Stare con una pazza per gli YES

18 Dic

La notte è buia e fredda, l’acqua scroscia a ritmo regolare…lì, sotto la doccia della domus saurea. E’ un tranquillo sabato sera, uno di quelli in cui non esci, uno di quelli in cui ti prendi il tuo tempo. La pioggia calda e leggera mi tonifica, indugio pur sapendo che sto sprecando una risorsa essenziale per la vita su questo pianeta, ma il piacere è tanto, quasi quanto ascoltare i video ASMR di Diana Dew. L’acqua lava via il peccato originale, il sale dalle ferite del blues, i pensieri cattivi e pesanti. Sento la testa leggera, sarei pronto per un nuovo battesimo, ateo naturalmente, ma non sono sul Mississippi, non ho una tunica e soprattutto non c’è il Dark Lord a pronunciare la formuletta magica: “Do what thou wilt shall be the whole of the law. Love is the law, love under will. There is no law beyond do what thou wilt.”

E allora, beato, penso a JOHN MILES, ai MOTT THE HOOPLE, a EDGAR WINTER, ai FIRM.

D’un tratto aria sonora che arriva dallo studiolo, la groupie deve aver acceso lo stereo, il volume è alto, da una situazione soffusa e confortevole passo ad un mood elettrico e complicato. Cerco di non farmi coinvolgere. Esco dalla doccia, indosso l’accappatoio, mi asciugo i capelli. Mentre son lì che cerco di diventare un metrosexual spalmandomi con cura la Pashmina Patchouly, la crema corpo del Dr Taffi…

???????????????????

…all’improvviso vedo una figura che balza davanti alla porta e con precisione mima la figura di batteria che in quel momento sta fuoriuscendo dal pezzo CLOSE TO THE EDGE degli YES dal concerto live del 1996 contenuto in KEYS TO ASCENSION…rimango basito…nemmeno il tempo di riprendermi che esegue sull’air bass un difficile giro di basso di CHRIS SQUIRE sempre dal quel pezzo, che evidentemente conosce a memoria nei minimi particolari (e dire che dura oltre 19 minuti). Poi ridendo torna alle sue faccende…

Scuoto la testa, intontito e confuso mi chiedo dove cavolo sono finito e che groupie mi è toccata… per natale ho dovuto saccheggiare Amazon e scappare con ogni possibile items sul tema YES, RICK WAKEMAN riecheggia da mesi ormai tra i campi del posto in riva al mondo, tra poco anche le campane della chiesa di Borgo Massenzio si metteranno a suonare il tema de LE SEI MOGLI DI ENRICO VIII.

Mah. Palmiro entra in bagno, è confuso anche lui, per un gatto AOR non è che gli YES e RICK WAKEMAN siano il massimo. Ci guardiamo negli occhi, poi salta sul lavandino, vuole starmi vicino…la groupie è di là che canta a squarciagola gli YES … lo accarezzo e continuo a darmi la cremina.

La groupie plays air bass - foto di TT

La groupie plays air bass – foto di TT

14 Risposte to “Stare con una pazza per gli YES”

  1. Fausto "Tom" Tomelleri 19/12/2013 a 13:09 #

    Beh, se riesce ad ascoltare anche un “pacco” assurdo come “Tales from Topographic Ocean”, complimenti, è una ragazza eroica!! ciao Tom

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  2. mikebravo 19/12/2013 a 14:27 #

    Chris Squire é un bassista fantastico.
    Come si puo’ definire il suo modo di suonare ai tempi di
    Fragile ? Dissonante, sfasato, in controtempo o che altro?
    Lui e Bruford che coppia!!!!

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  3. alexdoc 19/12/2013 a 15:49 #

    Degli Yes il “mio” pezzo è “Owner of a lonely heart”, il resto non fa per me (ma li rispetto e stimo, però sono sempre stato allergico alla voce di Jon Anderson, non c’è niente da fare). Ma capisco benissimo la “air music” sull’ascolto delle band preferite, anni fa con i “Mac” mi succedeva spesso di mimare i loro brani in modo “aereo” saltando tra le parti di chitarra, basso e batteria, quindi mi trasformavo in un incrocio tra i tre maschi del gruppo, Buckingham, McVie e Fleetwood (le sue rullate dovevo stare attento a farle lontano dal Pc per non spaccarlo). A volte durante le mie “esecuzioni” mi ritrovavo a contarmi le braccia perchè mi sembrava che me ne spuntassero di nuove (modalità piovra ON).

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  4. timtirelli 19/12/2013 a 16:33 #

    Beh Tom, “pacco assurdo” mi sembra eccessivo e forse anche un po’ offensivo verso chi ama anche quell’album. Se non ti piace nessun problema, ma rimane una considerazione soggettiva. Non è certo un album facile, ma secondo me non è nemmeno così complicato come si vuole far credere. Ci sono in esso lunghe parti ad ampio respiro e melodiose. A me ad esempio piace parecchio.
    Personalmente ritengo che RELAYER sia ben più ostico.

