Libro regalatomi dal Pike boy un po’ di tempo fa, e finito di leggere solo ora. E’ un libro serioso (ed attendibile), ma è comunque uno spasso leggere le peripezie del primo JEFF BECK GROUP. Dentro c’è tutto: l’immenso progresso che la chitarra elettrica proveniente dal blues compie grazie a lui staccandosi dai metodi tradizionali di ERIC CLAPTON e del blues revival inglese, e partendo verso percorsi sperimentali e psichedelici pur sempre all’interno della matrice blues; la creazione del template del quartetto di rock selvatico con un chitarrista solista e un cantante dalle grandi capacità (cosa, quest’ultima, che mancava agli YARDBIRDS del 1967); l’incapacità del leader, JB appunto, di gestire un gruppo di successo, di avere una visione, di mantenere un equilibrio; le litigate furiose tra i membri del gruppo; i costanti cambiamenti di formazione; i concerti continuamente cancellati e quelli disastrosi; e infine anche le notti magiche di un gruppetto di delinquentelli inglesi alle prese con un hard rock blues spumeggiante e dilagante.
L’inizio del libro è un po’ lento, soprattutto per chi come me non è interessato al periodo inglese della prima metà degli anni sessanta, la fine invece è un po’ precipitosa, il JEFF BECK 2 è liquidato con poche frasette così come il resto della carriera solista di JB. D’altra parte è un libro dedicato al primo JEFF BECK GROUP, quello di TRUTH e BECKOLA, quello che si permetteva di avere due stelle di prima grandezza lì davanti e due mediocri gregari lì dietro. MICK WALLER c’entrava davvero poco con lo stile del gruppo e RON WOOD al basso era davvero scarso (d’altra parte lo era anche con la chitarra); basti ascoltare SWEET LITTLE ANGEL nel materiale bonus di BECK OLA: il lavoro del basso è sconclusionato, mal si prende con la batteria, corrompendo la prova d’insieme. Anche TRUTH non ne è immune: l’album è splendido, ma la sezione ritmica non è all’altezza. E’ vero però che con TONY NEWMAN le cose sembrarono migliorare un po’.
Molti riferimenti agli YARDBIRDS, ai LED ZEPPELIN, a JIMMY PAGE, a JOHN PAUL JONES a PETER GRANT e ai gustosi aneddoti della musica ROCK: JB che va a a fare le audizioni per sostituire MICK TAYLOR nei ROLLING STONES e che se va dicendo “chiamatemi quando avrete trovato una vera sezione ritmica”, BECK che liquida in maniera spavalda il secondo album di HENDRIX e il secondo dei CREAM, l’aver voluto a tutti costi il pianista NICKY HOPKINS nel gruppo per poi accorgersi che quest’ultimo aveva la mentalità da session man e che dunque mal si amalgamava con il groove della vita on the road e on stage; AL KOOPER che va a vedere il JEFF BECK GROUP e che se ne va dopo tre pezzi disgustato dall’approccio musicalmente poco professionale del gruppo. Una vera e propria storia Rock insomma, quel Rock su cui le donne e gli uomini di blues di questo blog tanto sospirano.
Il libro è in inglese.
PS: thank you Picca
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Gli ultimi yardbirds ed il primo jeff beck group hanno diversi punti in comune.
Stesso produttore, mickie most.
Stesso menager, peter grant.
Grossi danni most li provoca ai gallinacci seguendo la strada della
produzione di singoli di facile presa che porta allo scioglimento del gruppo.
Guida al successo jeff beck con un singolo ” hi ho silver lining ” che lo
imbarazzera’ vita natural durante ma che restera’ il suo brano piu’
famoso tornando in classifica in tempi diversi.
I primi led zeppelin ed il primo jeff beck group hanno in comune ancora di piu’.
2 grandissime chitarre soliste.
2 grandi cantanti.
2 grandissimi album di debutto.
Lo stesso menager.
Beck é in anticipo su Page, ma é addirittura il secondo a trarne profitto.
Ascolta truth e vede il J B G on tour negli usa.
Beck é genio e sregolatezza dai tempi degli yardbirds.
Page é lucidissimo, produttore di se’ stesso e privo di scrupoli.
Sa quello che vuole.
E la sua chitarra uccide.
