Un anno senza Brian

5 Feb

Circa un anno fa scrissi che speravo che il tempo passasse in fretta, perché solo così pensavo fosse possibile lenire il dolore causato dalla perdita del vecchio Brian, ora che 12 mesi sono passati mi interrogo su come si sente un essere umano ad affrontare a freddo la perdita del proprio padre.

Ho riletto in questi giorni quanto scrissi sul blog un febbraio fa, ho rivissuto quel periodo in pieno, il ricordo è ancora vivissimo.

https://timtirelli.com/2016/02/10/un-padre-di-nome-brian/

Ho notato che dopo qualche mese sembra che la elaborazione del lutto sia a buon punto, hai spurgato le tossine emotive date da anni di gestione del tuo vecchio genitore e il battito della vita torna farsi prepotente. Certo, hai sempre una malinconia di fondo, ma l’istinto è quello di risentire di nuovo il sole battere sul tuo viso, poi però piano piano, mano a mano che il primo anniversario si avvicina, ti accorgi che pensi al tuo vecchio sempre più spesso, che ricordi, coincidenze e lampi improvvisi ti squarciano l’animo.

Stai dando un occhiata al tuo tablet, per curiosità controlli quelle poche foto che contiene, le sfogli e quando all’improvviso ne trovi una degli ultimi anni di Brian senti un tuffo al cuore. Frughi dentro ad una scatola che non apri da tempo e ci trovi il portafoglio di Brian, lo apri e contempli la patente, la carta d’identità e il post it giallo su cui aveva scritto i numeri telefonici tuo e di tua sorella e subito ti viene alla mente il foglietto che aveva appiccicato sotto la foto di tua madre, sua moglie, con su scritto il nome, l’alzheimer lo stava aggredendo e non voleva dimenticarsi il nome Mara.

Sistemi la cartella di tuoi documenti vari del 2014, ordini le buste paga, i resoconti della Siae, le fatture di acquisti fatti, i biglietti dei concerti visti e ad un certo punto spunta un foglio, la lista della spesa che facevi scrivere a Brian affinché restasse in allenamento. Al di là del fisiologico errore nello scrivere crescentine solo con la s (siamo in Emilia dopo tutto), mi sorprende di come un vecchio affetto da alzheimer riuscisse ancora a scrivere in maniera chiara e dignitosa. Ricordo anche il siparietto finale:

Brian: ” Tim, cosa devo scrivere ancora?”

Tim  (indaffarato e alle prese con i conti della settimana): “scrivi viva mio figlio Tim Tirelli”.

Brian: “ah, già, è vero.”

Lista della spesa di Brian - foto TT

Lista della spesa di Brian – foto TT

Mi ritrovo inoltre alle prese con riflessi involontari che riconducano direttamente a lui. Mi trovo a passare nei dintorni della Crocetta e d’istinto mi viene da dirigermi nella struttura per anziani dove era ospite quell’ultimo anno, passo per via Per Albareto e controllo se per caso è affacciato alla finestra del terzo piano, al sabato mi sveglio e a volte il primo pensiero è ancora quello di “devo correre da Brian”, già… mi sorprendo del fatto che al sabato, alla domenica o nelle pause pranzo io non debba correre da lui.

Questa settimana poi è stata particolare, quasi tutto mi riconduce a lui. Giovedì ho fatto una salto dal commercialista, solito appuntamento di inizio mese, due chiacchiere col titolare e con chi ci segue e poi esco, mentre torno elaboro il fatto che è giovedì, esattamente come un anno fa, quando poi mi fermai alla Casa della Gioia e Del Sole e vidi per l’ultima volta il vecchio Brian. Sciocche coincidenze, senza peso e senza importanza, ma visto la mia condizioni di uomo di blues, anche queste piccolezze segnano l’animo.

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Brian poi è presente di frequente nei miei sogni. L’altra notte ho addirittura sognato che ero a casa di Page, c’era anche Brian e aveva quei comportamenti dati dall’alzheimer, comportamenti che fortunatamente in pratica lui non ha mai avuto, così un po’ angosciato pregavo Saura e mia sorella di venire ad occuparsene così da non imbarazzare Page. D’accordo che in marzo tornerò a Londra e una visita alla Tower House mi toccherà farla, d’accordo che è il primo anniversario della morte di mio padre, ma a tutto il blues c’è un limite, possibile che debba sognare una lavoro del genere?

