Fino ad alcuni anni fa i cofanetti e le deluxe edition mi erano essenziali per continuare a vivere. In loro cercavo “il bello” assoluto, la versione definitiva di album che avevo amato. Certo, nell’atto dell’acquisto c’era anche la speranza inconscia di ritrovare le emozioni fortissime provate quando da giovinetto compravo e scoprivo gli album in questione, ma alla fin fine non era male l’idea di avere la registrazione ripulita e la confezione finale di dischi così importanti per me. Poi, si è iniziato a capire che i remaster non sempre erano meglio delle edizioni originali, che si stava cominciando a rimissare gli album (che come dice Picca è un po’ come pensare di sistemare la GIOCONDA con photoshop) e che le case discografiche ormai avevano in mente di ripubblicare tutto in versione deluxe sebbene di materiale aggiuntivo di valore ce ne fosse pochissimo.
Dopo un paio di anni di incertezza circa il da farsi (in cui comunque ho continuato ad acquistare cofanetti e edizioni di lusso) sono arrivato al punto di rottura, la cosa non è più sostenibile, il rigetto di cui sono vittima è fortissimo: non compro più box set, special-deluxe-legacy-il castamassodellcesira edition, non mi interessa più il materiale bonus (se non per quei 5 nomi di cui sono fan in senso strettissimo), quello che voglio è l’album originale senza fronzoli, senza zavorra, pulito, essenziale, nature.
Se mi soffermo a contemplare i miei scaffali contenenti cofanetti ed edizioni speciali non faccio altro che scuotere la testa; prendiamo LIVE AT LEEDS degli WHO.
Esce nel 1970, primo album dal vivo di una delle più grandi Rock band mai esistite: 4 pezzi nel lato A, 2 pezzi nel lato B. 6 pezzi esplosivi, 40 minuti di cavalcate elettriche, testosteroniche, ancestrali, giovanili, selvagge, in parole povere di Rock, il Rock inteso come Rock. Nel 1995 esce la ristampa a cui vengono aggiunti altri 8 pezzi presi dal concerto, si arriva a 14 brani, compro l’edizione ma l’ascolto, seppur interessante, si fa già meno intrigante. 2001: esce la deluxe edition contenente il concerto completo…33 brani su due cd, il secondo dedicato alla riproposizione di TOMMY. Sì, bello, ma io non lo reggo… vuoi metter con i 40 minuti sensazionali della prima edizione?
CHEAP TRICK AT BUDOKAN, album uscito nel 1978 (in Giappone, e nel 1979 negli Usa) che comprai all’epoca e che amai moltissimo, LP d’importazione giapponese col booklet interno (già allora), una goduria. 10 irresistibili canzoni Rock orecchiabili, grezze, vere, a mio parere bellissime. Uno degli album dal vivo che più amo.
Già nel 1994 uscì BUDOKAN II con il resto delle canzoni registrate in quei due giorni di fine aprile 1978 con l’aggiunta di tre pezzi presi dal tour del 1979, poi nel 1998 AT BUDOKAN The Complete Recording, 19 pezzi spalmati su due cd. Carino certo, un paio di pezzi sono addirittura all’altezza dei 10 scelti in origine, ma il resto non regge il confronto e se prima ti ascoltavi AT BUDOKAN tutto d’un fiato, adesso non riesci ad arrivare alla fine.
Veniamo poi a quello che considero il più grande live album di sempre, THE SONG REMAINS THE SAME dei LED ZEPPELIN. Pur nella sua imperfezione, la versione originale del 1976 è quella che ci ha svezzati, quella con cui siamo diventati gli uomini che siamo. L’album contiene alcune delle esecuzioni più ardite mai sentite in campo Rock. THE SONG REMAINS THE SAME (il brano), THE RAIN SONG, DAZED AND CONFUSED, NO QUARTER, STAIRWAY e la sezione BOOGIE MAMA di WHOLE LOTTA LOVE sono quanto di più adorabilmente intricato eppur fruibile mai sentito da un gruppo Rock. Evito di sperticarmi di complimenti per l’ennesima volta a proposito di questo gruppo e di questo album, ma senza dubbio le registrazioni di quei tre giorni di fine luglio del 1973 su cui si basa il disco furono l’apice del gruppo di Page e di certo Rock in generale.
