Doponatale blues (happy new year baby)

31 Dic

25 dicembre 2017 ore 20: sono alla Crocetta di Mutina, dove abita mia sorella. Torno verso la Domus Saurea. L’indolenza della fine del giorno di natale mi attanaglia, come ogni anno. Se dal 3 al 23 dicembre – pur avviluppato dalla malinconia (felice) del periodo – zampetto tra le lucette ad intermittenza con un certo vigore, dal primo pomeriggio del 25 perdo quasi completamente interesse per i saturnali e per l’inverno. Mi chiedo se i regali che ho ricevuto e che mi son fatto hanno riempito i vuoti esistenziali, se le good vibrations che ho provato nelle ultime tre settimane riusciranno a tenermi in piedi per i mesi a venire. Mi domando anche perché abbia fatto un regalo a chi recentemente mi ha piantato una coltellata nella schiena. Non so darmi una risposta precisa, probabilmente perché sono un sentimentale (o un coglione). Rimangono nei miei pensieri i fermoimmagine delle confezioni dei pacchetti che erano sotto l’albero, cartoni, carte colorate, fiocchi, nastri pronti per il macero. Noi qui al calduccio delle stufe a scartare regali e disperati a dormire su un cartone in qualche angolo buio sperando che qualcosa possa cambiare prima o poi nel loro futuro.

Tra tutta questa mestizia che mi irretisce i neuroni riesce a divincolarsi il messaggio di auguri che uno degli amici manda nella chat blues: “Ciao nase, auguri”. Rido quasi sino a pisciarmi addosso. Ricordo ai lettori né reggiani né modenesi ciò già riportato più volte sul blog:

“Nuffia” e “Nasa” sono due termini della lingua mutinense, quella della nostra città. Secondo il nuovo dizionario PICCAGLIANI, dicesi nuffia uomo con atteggiamenti e modi di fare femminili, che veste o sceglie oggetti (o bevande tanto per capirci) dal taglio non precisamente maschile, uomo insomma che ti fa chiedere “ci è o ci fa”? Citando il dizionario di cui sopra “a differenza della nasa che è omosessuale conclamato, la nuffia ha atteggiamento nuffiesco ma può anche non essere integralmente omosessuale. Molte nuffie hanno moglie e figli” .

Doponatale blues alla Domus Saurea – foto TT

COOP TALES

Alla Coop di Regium Lepidi, mentre sono intento a fare la spesa settimanale mi capita di osservare quasi per caso scenette e personaggi che spesso tentano di sconfinare nel surreale. Due giorni prima di natale vedo un un uomo di circa trent’anni, un giovane insomma, aggirarsi con fare obnubilato nel reparto ortofrutta con due festoni rossi in mano. A testa bassa si dirige poi alle casse. Venire alla Coop il 23 dicembre per due festoni rossi da albero di natale.

Coppia di ultrasessantenni al reparto gastronomia, un unico biglietto col numerino, lei davanti ad un banco lui ad un altro, confondono i commessi perché uno deve prendere una cosa da una parte e l’altra in un secondo bancone. Comprano due cose, cibo per il pranzo di natale. La signora chiede lumi circa il posizionamento delle carni “vanno tenute frigo o nel congelatore”. E’ il 23 dicembre, la coda davanti al banco è lunga e loro impegnano una delle commesse più del dovuto. La signora sembra che sia caduta sulla terra da poco e che non abbia idea di come preparare o conservare il cibo. Mi chiedo come sia possibile che una donna verso i settanta non abbia esperienza.

Giovane uomo spinge passeggino, ha la figlia piccola in braccio, segue moglie tra gli scaffali. Ha i pantaloni della tuta da ginnastica, scarpe da tennis, pettinatura da bravo ragazzo con riga da una parte e capelli (che sta perdendo vistosamente) cotonati. Non c’è un briciolo di amore nel suo sguardo, solo una indifferente rassegnazione che emana un cattivo odore. Diffido sempre di chi va a far la spesa con i bragoni della tuta.

Altra coppia ultrasessantenne con due carrelli mezzi vuoti che il 29 dicembre compra un alberello di natale. Pagano alle casse automatiche, ma qualcosa “suona”, la commessa deputata al controllo scruta i carrelli, fa domande, poi per non disfare le 4 borse li fa passare. Appena fuori lui dice a lei, in dialetto: “Fèrmet un atim, dio (segue nome di animale da allevamento di color rosa)” … fermati un attimo, dio etc etc. Buongiorno amore!

