Qualche tempo fa sono stato spettatore di una discussione avvenuta su una pagina facebook dedicata all’Hard & Heavy che vedeva come protagonista – suo malgrado – Giancarlo Trombetti. Alcune metal heads parlavano del giornalismo musicale in Italia, tra i nomi fatti venivano citati i due pesi massimi che collaborano anche a questo blog. I rilievi che nascevano intorno a questi due nomi erano tutti positivi. Poi, ad un certo punto, uno di questi metallari inveisce contro Trombetti, accusandolo di un crimine orrendo: più di vent’anni fa – in una trasmissione tv a carattere musicale – non aveva pagato il giusto tributo a Randy Rhoads, sostenendo che la morte prematura ne aveva senza dubbio amplificato il mito e che, come chitarrista di quel genere, preferiva Brad Gills.
Giancarlo, venuto a conoscenza della cosa, si è infilato nella discussione cercando di spiegare le motivazione del suo pensiero ma se ne è dovuto staccare presto quando il tutto ha preso una connotazione grottesca, con tanto di sfottò. Giancarlo a tal proposito ha pubblicato qualcosa su una rivista online, avrei potuto ospitare la cosa anche sul blog ma ho preferito soprassedere…da queste cose non se ne esce…quando le discussioni su forum, blog e spazi simili escono dai binari del buon senso c’è veramente poco da fare e ho voluto evitare che il blog diventasse suo malgrado teatro di questa faccenda.
Ho riflettuto parecchio però sulla cosa, innanzitutto perché non mi sembra che Giancarlo abbia detto niente di speciale…voglio dire…Randy Rhoads è stato un ottimo chitarrista che ha partecipato a due ottimi album di Hard’n’Heavy la cui morte prematura ha giocato un ruolo fondamentale nel farlo ascendere nell’Empireo dei beati dell’heavy rock. Non arrivo a dire che preferisco Brad Gills, ma se anche mi piacesse più Carlos Cavazo di Rhoads…che problema ci sarebbe? Io preferisco Mick Ralphs a Jimi Hendrix, è un problema? Jimi Hendrix è stata una figura molto più importante, ha fatto la storia del rock, Ralphs tutt’al più è stato uno da seconde linee, ma tocca la mia sensibilità più lui che Hendrix, che comunque amo. Ma poi non è nemmeno questo il punto…proviamo con un altro paragone: io preferisco Jimmy Page a Jimi Hendrix, anche prendendo in esame i soli primi quattro album dei due. Come composizione, come chitarrismo, come gamma espressiva, come importanza per la musica rock. Se poi qualcuno ha un altra idea e pensa che Hendrix sia sopra di tutto e tutti, nessun problema, mi tengo le mie convinzioni. Mica offendo – così a caso – che so Giancarlino Trombetti perché preferisce Hendrix o Zappa a Page, lui si terrà le sue idee io le mie…e ad ogni modo stiamo parlando di grandi musicisti.
(Randy Rhoads)
Mi son poi chiesto come deve essere messo questo metallaro che se la è presa così tanto e che per vent’anni si è portato dentro al cosa. Me lo chiedo anche adesso, ma poi mi faccio un esame di coscienza e mi confesso che anche io ho in mente un giudizio discutibile di Alberto Radius su Jimmy Page che lessi più di trenta anni fa. Certo, io non ho mai offeso Radius, ma se allora fosse stato disponibile internet, me ne sarei stato zitto?
(Alberto Radius)
La cosa avvenne su un CIAO 2001. C’era una rubrica che prevedeva che ogni settimana un ospite fosse invitato in redazione ad ascoltare alcuni pezzi alla cieca per poi indovinare di che artista o gruppo si trattasse. Fecero ascoltare ROCK AND ROLL dei Led Zeppelin dal live THE SONG REMAINS THE SAME ad Alberto Radius, appunto. Lui seppe dire solo questo:
“Uhm sembra punk..uh, ma qui il chitarrista si è perso…come? è Jimmy Page?…ragazzi come crollano gli idoli..”