    ALEX: mi piace il tuo atteggiamento…solo perché certi gruppi non piacciono non è detto che non abbiano valore. A me capitò in mano la cassetta di THE YES ALBUM che non avevo nemmeno vent’anni, mi piacque moltissimo, da allora li seguii fino al 1980 (quando entrarono i Buggles). Negli anni ottanta canticchiai POSSESSORE DI UN CUORE SOLITARIO ma poi fino agli anni 2000 li snobbai. In questi ultimi anni li ho riscoperti e, malgrado certi aspetti kitsch (soprattutto nel visual) ho rivalutato anche certe cose rpost settanta.

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  5. alexdoc 19/12/2013 a 16:48 #

    Ricordo come fosse adesso quando uscì il bellissimo video di “Owner”, diretto da quel genio di Storm Thorgerson, fu la prima cosa che vidi e ascoltai di quella band, e mi piacque molto. Imparai poi che non aveva niente a che fare con tutta la loro vita precedente, ma fu il loro equivalente dei contemporanei Genesis, ovvero il sancire a tutti gli effetti la loro metamorfosi di abbandono del prog e arrivo ufficiale negli ’80, dopo avere seriamente corso il rischio di sparire dalle scene. Quell’album da “sopravvissuti” e reduci di una stagione ormai chiusa era prodotto da Trevor Horn, l’ex Buggles che aveva cantato nel precedente, ma quel singolone era scritto quasi interamente dal chitarrista sudafricano Trevor Rabin (decisamente quella loro fase era segnata da quel nome di battesimo).

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  6. lucatod 19/12/2013 a 17:21 #

    Immagino i vostri dibattiti EMERSON vs WAKEMAN (io sono per la “E” di EL&P) , due GIGANTI delle tastiere e personaggi piuttosto ingombranti nella scena anni ’70 , ad ogni modo complimenti a Saura per i suoi gusti musicali , certo non alla portata di tutti .
    Pur non essendo un loro grande estimatore , non disdegno gli album che vanno da THE YES ALBUM a TALES FROM … poi è inutile , il mio cuore è tutto per la concorrenza .. se così la posso chiamare . :-)
    Anche io ho conosciuto gli YES con il singolo Own Of A Lonely Heart , l’album però non l’ho mai ascoltato .

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  7. gery 20/12/2013 a 11:39 #

    Spiacente Tim ma io sono solidale con la groupie :). Dopo questo sarebbe bello un post dove è lei a scrivere qualcosa tipo “Stare con un pazzo per Jimmy Page”. Marta

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  8. Fausto "Tom" Tomelleri 20/12/2013 a 12:35 #

    Tutti i gusti sono gusti, Tim, ed io mi levo il cappello davanti ai gusti altrui, fossero pure il lissio romagnolo, Orietta Berti o Jovanotti, ma purtroppo a fregarmi la tolleranza verso il british progressive deve essere la vecchia gloriosa militanza beat-rock-blues 64-70 e forse un po’ di ottusità personale – ma mi ricordo i primi anni ’70 come la fine del sogno (non solo musicale), il mito della nuova frontiera svanito sotto cumuli di ammennicoli elettronici, assurdi travestimenti con zoccoli-stivali da guitti di infimo rango, montagne di tecnica fine a sè stessa, un iceberg gigantesco senza cuore ed il nostro Titanic che affonda tra un moog e le gallinerie semicolte di Ion Anderson e soci
    Bastarono tre rozzi accordi punk a spazzar via tutto quel ciarpame di bassa lega.
    Se penso che un genio come Frank Zappa rischia di finire dimenticato è roba da spararsi…e meno male che qualcuno usa ancora Fender, Gibson, Hammond etc.etc.
    Resta il fatto che nemmeno centomila ELP,Yes,Genesis e ci metto pure iPink Floyd anni ’70, riusciranno a darmi quel che mi hanno dato quei vecchi “moretti” provenienti dal Mississippi e la loro stirpe di folletti bianchi, Jagger-Richards & Brian Jones in testa..
    Buon Compleanno per domani 21-12, Hendrix, Richards e Zappa sono del Sagittario
    Pagey no purtroppo, che voglia dire qualcosa? Ciao Tom

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  9. mikebravo 20/12/2013 a 14:13 #

    Io purtroppo ho scoperto la musica rock solo nel 1971 e fui
    svezzato a 17 anni con led, yes, elp, van der graaf, etc…
    Grande musica che non mi ha impedito di andare a riscoprire
    quello che mi ero perso nei sixties.
    Tanto per dirne una, furono i Led che mi portarono agli
    Yardbirds.
    Furono gli ELP che mi portarono ai Nice.
    I Traffic allo Spencer Davis Group e cosi’ via.

