Venerdì mattina, Dante si sveglia alle 06,30, si sente strano, fatica a respirare, condivide le sue paure con sua moglie Lucy, questa, donna emiliana concreta e risoluta, chiama immediatamente l’autoambulanza. Io e Saura ci precipitiamo da loro, ci dividono due km, ma arriviamo che l’ambulanza è già lì. Di corsa al pronto soccorso. Sono le 08,30, sono lì con Saura (Dante è suo padre), la Lucy e la Patty. Il display lampeggia “emergenza in corso”; speriamo sia una cosa che non riguardi noi. Invece ci riguarda. Passa un’ora, esce una dottoressa insieme a due collaboratrici. Arresto cardiaco, 20 minuti per rianimarlo, la situazione è molto grave. Dante ora è in un reparto specializzato al piano interrato, reparto da cui – ci viene detto poi – difficilmente si esce. Nessuno perde la testa, la Lucy ha il viso tra le mani, Saura cerca di restare in controllo, la Patty pure. Mi preoccupo di portare da bere un thé ad ognuna di loro, con qualche biscotto. Un’altra ora e ci viene detto che adesso è in rianimazione, che non è stato né un infarto né un ictus, semplicemente il cuore – evidentemente affaticato già da un po’ senza che Dante se ne accorgesse – si è fermato.
La Rianimazione dell’Arcispedale Santa Maria Nuova di Regium Lepidi è uno di quei reparti all’avanguardia, la sala dei dottori con grandi monitor che rimandano le immagini di ogni paziente e sembra un po’ una cosa tipo Cape Canaveral. Dante è in una stanza da solo, in coma farmacologico, anche qui, tra monitor di tutti i tipi e apparecchiature mediche speciali sembra di essere sulla mothership di ALIEN. Vederlo in quelle condizioni, intubato, con la respirazione ventilata in modalità on ti dà da pensare. Come ti dà da pensare tutto il mondo che circonda quel reparto. Lo puoi vedere un’ora alle 13 e un’ora alla sera. Spesso accompagno Saura. Attendo che sia il nostro turno in quei luoghi non luoghi che sono le sale d’aspetto, tutto sembra irreale, sospeso.
Un’ala della sala d’aspetto ha comodi divanetti, capirò più in là che sono essenziali per i familiari che d’improvviso si trovano a bivaccare in quella bolla sospesa tra la vita e la morte. Si fa conoscenza con i famigliari degli altri pazienti, ognuno ha una storia da raccontare. Una domenica accompagno Saura e la Lucy. La zona divani è presieduta da parecchie persone, molte con gli occhi lucidi. Accento laziale, incredulità nei loro occhi. Un ragazzo di 22 anni era al Campo Volo di Regium Lepidi per una serie di lanci col paracadute, lo accompagnavano la sua famiglia e alcuni amici del suo gruppo sportivo. Esegue il lancio, atterra bene. Poco dopo, mal di testa e svenimento. Ambulanza, pronto soccorso, rianimazione. Ischemia cerebrale. Incontro i famigliari ogni volta che vado a trovare Dante. Dopo qualche giorno non li trovo più. Il ragazzo è morto; i genitori danno il consenso alla donazione degli organi.
Dopo una settimana Dante si sveglia, dopo altri sei giorni viene trasferito al reparto rianimazione di Castelnovo ne’ Monti, sulle colline reggiane, proprio sotto la Pietra di Bismantova. La gestione diventa ancora più dura: la Lucy che ogni mattina va su in corriera e la Saura che ci va ogni sera in macchina. Cerco di accompagnarla il più spesso possibile, affinché si riposi un po’ almeno durante il tragitto. Oggi, dopo ventotto giorni, Dante è uscito dalla rianimazione. Ora è in terapia intensiva. Un piccolo passo e una speranza in più. Si può entrare nella stanza in cui è solo una alla volta, quando tocca a me cerco di non raccontargli balle pur facendo di tutto per rassicurarlo. “Dante, lo sa anche lei vero? Queste cose agli esseri umani possono succedere. Fino a che capitano agli altri sembra quasi che non ci riguardino, ma poi quando toccano a noi non ci sembrano vere… l’importante è arrivare in tempo, uscire dal momento di crisi, e avere molta pazienza. Mi creda, andiamo bene, certo, compatibilmente con quello che è successo, ma ci stiamo saltando fuori. Mi creda.” Dante si aggrappa alle mie parole, mi guarda con quei suoi occhi azzurri da settantaseienne preoccupato, ma poi annuisce, mi sorride. Gli parlo dell’Inter (anche lui è un nerazzurro, ma lo riprendo spesso per il fatto che ha due figlie milaniste), lui sorride più deciso. Non può parlare a causa della tracheotomia, ma quando capisce che ho il tablet mi scrive su di un foglio di collegarmi al sito del GRUPPO COLOMBOFILO PROVINCIALE DI REGGIO EMILIA, di trovare una classifica delle gare recenti e di farla vedere alla dottoressa che è li con noi. La dottoressa sta al gioco, si complimenta con Dante, e lui che con lo sguardo e i gesti dice “Et vest chi sun?” (Hai visto chi sono?). Un bel segnale.