(Jimmy Page – 1977)
Ecco io mi porto dietro questa zavorra mentale da 30 e passa anni (mi pare fossimo nei fine settanta). A parte che mi chiedo come facesse uno che chiamava Jimmy Page idolo a non riconoscere ROCK AND ROLL, vi pare che JP nel 1973 sul live TSRTS fosse ad un livello da “come crollano gli idoli..”? Io poi mi sono sempre chiesto come mai Radius avesse tutta questa considerazione, qui in Italia lo hanno sempre fatto passare per un virtuoso. Ha fatto un paio di singoli carini, anche un paio di album, ma non mi pare sia il chitarrista che vogliono farci credere.
Si vede dunque che certe frasi, soprattutto se all’interno di discorsi relativi a cose a noi molto care, si appiccicano al cervello e non vengono più via. Potrei ad esempio citare più o meno a memoria la recensione di SLIDE IT IN che Beppe Riva fece su Rockerilla nella primavera del 1984. Avevo appena comprato l’album in questione fresco di stampa, disco che mi piaceva un sacco, mentre tutto intorno avevo gente dedita alla new wave, al post punk, al rock americano tipo Springsteen, alla disco o al nuvo elettro pop. Questo segnò un altro step di eterna gratitudine verso Beppe che con quella recensione mi fece sentire meno solo. E pensare che oggi è un carissimo amico. Chi lo avrebbe detto.
Ad ogni modo, non v’è dubbio: certe sciocchezzuole rimangono attaccate all’animo.
Ciao Tim, ho letto la tua personale rosica nei confronti del Radius sorridendo. Perché la differenza di stile e di educazione tra te e i due menelli imberbi dal dente avvelenato è la stessa che corre tra un pastore dell’Engadina e Lord Brummel. Devo ammettere che, però, messa così, la cosa rende difficile pure a me seguirla. Ma poco importa, ci mancherebbe altro che divenisse di pubblico dominio una sindrome tutto sommato abbastanza diffusa e che io ebbi a definire “La sindrome di Billy the Kid”. Anche se non è il tuo caso.
Ma dato che si parlava del povero Rhoads (in Toscana è povero chiunque sia morto), ci terrei almeno, a riportare la chiusura di quel pezzo che ti inviai e che rappresentava un punto di riflessione, per quanto ci sia da riflettere sui gusti. Ti faccio un copia+incolla…
“Ero abbastanza in amicizia con Randy, quindi fu una terribile disgrazia quando morì in un disastro aereo un anno più tardi. Nonostante ciò devo dire che non era il chitarrista che è diventato dopo la sua morte. La stessa cosa che accadde a Bob Calvert, un tizio che venne più o meno ignorato da vivo e che all’improvviso venne considerato un incredibile genio. Randy era un ottimo chitarrista, questo è sicuro, ma non era il grande innovatore per cui venne fatto passare in seguito. Dio sa cosa dirà la gente di me quando sarò morto!”.
Pagina 154 di “La sottile linea bianca” la biografia di Lemmy Kilmister, leader dei Motorhead, musicista per anni con gli Hawkwind. Adesso gli imbecilli a pensarla allo stesso modo sono almeno due. Bang, bang.
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Lo sai che sono d’accordo con te e comunque ho aggiunto al post un paragone – sui chitarristi (page e hendrix) forse più azzeccato.
