Scopro solo oggi questa intervista a DAVID COVERDALE, dove il “biondo” di Saltburn-by-the Sea si sofferma un bel po’ sull’argomento COVERDALE-PAGE.
E’ la sua versione dei fatti, certo, ma viene finalmente fatta luce su un sacco di cosette, in primis il mancato tour vero e proprio del gruppo grazie al manager assai discutibile di Page. Interessante anche capire come MTV interveniva sulla realizzazione dei video. Spero sia anche per voi una lettura interessante.
http://www.jammagazineonline.com/mf2011 … snake.aspx
timtirelli 
E’ chiaro il complesso di inferiorita’ che Coverdale ha sempre nutrito nei
confronti di Plant che lo sovrasta in tutto e per tutto.
Non esiste confronto.
E’ chiaro pure che cantare con Page nella parte di Plant gli ha dato
l’illusione di raggiungere Plant. o di fregargli il posto, ma il sogno é durato
poco.
Coverdale é stato un buon cantante,
Plant ha dimostrato di essere molto di piu’.
Tante volte ho discusso con seguaci dei Deep Purple.
i Led Zeppelin non erano una buona band, ma una band eccezionale.
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Strano che questa voglia di emulare Plant (che non l’ha mai sopportato, proprio come Jagger con Steven Tyler) si sia sviluppata in Coverdale tra “Slide it in” (“Slow and easy” una delle prime “Zeppelinate” di Dave) e 1987. Fino a quel periodo il suo modello d’ispirazione e riferimento era Paul Rodgers, e si sente. L’infatuazione Plantiana nasce improvvisa e sempre più totalizzante, dalle note altissime (mai toccate prima) alla chioma diventata di colpo biondissima. Ma le timbriche vocali “naturali” di David e Robert sono diversissime, basta sentirli parlare nelle interviste, il basso profondo del primo e il sottile e acuto tono del secondo. Come ho già scritto altre volte, i concerti con Page sono stati gli ultimi all’altezza della sua fama per uno dei cantanti preferiti di sempre. Soltanto un anno dopo, con i riformati Whitesnake, ritrovammo il “finto biondo” più sfiatato che mai, a lasciar cantare il pubblico appena poteva. Sembrava irriconoscibile, ahinoi non sapevamo che sarebbe stata la sua restante voce per gli anni futuri.
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Alex, penso fosse dovuto al dover affrontare il mercato americano. Strategia attuata a partire da SLIDE IT IN appunto. Non credo abbia fatto molta fatica, i LZ a lui piacevamo molto, sebbene come giustamente dici tu fosse PAUL RODGERS la principale fonte di ispirazione…quei mmh mmh ad inizio canzoni…il suo cantato in AIN’T NO LOVE IN THE HEART OF THE CITY che deriva dritto dritto da BE MY FRIEND dei FREE. Quei suoi gilet senza maniche aperti sul davanti su maglietta bianca e jeans…facevano molto FREE.
Da NORTHWINDS a SLIDE IT IN l’ho amato moltissimo. La fase successiva mi lascia un po’ perplesso. Mi sono sempre chiesto come mai 1987 sia registrato così male. La batteria mi par di ricordare che -almeno su vinile – era stranissima, soffocata da tutto il resto del buraccione.
Li ho visti solo nel 1990 al Monsters di Bologna (insieme a Beppe Riva, che incontrai personalmente per la prima volta). Peccato. Mi sarebbe piaciuto da matti vedere il tour di SLIDE IT IN con Mel Galley e Colin Hodgkinson al basso.
My heart is beating faster, babe,
It’s beating like a big bass drum
You know you got me speeding, child,
Faster than a bullet from a gun
You’re a superstitious woman
An’ I got a superstitious mind, an’ I don’t care
it’s a song fo’ yer, baby!
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Devo ammettere che le mie esperienze live con Whitesnake e Deep Purple
non sono state mai esaltanti.
I primi li ho visti a Bologna con Steve Vai alla chitarra. Niente di speciale.
I secondi li ho visti in formazione tipo a Forli’ con quel testa di cazzo di
Blackmore che stava nascosto dietro le casse non prendendo assoli.
Lord riempiva gli spazi con le tastiere. Concerto da dimenticare..
Altre due volte li ho visti con Morse sempre a Bologna ma niente di che.