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Ho visto di recente qualche video dei concerti di jeff beck e brian wilson.
Vedere il chitarrista in mezzo ad una vera e propria orchestra arpeggiare
degli accordi sulle note di surf’s up, preceduto magari da gorgheggi vocali
e sviolinate mi ha lasciato perplesso.
Probabilmente convivere con la pazzia geniale di brian wilson dev’essere
costato molto a livello psico -fisico a jeff.
Ha definito piu’ tardi l’esperienza un piccolo incubo e c’è da credergli.
Del resto jeff é attirato da sempre da suoni di chitarra stile ’50 o primi ’60
e cosi’ ha pagato il dazio.
Le figlie di wilson hanno preso subito le difese del padre.
Un tempo cantanti e carine, vederle adesso fa pensare alle diete americane
ipercaloriche.
Viene da pensare che i disturbi di cui ha sofferto quest’estate beck siano
i postumi della convivenza con la follia di brian wilson.
Uno che per anni ha vissuto in solitudine ed é riuscito a devolvere i suoi
diritti musicali allo psicoterapeuta di fiducia.
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Nell’autobiografia di ronnie wood il chitarrista dice di beck che apri’ la
strada a hendrix.
Wood afferma che i primi concerti con jeff beck furono a 2 chitarre ma
soffrendo beck del dualismo, lui passo’ al basso.
Parla del loro menager, peter grant, come uno che non li trattava bene.
MA E’ SORPRENDENTE quando afferma che all’inizio grant gli aveva
offerto la chitarra solista nei NEW YARDBIRDS.
AVEVO INCONTRATO ALCUNI DI LORO NEL SUO UFFICIO
COMPRESO QUEL GREZZO DI BONHAM CHE MI SEMBRO’
UN CONTADINO,JONES E L’INNOCUO PLANT e quindi dissi a grant
NO STO BENE DOVE SONO grant insistette PRESI IN CONSIDERAZIONE
LA PROPOSTA PER DUE SECONDI poi ripetei NON SE NE PARLA
Grant trattava bene solo beck.
Grant un giorno lo caccia.
Ronnie wood viene chiamato da kenny pickett dei CREATION che
avevano perso il solista.
Ronnie prende il posto che era di EDDIE PHILLIPS e come eddie
suona la chitarra con l’archetto.
il gruppo dura poco e grant richiama wood nel jeff beck group
pagandolo bene.
Continua ad accusare grant di tirchieria perché non avevano se
non un roadie.
All’epoca del quinto tour in america con jeff, stanco di grant e di beck,
lega con gli small faces ed attende la fine del jeff beck group che
si scioglie 2 settimane prima di woodstock dov’era in scaletta.
Commento personale : anche wood nonostante il successo coi
rolling stones, nell’autobiografia si impegna non poco a sminuire
i led zeppelin.
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Questo libro di Thompson é veramente un libro eccezionale.
Riempe i buchi neri che avevo su beck e svela passaggi
appassionanti sulla carriera di un musicista che ha buttato
alle ortiche gruppi come yardbirds e jeff beck group.
Quando antonioni ripiego’ su di lui per il film blow-up nella
figura di uno sfascia-chitarre, non sapeva di certo di aver
scelto il chitarrista piu’ dotato del rock inglese ma anche il
piu’ scostante, esaurito e mutevole axe-man dello strumento.
Nei momenti di svolta della sua carriera ha sempre mollato
per presunti esaurimenti psico-fisici od amori transoceanici.
Alla fine il suo carattere di merda l’ha tenuto lontano dal
grande successo ma gli consentito di arrivare ai 70 anni
ancora in pieno possesso dello strumento.
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Il motivo per cui a 64 anni ti rechi in auto con un amico ad un concerto previsto
per la serata di ieri 23 giugno a gardone riviera e tenuto da un chitarrista di 74
anni, senza avere neanche i biglietti, é un mistero che solo la passione rock puo’
svelare.
Il tour di jeff in italia induce a pensare che forse è l’occasione per rivedere il
maestro di chitarra elettrica ovvero il più grande chitarrista vivente.
Nella giornata del concerto caso vuole che tua moglie sia a roma dalla madre e
tu abbia a disposizione la sua auto nuova.