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Scusate se mi permetto di intervenire su questa insistenza nel “ridimensionare” (mi limito a questo termine soft) Randy Rhoads, perchè proprio non la capisco. Allora, fate pure che io sia un perfetto incompetente di musica rock, infatti non cito il mio pensiero, ma uno stralcio del recente DVD “God Bless Ozzy Osbourne”. A parte le reiterate lodi di Ozzy e Sharon nei confronti del deceduto chitarrista, a cui secondo loro devono la resurrezione artistica del cantante allontanato dai Sabbath, nel filmato si può assistere alla premiazione di Randy da parte del direttore di “Guitar Player” a nome di “mezzo milione di lettori” (qualcuno di più, si “qualcuno”, di quelli che potevano contare Rockerilla, HM, Metal Shock, Tuttifrutti e mettiamoci pure Rumore messi insieme nei loro momenti di maggior successo) come “miglior nuovo talento del 1981”. E al momento della premiazione, lui arrossiva dicendo che “aveva ancora molto lavoro da fare, e molte resposabilità da prendersi”. Era dunque, è evidente, un ragazzo timido, garbato, per nulla arrogante, innamorato del proprio lavoro. Non riesco proprio a capire come si possa avere animosità nei suoi confronti! Fosse stato un provocatore del cazzo, un incapace, macchè…Leggo che Giancarlo, sicuramente molto bravo, non lo metto in dubbio, gli preferisce Brad Gillis, suo temporaneo sostituto prelevato dai Night Ranger. Bene. Sempre il sottoscritto, fra i suoi innumerevoli demeriti, annovera l’aver parlato benissimo di Brad e della sua originalità nell’approccio ai testi sacri dei Sabbath nel live “Talk (Speak) Of The Devil” di Ozzy, recensendolo su Rockerilla. Può essere che qualche matusalemme se lo ricordi. Inoltre, io sempre io, ho ricevuto a suo tempo i miei bei lazzi (e anche qui uso un termine soft) da parte degli “incorruttibili” headbangers, professando il verbo dell’hard AOR in Italia, quando proprio non se l’inculava nessuno! Quindi, ho sempre sinceramente elogiato gli albums dei Night Ranger e del loro scintillante axeman. Ma indipendentemente dai desideri di Beppe Riva o di chiunque altro scriva su questo Blog e non solo, Brad Gillis è un ottimo chitarrista, ma Randy Rhoads é stato un chitarrista fondamentale e seminale, in altri termini un caposcuola, dell’hard’n’heavy degli anni 80. Il che fa una certa differenza. In conclusione, che Randy Rhoads riposi in pace e con i giusti onori che la sua storia assolutamente merita.
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Sono d’accordo, anche a me ci sono chitarristi che toccano l’animo in maniera particolare e non è detto che siano grossi nomi ma, il merito lo riconosco. Se parlo di gusti personali posso dire di amare più Rory Gallagher rispetto a Van Halen che di bravura ne ha da vendere, ciò non toglie che riconosco che Van Halen ha cambiato il mondo della sei corde mentre Gallagher no. Sicuramente per un chitarrista (anche se non so se Giancarlo suona) risulta molto più evidente la differenza di classe tra Randy e Brad Gillis, Randy ha quel quid in più che lo pone nell’olimpo dei chitarristi ma uno può rimanere impassibile con un assolo di Randy e sciogliersi ascoltando Brad Gillis, questo è sacrosanto.
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Ricordo anch’io che leggendo questa rubrica di ciao 2001 mi offesi
per il giudizio di radius sulla prestazione di page.
TRTS a detta degli stessi L Z non è stato il miglior live da pubblicare
ed il disco, non il film, non rende giustizia ai led soprattutto se ad
ascoltarlo non é un ammalato dei led,
Io ho avuto la fortuna di conoscere Radius di persona in seguito,
di vedere e fotografare qualche suo concerto a Roma.
iParlando con lui gli ricordai quello che aveva detto di Page ma
lui si mise a ridere e si scherni’.
Io lo trovai molto simpatico e come chitarrista niente male.
Riguardo a Jimi Hendrix non é detto che il piu’ bravo in assoluto
debba piacere a tutti.
Io non ho nessun problema a dire Jimi ha baciato il cielo con
la sua chitarra come nessun altro é riuscito a fare.
E sono sicuro al 200 per 100 che Page la pensa come me.
Perche’ Page di bravi chitarristi se ne intende.