Nel 2007 esce la versione expanded, 6 ulteriori pezzi aggiunti; letta la notizia tutti a festeggiare, i sei pezzi in più sono altrettanti classici non episodi minori magari un po’ invisi ai più, ma poi vai a sentire la nuova edizione rimasterizzata e qualcosa non torna. Alla chitarra di PAGE è stato aggiunto un effetto per renderla evidentemente più morbida, effetto però innaturale visto che nelle registrazioni del 1973 e dunque nella versione originale dell’album del 1976 non c’è, ed inoltre in alcuni dei brani presenti sulla versione precedente ci sono edit e e aggiunte di brevi pezzetti non presenti in origine. Per un fan nato e cresciuto col disco originale è una cosa inconcepibile. E’ poi saltato fuori che PAGE insieme all’ingegnere del suono KEVIN SHIRLEY ha dovuto chiudere in fretta e furia la lavorazione quando dalla WARNER è arrivato un aut aut: terminate il tutto, è finito il budget. E’ finito il budget per un album dei LED ZEPPELIN? Una delle cinque (se non tre) band che più hanno fatto e fanno guadagnare al mondo? Non avevate i soldi per far stare due persone in studio una settimana in più per chiudere il lavoro dignitosamente? Risultato: nel circoli degli appassionati di musica la versione del 2007 è considerata da evitare quasi come la peste. Così uno va da Mediaworld, o meglio, in uno dei pochi veri negozi di dischi ancora aperti, come ade sempio DISCHINPIAZZA A MODENA (piazza Mazzini), vuole un live dei LZ, vede la copertina nera di TSRTS, legge l’adesivo, “versione del 2007 rimasterizzata da Jimmy Page con sei pezzi in più”, lo compra pensando di avere la versione da vero intenditore e invece si becca la versione farlocca.
Mi si posa lo sguardo poi su SKYDOG, il cofanetto di DUANE ALLMAN. E’ un bell’oggetto, ma di difficile utilizzo, le varie epoche e le session sono spalmate in modo complicato, mi viene mal di testa, non me lo godo come avrei voluto.
E MACHINE HEAD dei DEEP PURPLE versione 40th anniversary edition? 5 dischetti di cui 4 inutili. La fuffa ci sta inondando.
CD1: Machine Head (2012 Remaster)
CD2: Machine Head (Roger Glover’s 1997 Mixes)
CD3: Machine Head (Quad SQ Stereo)
CD4: In Concert ’72 (buona parte del materiale preso – seppur rimixato – da IN CONCERT pubblicato nel 1980, e ripubblicato poi succesivamente in varie vesti).
DVD: Machine Head (Audio Only DVD) Original Album 2012 Remaster (96/24 LPCM Stereo) + Original Album Quad Mix (Quad to 4.1:DTS 96/24 & Dolby Digital) + Bonus 5.1 Mixes (5.1 DTS 96/24 & Dolby Digital)
Potrei fare qualche altra decina di esempi, ma di questo blues ne abbiamo trattato anche in passato, meglio fermarsi.
Certo, poi ci sono anche delle cose carine e ben fatte, come ad esempio la versione 3 cd di COOK/LIVE IN USA della PFM:
in un pratico cofanetto il disco originale (basato sui due concerti di Toronto e NY del 1974) e il concerto intero di New York. Prezzo abbordabile, piccolo formato, materiale bonus di valore.
La tendenza però è quella di pubblicare tutto e di più in confezione speciale. Immagino che al cd puro e semplice ormai siano interessati in pochi e che si punti a prodotti di valore che ingolosiscano quella fetta di appassionati che hanno sempre comprato dischi e che sono in quella fascia d’età che va dai 35 ai 65 anni e oltre. Io però come ho detto non ce la faccio più, si sta scivolando nel feticismo estremo, nel vortice morboso e insano del comprare queste cose per riempire i vuoti della nostra esistenza, con l’illusione di rivivere la nostra gioventù.