Ma poi, alla fin fine che ne so, magari le mie sono solo impressioni, come canta Vasco “ognuno in fondo perso per i fatti suoi”, però le storie di ordinaria infelicità mi colpiscono. Per fortuna che molto spesso quando sono alla Coop con la pollastrella io faccio il cretinetto tanto che le dico spesso che se qualcuno mi sente mentre cretineggio non può che fare a sua volta commenti del tipo “Eh mo’ veh, poveretta quella signora suo marito non deve essere “micca” del tutto normale”

THE BOYS ARE BACK IN TOWN

Più che il sinodo, la cena del solstizio d’inverno di quest’anno è la reunion della Cattiva Compagnia del tempo che fu. Gli intervenuti infatti sono il sottoscritto (guitar), John Paul Cappi (bass), Mixi (drums), Riff (road manager) e Pike che specialguestò nel nostro primo (e unico) album. A cena siamo in una trattoria a due chilometri da dove abitava mio nonno, nelle campagne di Bath intorno a Regium Lepidi. Questa trattoria decenni fa era anche una drogheria, venivo con mia nonna e mia madre a comprare coppe (di maiale) fatte in casa. Sono nel bel mezzo della Tirelli legacy, sarà anche per queste vibrazioni positive che la serata è magnifica, il mood (l’atmosfera, insomma) che c’è tra noi cinque è spettacolare, parliamo, ridiamo e blueseggiamo con gran vigore. La cameriera che ci serve al tavolo è una ragazza alta, sembra in gamba. Verso la fine della cena Riff, il solito guascone, le chiede se conosce i Led Zeppelin. Long Tall Sally ci guarda incuriosita e ci risponde: “Sì, che li conosco, sono quelli di Kashmir e di Whole Lotta Love”. In una frazione di secondo ci innamoriamo tutti di lei. Qui nel profondo sud della Valpadana, tra pioppi spogli, fossi gelati e lune di metallo ci sono fighe – non proprio rockettare –  che conoscono i LZ e che citano Kashmir come prima opzione. Emilia, amore mio, non smetti mai di stupirmi. Con i ragazzi poi ci scambiamo le strenne benaugurali, gli abbracci e i soliti auguri pomposi (che le stelle riempiano i vostri sogni, che il sole batta sul vostro viso, che il padre dei quattro venti gonfi le vostre vele). Mi sento fortunato ad avere amici del genere.

da sx a dx: Jaypee, Riff, Tim, Picca, Mixi. – foto Trattoria Toschi

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LA SLITTA CON LE STRENNE

Ripenso ai tanti regali che groupie, amici e sorelle mi hanno fatto. Rido di un libro arrivato dall’amico Jaypee “C’era una volta la DDR”. Ne parlo così spesso citandola ad esempio quale modello tout court di società del futuro che era inevitabile che qualche amico blues arrivasse a tanto, però… che sorpresa.

Regali alla Domus – foto TT

Essendo un metrosexual godo molto anche quando mi regalano abbigliamento intimo e non (di un certo tipo of course) o prodotti da nuffia, lo sapessero i miei amici mi ripudierebbero, ma il pensiero quest’anno va ai biglietti di una prossima partita dell’Inter a San Siro e agli ellepì che mi hanno e che mi sono regalato. Non sono mai stato un maniaco del vinile, ho smesso di comprarli nel 1988, da lì in poi solo cd, ma da quest’anno ho ricominciato ad acquistarli con continuità. Non è una questione di qualità audio,  lo abbiamo dibattuto sul blog parecchie volte. A fronte della medesima fonte (nastri master originali) e della stessa buona masterizzazione si sente meglio sul cd, niente storie, il suono che proviene dal giradischi è pieno di suggestioni che difficilmente hanno a che fare con la qualità audio, ma anche io adesso ascolto musica in casa quasi esclusivamente su LP,  è un fattore psicologico, è il conforto che l’ellepì riesce a trasmettere. Poi certo, oggi i vinili sono stampati meglio della media del periodo d’oro, il vinile utilizzato è migliore, le confezioni assemblate meglio, ma è la cura e l’autodisciplina che devi mettere in atto a rendere l’esperienza gratificante. Tu nel tuo studiolo, luci indirette, un goccetto di assenzio, il disco che gira, la sensazione tattile che provi nel tenere in mano la copertina e il ricordo del modo in cui ascoltavi musica di quando eri ragazzo.