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Evviva!!! E’ più bravo questo, e’ più bravo quello….erano anni che non parlavo di queste fantastiche cazzate!!! Ovviamente la penso come Tim & Lorenz, ma lasciatemi divertire pure a me, dai! Allora, allora…per me, e quelli che la pensano come me (qualcuno ci sarà pure) Ron Asheton, Syd Barrett e Sterling Morrison, suonano la chitarra in maniera miliardi di anni luce più interessante di tutti ‘sti guitar hero cotonati, che il dio del tuono e del r’n’r’ ce ne scampi e liberi! E tanto per rincarare la dose, la chitarra di Muddy Waters suona meglio quando Winter l’albino se ne sta a casetta sua. E…Ron Wood con i Faces mi piace da matti. E…vabbe’ dai, ricreazione finita, torniamo seri, che abbiamo altre cose da fare…
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Ehilà…che bello parlare ognuno dei propri gusti senza ammazzarsi…e ne approfitto, visto che non volano ciaffate. No, non suono altro se non, spesso anche con difficoltà, il mio piatto o il mio lettore cd. Qualsiasi mio giudizio non è mai e poi mai stato tecnico ma semplicemente basato sul gusto personale. Non potrei mai permettermi disquisizioni tecniche di sorta. Ciò detto non mi sono neppure lontanamente permesso di sostenere che il povero Randy, fosse un chitarrista mediocre! Ma semplicemente che non fosse il mostro innovativo che è stato dipinto. Alle mie orecchie di appassionato, molte delle cose fatte da RR le avevo già sentite in Eddie Van Halen e anche se ci potrebbero essere decine di eccellenti chitarristi pronti a spiegarmi che le tecniche divergono sa Iddio dove, alle mie orecchie così non sarebbe. E sia ben chiaro – anche se mi pare ri-di-co-lo dettagliare dei propri ascolti in questo modo – Rhoads mi ha donato ore di deliziosi ascolti a tutto volume con i dischi di Ozzy. Ma, a questo punto, lo ripeto, non credo che sarebbe divenuto quel mito che è oggi se non si fosse schiantato con un aereo da turismo. E… no, Tim…Pagey è stato ed è tutt’ora uno dei miti grandi idoli giovanili. Gli Zep sono una delle più grandi band del Pianeta, per me. Lo ritengo uno dei più creativi ed intonati solisti della storia per alcuni anni; direi una decina. Poi, e non ho ancora capito perché, è progressivamente decaduto fino a esibirsi in note da ragazzino alle prime armi, in assolo decapitati sul palco (Atlantic anniversary). Ma per me resta un mio mito giovanile. Perché Jimi è più grande? Perché per me è stato il primo, quello che ha portato la chitarra su lidi dove nessuno avrebbe mai anche solo immaginato esistessero e se non fosse nato credo che il rock sarebbe ancora indietro di una ventina d’anni se non più. Perché Gillis mi aveva emozionato in quel disco? Perché quegli assolo stravolti rispetto all’originale non li avrei mai immaginati, perché moltissimi al suo posto non l’avrebbero mai fatto, specialmente in quella occasione, e perché…alle mie orecchie, ascoltando “Speak of the devil”, mi sembra che Gillis suoni davvero due cose per volta. Da solo. Non a caso la recensione di Kerrang! lo definiva Brad “suono due riff per volta” Gillis. Ma credo che Tim indovini la strada quando dice che la musica vada a toccare la sensibilità di ognuno di noi in modo diverso. E’ lo splendido effetto delle note che ti fa accettare errori e semplicità come parto di genio o emozionarti per una sequenza banale per tutti ma non per te. E’ il motivo per cui continuo a pensare molto più oneste, creative, schiette e affascinanti le cose dei settanta rispetto a quelle di oggi, dove velocità e tecnica hanno ammazzato la composizione. E’ il motivo per cui esiste chi perde la testa per quei solisti tutti tecnica e velocità che suonano, ne sono certo, tecnicamente mille volte meglio di Hendrix, ma che non mi faranno mai alzare un sopracciglio, mentre mi commuoverò fino al mio ultimo giorno ascoltando “Hear my train a comin” da Rainbow Bridge o “Watchtower” da Electric Ladyland. Ecco perché quando sono finalmente solo in casa e riesco ad alzare il volume quanto le mie vecchie orecchie reggano ancora e mi ascolto, nota per nota, il solo di “Inca Roads” ho le lacrime agli occhi e il groppo alla gola per aver perso due cose: la possibilità di imparare a suonare una chitarra e quella di rivedere il mio Frankie su un palco.
Radius? Tutto normale, sono pochissimi i musicisti che ascoltano le cose altrui, che hanno buon orecchio, che apprezzano…anche se la sua topica con Page (che ricordavo benissimo anche io) è clamorosa. Ma avrei di quegli aneddoti da raccontare in merito…che dovrei aprire il mio blog. E questo è il tuo.
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Giancarlo, io direi che Page per usare le tue parole sia stato uno dei più creativi ed intonati solisti della storia solo fino al 1973, dopo – dal vivo – ha avuto un decadimento incredibile.
Io e Picca dibattiamo su questa cosa da anni e anni. E’ tanto che ho in mente di scrivere qualcosa a tal proposito, un racconto forse, dal titolo IL GIORNO CHE PAGE SMISE DI SUONARE LA CHITARRA proprio per analizzare questa faccenda. Incredibile che un solista ispirato come lui abbia deciso di smettere. Il giorno fu il 30 luglio del 1973, il giorno dopo l’ultima data del tour del 1973, la terza consecutiva al MSG di NY, quelle usate per il film TSRTS.