Come definire altrimenti l’idea della Sony relativa alla pubblicazione di un cofanetto contenente ogni nota registrata in studio da Dylan tra il 1965 e il 1966, comprese le false partenze e ogni singolo paciugo? Nessuno discute il valore di DYLAN, ma non è un po’ troppo?
Di questo soggetto ne discuto di frequente con Picca, tramite il messenger di Facebook. Tra ironia e amara consapevolezza ciò che ne scaturisce a volte è divertente. Riporto qui sotto alcuni dei nostri scambi avvenuti negli ultimi tre mesi.
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– fine del break dedicato al nuoto sincronizzato –
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Condivido ogni singola frase del post. Sono profondamente nemico dei remix, e i box set a caro prezzo li equiparo alle mutande di marca (ops… dice si chiami “intimo”) che costano decine di euro… sempre mutande sono.
E, se non l’ho già fatto, vi segnalo quella che per me è la parola definitiva sui box set & co, ad opera dei Residents: un vero frigorifero con 150 oggetti tra vinili, cd e gadget a soli 100.000 dollari.
http://www.nbcbayarea.com/news/weird/100000-Ultimate-Box-Set-Sold-and-Delivered-228739581.html
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Riflessioni su cofanetti & co. interessantissime e divertenti come solo Tim e Picca sanno fare! Un piacere leggervi ragazzi….
Mah, io ho Skydog e ne tiro fuori un certo piacere. Si, e’ complicatino e forse inevitabilmente disomogeneo, ma spesso butto nel lettore un cd a caso di questo cofanetto e generalmente me lo godo mica male.
Stessa cosa per i bonus di Exile e Some Girls.
I box set che avete messo nella vostra riflessione sono puro delirio, così come la follia dei remix e cazzate varie, che tristezza.
MA, il Frigo Box dei RESIDENTS e’ un capolavoro. Puro genio.
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In questo blog i pezzi piu’ belli sono quelli siglati Picca-Tirelli.
Ho sempre sostenuto che nel caso di dischi di rock è buona la prima.
Non occorre aggiungere scarti scarsi o no.
Ad un fan sempliciotto come me non gliene frega nulla del remaster.
Presence sarebbe stato devastato da una dolce melodia.
Prelude è il nome della pasticca bleu che page ingoia prima di
intrattenersi con la fidanzatina Scarlett.
Ed è anche il momento magico di ARMS ovvero Chopin in rock,
anche se nessuno mi ha ancora spiegato perché plant paragona
page a Malher.
Vi piiace Tom Waits ? No ? Allora non comprate l’ultimo disco di
Richards.
Ho visto dal vivo un RESIDENTS. Era senza l’occhio in testa
e si faceva chiamare SNAKEFINGER.
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“…al cd puro e semplice ormai siano interessati in pochi e che si punti a prodotti di valore che ingolosiscano quella fetta di appassionati che hanno sempre comprato dischi e che sono in quella fascia d’età che va dai 35 ai 65 anni e oltre. Io però come ho detto non ce la faccio più, si sta scivolando nel feticismo estremo, nel vortice morboso e insano del comprare queste cose per riempire i vuoti della nostra esistenza, con l’illusione di rivivere la nostra gioventù…”
non avrei saputo esprimere meglio il pensiero, che condivido in toto.
ormai i cofanetti, che una volta erano rari e preziosi (ricordo quello per i 20 anni dei Jethro Tull, in 5 vinili; o ‘Dreams’ degli Allman Brothers, addirittura in 6 vinili… gonfi di rarità sino a traboccare e arricchiti da booklets gargantueschi… ancora troneggiano con orgoglio nella Loryteca), adesso hanno saturato il mercato e sono appunto inutili.