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  10. lucatod 20/12/2013 a 14:37 #

    Non sono d’accordo con Tom , ognuno è libro di pensarla come vuole , ma ritenere EL&P , YES , GENESIS , PINK FLOYD etc “ciarpame di bassa lega” mi pare un po troppo .
    Si parla di MONUMENTI , che possano non piacere è un’altro discorso , ma sono gruppi che sono andati oltre il blues e rock ‘n roll , portando un bel po di colore alla musica del periodo . Il punk è stato a mio parere un fenomeno effimero , alcuni gruppi sono rimasti , ma per quanto mi riguarda si è passati nuovamente dal Technicolor al bianco e nero , oltretutto (a differenza della vecchia guardia) la maggior parte di questa nuova ondata , non sapeva manco suonare .
    “Spazzati via” poi mica tanto , nel 1977/78 chi riempiva le sale (o forse sarebbe meglio dire gli stadi) da concerto , Pistols , Damned , Generation X , oppure FLOYD , EL&P , YES ?

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  11. alexdoc 20/12/2013 a 16:54 #

    Da decenni la critica, quasi tutta formata col punk/wave e diventata nuova ortodossia, ci racconta che la rivoluzione punk spazzò via tutte le band hard, prog e classic rock e che in poco tempo i fans non si ricordarono neanche i nomi dei gruppi “storici”. Come pochi giornalisti fanno osservare senza timori o complessi di inferiorità (uno dei primi fra questi Maurizio De Paola), in realtà a ben vedere fu spazzato via l’underground di questi generi, il folto sottobosco di band dilettanti che regge in piedi ogni “movimento”. Esattamente quello che si è ripetuto 15 anni dopo con l’altro “ciclone” grunge che fece scomparire dalla scena decine di band glam/street metal e dintorni. Ma in entrambi i casi le grandissime band della stagione precedente continuarono tranquillamente a far man bassa di dischi d’oro e di platino e a riempire sale, anzi come dice Luca, stadi e grandi arene. Come esempio evidente, anche nella seconda metà dei 70 e nei primi ’80 bastava il solo nome di qualche ex Deep Purple per far registrare il tutto esaurito all’istante. Ma non parlo solo della “continuazione dei Purple con altri mezzi”, ovvero Whitesnake e Rainbow. Dico che l’unione di caratteristiche di hard e prog, come senso dell’epica sonora e lirica, e tecnica strumentale, applicata a un approccio e un’attitudine più diretta, immediata e spontanea, debitrice in qualche modo del punk, creò un “mostruoso” ma maestoso ibrido sonoro tutto nuovo, che qualcuno chiamò heavy metal, con tutte le sue diramazioni. Nel 1980 il celebratissimo critico rock Lester Bangs scrisse “l’heavy metal è morto”. Beh, forse era un po’ distratto, perchè quell’anno uscirono nientemeno che le tavole della legge di questo genere per gli anni seguenti. Per il resto, oltre a non esserlo particolarmente del punk come è noto, anch’io non sono neanche un cultore del progressive, di quel genere le mie band preferite sono Genesis, King Crimson, Pink Floyd e PFM, le altre le rispetto e stimo ma senza esagerare. Ai due “opposti estremismi” di semplicità e difficoltà dei due settori, preferisco “la vecchia gloriosa militanza beat-rock-blues 64-70” che dice Fausto, e spesso anche quello che quei signori hanno prodotto negli anni successivi.

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  12. bodhran 20/12/2013 a 16:55 #

    ‘sto blog è una figata. sono immerso nella allucinante dimensione di un trasloco, preso ad inscatolare solo cd e libri (scatole che stanno minando definitivamente la mia precaria forma fisica) e venire qui è davvero una gioia. Sull’eterna questione 60s vs 70s mi schiero con il Tomelleri. Ovviamente rispettando i gusti di tutti (sarebbe come aprire l’inutile – per me – dibattito Page vs Blackmore o chi altri volete voi) anch’io penso che, sparandola grossa, il rock è nato e morto in quei brevi anni tra la fine dei 60 e i primi anni 70, in pochi, pochissimi nomi: Beatles, Hendrix, Zappa, Zeppelin. Ovvio che anche dopo ci siano dischi enormi, ci sono stati dischi immensi negli anni 80 (Police?) e ottima roba nei 90 (l’ho premesso che i gusti son gusti, no?), però in quello spazio segnato da certi primi assaggi di alcune sostanze, l’arrivo di qualche pista in più negli studi di registrazione e il coraggio di chi andava a tentoni in un mondo inesplorato è stato detto davvero quasi tutto quello che si poteva dire. Poi è arrivata roba egregia, ma già cristallizzata, già definita, d’altra parte si parla sempre di pochi accordi, di strutture armoniche semplici, anche se a mio avviso le più efficaci. Di sicuro il punk ha avuto il merito di riportare il rock and roll a quella che dovrebbe essere la sua dimensione a misura d’uomo, così come il “grunge” ha dato una lezione a certe stucchevoli acconciature rock anni 80. E come ora, nel periodo di concerti stellari e pieni di effetti spero arrivi una generazione che gode nel veder suonare e non solo nel vedere uno “show”. Grazie a tutti ancora, torno alle scatole!

