Venerdì sera al LIDO PO di Boretto a vedere i JETHRO TULL. La location è di tutto rispetto, molto blues, ma indicativa del livello in cui si sono cacciati oggi i Jethro Tull, ovvero Ian Anderson, Martin Barre e altri tre tizi di cui nessuno sa nulla. Sono lì con Suto Sutovich detto anche Sutus, il chitarrista dei Tacchini Selvaggi,la bassista degli stessi, Lasàurit, Mimmo e Lapatty. Ci godiamo per un momento il lento scivolare dell’ Old Man River: il tramonto, le barche ormeggiate, quel sapore da Mississippi o come dice Suto da Mississippo.
(Sutus & Tim down by the river – Boretto 15/7/2011 – Foto by LS)
(Old man River – Boretto 15/7/2011 – Foto by TT)
Entriamo e ci mettiamo a sedere…meno male alla nostra età i concerti in piedi sono ormai insopportabili. Suto mi racconta di quando vide i Jethro nel 1973 e sempre nello stesso anno gli EMERSON LAKE AND PALMER e altri gruppi storici…io sospiro…gli ELP nel 1973, sigh.
(Il misero palchetto dei Jethro a Boretto – Foto by TT)
Sentire Giovanni D’Andrea – IAN ANDERSON – suonare il flauto e la chitarra acustica è sempre una emozione, così come immergersi in quella manciata di canzoni con cui siamo cresciuti (THICK AS A BRICK su tutte); Martin Barre dal canto suo è ancora un signor chitarrista. Detto questo occorre aggiungere che Anderson fatica a reggere con la voce, il tastierista ha dei suoni orrendi da band sfigata e che il batterista rovina tutto con il doppio pedale. Doppio pedale nei Jethro Tull, ma siamo impazziti? Sta andando tutto in malora. Questo è un segno evidente dei decadimento culturale della musica. ‘Sti cazzi di doppi pedali, di influenze nefaste di band insopportabili come i DREAM THEATER, di spettacolarizzazione di virtuosismi inutili e dannosi.
Ci sono anche un paio di astronauti, un italiano e una americana che ha duettato dallo spazio col flauto con Anderson. Fanno naturalmente BOUREE’ e tutto decade ulteriormente in un teatrino di dubbio gusto. Mentre i Jethro portano avanti il loro spettacolo mi accorgo che non ho provato un brivido (a parte per THICK AS A BRICK), che me ne sto fermo come una statua di marmo, che non reagisco. In un paio di momenti mi appisolo anche, in altri scambio sms col mio amico chitarrista Paolino Lisoni e con mia sorella Lalalli. Magari il gruppo è ancora dignitoso (ma siamo al limite) …di certo è noiosetto.
Dietro di me ci sono un paio di “esperti”, quelli che perché hanno qualche sballatissima nozione rock si sentono in dovere di pontificare…li sento dire: “spettacolari“…”ma ci sono ancora gli Whitesnake?” “Certo, pensa che mio figlio quando si è sposato ha voluto che suonassero in chiesa IS THIS LOVE mentre entrava la sposa…sai quel pezzo lento che fa.…(starnazza come una gallina mentre tenta di replicare la melodia di Coverdale)“…”Sì, io so tutto, mi tengo aggiornato con Metal Hammer”, “..sì, la Fender è un’altra cosa“, “Ritchie Blackmore ha un carattere impossibile“…” Eh, I Led Zeppelin“…tendo l’orecchio …per fortuna non aggiungono altro. “(rivolto al concerto dei Jethro) Entusiasmante.” Penso a Picca, ah se solo fosse qui con me, basterebbe lo scambio di uno sguardo per quietare il mio animo. Guardo la gente intorno, non aspettava altro che il riff di AQUALUNG. Non importa come sia messa la band, se la proposta musicale sia valida o no, chi c’è in formazione, l’importante è il rff di ACQUALUNG e fare una foto col telefonino. Mi sento incompreso. Per fortuna ho accanto a me Lasàurit e Suto Sutovich e poco più in là MENNY, che incontro oggi per caso proprio qui, oggi che per entrambi è un anniversario molto doloroso…e così idealmente faccio un brindisi agli amici assenti.
Sabato mattina: benché gli avessi chiesto di evitare, Brian mi sveglia con una delle sue telefonate all’alba. In settimana abbiamo avuto la conferma che la sua maruga perde qualche colpo, quindi a maggior ragione cerco di non alterarmi. Alle 8,30 sono da lui, solite incombenze e alle 10 siamo a Ninetyland. Gestirlo diventa sempre più problematico e pensando al futuro … lo vedo solo a tinte fosche. Al K2 incontriamo la Rina, un ex collega di mia madre, anche lei in là con gli anni. La Rina è sola e mi chiedo chi si occuperà di lei quando non sarà più autosufficiente. Le offro un caffè.
