Il nostro Polbi ci apre una prima porta per il Krautrock: c’è da tenersi stretti ma il viaggio ne vale la pena.
Alla fine degli anni ’60 e per i cinque anni successivi, o giu’ di li, la Germania fu attraversata da un ondata sonica chiamata krautrock.
Un po’ di menti pazze, figlie della fanteria di Hitler e colonizzate dai soldati americani a suon di rock and roll, decisero di partire tutti insieme all’esplorazione di nuovi spazi sonori, esistenziali e cosmici al tempo stesso.
Accomunati da questo spirito di ricerca e rottura e da una buona dose di follia ed incoscienza, questa stramba gioventù teutonica si radunò in collettivi/comuni più che in vere e proprie band, fra Amburgo, Colonia, Monaco e Berlino, con propaggini lisergiche nelle montagne della Svizzera. E per pochi anni produssero una delle forme musicali più affascinanti del ‘900. I giornalisti musicali anglosassoni, non sapendo come etichettare questa scena tedesca, crearono il nome Krautrock, non tanto carino a ben pensarci, come se qualcuno chiamasse gli Area e la P.F.M. spaghettirock…Ma questi fuori di testa tedeschi seppero appropriarsene e con grande ironia, decisero che si, la loro musica era Krautrock. Anzi, come dissero i Can in un intervista “…sicuramente suoniamo Kraut, non siamo tanto sicuri riguardo al rock…”
In realtà la voglia di esplorare e sperimentare nuovi linguaggi musicali era una delle poche cose in comune nella galassia Kraut. Ogni band prese una strada personale che portò a derive ed approdi molto distanti e diversi. Forse, volendo semplificare un fenomeno articolato e complesso, possiamo dire che i due grandi percorsi del Kraut furono l’avanguardia e la musica cosmica, con continui scambi ed ibridazioni.
Dalle parti di Monaco, una comune di hippie antagonisti fra cui militavano anche membri delle future R.A.F. generò gli Amon Duull, che subito si scissero in I e II . Questo fu forse il gruppo più legato alla tradizione rock. Chitarre elettriche, batterie e violini, uniti alla voce della bellissima Renate Knaup, tirarono fuori una manciata di album che erano sì “rock”, ma in un modo del tutto particolare. Aperti ad ogni improvvisazione, del tutto liberi dai vincoli dello scrivere canzoni e nell’uso degli strumenti musicali.
A Colonia i Can, ex allievi di Stockhausen con un freak alla chitarra e un giapponese magicamente flippato per cantante lasciarono invece il poprock, per avventurarsi in ossessioni ritmiche mai sentite prima. Crearono un loro studio di registrazione chiamato Inner Space, dal quale uscì una musica veramente mai sentita prima, roba preistorica e futuristica al tempo stesso. “ Le idee individuali degli individui membri dei Can non hanno niente in comune “ dissero di se stessi all’epoca dei fatti, e la magia della loro musica riuscì, per un po’, a portarli in uno spazio inesplorato, come un uomo primitivo in un’astronave.
Nello stesso tempo vicino Amburgo i Faust registravano il loro primo album, su vinile trasparente con impressa la visione di un pugno a raggi x. Come una lastra. Fecero innamorare della loro musica John Peel che li passò per radio a più non posso. E ci voleva uno come lui per passare alla radio una musica così. I Faust sperimentavano, o per meglio dire sperimentano visto che sono ancora attivi, con tutto. Registratori, strumenti, parole, pubblico, tutto viene coinvolto e connesso nel viaggio dei Faust. Un frullatore creativo di stili, ritmi ed idee, la loro musica è veramente e definitivamente inclassificabile. Ed ecco che il termine Krautrock ci viene in soccorso, a noi che come da bambini, per conoscere abbiamo bisogno di dare un nome alle cose.
Da una comune di Dusseldorf arrivavano invece i NEU! Rother era un etereo hippy perso in dolci atmosfere di tastiere e chitarre. Dinger invece era un maniaco proto-punk all’assalto di percussioni e impianti voce. NEU! la somma, anzi la fusione di queste due antitetiche personalità. Possiamo tranquillamente dire che fondarono la new wave, estetica, suoni e contenuti, con parecchi anni d’anticipo. La fondarono e al tempo stesso la superarono, iniettando nei loro brani un profondo feeling umano, una forte e sincera carica emotiva che ancora oggi trasuda da ogni loro disco, da ogni loro immagine. Il loro percorso inizialmente si unì a quello dei Kraftwerk, band con natali Kraut che presto prese diverse direzioni musicali, per poi però sorpassarli velocemente e senza metterela freccia.
