Ci sono viandanti che capitano sulle rive del bayou del blog quasi per caso, viandanti che sono diventati tali dopo aver smesso le vesti di di frontman di gruppi di alternative Rock e aver deciso di intraprendere un viaggio all’interno delle profondità siderali del proprio animo, finendo inevitabilmente per arrivare alle terre del blues, viandanti che si fermano qui un momento, valutano le proprie discendenza cajun, e poi magari ripartono, con l’intenzione di tornare prima o poi tra le ferme acque di questo blog.
Credo che Matt sia uno di questi, mi è molto piaciuto l’approccio con cui è approdato sulle nostre rive e il payoff che descrive un po’ il tutto: “a lo-fi solo guy, playing songs in the night”. Io sono uno di quelli che quando legge l’etichetta “lo-fi” (low fidelity per i meno esperti, “bassa fedeltà” insomma, un tipo di produzione musicale miserella non solo per mancanza di risorse ma anche per scelta ponderata) storce il naso, per me esiste solo il termine lofi, che qui a Mutina significa scadente. Storco il naso anche quando sento parlare di Rock alternativo, di jazz e di grunge. Non sono come il Polbi boy che va matto anche per Sonic Youth e Nirvana, non sono come quelli che si fanno belli mettendosi in bocca la parola Jazz, a me semmai piace il Jazz Rock, il Rock deve sempre esserci.
Ma quel “playing songs in the night” mi accomuna d’istinto a Matt Confusion (will be my epitaph) e una volta ascoltato il disco, lo posso già chiamare fratello. Certo, non so che ne pensa politicamente, che squadra tiene, se sia un illuminato o no, ma tra le pieghe delle sue canzoni trovo me stesso, e questo, al momento, mi basta.
Parlando del suo disco, Matt ad un certo punto mi dice:
“Si chiama “Satori, Take Me Away” e spero che a un uomo di blues come te piacerà. Non è proprio tutto tutto blues, però ne ha sicuramente lo spirito”.
E meno male gli dico, fosse un disco di blues in senso stretto mi annoierebbe a morte, qui il blues ci piace in senso lato, il senso stretto andava bene per demoni neri potentissimi come ROBERT JOHNSON, MUDDY WATERS, LEADBELLY e compagnia, oggi noi ragazzetti bianchi o che lo tingiamo con le sfumature della nostra anima o il blues non ha più senso di esistere.
Questo è un bel disco, potrei definirlo di blues pastello contemporaneo, obliquo e intenso come piace a noi. Prediligo i pezzi più riflessivi, più rarefatti, quelli melodicamente più curati come le bellissime THE HOPE WALTZ e CALL …
FILE AUDIO – MATT CONFUSION “The Hope Waltz”
FILE AUDIO – MATT CONFUSION “Call”
I’M A MESS ha l’inceder strumentale del talkin’ blues, SLACKERS è una sorta di STRAY CAT STRUT (quella di Setzer) stralunata e tenebrosa, il traditional ST.JAMES INFIRMARY è ritmato e malinconicamente spumeggiante, FOR REAL è uno slow blues doloroso e sofferto, NATURAL THING swinga piuttosto bene, BIRTHDAY PARTY chiude l’album alternando sfumature autunnali a fiotti ritmici improvvisi.
Per niente male anche l’artwork della copertina, un visual di tutto rispetto seppur semplice; meglio queste cose che gli obbrobri grafici che si vedono sulle copertine di gente più affermata.
E’ stato dunque piacevole incontrare MATT, ascoltarne il battito, leggere tra i risvolti della sua anima, bersi un southern comfort all’ombra della sua musica.
L’album è scaricabile dalla pagina di Bandcamp http://mattconfusion.bandcamp.com
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