Arrivo a questa biografia con molto ritardo, ci è voluto il mio amico Liso per convincermi (“Tim, io l’ho letta due volte sia in inglese che in italiano, credimi, merita.”).
Le autobiografie delle vecchie rockstar spesso non sono il massimo ed è per questo che mi peritavo a comprare questa di Clapton, fortunatamente ho dato ascolto al mio amico perché mi è piaciuta davvero tanto.
Un Clapton, sincero, umano, coraggioso nel mettersi a nudo, nel parlare dell’uso di droghe e dell’incredibile quantità di alcol ingurgitata nel corso di vari decenni. Un Clapton autocritico a proposito del suo sciovinismo e maschilismo, capace di affrontare delicati temi personali.

Come capita spesso in questi casi, nessuna info tecnica o pietre miliari che ci diano il senso del percorso e della distanza. Parecchi album sono in pratica saltati a piè pari…mi sembra incredibile che non sia citato Wheels Of Fire (1968) dei Cream, uno dei dischi fondanti della musica Rock. Troppo facile da parte sua poi giustificare e dunque sorvolare certe uscite assai discutibili (eufemismo) del 1976 a proposito dei neri che abitavano l’Inghilterra e il suo appoggio al politico inglese Enoch Powell. Per quanto mi riguarda poi trovo ingiustificabile il rivendicare il suo diritto alla caccia (e alla pesca)…l’ho già scritto qui sopra, uccidere mammiferi e animali in genere solo per il proprio divertimento mi pare una faccenda vergognosa.
Detto questo rimane una biografia rivelatrice, Clapton in qualche modo si mette a fissare l’abisso che ha dentro di sé con caparbietà e solerzia.
Le pagine dedicate agli ultimi tre/quattro lustri della sua vita sono piuttosto stucchevoli ma in in parte comprensibili, dopo una intera vita allo sbando l’essere diventato sobrio, avere messo in piedi una famigliola stabile e classica deve essere stato un momento importante per lui.
Copertina semplicissima e inserti fotografici godibili.
Biografia da leggere.
Ricordo che Picca scrisse una bella recensione carica di sarcasmo. Come dargli torto.
La lettura è comunque godibile (ho l’edizione italiana della Sperling & Kupfer) e Clapton non lesina nel mostrare i lati negativi della sua persona. Tuttavia questo libro ha confermato una certa antipatia che provo nei suoi confronti (cosa che non scalfisce in nessun modo il musicista , che apprezzo fino al doppio dal vivo Just One Night) , dovuta senza dubbio a quell’arroganza che mostra nel sentenziare su qualsiasi cosa , dalla musica a certe scelte politiche (nel senso più ampio del termine). Umanamente mediocre. Almeno dalle pagine del libro.
Detto questo , ho apprezzato il lato serioso e sincero nel raccontare le sue debolezze , dipendenze varie e ricadute (all’opposto dello spassoso Life di Keef) , così come la romanzata storia con Pattie Boyd (che nella sua autobiografia dimostra di essere altrettanto mediocre) e il suo non sempre idilliaco rapporto con George Harrison.
Manca quasi del tutto la parte musicale , non si addentra mai su un album o su la scaletta di uno spettacolo e liquida i CREAM con breve capitolo. Inutile sperare di trovare qualche gustoso aneddoto sui concerti del breve Arms tour.
Se non altro meglio del documentario Life in 12 bars.
"Mi piace""Mi piace"
Sto leggendo Sulle strade del silenzio di Boatti, in cui descrive -non senza divagazioni- il suo peregrinare per monasteri… C’è nella mia personalità ITTOD una vena sotterranea di ascetismo che periodicamente aggalla
"Mi piace""Mi piace"
:-) :-) :-)
"Mi piace""Mi piace"