Domeniche; la bassa pressione che ho nell’animo mi rende incline all’accidia, non avrei voglia di far niente ma Brian mi aspetta, devo andare, fare il badante from seven to eleven non è facile, ma mi tocca quindi vado. Ogni tanto con Brian mi dà una mano Lasimo, un po’ di sollievo da una mano amica, sempre orgoglioso di vedere che il nostro rapporto anche dopo la separazione sia saldo.
Brian colora, a tratti senza sosta: FIDEL CASTRO, HILARY CLINTON, WHOOPIE GOLDBERG…
E’ poi il momento del BRIAN NEL PAESE DELL’ALZHEIMER quiz:
“Brian, chi sono io… io sono tuo?
“Tu sei Tim”
“Sì, va bene, ma cosa sono per te?”
“Sei mio amico”
“Ok, ma cosa sono per te? Io sono tuo?
“Sei il migliore.”
“Grazie Brian, ma pensaci bene io sono tuo?”
“Sei quello che mi proteggi”
Mi asciugo gli occhi e termino il quiz.
Il pomeriggio della domenica lo dedichiamo al riposo, io e lui mano nella mano sul divano a guardarci su Rai Movie un “poliziottesco” (come li chiama la nostra amica Barbara Baraldi) …
… facciamo dei brindisi con della aranciata San Pellegrino:
“All tua Brian!”
“Alla tua pirìn!”
Alla domenica sera, prima di andare a letto, la mezzoretta dedicata alla musica classica su Rai5 ormai è un must, questa volta è il turno di una orchestra alle prese con SCHUBERT. Brian ascolta in modo appassionato, tutta la sua attenzione è rivolta alla musica. Che bella novità questa.
Mentre torno alla domus saurea, sotto un cielo pesante e gonfio di nuvole, mi ascolto AMERCAN STARS ‘N BARS, album meraviglioso…
Quest’anno abbiamo il luglio più strano che io abbia mai visto, un nubifragio dietro l’altro (e per favore smettiamola di chiamarli “bombe d’acqua”, ma non c’è più nessuno che sa fare il giornalista in questo paese?). A volte lasciare la Domus Saurea diventa problematico …
Questo luglio maledetto ci porta via anche Johnny Winter. Non che le sue ultime cose fossero indimenticabili, ma come ho già scritto più volte, è stato una figura basilare per me, da sempre nei miei big five (insieme a Bad Co, Free, Elp e … va beh, l’altro nome lo sapete). Mi sento con Dan, anche lui gran fan di JOHNNY e soprattutto con LORENZ, anche lui dal 16 luglio orfano. Continuiamo la nostra vita ovviamente, ma c’è un dolore in più.
Mentre attraverso questa misera estate su e giù per i monti, in lungo e in largo per la pianura la musica è la mia infedele compagna. Oltre ai dischi di JOHNNY WINTER periodo 1970/75 ascolto una delle date dell’ultimo vero sussulto di Page (il tour di OUTRIDER):
i BLACK CROWES di WARPAINT:
e un sacco di CSNY and related:
Io e Picca leggiamo su facebook alcune cose che ci lasciano basiti: giornalisti musicali molto stimati e quotati che pubblicano libri che contengono cose tipo “10 GRANDI RIFF PER CHITARRA” e ne indicano uno (LOUIE LOUIE dei KINGSMEN) il cui riff è fatto col piano. Ora, scrivere elenchi del genere andava forse bene (e nemmeno troppo) decenni fa, farlo ora è davvero anacronistico, e farlo toppando è davvero incredibile.
Altri interventi di giornalisti della stampa specializzata ci lasciano ulteriormente di stucco, il filosofeggiare sul Rock basandosi sul sentito dire non riusciamo proprio a digerirlo. Intendiamoci, sono faccenduole, ma è un po’ sorprendente che giornalisti musicali così “dentro” al Rock finiscano per la fare la fine di quelli che loro hanno sempre criticato, snobbato, dileggiato. Allora ha ragione Picca, ridateci CIAO 2001, in fondo era più onesto.
