Melancholia diei natalis solis invicti (Ebenezer blues)

20 Dic

Già, la malinconia del giorno del sole invitto, il solstizio d’inverno blues insomma; molte faccende si intrecciano, la fine dell’anno vecchio, l’inizio del nuovo che arriva col solstizio e con le giornate che si allungano, il rito vecchio di millenni che invita a scambiare regali con le persone care come buon auspicio per la nuova stagione; periodo fagocitato dalla cristianità e dalla coca cola e trasformato in un qualcosa di meno universale. Ma lo spirito del natale se non altro resiste in buone fette della popolazione, e pazienza se invece di festeggiare la “nascita” del “nuovo” sole invincibile i più festeggiano la nascita di un bambinello ebreo dalla pelle scura, data di nascita peraltro farlocca, sappiamo infatti che la data del 25 dicembre è una convenzione priva di qualunque attendibilità storica come riassumono in modo semplice

https://thevision.com/

“La data del 25 dicembre per il Natale cristiano, è una convenzione legata esclusivamente a un significato simbolico e non coincide con la vera data di nascita di Gesù. Secondo la dottrina cristiana egli rappresenta la “vera luce” del mondo, in contrapposizione alla precedente festività pagana della Natalis solis invicti che cadeva esattamente nello stesso giorno. Proprio in virtù della forte valenza simbolica legata anche alla prossimità del solstizio d’inverno, il 25 dicembre è stata scelta come data per festeggiare la nascita di diverse altre divinità, come Zarathustra, Buddha, Mithra (a cui era dedicato in età imperiale proprio la celebrazione del sol invictus) e Krishna. La vera data di nascita di Gesù non è quindi il 25 dicembre dell’anno zero. Per diversi studiosi è probabile che tale data sia da collocare tra il 7 e il 4 a.C.: nei Vangeli, infatti, non viene indicato un giorno preciso, e fino al Sesto secolo nessuno sapeva con esattezza quando Gesù fosse venuto al mondo. Solo in quegli anni il monaco cristiano scita Dionigi il Piccolo stabilì, in seguito un calcolo basato sul raffronto tra i testi sacri e i documenti storici di cui si disponeva all’epoca, che Gesù fosse nato 753 anni dopo la fondazione di Roma.”

e Marco Travaglio

 “Nei primi due secoli, in Oriente c’era chi celebrava il Natale il 20 maggio, chi il 20 aprile, chi il 17 novembre; e in Occidente chi il 28 marzo, chi il 25 dicembre. Nel IV secolo la Chiesa scelse la data attuale per cristianizzare una festa pagana dell’Impero romano: il Sol Invictus, in onore della dea Mitra vincitrice delle tenebre, coincidente con quello che si pensava essere il solstizio d’inverno (poi anticipato dagli scienziati al 21 dicembre). Ma in Oriente si optò per il 6 gennaio, in uno con l’Epifania. Del resto, se Gesù avesse voluto farci conoscere il giorno del suo compleanno, l’avremmo trovato nei vangeli. Che invece non fanno cenno alla sua data di nascita. Non solo al giorno, ma neppure all’anno. Tant’è che oggi, paradossalmente, gli storici lo collocano tra il 7 e il 4 avanti Cristo”.

Qui alla Domus Saurea festeggiamo dunque il sol invictus, tra pacchetti sotto l’albero e le lucine ad intermittenza della scenery vittoriana che modestamente allestisco in vece del presepe. Non può mancare poi  la visione del film di animazione del Canto Di Natale della Disney, un horror natalizio piuttosto spaventoso ma dal finale lieto. 

Ebenezer Scrooge

Dicembre mi ha portato una sorpresa quasi inaspettata, sembra proprio che con l’inizio dell’anno inizierò una nuova avventura e questo mi rende meno inquieto (seppur comunque frizzante). Per una volta tanto i pianeti sembrano essersi allineati. Essendo un uomo di blues che non dà mai nulla di scontato resto sul chi va là e dunque con i piedi ben piantati per terra, vedremo se davvero tutto prenderà forma. 

GREENWOOD, provincia di Reggio Emilia

D’accordo, sarà stato perché sono immerso nella lettura del libro Delta Blues di Ted Gioia, ma sognare che Greenwood sia una parte della fetta d’Emilia in cui vivo ha del patologico. Nel mio animo sono solito confondere ad occhi aperti la mia regione e il delta del Mississippi, ma farlo anche a occhi chiusi – durante il sonno –  significa aver innestato nel tessuto del mio DNA granelli di terra apparentemente aliena.