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Blackmore aveva davvero problemi comportamentali, anche a Zurigo 1985, in pieno tour della prima reunion della formazione storica, entrò dopo gli altri, evitando di suonare certi stacchi. Ricordo che fui davvero colpito dalla cosa. Pensai, per fortuna che hanno Lord, se Page avesse fatto così con i LZ i pezzi non sarebbero stati in piedi. Mah.
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Concordo e confermo, ho visto Blackmore coi Purple all’Arena di Verona nel 1987, tour di “The house of the blue light” e ricordo un chitarrista essenziale a dir poco, per nulla generoso con il pubblico, sempre più o meno immobile vicino agli amplificatori. Su “Smoke on the water” sembrava avesse fretta di concludere e di andarsene nei camerini. Certo ha un modo di staccare le note che sembra l’Arturo Benedetti Michelangeli della chitarra rock, riconoscibilissimo ed anche molto imitato. I suoi dischi con i Blackmore’s night, per quello che ho potuto ascoltare su Youtube, penso facciano venire l’orchite. Un ultimo commento su Coverdale e “1987”: sarà tamarra finché si vuole, sarà un’imitazione rozza di “Black Dog”, ma “Still of the night” ha un tiro micidiale e un inizio di chitarra, voce e riffone che a me è sempre piaciuto un sacco: l’ho tenuta a lungo come suoneria del telefonino per il gusto di vedere la faccia scandalizzata di chi mi sta vicino e sobbalza guardandomi come fossi un uomo di Cro-Magnon (ora ho messo “Be quick or be dead” degli Iron Maiden e l’effetto non è molto diverso). Ciao!
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C’ero anch’io al Monsters di Bologna, ero proprio un “cinno”. Per quel che poteva valere il parere di un 14enne adoravo i Whitesnake di “1987”, e pure quell’obbrobrio di “Slip of the tongue”. Col senno di ora li ho riportati al valore che hanno: grandi canzoni con suoni “pesanti e pedanti” il primo, senza neanche le canzoni il secondo. Ma già allora avevo la capacità di intendere che dal vivo Steve Vai, adattissimo con David Lee Roth, non c’entrava niente con loro, assassinando gli assoli di John Sykes (che pur non essendo io un chitarrista conoscevo – e conosco – nota per nota) in particolare quello di “Is this love”, mentre il dignitosissimo Vanderberg dal confronto uscì vincitore assoluto. Erano gli headliners, ma uscirono distrutti dal confronto con gli Aerosmith che suonarono prima di loro. Quanto avrei voluto vedere tutti i tour del Serpente Bianco dal 1978 al 1984. Tim, se non ricordo male, nel tour di Slide it in (e nel video del pezzo omonimo) tornò Neil Murray al posto di Hodgkinson, e Mel Galley a metà tour si spaccò una mano, procedendo così in un’inedita (e unica) formazione a “quartetto”, in realtà finto perché rinforzato per la prima volta dalle tastiere (Richard Bailey).
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Aggiungo che mi sono fatto abbindolare da recensioni entusiastiche di “Good to be bad” e “Forevermore”, lette qua e là, e ho fatto l’errore di prenderli entrambi: più che per la voce (che tutto sommato non ho trovato così devastata) mi hanno subito stufato per gli arrangiamenti caciaroni, il suono confuso delle chitarre, i coretti troppo insistiti … insomma soldi mal spesi. Molto meglio riprendersi Extra Terrestrial Live dei Blue Oyster Cult, cosa che ho fatto un paio di settimane fa senza timore di rimanere deluso! Ciao
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Io invece non ci sono cascato, a nessuno dei due. E da quel che ho ascoltato, non ho perso niente. La voce é appena accettabile in studio, dal vivo alle prime note medio-alte é un supplizio, ti lascio immaginare sugli acuti.
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I fans di Blackmore ora si godono nei bis i successi dei Deep Purple
cantati da una donna.
Figuratevi Smoke on the water!
E noi ci lamentiamo di Plant !
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Intervista davvero interessante. Grazie Tim per il linkino. Peccato non si faccia menzione di chi si occupò del look di Page d’allora. Immagino si sia trattato del lookmaker di una tribute band dei Cult della bassa reggiana.
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:-)
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Mi veniva in mente, fuori tempo massimo ormai…Certo che essere Robert Plant e avere una figlia pazza per Coverdale e’ quasi una barzelletta. Tipo il colmo per l’idraulico…..
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Veramente ho avuto occasione di ascoltare e vedere Rober Plant cantare “Shake My Tree” Live…con tutto il rispetto, non sapevo se ridere o piangere. :-(
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