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Deep down in the (black and) blues

28 Mag I blues dell'Inter

Mi sveglio che sono ancora allibito, deluso e infastidito. Sui giornali e sui social ho letto tanto, cerco di farmene una ragione ma non ci riesco, almeno non del tutto. Perché è vero che il calcio non può andare avanti così, che la pandemia ha colpito durissimo (soprattutto chi, come noi, poteva contare su almeno 55.000 spettatori a partita), che le società di calcio necessitano di gestioni oculate … però, ecco, essere interisti a volte può essere un fardello davvero troppo pesante.

Sì, è vero, lo hanno scritto in tanti, “c’è solo l’Inter”, “i giocatori, i presidenti e gli allenatori passano l’Inter rimane” … sì, sì, lo so, ma quanto è maledettamente dura (e al contempo bellissimo) essere un interista! Dopo undici (undici) anni vinciamo lo scudetto, appena il tempo di festeggiare e ubriacarci di gioia che è già il tempo dei sogni infranti: l’allenatore vincente se ne va, la società ridimensiona drasticamente le ambizioni future e il mondo Inter si ritrova di nuovo nel frullatore.

I blues dell'Inter

L’Inter non ha le spalle coperte dal punto mediatico, non possiede i quotidiani e le televisioni che invece anno J**e e Milan, tutto ciò di negativo che ci riguarda viene amplificato ed enfatizzato, ma al netto di tutto questo rimane il fatto che rimaniamo la società che più di tutte è la rappresentazione del concetto del “Blues”. Sì perché, ne parlavo ieri sera con i miei amici con cui mi sono trovato ad affogare nell’alcol i dispiaceri calcistici, solo all’Inter poteva accadere che appena vinta la Champions League (e conseguentemente il Triplete) l’allenatore adorato e idolatrato da tutti uscisse dalla porta laterale dello stadio di Madrid e – dopo aver abbracciato singhiozzando come un bambino un giocatore – salisse sulla macchina della squadra che avrebbe allenato da quella sera in poi. Nemmeno il tempo di un saluto, nemmeno il rientro a Milano e festeggiare con i tifosi a San Siro l’alba del nuovo giorno. Ecco, questa aria da tragedia greca, questo blues ininterrotto che fonde gioia e dolore, questa patologica attitudine alla sofferenza – lasciatemi dire –  a volte sarebbe proprio il caso di evitarla. Non saremmo noi? Forse, ma essere noi costa troppe energie, troppi mal di cuore, troppa nostalgia. E lo scrivo io che da sempre mi dipingo e mi dichiaro uomo di blues!

Ho già scritto su questo blog che il calcio e l’Inter sono la metafora della vita: non si vince quasi mai e quando succede è sempre una faccenda effimera, però è anche vero che ci si appassiona al calcio anche per fuggire dalle tribolazioni e dagli impicci quotidiani che la vita ci costringe ad affrontare, necessitiamo di benessere emotivo, altrimenti è una continua discesa agli inferi.

Ho sempre difeso la attuale proprietà dell’Inter e le scelte fatte, ho sempre difeso il mister che ci ha appena lasciato, ho – nel mio piccolo – sempre supportato le intenzioni, ho impiegato due anni per arrivare a mettere nero su bianco il mio (quasi) amore per Conte e adesso che stavo innamorandomi mi abbandona. Avrà le sue ragioni ma mi pare un pelo isterico, se non trova la condizione perfetta dove gli vengano garantiti forti investimenti e squadre super competitive lui leva le tende. E che dire di Suning? Chiaro che se il governo della Repubblica Popolare Cinese impone dei diktat tu, che ad esso sei legato a doppio filo, non puoi che adeguarti, però che una potenza economica così dismetta in due giorni la squadra che possedeva in Cina e che – ancor più grave – ridimensioni la squadra europea fresca di scudetto che controlla senza farsi troppi scrupoli circa il valore sociale e culturale che il football ha qui da noi, beh, non mi va giù, non è solo business! Sì, non ci sono più grossi industriali italiani o europei che si accollino l’onere di acquistare e dirigere club come il nostro, dobbiamo farci andare bene gli Zhang e realtà come loro, però ecco, qualche madonna la potrò tirare, o no?

Tra l’epopea di Mou e quella di Conte, ho mandato giù (seppur a fatica) diversi nomi di allenatori, farò lo stesso anche con quello scelto ieri sera, ma sto facendo pensieri che non ho mai davvero fatto prima: pur di raggiungere un minimo di Peace Of Mind sto valutando se disdire Sky, rinunciare ad abbonarmi a DAZN e in pratica di smettere di essere così connesso con il football e dunque con la mia Inter. Questo pensiero durerà un paio di giorni, ne sono consapevole, non potrò stare senza di lei, la passione e la pulsione che mi avvinghia a quei colori sono troppo forti e indistruttibili, ma che ci abbia fatto un pensierino la dice lunga sulla disillusione che ammorba il mio animo in questi giorni.