Regali alla Domus – foto TT

Regali alla Domus – foto TT

Peccato scoprire che CARAVANSERAI, uno degli album patrimonio dell’umanità, sia fallato – vistosi segni sul vinile –  e ti tocchi rispedirlo indietro, ma che volete farci, un po’ di blues nella vita c’è sempre, forse è grazie a questo che quelle poche volte che tutto gira perfettamente il godimento è massimo.

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Assenzio blues alla Domus – foto TT

CAT TALES

I gatti se la sono spassata, palline catturate dall’albero di natale sparse per casa, rametti caduti a terra, festoni a sbrindelloni. Nonostante questo hanno ricevuto regali anche loro.

Regali alla Domus – foto TT

Palmiro sembra aver accettato Strichetto, la gattina di un vicino che si è accasata qui da noi. La tollera con la superiorità e la pazienza del gatto adulto che alza gli occhi al cielo davanti all’ennesima marachella della giovinetta iperattiva.

Palmir & Stricchi – foto TT

Abbiamo però dovuto fare un bagno alla Stricchi, ormai vive stabilmente con noi e non potevamo più rimandare. Essendo una gattina che ha passato i primi mesi in una famiglia che se ne sbatte dei gatti e a cui le figlie bambine ne facevano di ogni, non è una gattina gestibile facilmente. E’ molto dolce e a suo modo carina e piena di fiducia verso gli esseri umani, adesso poi sta imparando ad avere comportamenti meno isterici, ma farle il bagno è stata un’impresa. Ad un certo punto mi ha piantato i denti nella mano destra tra l’indice e il pollice con tutta la forza possibile, il sangue è uscito ininterrottamente per almeno 15 minuti, sa difendersi la piccola Stricchi. Dopo averla accuratamente asciugata con il phon si è messa a cuccia sullo sgabellino. Pulita, profumata, vaporosa, adesso è ancora più irresistibile di prima, una ciambellina di pelo che vaga per casa (e sì, naturalmente è così… an s’è mai vest Johnny Winter fer chi lavòr chè… non si è mai visto JW fare di quei lavori qui).

Stricchi – Domus Saurea- foto TT

Strichetto – una ciambella di pelo – foto TT

Per un momento alla Coop valuto se acquistare la copia gigante di Palmiro, un peluche di una pantera nera che costa 199 euro scontati a 159. Poi rinsavisco e mi dico che devo essere pazzo, va bene amare i gatti (e gli animali) ma…

Palmir puppet at the Coop – photo TT

Con l’inverno Palmir diventa più sentimentale ed ubbidiente, quando è in casa ci è spesso addosso, quando è fuori basta chiamarlo per farlo arrivare. E’ un gatto speciale e sono felice che faccia parte della famiglia.

BOOGIE MAMA

Di ritorno dalla coop, in macchina con la pollastrella, nella riproduzione random parte il medley di Whole Lotta Love da un bootleg dei LZ. Il riff di Page attecchisce nella maruga  (nella testa insomma) di Saura, non riesce a smettere di cantarla, arrivati alla Domus invece di scaricare le sporte con la spesa si mette a imitare Jimmy Poige, che donna ragazzi…

Boogie Mama al minuto 7:15

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FOOTBALL BLUES – Hoochie a San Siro

Fino a due settimane fa Inter capolista, poi la flessione natalizia, ahimè, classico trend nerazzurro… Perso in casa con l’Udinese dopo un primo tempo molto buono e perso col Sassuolo. Il 23 dicembre sono allo stadio Città del Tricolore con Mario e l’Inter gioca una gara indolente. Il fastidio è enorme. Il Sassuolo va i rete con facilità e noi non riusciamo a venirne a capo.

SASSUOLO – INTER – Stadio Città Del Tricolore 23-12-2017 – fotoTT

Maurito sbaglia anche un rigore, la scena va in onda proprio davanti al nostro settore…

Delusione cocente.

Il 27 dicembre derby per i quarti di Coppa Italia. Scontro tra due squadre disperate. Il Milan, che è messo peggio di noi, riesce a vincere e io cado preda di un blues feroce che mi spinge verso le tenebre.

