The Equinox live alla Bottega dei Briganti 20 marzo 2024

1 Apr

Dopo quattro anni la Bottega dei Briganti di Orologia di Quattro Castella (RE) ritorna ad organizzare concerti. La pandemia ha ovviamente picchiato duro, ma Valerio, il titolare, non demorde e anzi rilancia: a fine anno il locale raddoppierà gli spazi, ci vuole coraggio e forza d’animo di questi tempi. Eccoci dunque di nuovo qui, orgogliosi di calcare ancora una volta il palco della Bottega, uno dei locali a cui siamo più affezionati e uno dei pochi posti della Regium Mutina County a far suonare gruppi di musica Rock, intesa nell’accezione più genuina.

E’ l’equinozio di primavera e visto il nostro nome ci sentiamo stimolati. La giornata si svolge nella più profonda tradizione degli operai del Rock, al lavoro fino al primo pomeriggio, un salto a casa per il pranzo e una doccia, caricamento degli strumenti e via in direzione sud, oltre la città verso gli Appennini.

Io e Saura siamo i primi ad arrivare, scarichiamo e montiamo la strumentazione, poi arriva Mr Dynamite con tutti i suoi tamburi e infine, in tutta tranquillità, segue il cantante con … il microfono.

Soundcheck, quindi una rinfrescata, cambio vestiti, cena … nel frattempo arriva il nostro seguito, l’affezionato pubblico che ci segue fedelmente. C’è chi arriva anche dal mio paesello natale, a nord est di Mutina, mentre qui siamo a sud ovest di Regium … non è roba da tutti in una serata infrasettimanale. Amici, colleghi, conoscenti … il locale si riempie in ogni ordine di posti, certo la Bottega non è il Los Angeles Forum, ma nel nostro piccolo mondo è una soddisfazione.

Ore 21:30, si dia inizio alle danze. Benché ci sia qualche inconveniente tecnico (in Sibly la pedaliera basso di Saura in un paio di momenti smette di funzionare, il suonare incollato al mio Marshall non aiuta nel controllo del feedback e dell’effetto larsen e le frequenze che mi arrivano sembrano sballate il che mi fa pensare che la chitarra sia scordata o che io stia suonando qualcosa di sbagliato) tutto procede bene…

Scaletta senza grossi sussulti, con solo una serata e mezza di prove non si riescono a inserire nuove soluzioni figuriamoci nuovi pezzi.

Custard Pie/Over The Hills/Immigrant Song

Black Dog seguita da Heartbreaker

Dazed and Confused

Nobody’s Fault But Mine

Misty Mountain Hop e Since I’ve been Loving You

What Is And What Should Never Be

Moby Dick e The Song Remains The Same

Kashmir

Stairway To Heaven

e, come direbbe Riff, il “buraccione” finale, ovvero

Whole Lotta Love, Communication Breakdown (inclusa la presentazione della band) e Rock And Roll.

Il pubblico è come al solito generoso, i complimenti si sprecano, d’altra parte Pol ha cantato da par suo, Saura è stata immancabilmente superba (ogni volta che sento il lavoro al basso nella sezione funk di Whole Lotta Love mi eccito) e Lele ha confermato di essere lo scatenato tamburino che suona mischiando massima eleganza, passione e potenza. Mi ha fatto poi molto piacere che in molti si siano soffermati sul sound del gruppo e della chitarra, come dico ogni volta questo è un punto su cui sono sempre molto sensibile, ricreare il “senso” dei LZ e il suono della Musica Rock più autentica è la mia missione. Ho sorriso quando un conoscente di Saura le è venuto a dire “Sono stato a sentire anche gli ********** (altra LZ tribute band che ogni tanto suona in zona), loro fanno del cinema, voi della Musica Rock”. Ecco, non è una gara, ognuno interpreta i brani di altri come vuole, dico solo che occorre cercare di essere autentici e di rispettare il concetto di musica Rock, non c’è solo l’aspetto dell’intrattenimento, c’è la musica in primis. Per quel che mi riguarda se fai i LZ e il cantante enfatizza le mossettine effemminate di RP, i suoni sono quelli della musica metal e il gruppo è composto (stabilmente) da più di 4 persone, beh per me – come direbbe Riff – “sei bocciato”.

Lentamente il locale si svuota, Valerio e lo staff della Bottega iniziano a rassettare mentre noi smontiamo la strumentazione e la carichiamo sulle macchine. Vale si avvicina alla doppio manico, gliela porgo, la prende in mano e dice “è sempre un gran chitarra”. Prima di andare, ultime chiacchiere spese nel silenzio della notte che scende pesante, circoscritta dalle luci sempre più soffuse del locale, “siete stati molto bravi, siete sempre una grande band” mi dice. Lo abbraccio, se lui è contento io sono felice.

I lampioni ci guidano a casa come pietre miliari che conteggiano il cammino. E’ notte alta, poche le macchine in giro, la Sigismonda (la mia blues mobile) rolla tranquilla sui sentieri d’asfalto che ci portato a Nord Est, siamo stanchi sì ma è una stanchezza salutare, la adrenalina è ancora in circolo, potrei guidare per chissà quante miglia. Sì, certo, adesso bisogna arrivare a casa, riscaricare, sistemare, pensare che domattina la sveglia risuonerà alle 06:30 e maledire l’eterna condizione di operai del Rock, ma poi una doccia, un thè (o un ultimo Rum) e il Rock che è ancora sia ancora in circolo risistemano l’animo, nel nostro piccolo abbiamo fatto il nostro porco lavoro. New York, goodnight.

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