‘Machine Head’ è perfetto così… posso capire aggiungerci una o due tracks inedite, magari di quelle all’epoca uscite solamente su singolo… ma crearne una versione in 5 cd, di cui 4 ripropongono il medesimo lp con rimissaggi differenti è un’autentica masturbazione cerebrale, un atto suicida, un “non so che cazzo comprare ma devo comprare qualcosa”.
intendiamoci, anche il cosiddetto “ritorno del vinile” è una moda, destinata ad estinguersi presto… soprattutto se si manifesta esclusivamente con le nuove uscite, in album di 8-10 canzoni stampati doppi “perchè con i solchi più larghi si sentono meglio” (io so solo che occupano più spazio sugli scaffali, e ovviamente costano di più), e che al contrario mi pare riguardi solamente qualche vecchio nostalgico che ha fatto inversione a U (tipo coloro che nel 1990 si erano dati al cd “perchè è il futuro”) o qualche 20/30enne dall’animo un po’ hipster.
il “ritorno del vinile”, semmai ci sarà, avrà davvero un senso solamente se ritorneranno ad esserci negozi con una AMPIA selezione di dischi usati (non una vaschetta o due) e a prezzi mediamente popolari… non una dodicesima stampa di ‘Dark Side Of The Moon’ venduta a 30 euro…
tornando ai cofanetti, mi pare Tim che tu abbia cambiato idea ultimamente, ti ricordavo in dissidio con il nostro comune amico Gianni Della Cioppa che li aborrisce… anch’io li snobbo, considerandoli fuffa, ma a differenza di Gianni escludo che possano rubare interesse verso “le nuove leve del Rock”, verso le quali non nutro alcuna curiosità, ma che semmai possano sottrarlo ai piccoli grandi eroi misconosciuti dei 70’s che non hanno avuto cantori e, senza pretendere di insidiare la leadership di Purple e Zeppelin, Sabbath o AC/DC, meriterebbero di essere ricercati, acquistati, ascoltati e riposti con cura sugli scaffali, per essere ammirati e ascoltati ancora… meno cofanetti e più Granicus, Banchee, Hillow Hammett, Boomerang o Bullangus… con buona pace del Maestro Trombetti che mi prende per matto :-D
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Mi sono proprio divertito a leggere questo post , ironico ma piuttosto azzeccato . Certo alcuni box sono da ricovero immediato , però sono d’accordo con voi . Rispetto ad un paio di anni fa sto evitando certe uscite , magari prima le scarico , le valuto e poi decido … di non comprarle . I primi box ad avere evitato di brutto sono stati quelli dei PINK FLOYD , mi sono buttato sulle experience a 2 cd , che non ascolto comunque . Le recenti dei LZ idem , preso le edizioni economiche con il secondo dischetto .. ma li ho comprati più per feticismo perché dei contenuti non me ne frega una mazza e tutto sommato preferisco le vecchie edizioni del 94 o i vinili originali .
Mi è capitato lo stesso per TSRTS , che ascolto perlopiù su disco o nella vecchia edizione NO-remaster , la goduria è tanta , la ristampa del 2007 non credo di averla mai più ascoltata per intero .. anzi ne sono sicuro . Pessimo lavoro ..
Riguardo Live At Leeds , sono d’accordo con te , il disco con i sei pezzi è tutta un’altra storia , però avendo anche il cd del 95 devo dire che non mi dispiace affatto . La recente versione con Tommy a me non interessa , però bisognerebbe chiederlo ad un fanatico sfegatato degli WHO .
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…break nerazzurro…purtroppo anche l’Internazionale F.C. ha le sue riedizioni speciali, vedi quotidiani sportivi:
28-09-2014 Inter – Cagliari 1-4 (3 gol Ekdal)
30-09-2015 “” Fiorentina 1-4 (3 gol Kalinic)
hallelujah!!!
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Mah, evidentemente un mercato ce l’ hanno, non avendo l ‘attitudine del collezionista non me li sono mai filati neanche per sbaglio.
Per i Led Zeppelin penso che si sia oltrepassato ogni limite di decenza.
Li’ pero’ ci si aggancia ad una nostalgia che puo’ valere anche per i Beatles. Sono durati un decennio, non si sono guastati come altri gruppi ma solo perche’ si sono sciolti in tempo utile prima di far disastri.