Uno dei regali di Saura per il natale sono stati i biglietti per la partita Inter-Lazio di ieri. Quando ho aperto il pacchetto ho sentito tremori in tutto il corpo. L’Inter ha su di me un effetto totalizzante.

Biglietti Inter Lazio

Partiamo alle 14,20, lasciamo la Domus, attraversiamo i ponti di Calatrava ed entriamo in autostrada.

I ponti di Calatrava – foto Saura T.

I ponti di Calatrava – foto Saura T.

170 km dopo, verso le 16,10 siamo a San Siro.

San Siro 27-12-2017 Inter Lazio- foto TT

Un veloce saluto a Beppe Riva, un pensiero a Ferdi – amico e lettore di questo blog e membro del mio gruppo facebook su Facebook INTERISTA SOCIAL CLUB – che doveva essere con lui ed invece è a casa febbricitante e ci lasciamo ingoiare dalla pancia di San Siro. Entrare in quello che la classifica degli stadi del football vede come l’ottavo migliore al mondo (l’unico ad Italia ad essere nella top ten) è sempre una grossa emozione. Anche quest’anno tribunetta arancio, a due passi dal campo. 75 euro. Ne ho spesi di più per procurarmi il biglietto per Sassuolo-Inter per un posto più o meno simile (ma ben più lofi) in uno stadio di certo meno imponente.

Tim & Saura – San Siro 27-12-2017 Inter Lazio- foto TT

Hoochie Coochie Man a San Siro – 27-12-2017 Inter Lazio- foto TT

Parte il gospel di C’E’ SOLO L’INTER, alla voce il nostro conterraneo Grazianone Romani, rimango incantato come sempre, vorrei cantare anche io ma mi commuovo ogni volta…

“C’è solo l‘Inter”

(S. Belisari – G. Romani – S. Belisari)
Edizioni Musicali: Hukapan Srl

E’ vero ci sono cose più importanti
Di calciatori e di cantanti
Ma dimmi cosa c’è di meglio
Di una continua sofferenza
Per arrivare alla vittoria
E poi non rompermi i coglioni
per me c’è solo l’Inter

A me che sono innamorato
Non venite a raccontare
Quel che l’Inter deve fare
Per noi niente è mai normale
Né sconfitta né vittoria
Che tanto è sempre la stessa storia
Un’ora e mezza senza fiato
Perché c’è solo l’Inter

C’è solo l’Inter per me
Solo l’Inter
c’è solo l’Inter per me

No, non puoi cambiare la bandiera
E la maglia nerazzurra
Dei campioni del passato
Che poi è la stessa
Di quelli del presente
Io da loro voglio orgoglio
Per la squadra di Milano
Perché c’è solo l’Inter

E mi torna ancora in mente l’Avvocato Prisco
Lui diceva che la serie A è nel nostro DNA
Io non rubo il campionato
Ed in serie B non son mai stato

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La partita non è spettacolare, uno 0 a 0 che a noi interisti non piace ma che almeno interrompe la serie recente di sconfitte; alla fin fine sono ugualmente contento, 8 ore passate on the road again, 3 delle quali in compagnia di altri 61800 nella culla dell’umanità calcistica. Per me, davvero, c’è solo l’Inter.

San Siro 27-12-2017 Inter Lazio- foto TT

FILM: LION – LA STRADA VERSO CASA (Lion, 2016 – Aus/Usa/UK) – TTT½

Film visto su Sky, perfetto per il periodo di fine anno. Tratto da una storia vera. Un bambino indiano si perde, non riesce a ritrovare la strada di casa, attraverso varie peripezie si ritrova a Calcutta, finisce in un orfanotrofio e viene adottato da una famiglia australiana. La prima parte girata in India è davvero meravigliosa e ti spinge a pensare agli 80.000 bambini che ogni anno in India si perdono e spariscono. La seconda parte è meno convincente, soprattutto quella che riguarda il viaggio a ritroso, forzature e semplificazioni eccessive, sembra quasi si voglia chiudere il film in fretta. Ad ogni modo buon film, da vedere.