Greenwood in realtà è una cittadina sita nella parte est del Delta del Mississippi, e come sappiamo per Delta del Mississippi non si intente il delta vero e proprio del fiume, quello che sfocia in mare dalle parti di New Orléans (e vi prego di pronunciare Orléans alla francese), ma quel lembo di terra alluvionale a nord ovest dello stato del Mississippi che confina con Louisiana e l’Arkansas appunto; 300 km di lunghezza e 100 di larghezza in cui vi è rinchiusa la storia più emblematica del “sud degli Stati Uniti”, il substrato culturale, razziale ed economico del sentimento blues più profondo.

Ebbene nonostante tutto questo, il sogno era vivissimo, capitavo in una zona di campagna dell’Emilia dove il cartello stradale riportava la località Greenwood. Lo scenario era meraviglioso, campagne a perdita d’occhio con colori così vivaci che rapivano ogni sentimento dell’animo; poi nel sogno entravo in scena io, parcheggiavo la macchina in una carreggiata erbosa e mi mettevo a scattare foto a quei paesaggi di bellezza assoluta. Un groviglio amoroso, un umido, romantico e carnale rapporto, il Delta adagiato tra le cosce dell’Emilia. Una sensazione fantastica. Sono proprio un uomo di blues.

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HERE COMES THE FLOOD

Come nel novembre del 1966, l’anno della grande alluvione di Nonantola (mio paese natale), un paio di settimane fa l’argine del fiume Panaro ha ceduto e i territori a est di esso sono stati allagati, l’acqua è arrivata alle frazioni di Castelfranco Emilia e nella mia Nonantola. Il centro storico e buona parte della sezione est del paese si sono salvati grazie all’ “alta”, ovvero l’inizio di terreni leggermente più alti rispetto alla parte ovest del paese.

When The Levee Breaks – Fiume Panaro 6/12/2020

Pur essendo ancora un residente sono da anni domiciliato a Reggio Emilia, ma ho vissuto la cosa con pathos, trepidazione e disperazione. Amici e conoscenti continuavano a postare foto che mi spingevano nella tribolazione d’animo più assoluta nel pensarli alle prese con un tale disastro.

Nonantola Alluvionata – dicembre 2020

Nonantola alluvionata – dicembre 2020

Nonantola alluvionata – dicembre 2020

Nonantola alluvionata – dicembre 2020

Nonantola alluvionata – dicembre 2020

Nonantola alluvionata – dicembre 2020

Nonantola ha una buona amministrazione, i soccorsi subito presenti, un intreccio tra protezione civile, vigili del fuoco e volontariato che ha alleviato la grande paura, aiutato le famiglie a mettersi in salvo e quindi ad affrontare una situazione drammatica. Sono passato in paese dopo sei giorni, ho fatto un salto a casa di amici, la situazione faceva venire le lacrime agli occhi. Fuori dalle case e negli spiazzi dei quartieri montagne di mobili, elettrodomestici, pezzi di vita rovinati dall’acqua in attesa di essere prelevati e mandati al macero, in ogni casa porte e garage aperti con i residenti in stivali di gomma a cercare di vincere la battaglia col fango, automobili parcheggiate dappertutto, mezzi della protezione civile che andavano e venivano, squadre di volontari che aiutavano a ripulire, i bar che offrivano loro colazioni gratuite. Un’umanità ferita ma subito pronta a rimboccarsi le maniche, un senso di comunità encomiabile. Sono ripassato dopo altri quattro giorni per una secondo visita e la situazione era pressoché tornata alla normalità. Certo negli occhi della gente rimaneva la stanchezza e un residuo di angoscia e di disperazione, ma anche il luccichio dato dalla tempra di questa popolazione; nelle case, nei bar, nelle fabbriche, nelle edicole la riga che indicava il livello dell’acqua decora i muri, una sorta di medaglia per aver vinto anche questa battaglia, come se il covid e la relativa crisi economica e spirituale non fossero già abbastanza. 

In caso qualcuno volesse dare un piccolo contributo:

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E comunque, “viva l’Italia, l’Italia che resiste!”

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FILM

SOUND OF METALdi Darius Marder (Belgio Usa 2019) – TTT½

Un batterista di garage rock durissimo inizia ad avere gravi problemi d’udito. Film dall’architetture appena accennata, girato e scritto in maniera alternativa. Un viaggio nella solitudine di un giovane uomo.