In una Berlino ancora ben divisa dal muro nascevano le entità cosmiche, quelli che se li segui con lo stato d’animo giusto ancora oggi ti portano più in là del lato oscuro della luna. Molto più in là a dire il vero. Personaggi come Tangerine Dream e Klaus Schulze, con i loro suoni dallo spazio cosmico ed interiore al tempo stesso. Musica fatta da synth, organi ed archi che perde ogni contatto con la realtà terrena. Un tempo sospeso e dilatato all’infinito, capace di farti vedere la nascita delle pleiadi liquide, e anche qualcosa del tuo inconscio nel frattempo…Tanto per dire, usavano dedicare i loro album “ A chi e’ costretto a navigare nel cosmo”. Forse fu una forma di reazione alla presenza del muro che divideva est/ovest, o forse altro chissà, ma mai nessuno prima e dopo intraprese viaggi interstellari musicali di tale portata.
Spesso si ritrovavano in compagnia dei Popol Vuh di Florian Fricke, primo in assoluto ad avere un sintetizzatore e primo ad abbandonarlo per tornare agli strumenti acustici, ma con una visione totalmente nuova. Lavorò molto con le colonne sonore dei film di Werner Herzog, lasciandoci esperienze audiovisive come Aguirre, Heart of glass o Fitzcarraldo, in cui musica, attori e paesaggi naturali si fondono in una dimensione ultraterrena.
La natura la musica e i musicisti li ritroviamo ancora insieme fra la Germania e le alpi svizzere. Qui una stralunata comune composta dagli Ash Ra Temple, Timoty Leary in fuga dagli States, Klaus Schulze, gitani e maghi sonici imbevuti di acido lisergico si stabilì per qualche tempo. Suonarono molto e qualcuno, a loro insaputa, rese pubbliche queste sessions stellari con il nome di Cosmic Jokers.
Una manciata di dischi che insieme agli album degli Ash Ra Temple costituiscono un patrimonio di musica cosmica senza tempo.
E di questo dobbiamo per sempre essere grati al Kaiser della scena Krautrock, Rolf Ulrich Kaiser produttore ed agitatore con un piede in Germania, uno nel mondo intero e la testa saldamente tra le stelle. Fondatore di etichette musicali, promoter e quant’altro, diede tutto se stesso alla musica tedesca del tempo, senza mai preoccuparsi di cosa ne pensassero gli altri (musicisti inclusi) e definitivamente senza mai guadagnarci un soldo. Nel 1975 si perdono per sempre le sue tracce, ingoiato forse in qualche buco nero nel quale si era avventurato senza mappe. E nello stesso periodo si perdono le tracce del Krautrock. Ma dopotutto, come si diceva una volta, un bel gioco dura poco. Rimane un patrimonio di dischi e qualche band ancora coraggiosamente in giro per il pianeta.
Ovviamente la storia e le storie di questa musica e di chi l’ha creata sono tantissime e molto più vaste ed interessanti di queste poche righe. Magari qualcuno vorrà provare ad esplorare queste sonorità e subito scapperà via a gambe levate fra le braccia materne e rassicuranti del Rock and Roll. Non lo biasimo, in fin dei conti come dargli torto. Ma, se per puro caso, qualcun altro rimanesse affascinato da queste distese cosmiche, da queste assurde dissonanze, da questa congrega di matti tedeschi…Beh, gli auguro in bocca al lupo con tutto il cuore,e benvenuto fra i krautrocker.
PICCOLA GUIDA KRAUT IN DISCHI LIBRI E FILM
In pochi anni la musica alternativa tedesca ha prodotto moltissime band e dischi, che hanno a loro volta determinato un interscambio con tutto il panorama culturale dell’epoca. Possiamo quindi solo tentare un piccolissimo e personale elenco delle esperienze più note e rappresentative. Ogni ulteriore esplorazione, per quanto superficiale, dispiegherà immediatamente orizzonti molto più vasti di questi. Ma, tanto per cominciare…
Dischi:
Amon Duull II – Yeti
Faust – Faust IV
Ash RaTemple- Schwingungen
Cosmic Jokers – Omonimo
Tangerine Dream – Zeit
NEU! – NEU! 75
Popol Vuh – In den Garten Pharaos
Klaus Schulze – Irrlicht
Can – Tago Mago
Libri:
Julian Cope – Krautrocksampler
AAVV – Krautrock cosmic rock and it’s legacy
Film:
Peter Schneider – Agilok & Blubbo
Werner Herzog – Aguirre the Wrath of God
Wim Wenders -Alicenella citta’
Reiner Werner Fassbinder – Beware of a Holy Whore
BBC – Krautrock Documentary
Una veloce, ultima, personale considerazione.