Hanno un prodotto compatto, non sterminato, di qualita’ che attira i nostalgici che pero’ sovente hanno il difetto di concentrarsi solo su poche cose tralasciando tutto un mondo musicale altrettanto interessante.
Il trito e ritrito con box set e altro quindi ad alcuni piace, ma credo che la soglia di appassionati stia per finire per una questione puramente generazionale.
Tutto questo lo dico perche’ ho amici che si immergono totalmente in questi interessi morbosi, ma li’ ci vorrebbe un bravo psicologo.
I cd rimasterizzati o meno poi hanno tutti un suono terribile da sempre con quelle frequenze alte e mancanza di dinamica, magari varra’ un pò meno per il Rock, ma per jazz e classica e’ uno schifo.
Cosa sto’ comprando, dov’è il valore??
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Da parte mia non vedo il motivo di farne un blues.
In fondo se si arriva a certi livelli, sotto sotto c’è un passionaccia che
spinge da quando eri ragazzo e non si è mai spenta, anzi ti tiene vivo e
muove i tuoi passi.
in certi casi è il primo pensiero e l’ultimo prima di addormentarti.
Riguardo al ritorno del vinile,
se qualcuno ha dei dubbi sul fatto che sia tornato,
nuovo e usato,
a meno che non viva su una montagna senza scendere mai,
è rimasto indietro di vent’anni
e non si è accorto di quello che è successo.
Tra l’altro penso sia un fatto unico nella storia industriale.
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è uno strumento divertente Internet.
può capitare, davanti ad un computer, di non rendersi conto che stai dicendo ad Alvaro Recoba che non sa usare il mancino, o a Rory Gallagher buonanima di non avere abbastanza feeling quando suona la chitarra.
Il vinile ahimè è forse l’unico argomento sul quale due/tre cose le conosco.
forse perchè non ho mai smesso di comprarlo, quando tutti provavano a convincermi del contrario, o forse perchè a casa, dal 1979, ne ho accumulati 16 o 17mila nella mia collezione privata.
altro che scendere dalla montagna.
naturalmente confermo che, almeno qui in Italia, lo strombazzato “ritorno del vinile” è un bluff, o più precisamente una moda, magari più simpatica di quelle orrende barbe curate che vedo in giro.
certo, so bene che le nuove uscite adesso vengono pubblicate anche in vinile, ma resta un fenomeno circostanziato ai grossi nomi (inutile fare elenchi) o a qualche fenomeno di culto, come ad esempio le ristampe del Prog italiano.
perchè una moda si trasformi in un vero movimento, in una modifica sostanziale del mercato, dovrebbero ritornare i negozi dell’usato, a prezzi mediamente popolari, com’era un tempo (fino ai primi anni 90)… invece di nuovi negozi non ne sorgono, e io vivo a Roma, non esattamente un paesino alla periferia dell’Impero.
li vedo anch’io i pollastri sui trent’anni che giocano a fare i vintage e si fanno vendere a 40/50 euro ristampe anni 80 di ‘Abbey Road’, ‘The Wall’ o ‘Paranoid’… è il popolo delle Fiere del Disco, oppure di quell’immane boiata pagliaccesca del ‘Record Store Day’… quello di fronte al quale il vinile a 5/10 euro usato dei Blue Oyster Cult o dei Jethro Tull, dei Rainbow o degli Eagles passa davanti, inosservato, perchè non sono nomi abbastanza trendy o famosi (sic!)
è il CD che è morto, perchè ha perso l’originario significato di “novità” e di “comodità”… adesso la novità, la comodità (ed il risparmio) sono rappresentate dal download.
mentre i pochi, romantici appassionati del vinile si sono dimostrati amanti più fedeli… ma sempre pochi restano, e confinati (come il sottoscritto) ad un mercato alternativo, di collezionisti, di liste private, di acquisti via internet, quasi sempre dall’estero.