Al di là di tutto, la cosa principale è che mi manca molto; buffo come per decenni abbiamo avuto un rapporto burrascoso (sono stato un figlio molto esigente e lui un padre diverso da quello che avrei voluto) e la sua gestione sia stata totalizzante e dunque deprivante per la mia vita e come oggi lo ricordi con infinito affetto e riconoscenza, come gli ultimi anni abbiano risolto il nostro rapporto, di come quello che mi diceva Julia si sia compiuto…del fatto insomma che sarebbe toccato a me fare il percorso per tutti e due per sistemare il rapporto. Non mi sembrava possibile e invece…

Ricordo, come scrissi d’altra parte anche un anno fa, solo cose belle: anche delle lunghe e interminabili giornate passate a da lui a fargli da badante rammento solo gli episodi più divertenti, affettuosi, teneri. Gli anni in cui ho annullato la mia vita per dedicarli alla sua ora mi sembrano il minimo che potessi fare.

L’unico aspetto complicato è che piango ancora, lo faccio di nascosto, in macchina quando guardo il cielo e d’improvviso mi viene in mente lui (e mia madre), oppure mentre mi nascondo nelle campagne a far finta di cercar Palmiro quando il legame atavico che sento con la mia terra porta a galla il legame con la famiglia, infine quando sento le canzoni tristi…è un pianto che sgorga per un mix di sentimenti, la mancanza di Brian, la condizione di adulto senza più genitori, la percezione del limite, la solitudine dell’uomo di blues perso su di un piccolissimo pianeta che galleggia nell’infinito oceano del cosmo.

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Brian era anche un punto importante per il blog, nel raccontare le sue peripezie nella valle dell’alzheimer, ci siamo confrontati su temi quali la vecchiaia, l’alzheimer appunto e la gestione di un genitore molto anziano, temi sempre più di attualità.

Un anno fa in molti mi avete scritto per farmi arrivare la vostra vicinanza, alcuni di voi stavano affrontando più o meno il mio stesso percorso. Mi chiedo come siano le vostre situazioni ora, in caso sappiate che ricambio con vigore la vicinanza. Rammento anche come il mio amico GCT mi esortava a tenere duro quando mi sentiva più teso del solito a proposito della gestione di mio padre, aveva da non molto perso il suo e il messaggio era “capisco tutto, ma stai con lui più che puoi perché poi non è più possibile”. Ora io faccio lo stesso con amici e amiche che hanno un genitore vecchio e si lamentano un po’ della situazione.

Chiudo questo post con un ricordo che mi fa sorridere … quando Brian veniva a pranzo alla Domus Saurea gli offrivo, anche se andava contro il protocollo, un dito di Southern Comfort. Se lo sparava con gran gusto poi mi gettava una occhiata complice e soddisfatta aggiungendo “Vacca, sl’è bon, Tim” “caspita, come è buono, Tim”.

E allora in questa domenica mattina piovosa me ne sto qui al riparo nel Priorato di Brian e anche se ho appena fatto soltanto colazione, due dita del mio, nostro, bourbon preferito me le sparo… alla tua papà. Mi manchi.

Il vecchio Brian (febbraio 2014) - foto TT

Il vecchio Brian (febbraio 2014) – foto TT

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4 Risposte to “Un anno senza Brian”

  1. Enri1968 05/02/2017 a 10:25 #

    Grazie per il post personale e per averlo fatto conoscere. Ciao.

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  2. Francesco Boccia 06/02/2017 a 01:58 #

    Sono con te Tim, un abbraccio….

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  3. mikebravo 06/02/2017 a 08:10 #

    Un esercizio mentale che pratico spesso è quello di pensare all’ età che ho
    ed a quello che faceva mio padre quando aveva i miei anni.
    E’ un modo come un altro di avvicinarmi a lui nel ricordo ed è anche un modo
    per misurare coscientemente che prima o poi tutto ha un termine.

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  4. Giancarlo T. 06/02/2017 a 10:01 #

    Grazie a Dio, Tim, non ti passerà mai.

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