La musica Krautrocke’ stata concepita in un mondo ancora privo di lettori mp3, micro auricolari, computer portatili, telefonini e quant’altro. Per ascoltare un disco, nella maggior parte dei casi, lo si suonava in un impianto Hi-Fi (o quasi) e ci si predisponeva ad un esperienza d’ascolto. Nulla ci vieta di suonare tanto per dire, il lungo viaggio cosmico dei Tangerine Dream – Zeit o un disco degli Ash Ra Temple, nel computer con le cuffiette mentre facciamo colazione e parliamo al telefono. Anzi, magari può essere pure interessante…ma forse provare, anche solo una volta, ad ascoltare nel momento e nel modo giusto, liberi da distrazioni e lasciarsi prendere dalla musica… può farela differenza. Perché, per una volta ancora, non tentare?!










Devo dire che con questa musica ci sono cresciuta, in quanto cultrice di ogni genere di psichedelia… e ammetto che mi piace. Da me è tuttora di casa, visto che il mio compagno barbaro alemanno non ascolta altro (insieme al punk teutonico…) Bella scheda, e hai citato in filmografia “Alice nelle città” e “Aguirre”, che amo moltissimo!:-)
"Mi piace""Mi piace"
Grazie Sara, che bello scoprire altri Krautrocker in questo pianeta!!!
E’ successa pero’ una cosa GRAVISSIMA…
Oggi pomeriggio, mentre rivedevo sul blog questo mio intervento, e’ apparso dietro la mia sedia lo spirito del compianto Michael Karoli, chitarrista dei Can.
Mi ha dato un sonoro calcio in culo e poi e’ evaporato in un caleidoscopio di colori.
Allora, in un attimo, ho capito la mia colpa.
Distratto come sempre, ho dimenticato di inserire nella mia piccola lista di album fondamentali, un capolavoro come TAGO MAGO dei CAN.
Come ho potuto?!?!?! Mah! Che testa……
"Mi piace""Mi piace"
Inserito.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie!
"Mi piace""Mi piace"
Arrivo in ritardo? Vabbè, meglio tardi che mai. “Krautrock”, negli anni della mia adolescenza l’unico contatto con le “Sturmtruppen” della musica fu una copia di “Phaedra” dei Tangerine Dream, consumata dall’uso in pochi mesi e poi… dimenticata. E negli anni successivi le colonne sonore dei Popol Vuh per i film di Herzog e poco altro. Qual è il problema? Nessuno, anzi, ogni volta che mi ritrovo con qualcosa di teutonico in giro le orecchie si tendono e la testa si allerta, e curioso come sempre mi metto in religioso ascolto. Che sia proprio questo il problema? Già, le orecchie, la testa, “ascoltare” e non “sentire” (“to feel”, “feeling” ecc.). Il fatto è che, purtroppo?, questa musica mi è sempre arrivata in testa senza passare nè per la “pompa” nè per la pelle, e questo per un vecchio rockettaro come me ha il suo peso. “Tago Mago” è sicuramente un capolavoro, soprattutto la prima parte, è dovrebbe stare in ogni discografia rock che si rispetti, come “Third” dei Soft Machine, e infatti nella mia ci sono entrambi. Ma da quanto tempo non li metto nel lettore?
Vado a capo e torno indietro di tanti tanti anni, la prima volta che, sedicenne, alla radio (“Per voi giovani”, 1974) ascoltai una voce e una melodia e un piano che fin dalle prime note mi diedero i brividi… ecco, la pelle, poi la pompa e le pulsazioni che vanno su e finalmente anche le orecchie e la testa. Non sapevo nulla di quello che diceva il testo, lo avrei saputo solo tempo dopo: quel brano era “Thunder road” e nel momento stesso in cui mi entrò nella pelle io stavo già fuggendo da una città di perdenti. Il mio secondo amore Bruce, laddove il primo era stato Bob con quella sua voce nasale e quasi sgradevole all’ascolto ma che mi aveva aperto un mondo (“Planet Waves” il mio primo acquisto in assoluto). Come direbbe Frassica, “non so se mi sono capito”, ma la difficoltà del mio rapporto con il Krautrock – e con gran parte del Progressive, del resto – è tutta qui. Di oggettivo vorrei però aggiugere una cosa: in Italia all’epoca giravano cose “che voi umani non potreste immaginare”, dagli Area e la PFM di cui ha detto Paolo a Perigeo, Napoli Centrale, Osanna, Sensation Fix, Opus Avantra, Rovescio della Medaglia, Balletto di Bronzo ecc., che solo il nostro provincialismo esterofilo e la miopia della nostra industria discografica concentrata su Baglioni e Cocciante ha impedito divenisse una vera e propria “scena” (Spaghetti Rock? Sarebbe andata benissimo come definizione, se pensiamo al corrispettivo cinematografico “Spaghetti Western” che ha fatto saltare sulla sedia lo stesso pubblico americano.
Quindi, e concludo, massimo rispetto per il Kraut, e ci mancherebbe, però adesso “One Two Three Four The highways jammed with broken heroes On a last chance power drive…”
"Mi piace""Mi piace"