fra due anni non ci saranno più quelle orrende barbe curate in giro, e nemmeno gli improvvisati che fino a un anno fa non sapevano cosa fosse una puntina e adesso, tutti felici, escono dal negozio con una copia, con la copertina devastata, di ‘Highway To Hell’, o con la ristampa, a 50 euro, di un vinile di ‘Aoxomoxoa’, proprio lo stesso album del quale, pochi scaffali più in là, magari giace una copia d’epoca, second hand, a 8 euro…
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Giovanni, sì, come ho scritto ad inizio articolo, ho cambiato atteggiamento verso queste edizioni speciali, proprio perché il tutto ha assunto proporzioni agghiaccianti. Sì, è vero a tal proposito sono stato spesso in conflitto col nostro comune amico Gianni Della Cioppa, e sono d’accordo con te quando dici che comunque questi acquisti non hanno rubato spazio alle proposte di nuovi gruppi. Avessi risparmiato i soldi di quei cofanetti non li avrei spesi per comprare i dischi di artisti contemporanei, non mi interessano, non mi piacciono, trovo che siano per la maggior parte deboli e privi di buone canzoni. Sono per questo fermo agli anni settanta? Non vado avanti? Probabile, ma che ci posso fare? Mantengo una certa curiosità, annuso, ascolto, cerco di interessarmi, ma se non scocca la scintilla perché comprare?
Sono sintonizzato anche sulle onde del tuo ultimo commento ( a proposito, 16/17mila LP, hai tutta la mia stima, uomo!) circa i vinili. Concordo con il tuo punto di vista. E’ indubbio che la piccola rinascita del vinile sia un fatto curioso e interessante, ma temo rimarrà un fatto marginale riservato a quelli della nostra generazione e a qualche giovinetto hipster/nerd/castamassodellacesira.
A differenza tua io vivo in un paesino alla periferia dell’Impero (ti assicuro però che la mia fedeltà a Roma è assoluta) e la totale scomparsa di negozi di dischi è evidente. Certo, al Mediaworld nel reparto musica, ci sono due o tre display contenenti alcuni vinili, ma è un troppo poco e il tutto è privato dell’impalcatura necessaria, quella dell’ambiente giusto dove ritrovarti con altre persone che abbiano la tua passione, il tuo interesse, della disponibilità di vinili usati e di titoli che non siano solo quelli delle 10/20/30 grandi band note a tutti, della voglia e della possibilità di interagire con la storia dei dischi stessi e degli altri avventori. Grazie dei commenti.
Mike: perché farne un blues, ti chiedi…scusa ma allora ti sfugge il senso di questo blog. Vorresti che parlassimo solo di Yardbirds/Page e Black Sabbath?
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No Tim, non voglio.
E’ che stamattina mi sentivo molto ottimista e di conseguenza lo
era anche il mio intervento.
Forse ho peccato di ottimismo.
Credo che sia dovuto al fatto che mia moglie, per il mio
compleanno, mi ha regalato un telefonino collegato ad
internet.
WhatsApp, facebook mi hanno un po’ dato alla testa.
La tecnologia fa male.
Per quello la gente torna al vinile.
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Dai che 4 o 5 cose le so anch’io sul vinile.
E sono molto piu’ vecchio di te e piu’ antico fruitore.
L’usato qui a bologna è diffusissimo.
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In un certo senso questo ritorno al vinile io lo vedo . Irrilevante se paragonato a quarant’anni fa . Comunque rispetto a venti anni fa le case discografiche stanno ristampando numerosi titoli a prezzi abbastanza ragionevoli . Perché dovrebbero aprire negozi dell’usato per confermare una simile tendenza ? Purtroppo sono cambiati i canali , oggi non si trovano neppure negozi di HiFi , elettrodomestici ……………….
Anche se in scala non certo larga (al tempo dei download , streaming e altre minchiate varie) il vinile sta trovando spazio sul web (amazon , ebay …) , nelle librerie , centri commerciali .. e credo che gli acquirenti non siano tutti dei nostalgici o dei brufolosi nerd , a me generalizzare non piace .
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e ovviamente nelle grandi città si trovano ancora negozi dell’usato , per non parlare delle bancarelle . Ovviamente bisogna dare attenzione ai prezzi , perché in Italia c’è la tendenza a sopravvalutare certi titoli .. per fortuna non tutti …
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