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L’INCREDIBILE STORIA DE L’ISOLA DELLE ROSEdi Sydney Sibilia (Italia 2020) – TTTT

Un eccentrico e giovane ingegnere bolognese per sentirsi libero decide di costruire uno stato tutto suo. Storia vera che ha davvero dell’incredibile.

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UNCLE FRANKdi Alan Ball (USA 2020) – TTT½

Anni settanta, una giovane donna della Carolina del Sud grazie allo zio intellettuale si iscrive ad una università di New York. Insieme dovranno tornare a casa causa lutto in famiglia. Lo zio è omosessuale e la famiglia è assai conservatrice.

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CAPITAN KOBLIC – di Sebastián Borensztein (Argentina/Spagna 2016) – TTTTT

Argentina 1977, nel pieno della dittatura militare un capitano della marina decide di averne abbastanza dei metodi criminali del regime. Diserta e va a nascondersi in una piccolissimo e sperduto villaggio aiutato da un amico. Film che mi è piaciuto moltissimo, grazie anche al grande, grandissimo Ricardo Darìn.

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SUL PIATTO DELLA DOMUS

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OUTRO

E allora eccoci di nuovo qui, care donne e cari uomini di blues che anche quest’anno prendete posto intorno all’albero blu di questo blog miserello, in questa domenica di vigilia del solstizio d’inverno 2020 siete qui giunti attraversando i campi innevati del nostro animo, con la neve che attutisce i suoni della natura e lo scalpiccio dei passi procedendo come si cammina nei sogni, senza far rumore.

Tutti qui, uno di fianco all’altra, nei nostri maglioni natalizi, con le nostre sciarpe colorate, una tazza di caffè caldo tra le mani, qualche biscotto appena sfornato e un Southern Comfort e un rum Legendario già versati nei bicchieri. Tutti insieme per un brindisi che rinforzi i legami che in questi anni abbiamo intrecciato, un brindisi che renda più tiepide le solite domande su cui ci arrovelliamo da sempre:  da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?

Tanti auguri dunque blue boys e blue girls, che il sole invitto sia di nuovo il faro che ci guida attraverso i sentieri pieni di pietre che come al solito dovremo attraversare, che batta sul nostro viso, che le stelle riempiano i nostri sogni e che il padre dei quattro venti (il Dark Lord insomma) riempia le nostre vele.

Take good care of yourself baby and Rock on.

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The Dark Lord (The Firm 1985-03-10 Denver)

17 Risposte to “Melancholia diei natalis solis invicti (Ebenezer blues)”

  1. Annie 20/12/2020 a 17:57 #

    “Canto Di Natale” è un classico immancabile, mi ha sempre affascinato. Credo che lo spirito evocato da Dickens andrebbe recuperato, anche se mi sembra quasi impossibile perché di questi tempi pare che il consumismo sia davvero fuori controllo.

    Ricordo che nel 2005 sognai di trovare per le strade della pianura emiliana dei cartelli che indicavano il fiume Mississippi, con tanto di cipressi calvi lungo le rive. A quanto pare in terza elementare ero già una “scomoda” (© Tim Tirelli) blues girl…

    Un augurio a te e a tutto il popolo del Blues, che il Dirigibile possa sempre guidarci!

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  2. mikebravo 20/12/2020 a 20:22 #

    Nonantola si raggiunge da casa mia in meno di mezz’ora.
    Grazie alla fanzine Oh Jimmy ho immaginato Nonantola come il paese
    del dirigibile, le vie intitolate ai componenti o ai dischi dei led.
    Piazza Stairway to heaven, via No quarter, condominio Houses of the holy.
    Non mi sbagliavo per ragioni che non sto a raccontare.
    L’ho visitata tante volte ed ho incontrato Tim Tirelli.
    La calamita’ che l’ha colpita, diversi anni fa l’ho vissuta di persona al mio
    paese.
    Per cui mi sento molto solidale con il popolo di Nonantola.
    Un augurio a tutti gli abitanti di Nonantola per una rapida ripresa !
    Ed auguri alla comunita’ del blog !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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  3. Giacobazzi 21/12/2020 a 05:48 #

    “Chi siamo? Dove andiamo?” sono domande troppo impegnative. Passo.
    Vedo che anche stavolta sul piatto della Domus fa capolino Ron Carter. Posso chiedere il perché di questa predilezione? Personalmente, quando penso a contrabbassisti mi vengono in mente almeno una decina di nomi prima di Carter…
    (PS com’era bella Stevie)

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    • timtirelli 22/12/2020 a 12:28 #

      Caro Giacobazzi, qui come sai nelle domande impegnative (e impossibili) come sai ci sguazziamo:-). La passione per Ron Carter nasce da un suo LP (Spanish Blue) regalatomi da un mio zio sul finire degli anni settanta. Mi piacciono i dischi (anni settanta) dei bassisti jazz (Pastorious escluso) … Carter, Mingus, Clarke etc etc.