Da quel momento in poi, tranne qualche occasione (qualche momento del tour1975, le ultime date dell’OUTRIDER tour del 1988 e qualche cosina dei tour PAGE & PLANT 95/96/98 non è più stato lo stesso).
Anche senza arrivare alla catastrofe in mondovisione dell’ATLANTIC 40TH ANNIVERSARY del 1988, basta ascoltare certi bootleg SOUNDBOARD del 1975, del 1977, la seconda data di KENBWORTH 79, il tour europeo del 1980 e il tour dell’ARMS del 1983 per capire che razza di chitarrista scarso fosse diventato. Non si allenava più, perse interesse nello strumento, allettato solo dalle scosse di una idolatria che gli diede alla testa e obnubilato dall’uso di droghe pesanti. Certo, in quei primi 5 anni dei LZ diede l’inimmaginabile, ma un musicista di quel calibro non avrebbe dovuto ridursi in quello stato, chitarristicamente parlando..
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King Midas’ Curse.
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TSRTS é uscito per fare da tappabuchi in un periodo in cui Plant era bloccato.
Si tirarono fuori le registrazioni che erano state messe da parte e fu edito
anche il film che ha reso possibile a milioni di fans di vedere i Led dal vivo.
Con gli inserti di fantasia ha anticipato i video e sicuramente é un bel film
nonostante i Led non siano al massimo come musicisti.
Nel 1983 andai a rivederlo in un cinema del quartiere di Montesacro a
Roma per stupire mia moglie che preferiva Lucio Battisti.
Il cinema era pieno di ragazzini. Durante la scalata di Page alla montagna
scoppio’ una rissa feroce che coinvolse tutti i presenti.
Io mi divertii un sacco fino a quando giunse la polizia.
Solo un grande film puo’ provocare una tale reazione!
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Dico solo che aver postato quei 4 video mi ha ricordato la vecchia rubrica “Trova l’intruso”. Albè, lassa pèrde.
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Visto che posso scegliere chi voglio: Cameron Williams dei Tishamingo.
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Mauro, io credo sia ora di finirla con questo luogo comune a proposito di TSRTS come live di media caratura. Page lo disse una volta intendendo che ci furono concerti ancor più magici.
Non è che le band fossero sempre pronte a catturare su multitraccia concerti dall’esito imprevedibile. Quindi è un gran fortuna che nel giro di 10 giorni decisero di riprendere e registrare quelle tre date del 1973.
TSRTS cattura i LZ in un ottimo momento: l’ultimo bagliore, quello più luccicante, dei primi anni prima del tramonto e della inesorabile decadenza. Magari nel tour giapponese del settembre 1971 e nelle date tedesche del marzo 1973 suonarono anche meglio, ma non si può certo dire che quei giorni non furono tra i loro migliori.
TSRTS contiene la miglior STAIRWAY TO HEAVEN (soprattutto per quanto riguarda l’assolo), la miglior NO QUARTER e la miglior BOOGIE MAMA mai suonate dai LZ. Cosa si vuole di più, considerando poi che tutti gli altri pezzi sono comunque suonati da dio? Negli anni 1969/73 tutte le band di quelle caratura suonavano bene, magari un concerto poteva avere qualche sbavatura in più, un soffio di precisione in meno, ma chi faceva rock e aveva talento e musicianship in quel periodo spaccava il culo, sempre e comunque.
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Il mio é solo un giudizio personale.
Nessuno mette in dubbio la tua conoscenza in materia
di Led Zeppelin live
A me il disco deluse un pochino.
Il film mi piacque.
Posso solo dire che dal 1971 ho visto tantissimi
concerti e ci vado ancora spesso..
Ho visto anche i Motorhead e mi sono piaciuti.
E’ anche vero che i Led Zep li ho persi
Nessuno é perfetto.
