro nel cuore e passano
e tornano
e non la smettono mai”

e allora mi avviluppo in un circolo vizioso che sembra senza fine, entro in campagne intrise di caldo umido e schiacciate da nuvoloni neri e gonfi di pioggia ed esco su fette di pianura assolate dove un leggero zefiro ribelle accompagna l’estate verso l’orizzonte.

Non mi resta altro che restare in equilibrio grazie alle coordinate insegnatemi dagli Dei (e dal Blues).

Hey everybody
Let’s have some fun
You only live but once
And when you’re dead, you’re done

So let the good times roll
Let the good times roll
Don’t care if you’re young or old
Get together, let the good times roll

Don’t sit there mumblin’
And talkin’ trash
If you wanna have a ball
You gotta go out and spend some cash

And let the good times roll
Let the good times roll
Don’t care if you’re young or old
Get together and let the good times roll

Hey Mr. Landlord
Lock up all the doors
When the police comes around
Tell ‘em the joint is closed

Let the good times roll
Let the good times roll
Don’t care if you’re young or old
Go out and let the good times roll

Hey y’all, tell everybody
Mr. Jordan’s in town
I got a dollar and a quarter
And I’m just rarin’ to clown

But don’t let nobody
Play me cheap
I got fifty cents more
That I’m gonna keep

So let the good times roll
Let the good times roll
Don’t care if you’re young or old
Get together and let the good times roll

No matter whether it’s rainy weather
Birds of a feather gotta stick together
So get yourself under control
Go out and get together and let the good times roll

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