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  4. Giacobazzi 21/12/2020 a 05:57 #

    PPS: sul Picca-O’Tyrrel, Dizionario Etimologico dei Cognomi, leggo che gli studiosi ritengono che Giacobazzi derivi da bazza (come in “sembra che la bazza sia in ripresa”, o “in realtà di tutta questa bazza del rock americano non me frega più di tanto, a me piace il progressive”). Che sia vero?

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    • timtirelli 22/12/2020 a 12:32 #

      Uhm, da quel che so l’etimologia è diversa, ti riporto quel che so io:

      “Giacobazzi è tipico del reggiano e del vicino modenese, Iacobazzi, molto più raro ha un ceppo tra viterbese e romano ed uno nel barese, Iacobacci è tipico dell’area che comprende l’aquilano ed il romano e il Molise ed il beneventano e avellinese, intestato a iacovacci è decisamente laziale, del romano, del frusinate e del latinense, Jacobacci e Jacovacci, molto molto rari, sono del romano, Jacobazzi e Jacovazzi, assolutamente rarissimi, sono del barese, tutti questi cognomi dovrebbero derivare da forme dispregiative familiari del nome medioevale ebraico Jacobbus dal nome biblico Giacobbe, anche attraverso la forma medioevale Jacobatius, ricordiamo nel 1500 il cardinale perugino Christophorus Jacobatius ed il romano Dominicus Jacobatius “Cardinalis un Leone X. creatus A. C. 1517. qui scripsit de conciliis”.”

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  5. bodhran 21/12/2020 a 10:21 #

    Auguri a te, per oggi, per le feste a venire e per la nuova avventura.
    E auguri a tutta la comunità del blog!

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  6. lucatod 21/12/2020 a 15:13 #

    Un sentito augurio al popolo del blog , stringendoci virtualmente nell’ascolto del magistrale The Release in modo che il Darklord possa vegliare sulle nostre anime blues.
    E ovviamente un grosso in bocca al lupo per la tua nuova avventura!

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    • saurafumi 22/12/2020 a 16:22 #

      “stringendoci virtualmente nell’ascolto del magistrale The Release in modo che il Darklord possa vegliare sulle nostre anime blues.”

      Inchiniamoci davanti al Signore Oscuro.

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  7. Francesco 22/12/2020 a 01:12 #

    Auguri di buon compleanno Tim, in ritardo di un’ora, ma considera il fuso orario della Calabrifornia. Io per oggi (ieri) mi sono regalato la deluxe di Pictures at an Exhibition ed ho ricevuto materiale sportivo con le tre strisce. Siamo in perfetta sintonia (come sempre).

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  8. Marco Colasante 22/12/2020 a 08:36 #

    Auguri a tutti, di buone feste ma soprattutto di un 2021 che cancelli le tribolazioni e i dispiaceri di cui quest’anno è stato purtroppo particolarmente prodigo.

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  9. il v° cavaliere dell'apocalisse 25/12/2020 a 15:46 #

    Auguri a tutti anche da parte mia,… piove, vento, mah

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  10. Giacobazzi 16/01/2021 a 12:53 #

    Certo che tra Leslie West e Cactus… riletto ora questo melancholy blues pare portare un po’ di sfiga.

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  11. mikebravo 18/01/2021 a 10:49 #

    L’altro giorno compro un LP, greatest hits sigillato a da 1 euro,di Ed Bruce.
    Cerco su Wikipedia :
    Cresciuto a Memphis nel Tennessee, all’età di 17 anni, nel 1957, incontrò Jack Clement, allora tecnico del suono alla Sun Records. Lì fu notato dal proprietario Sam Phillips, per cui scrisse e registrò Rock Boppin’ Baby col nome di “Edwin Bruce”. Nel 1962, scrisse Save Your Kisses per il cantante Tommy Roe, e l’anno dopo raggiunse il 109º posto nella classifica Billboard “Bubbling Under” con la sua See the Big Man Cry, poi reinterpretata nel 1965 da Charlie Louvin, la cui versione raggiunse il 7º posto nella classifica Billboard “Country Singles”. Diverse canzoni di Bruce riscossero maggior successo quando interpretate da altri.
    Ma imparo anche che era morto qualche gg prima, 8 GENNAIO 2021……………

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