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Mi vien da dire anche la miglior “The Ocean” che abbia mai visto e sentito…
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Scusa Mauro, ma cosa c’entra la mia conoscenza in materia? Sto solo invitando a lasciarci alle spalle quel giudizio che viene citato in ogni articolo sul Live in questione. Su questo blog preferirei che lasciassimo perdere le solite argomentazioni basate sui soliti luoghi comuni… quelle vanno bene per il giornalismo pigro di certe riviste. Sei l’unico fan dei LZ a cui ho sentito dire che il disco ti deluse un pochino. Niente di male per carità, ma TSRTS – come doppio album dal vivo – ha svezzato milioni di amanti della musica rock e dei LZ in particolare. Quasi tutti lo hanno tatuato sull’anima, non si può considerarlo nella categoria “si poteva fare di meglio”, è uno dei Live storici del periodo storico del rock. Se poi a qualcuno non piace, pazienza…
Come dimostra anche HOW THE WEST WAS WON, forse negli anni precedenti i LZ erano un filo più a fuoco (con un RP devastante) ma la spettacolarità e la maturità del 1973 non hanno prezzo. Ma vuoi mettere una SIBLY (SINCE I’VE BEEN LOVING YOU) del 1973 con una dei tour precedenti? SIBLY LIVE 1973 per me è il miglior esempio di musica contemporanea in assoluto. Poi ancora TSRTS (il pezzo), THE RAIN SONG, il costrutto magnifico delle improvvisazioni di DAZED…
In molti si sono fatti condizionare da questa frasetta di Page, per un momento posso capirlo, ma poi uno deve avere una capacità di giudizio proprio e riuscire a distinguere luoghi comuni e realtà.
A ventanni TSRTS mi sembrava musica incredibile, oggi quando lo risento mi dico “ma come cazzo facevano?” e rimango ancora a bocca aperta…non succede mica sempre.
Che cazzo di doppio disco dal vivo che è THE SONG REMAINS THE SAME…
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Hai perfettamente ragione Tim, non stiamo a sottillizzare,
I LED ZEP ci hanno cambiato la vita!!!!!!!
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La prima volta che ascoltai i LED ZEPPELIN in cassetta con il sony walkman rimasi shoked dalla chitarra di Page!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ascoltatevi Guitar Boogie del 1971 con eric clapton jeff beck and jimmy page:)
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Brando, le session anni sessanta di cui parli le conosciamo naturalmente piuttosto bene, le amiamo anche molto…chitarrismo blues rock inglese nella sia fase più pura. Vidi il long playing GUITAR BLUES alla fine degli anni settanta in un negozio, non lo comprai sul momento…è da allora che lo cerco. Grazie per il commento. Ciao.
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GUITAR BOOGIE é un LP di cui conoscevo solo la copertina e
i titoli dei brani a meta’ degli anni settanta.
Copertina stupenda che mi faceva immaginare un album magnifico
di musica dei 3 migliori chitarristi inglesi.
Un mischione cream led jb group.
Lo desideravo talmente che ricordo ancora il giorno che lo trovai
in un negozio di bologna.
Solo ascoltandolo mi resi conto che non era quello che credevo..
Allora internet non c’era e dai pochi giornali e libri di rock piu’ di tanto
non si apprendeva.
A distanza di pochi anni nel 1983 possiamo dire che la copertina
si é reincarnata sui palchi dell’ ARMS per beneficenza.
Un progetto mai andato in porto ma abbastanza simile per la presenza
dei 3 guitar gods, era quello di celebrare gli yardbirds con un concerto
diviso in piu’ parti, clapton & yardbirds, beck & yardbirds,
beck & page & ….., page & …
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Non toccatemi TSRTS: il mio primissimo contatto con i Led Zep dopo aver visto in TV il servizio di Michel Pergolani da Londra per l’Altra Domenica di Renzo Arbore in occasione della premier del film.
Vidi Jimmy Page che percuoteva le corde con l’archetto nel bel mezzo di Dazed and Confused e corsi a comprarmi il doppio live.
Da allora (1976) non ho più smesso di amarli.
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Adio fighi!!!…dicono dalle mie parti…se litighiamo sui gusti personali diventa peggio della campagna elettorale del SI o del NO (o Trump-Clinton)….io sto bene quando ascolto oltre agli Dei suindicati, ancke Kossoff, Townshend ed il “mio” Keith Richards per non dirvi di Martin Lancelot Barre dei Jethro Tull…. sono forse obsoleto, astruso, “stoned”, out??… Quanto a Radius l’ho risentito dal vivo qualche annetto fa, purtroppo non faceva più uso della Les Paul, ma di un chitarra con scritto sopra “Guitar Club” che non mi piaceva proprio, con quello stupido suono “liquido” da FM Usa od AOR…adio fighi anche lì!!
