Edizione italiana della biografia di Joe Perry uscita in origine nel 2014.
Come scritto più volte qui sul blog, le autobiografie delle rockstar molto spesso sono fini a se stesse, scritte da persone che non hanno poca dimestichezza con la scrittura e che raramente vanno nel profondo. Questa di Joe però l’ho trovata intrigante e a fuoco, una lettura piacevole e per certi versi illuminante; certo, anche qui nessun dato tecnico, nessuna pietra miliare che possa accompagnarci con precisione nel percorso … niente scalette, niente date precise, etc etc ma se non altro Joe è molto sincero e inoltre ha una certa consapevolezza. Naturalmente questa è la sua versione dei fatti, ma se non altro per affinità tra chitarristi tendo a credere in quello che scrive e ad accettare il fatto che Steven Tyler (rockstar che ho amato tantissimo) sia stato un insopportabile son of a bitch dall’ego smisurato; d’altra parte fa parte della peggior razza di questa terra: i cantanti.
Gli Aero mi sono arrivati nella seconda metà degli anni settanta, il primo loro lp che comprai fu il doppio dal vivo LIVE BOOTLEG (1978), ma furono GET YOUR WINGS (1974), TOYS IN THE ATTIC (1975) e (soprattutto) ROCKS (1976) ad irretirmi. Amai molto anche NIGHT IN THE RUTS (1979), ma in pratica fino a DONE WITH MIRRORS del 1985 i loro dischi fanno parte di me, della mia vita, del mio DNA. La fase blockbuster che ebbero dal 1987 in poi mi piacque ma i “miei” Aerosmith furono quelli in versione the bad boys from Boston. Mi appassionai anche al Joe Perry Project, i primi tre album mi parvero un manifesto in cui riconoscermi, sebbene musicalmente non brillarono completamente.
Joe parla di tutto in maniera schietta, droghe, eccessi, donne e dipinge il mondo del Rock senza tanti color pastello. Quando racconta degli inizi, sembra davvero uno di noi, i primi gruppi, la sua incontenibile passione per il Blues e il Rock, la sua ammirazione per i chitarristi a cui anche noi facciamo riferimento … tutto molto candido e sincero. Tra l’altro vi sono diversi accenni a Jimmy Page e ai Led Zeppelin, uno degli argomenti che più trattiamo su questo blog.
La traduzione di Mia Fabretti mi pare buona, scorrevole ed efficace benché certe frasi paiano tradotte senza la conoscenza necessaria del mondo del Rock, ma in un tomo di oltre 400 pagine il tutto mi pare fisiologico.
Il libro contiene due sezioni di foto a colori segno che la Tsunami Edizioni ha puntato con decisione su questa biografia.
Consigliata.
A propos di libri, il 21 settembre uscirà ‘Nove vite e dieci blues’, (auto)biografia di Mauro Pagani
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