Fermata come di consueto al Minibar, i fedeli avventori del sabato sono più carichi del solito…entriamo e riceviamo un’ovazione simile a quella che Liga riceverà questa sera appena salirà sul palco al Campovolo. Brian è in solluchero (con una c sola!).
(Brian e il crodino del sabato al Minibar)
Ritorno verso la black (and blue) country, ma prima devo fermarmi a Reggio da Labetty di Jay…come se fosse facile arrivarci, oggi c’è il concerto di Liga al Campovolo. Strade chiuse, vigili e organizzatori ovunque, per arrivare al Mirabello mi fanno passare per Parma, cazzo! Beh, non proprio per Parma ma faccio un giro della madonna. Inizio ad incazzarmi. Cerco di ritornare, evito la strada che faccio di solito e che costeggia il Campovolo, ne cerco un altra. Arrivo alla deviazione e c’è un blocco, parlo con un vecchio addetto all’organizzazione che mi dice “possono passare solo i residenti” e io gli ripsondo “appunto sto a Borgo Massenzio“, “ah, bene passi pure” “grazie” a questo punto il vigile che era lì e che ha assistito alla scena mette un transenna, non mi fa passare e mi guarda con la faccia di chi ha un minimo di potere e lo mostra amplificandone i toni…. mi monta un nervoso che so solo io…ho due opzioni: spingere sull’ acceleratore e arrotare lo stronzo o andarmene e cercare un’altra strada. Rimango quindici secondi a pensare e poi opto per la seconda, ma sono incazzatissimo, vaffanculo vigile reggiano di merda e vaffanculo concerto al Campovolo.
Per tornare devo passare per Springfield, in mezzo alla campagna e spero che questa mi calmi un po’, ma è inutile sono In For The Kill. Tolgo il CD3 del cofanetto di Rod Stewart che sto ascoltando e infilo nel lettore BRITISH STEEL dei Judas Priest.
There I was completely wasting, out of work and down
all inside it’s so frustrating as I drift from town to town
feel as though nobody cares if I live or die
so I might as well begin to put some action in my life
Breaking the law, breaking the law
Breaking the law, breaking the law
Breaking the law, breaking the law
Breaking the law, breaking the law
Sono incazzato con tutti, spero di non incrociare preti, esponenti del PDL, dj, tifosi con la maglietta del colore sbagliato. Quando passo davanti alle chiese bestemmio, mentre incrocio le madonnine erette ai crocicchi di campagna urlo “666 the number of the beast”. Non posso continuare così…mi fermo. Tolgo i Judas, metto SIMON & GARFUNKEL, guardo la campagna e cerco di tornare in me.
(Looking at the country – Springfield- foto di TT)
Arrivo a casa ma sono ancoro scosso, faccio per salire le scale ma dalle finestre del pianoterra escono strane melodie: Leo sta ascoltando dei canti sovietici…mi rilasso.
Alle 17,55 ricevo un sms di Jaypee:
“Non riesco ad andare da Betty, tutte le strade interrotte, hanno persino parcheggiato a Borgo Massenzio per Liga. A morte il rock italiano, viva la Cattiva.”
Lo chiamo, è alterato anche lui, è un’ora che gira per Reggio cercando di raggiungere la sua meta. Gli parlo di Peter Andersen, di Davide Cocconcelli degli Smokers e di Gregg Allman…Jaypee si placa.
Mi getto sul divano, penso alle seppioline che mangerò stasera dalla Patty e mi placo anch’io.
Ehi Tim, ti sento un pò nervoso, a cominciare da quando gli “esperti” lettori di Metal Hammer hanno iniziato a commentare. Poi si capisce che il concerto non ti ha soddisfatto…Adoro i Jethro Tull, ma effettivamente anch’io li ho visti recentemente dal vivo e l’inconfondibile voce di Ian non regge il ritmo. Ma ha segnato un’epoca. Tempus fugit…
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Molto nervoso, Beppe… e forse questo forza un po’ i miei giudizi. Niente da dire sui Jethro degli anni settanta naturalmente e non è che mi aspettassi performance vocali particolari, gli anni passano per tutti e anzi Anderson e Barre sono in forma dopo tutto, quel che non mi va giù è il cadere su cose gnocche come i suoni delle tastiere (roba da dilettanti alla sagra del paese), il doppio pedale del batterista e il teatrino con gli astronauti. Magari sono io che idealizzo troppo il rock, dandogli significati che forse non ha mai avuto o che esistono solo nella mia testolina. Grazie per aver scritto.
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