Picca dice che siamo diventati i GIUSTIZIERI DELLA NOTTE, che arguto che è il mio amico. Tra l’altro sarebbe un gran nome per una delle band di Tim Tirelli…
Tra Brian e Dante, la vita mia e della groupie si svolge unicamente tra il lavoro e l’andare dai nostri vecchi. Per non impazzire ci imponiamo di uscire, in questo venerdì di mezza estate appuntamento dunque alle 22 a Gavassae e poi via verso Mandrio a vedere l’ELP TRIBUTE PROJECT. Mandrio è una frazione di CORRIGIUM. Per arrivarci prendiamo una delle nostre blue highway, una strada obliqua, forse troppo visto dopo poco ci troviamo a HAZLEHURST … buio pesto, campagna nera, nessuno in giro, fantasmi di chitarristi neri sulle rive di fossi e occhi rossi tra le frasche degli alberi minacciosi. Sentiamo le pietre sul nostro sentiero, blues che cadono come grandine, l’abbaiare dei cani dell’inferno che abbiamo alla calcagna… per fortuna la blues mobile ha un scarto improvviso e come d’incanto ci ritroviamo sulla provinciale che da CORRIGIUM va a MANDRIO. La location della festa del PD è molto carina, lo stesso dicasi per il programma musicale di questi 10 giorni a cavallo del ferragosto. Troviamo POL MORIGI, il Brad Delp di Correggio, l’uomo che non sarà mai, con lui PACO & FRIENDS.
Il tributo agli ELP è soddisfacente; prima di tutto gran scaletta: KNIFE EDGE, TAKE A PEBBLE, TARKUS, PICTURES AT AN EXHIBITION, STILL YOU TURN ME ON, LUCKY MAN (con assolo di moog), C’EST LA VIE, FANFARE FOR THE COMMON MAN, HONKY TONK TRAIN BLUES. Buona la band con una menzione particolare per il tastierista.
Al concerto anche MEL PREVITE che ad un certo punto mi viene a cercare. Ci baciamo, ci abbracciamo, incrociamo le Gibson Les Paul immaginarie e per almeno un’ora e mezza parliamo fitto fitto, di Rock naturalmente. Erano anni che non ci vedevamo, da quando MEL produsse il cd della CATTIVA COMPAGNIA, facendo un po’ i conti sono 15 anni. Mamma mia. Lo aggiorno sulla mia nuova vita che ormai è vecchia di sei anni, lui lo fa della sua. Parliamo persino dell’effetto “Dedalo”, da lui inventato in studio per il pezzo DEDALO appunto (ad esempio al minuto 1:07 del clip qui sotto… Tim chitarra ritmica Gibson doppiomanico, Mel Gibson chitarra solista Gibson Les Paul), che bei ricordi Mel!
Sabato sera si replica: appuntamento con la groupie a Gavassae alle 22 e rendez vous con JAYPEE e la BETTY sempre a Mandrio, c’è la tribute band degli EAGLES.
Piuttosto buoni come impatto, ottime voci, in 9 sul palco, vengono da Cesena. Però, però, però troppo cazzoni tra un pezzo e l’altro, parlano tutti, troppa confusione, poca professionalità, il finale di DESPERADO è demente, vogliono fare i simpatici ma risultano tragicomici, con quel siparietto da avanspettacolo rovinano il pathos del pezzo e del concerto. Ad ogni modo il cantante, quello che fa DON HENLEY, mi piace molto. Bravo anche il cantante/chitarrista che fa GLENN FREY ma troppo gigione e piacione per i miei gusti. Ottimo il bassista. Ad ogni modo ribadisco: la location è molto bella per essere una frazione di Correggio.
Le ultime chiacchiere verso l’una di notte nel parcheggio davanti alla chiesetta illuminata, abbraccio JAYPEE, lo benedico nel nome di EMERSON, LAKE AND PALMER e via di ritorno al posto in riva al mondo.
Ci aspettano due settimane di ferie poco rilassanti, ma va bene così, andiamo avanti giorno per giorno, tanto se non altro alla sera, prima di prendere sonno, ci sono sempre i sogni di rock and roll ad aspettarti… New York, goodnight.
Louie Louie, Tim, non Wild Thing….ci sei cascato pure tu….
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Louie Louie, certo …
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Le riviste di musica sono scritte da gente che non sa scrivere che intervista gente che non sa parlare per gente che non sa leggere. (Frank Zappa)
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Ciao Max, a dirti la verità, benché abbia sempre meno stima di certi giornalisti musicali, non sono mai stato d’accordo con Zappa su questo, è vero solo in parte. Non mi è mai piaciuto chi generalizza in quel modo.
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Naturalmente la mia era solo una bonaria provocazione……Seguo il tuo blog come appassionato di musica e la tua competenza è fuori discussione.
Solo il passaggio di BRIAN NEL PAESE DELL’ALZHEIMER quiz (anch’io vivo questa amara esperienza), in questo articolo, dimostra tutta la tua sensibilita’.
Ciao,Tim!
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Grazie Max, ti mando un forte abbraccio, l’alzheimer blues è uno di quelli feroci e deprivanti.
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