Ma alla fine scegli di andare con la vecchia zafira bleu di oltre 16 anni per dare
ancora di piu’ colore e incertezza alla giornata epica di un concerto senza biglietti.
Ti fa da spalla un amico molto piu’ giovane di te che vuole visitare il vittoriale che
é il luogo dove si tiene il concerto.
Ed in un momento in cui alla tv impera un certo salvini, ti sembra quasi una sfida
andare a vedere il rock a casa del d’annunzio.
Si parte alle 10 da casalecchio di reno ed il viaggio é all right fino a sud del garda.
Poi riusciamo inconsultamente a salire per la sponda veneta del lago.
E per farla breve arriviamo in cima al garda a riva del garda.
La zafira bleu a benzina sembra rispondere bene alla sollecitazione di un viaggio
allungato a sproposito ma che ci consente di ripassare scenari incantevoli che
i crucchi amano alla follia.
A riva del garda pranziamo.e poi prendiamo a scendere la sponda lombarda
in lunghe gallerie scavate nella roccia.
Giunti prima di gardone il segnale turistico del vittoriale ci fa salire e parcheggiare
fortunosamente in un’ area piena di camper e gratuita.
Una salita a piedi ci porta davanti al vittoriale.
E dato che il concerto si svolge nel teatro del vittoriale alla cassa chiediamo dei
biglietti per jeff beck che ci dicono non disponibili.
Andiamo cosi’ visitare la casa del poeta e nel teatro ammiriamo il palco gia’
montato e la febbre dei biglietti sale.
Bagarini in vista non ci sono ma alla cassa ci hanno dato una debole speranza.
Ci dicono di ripassare perché potrebbero esserci dei resi.
Verso le 16 dal teatro giungono note di chitarra.
Jeff ed il gruppo provano.
Riesco ad intravvederlo nonostante la zona recintata.
Accenna le note del nessun dorma.
La febbre dei biglietti sale.
Piu’ volte alla biglietteria ci dicono che non ci sono resi.
Verso le 17 quasi per incanto ci vendono due biglietti PER IL PALCO REALE
a 46 euro l’uno senza tassa di prevendita.
Siamo felici eppoi siamo sul palco reale che poi costa meno…….mah…..
Scendiamo cosi’ a piedi a gardone per la cena.
La passeggiata sul lago a gardone é incantevole e ci sono crucchi ovunque.
La cena é ottima e si risale al vittoriale con passo leggero.
Entrare e sedere sul parco reale é un attimo.
Il parco reale nel teatro del poeta é il luogo piu’ alto ma non il migliore per
il concerto.
Ma non ci possiamo lamentare perche’ Jeff inizia l’esibizione che la notte
non é ancora scesa.
Saluta ed infila subito gli immancabili occhiali da sole.
Solita tenuta a braccia nude.
Una ragazza al basso ed una al violoncello.
Alla sterminata batteria COLAIUTA VINNIE un mostruoso drummer che ha
militato con frank zappa.
Jeff é da subito quello che amo da decenni.
Sembra che quella chitarra bianca che ha appesa davanti sia disposta a
fargli fare di tutto, come sempre.
E come Jeff sa fare.
Il gruppo é solidissimo e la violoncellista fa la sua bella parte.
Il cantante é jimmy hall e da sempre NON MI PIACE.
Il culmine del concerto é la versione di A DAY IN THE LIFE.
Veramente bella .
Non mancano superstition e pork pie hat.
Nessun accenno yardbirdsiano e jeff non esegue hammerhead.
Il bis é tutto blues con going down tra le altre.
L’esibizione termina prima di mezzanotte.
Oggi 24 giugno JEFF BECK compie 74 anni!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
AUGURONI JEFF !!!!!!!!!!!!!!!!!!!
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Auguri al Maestro Beck!
E ricordiamo anche Yako De Bonis, di cui oggi ricorrono i trent’anni della scomparsa.
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Ero al concerto anche io. Presto sul blog le mie considerazioni.
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Tim, in vecchiaia sto sperimentando fenomeni di preveggenza ed avevo detto
al mio amico che ti avremmo incontrato al concerto.
Purtroppo dal parco reale ( ovvero piccionaia ) non ti ho visto.
E come preveggente non sono ancora perfetto.
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