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GIRADISCHI BLUES

Il doponatale di sviluppa tra piogge e giornate di sole. Col grigiore la colonna sonora si adegua…

The Man Machine sullo stereo della Domus Saurea – foto TT

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Classica alienazione sullo stereo della Domus Saurea – foto TT

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Arriva il sole, scruto la campagna dalla finestra dello studiolo…

View from Domus Saura’s studiolo in a december morning. – photo TT

… è tempo di rockeggiare come si deve e di scivolare in pace verso il nuovo anno…

Classic Company sullo stereo della Domus Saurea – foto TT

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Live At Leeds sullo stereo della Domus Saurea – foto TT

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Oggi è l’ultimo spicchio di tempo che intercorre tra due culminazioni consecutive del sole su di un determinato meridiano, l’ultimo di 365 che noi umani abbiamo racchiuso dentro il concetto di anno. La terra ha concluso un’altra orbita intorno al sole, domani sarà il 2018, sicuramente un anno con i suoi alti e bassi, come del resto tutti precedenti, ma vale la pena una volta di più affrontarlo tenendo alto il nostro sorriso. Allacciamoci le cinture e partiamo per l’ennesimo viaggio. Donne e uomini di blues che vi siete raccolti intorno a questo blog, giungano a voi i migliori auguri per un felice anno nuovo. Che il Dark Lord ci benedica tutti.

The Dark Lord NY July 1973

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5 Risposte to “Doponatale blues (happy new year baby)”

  1. mikebravo 01/01/2018 a 09:01 #

    Questo nuovo anno, proprio in quanto ricorrenza cinquantennale, farebbe
    sperare in qualcosa diverso da pubblicazioni di live o altri inediti o libri.
    Usando il condizionale per non spegnere del tutto la speranza, ormai
    ridotta al lumicino, che in una notte del tour di Plant, in qualche posto del
    mondo, sul palco salgano, magari per un bis, Jones e Page per 2 accordi
    su un vecchio classico r & r, tanto per riesumare l’apparenza di 3 vecchi
    compagni che si ritrovano in amicizia, e amicizia é una parola grossa
    chiaramente.
    Fermo restando che mi appare difficile pensare Jimmy con una chitarra
    a tracolla su un palco o in uno studio.
    Anche concentrandomi al massimo.
    Siamo messi cosi’, dice un mio amico.

    Riguardo al 2017, devo dire che per me é stato un anno sicuramente
    positivo.
    Per quanto riguarda il mio mondo musicale, ovvero qualcosa che mi
    accompagna ormai da piu’ di 46 anni, tra fanatismo, collezionismo,
    concerti e tanto altro, ho acquisito ormai la coscienza di essere
    ormai un vecchio saggio che la passione per il rock ha beatificato.
    E se beatificare puo’ sembrare un termine non appropriato, non
    trovo altre parole per qualcosa che ha mosso i miei giorni da quel
    lontano luglio del 1971.

    E per ravvivare la fiamma mi sono definitivamente perso nel
    labirinto delle sessions di Jimmy Page.
    Grazie a internet per cercare nuovi sentieri.
    Grazie a PayPal per portare a casa pezzi introvabili qui.
    Ne deriva un amore sconfinato per la musica dei sixties e seventies.
    Questa vena d’oro creata dal Jimmy giovanile e dal suo impiego
    come session man in centinaia di incisioni ( PRESENCE ),
    mi permette di vincere la sua assoluta mancanza ( ABSENCE )
    dal 2008 in poi.

    Segno degli anni che passano anche per Page é la pubblicazione
    di YARDBIRDS 68.
    Scarna la confezione all’esterno ma ricco il booklet di belle
    immagini che celebrano l’epopea di un gruppo che nel 1968
    era alla frutta nonostante un Page strepitoso.
    Strepitoso se si confrontano le tracce contenute nel doppio cd
    con il primo album dei L. Z. registrato lo stesso anno.

    Jimmy Page, che con Jim Mc Carthy e Chris Dreja, ha curato
    la riedizione del live che lui stesso aveva bloccato nel 1971
    per via legali, si riconferma SPIETATO per quanto riguarda
    gli interessi legati alle. royalties.

    La canzone pre- tangerine é finalmente pubblicata ed appare
    in tutta la sua bellezza.
    Forse dedicata a JACKIE DE SHANNON, mi ha stupito
    trovarla il versione strumentale.

    Il cantato di KEITH RELF non c’é.
    Il credito per la canzone é solo di Page.