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P.S. per gli inenditori…ma pesa poi così tanto una Les Paul dopo i 50 anni?… che sia il peso ad influire sul chitarrismo degli dei della Les Paul di ieri…?
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…credo di ricordare che la chitarra fosse una “Riverhead” di cui in un’intervista all’epoca di diceva molto soddisfatto : “…una delle poche chitarre che ha superato la boa dei 5 anni …”. Un marchio finito nell’oblio ,credo…
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La chitarra con scritto Guitar Club era una Hamer. A meno che non ne avesse più d’una con quella scritta.
È vero comunque che per un periodo Radius suonava una chitarra senza paletta, ma non so se Riverhead o Steinberger… Riverhead proponeva strumenti discreti a prezzi abbordabili.
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Beh Tom, una Les Paul in media pesa intorno ai 4,2 kg. Non è una chitarra leggera. Portarla in spalla per un paio d’ore a volte può essere un po’ faticoso.
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…beh forse, ripensandoci, portarsi dietro in concertini paesani una Les Paul (magari anni 50-60) per farsela rubacchiare, non è proprio il massimo, meglio una sottomarca per eseguire “Sole giallo sole nero”….
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A parte il commento di radius su page da ciao 2001 che lascia il
tempo che trova, mi pare che il chitarrista dopo l’avventura de
IL VOLO ( un supergruppo che raccoglieva ex F3, ribelli, osage tribe, flora fauna e cemento sotto la guida di mogol ) abbia fondato
questa scuola per chitarra e sia apparso molto sulla rivista
MUSIC CLUB ( ricordo con piacere un bel servizio sulle chitarre di
page fotografate a casa sua durante una sua festa di compleanno (?) ).
Ho visto diversi concerti di radius intorno a roma nel periodo in cui,
morto LUCIO BATTISTI, i F3 si erano ricomposti mi pare senza
LORENZI.
Ne ricordo uno in particolare in quel di PERCILE, un paesino sopra
TIVOLI.
Era una sagra di paese ed il pubblico era costituito da 100/ 200 persone.
Io ero con famiglia al seguito e molti amici del posto.
Ricordo che sin dal primo pezzo la gente si allontano’ dal palco per
il volume della chitarra di radius.
I brani erano legati a battisti e radius raccontava aneddoti di quando collaboravano con lucio.
Ma il suono della sua chitarra aveva fatto largo sotto il palco.
Ad un certo punto i F3, un po’ scocciati, presero una pausa
ed io dissi ai miei ADESSO LO VADO A SALUTARE E VI PORTO
AUTOGRAFI.
Salii al palco ed il gruppo pareva arrabbiato per la freddezza della
audience.
Io attaccai discorso con radius e lui si mostro’ contento di avere
un estimatore.
Mi parlo’ soprattutto della sua scuola di chitarra e mi firmo’ tanti
autografi.
Dopo il concerto riprese, fermo restando l’arretramento dal palco.
Sono cresciuto, prima di arrivare al rock, con battisti e quando
iniziai nel 1971 ad ascoltare musica inglese, nel juke-box i F3
andavano forte.
A me piacevano perché univano battisti ( che componeva per
loro ) ad un suono heavy di chitarra che in quel periodo iniziavo
ad amare per i gruppi stranieri che stavo scoprendo.
E ricordo che mimavamo e cantavamo “questo folle sentimento”
vicino al juke-box e gli intemezzi di chitarra hard di radius
erano la ciliegina sulla torta.
Insomma 45 anni fa i F3 andavano piu’ che bene per un pubblico
giovane italiano che arrivava a scoprire il rock ed il prog.
E i F3 sono catalogati ora prog.
Sono stati infatti parte del lato prog di battisti, che in alcuni
dischi suoi, e in molti di altri gruppi della NUMERO UNO, ha
potuto provare di tutto (In fondo é stato lui il RE MIDA della
musica italiana ).
Ho bei ricordi della F3.
Sognando e risognando.
Che pezzo stupendo!
Di recente ho trovato molti dei loro 45 gg.
Ho trovato anche IO RITORNO SOLO.
Un gran bel brano.
Un mio amico mi sta ossessionando perché gli manca nella
collezione.
Adesso lo faccio bollire nel suo brodo.
Poi forse glielo vendo…………………….
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