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  13. lucatod 20/12/2013 a 18:45 #

    Perché il rock dovrebbe tornare a misura d’uomo ? Da quando in qua scendere di livello sarebbe un progresso nel campo musicale . Dal rock n roll al beat alla psichedelia e così via , c’è stata una continua evoluzione dei generi a noi cari e per quanto mi riguarda l’apice è stato il decennio 67/77 , poi l’arrivo del punk è stato più un fenomeno culturale (magari in Inghilterra) che una vera rivoluzione musicale . Tornare a quei due o tre bicordi così elementari non mi pare tutto sto granché , e di certo Yardbirds , Beatles e The Who nei primi ’60 sapevano fare decisamente meglio .
    La fine di certi “dinosauri” è da attribuirsi più che altro per la disgregazione dei rapporti all’interno dei componenti dei diversi gruppi , non certo per dei ragazzini brufolosi che portano la maglietta “I HATE PINK FLOYD” . Anni dopo lo stesso Steve Jones s’è pisciato addosso quando gli anno presentato JIMMY PAGE . Diciamo che le loro prese di posizione erano tutta una mascherata per farsi pubblicità , perché di fondo salvo due o tre nomi non è che hanno lasciato un ricordo indelebile nella storia della musica rock . I Clash (sicuramente i migliori) , che poi nemmeno ritengo propriamente punk (troppo riduttivo) sputavano contro le band da stadio , ma poi ci sono andati pure loro a suonare allo Shea Stadium come spalla degli WHO .

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  14. bodhran 21/12/2013 a 09:53 #

    Io non mi riferivo alla dimensione musicale. Il punk, forse come dici tu a parte i Clash, era roba sempliciotta, e suonata spesso molto male. E comunque c’è roba semplice ma efficacissima, tanto rock “standard” è semplice ma funziona alla grande. Se proprio uno vuole andare a cercare un'”evoluzione” (senza darne giudizi) della musica pop/rock deve andare a cercare in altre direzioni. Io per misura d’uomo intendevo certe esagerazioni in certi megashow dell’epoca o in certi concerti dei nostri tempi, quelli dell’epoca in confronto son robetta, in quanto a produzione, palco, luci, etc etc. Ecco, io in questa roba, vuoi l’età, vuoi l’averne visti un tot, mi diverto sempre meno. Ti faccio un esempio, anche se poco in linea con la musica del blog: la prima sensazione di questa cosa mi è capitata quando andai a vedere gli U2 nel tour di Zooropa, 1993, robetta rispetto ai loro ultimi concerti, però ebbi la netta sensazione che i Pearl Jam che aprivano quello spettacolo, suonando senza luci, tra la scenografia degli U2 coperta dai teloni neri, fossero molto più efficaci del bailamme di luci, effetti e tv che arrivò dopo, in cui la musica pareva essere in secondo piano. Fatte le dovute proporzioni, l’avevo scritto qualche tempo fa, non mi stupisce leggere che nel tour 77 della migliore band di sempre la gente approfittasse della mezzoretta di Moby Dick o del solo di No Quarter per addentare panini, andare a pisciare, fare altro con la musica in sottofondo (detto da uno che potrebbe stare giornate intere ad ascoltare i soli di Bonham). Per misura d’uomo intendo questo, più rapporto tra band e pubblico e meno autoreferenzialità. Poi certo, non si fa di tutta l’erba un fascio, gli ultimi King Crimson (che io adoro) proponevano roba in cui serviva concentrazione più che partecipazione, ma è una dimensione che mi dà meno fastidio, forse perchè è dichiarata subito. L’unica mia difesa del punk è su questo aspetto, più culturale che nella sostanza, la sana richiesta del pubblico di sentirsi più partecipe, di non subire la musica ma parteciparla. Se una musica popolare diventa in qualche modo elitaria o distante dal pubblico a me puzza, ma parlavo più del dinosaurismo live che della musica in sè. Ho scritto indubbiamente troppo, il trasloco chiama, ma prima di mollare gli ormeggi approffito del solstizio per un augurio speciale al Dark Lord di questo blog!

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