    Ora RELF é morto nel 1976.
    Non ha mai avanzato pretese su Tangerine.

    Era tempo secondo me di ricordare un vecchio amico
    magari dandogli giustizia accreditandolo del testo.

    E soprattutto facendo sentire il suo contributo vocale.

    Jimmy Page molti anni fa in occasione della pubblicazione
    di CUMULAR LIMIT si era opposto alla pubblicazione della
    canzone perchè avrebbe fatto risorgere vecchi fantasmi.
    Jimmy non cambierai mai!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    Auguri di buon anno a tutti !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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  2. Francesco Boccia 01/01/2018 a 10:43 #

    Anche io quest’ano ho trovato un vinile dei pink floyd per Natale, the wall.
    Mentre scartavo il celofan pensavo che erano almeno vent’anni che non ne aprivo uno nuovo.
    Auguri a tutti anche da parte mia

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  3. lucatod 01/01/2018 a 13:30 #

    C’era una volta la DDR (da notare che il titolo originale è STASILAND) è uno dei miei libri preferiti uno di quelli che ho riletto più volte . Probabilmente è la scrittura semplice ma anche molto descrittiva della Funder a farmelo piacere così tanto . I personaggi e i luoghi sembra di vederli . Se non lo hai ancora letto , penso proprio che ti piacerà .

    Ormai anche io acquisto quasi esclusivamente vinili (nuovi e usati) non certo per la qualità sonora ma per l’estetica e la possibilità di reperire ristampe di album a prezzi accessibili che magari avevo già su lp , cassetta o cd . Mi pare di percepire un leggero riavvicinamento della gente verso la musica su supporto fisico dopo anni di download/mp3 , e se questo si deve ai vinili “rimasterizzati in digitale” (che pare proprio un controsenso) ben venga .

    Un augurio di felice anno a tutti , gatti compresi :)

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  4. Paolo Barone 01/01/2018 a 23:00 #

    Io da un po’ di tempo sto limitando molto gli acquisti e forse anche gli ascolti.
    Non ho mai smesso di comprare vinili, anche se negli anni novanta era diventata una cosa episodica. Ora come tutti sappiamo le cose si sono ribaltate, e i cd non li compra più nessuno, ne abbiamo già parlato.
    Tranne in poche occasioni pero’, non sono attratto dalle ristampe.
    Non lo so…non mi prendono…adoro invece trovare i dischi originali, sempre che la spesa sia contenuta più o meno entro i costi del vinile nuovo. Non ho quindi molti album di valore collezionistico particolare. Un eccezione mi e’ arrivata invece con un regalo a novembre, The Piper at the Gates of Dawn del 1967 seconda stampa stereo inglese. Un disco che vale fra i 250 e i 500 euro, probabilmente il disco più costoso che ho mai avuto.
    Al di la’ del puro piacere di ascolto, immenso, tenere fra le mani quel disco che ha la mia eta’ e’ stata un esperienza particolare. Lo guardo ancora, e penso a mille cose. Chissa’ come cazzo e’ arrivato a San Francisco nel negozio (Amoeba, il più grande che ho visto in vita mia) dove mi e’ stato comprato. Avra’ avuto altre case, altri momentanei padroni/custodi, oppure uno solo e poi il negozio? 50 anni sono tanti per me e per lui, quante cose sono successe per fare arrivare quel disco a me, dal momento che e’ stato stampato nella Inghilterra psichedelica del magico 1967…
    E dopo di me dove andrà?
    Non possediamo veramente nulla, siamo solo nel migliore dei casi dei compagni di strada delle cose che amiamo. Avevo fatto questa riflessione proprio con Tim alcuni anni fa pensando alle case se non ricordo male.
    E poi un vinile originale e’ anche una piccola macchina del tempo, che ci restituisce l’illusione di un ascolto così come era stato pensato al momento della creazione artistica. Siamo fortunati in questo senso, un vinile tenuto decentemente praticamente rimane inalterato nel tempo, credo più di un dipinto o una fotografia.
    Buon Anno a tutta la comunità del Blog!

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  5. mikebravo 02/01/2018 a 07:53 #

    In questi giorni sono molto preso da Gustavo Rol.
    Il torinese che faceva miracoli.
    E che credeva ai miracoli.
    E se qualcuno non crede ai miracoli, il vinile è la prova che i miracoli esistono.

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