Pioli ci aveva illuso, ne aveva vinte 11 su 13, eravamo ormai certi di essere sulla strada giusta, davamo per scontato il quarto posto da raggiungere in tutta comodità, credevamo di avere diverse chance di arrivare in zona champions league, in alcuni frangenti il delirio di onnipotenza ci aveva anche fatto pensare di essere noi l’anti J**e e che il discorso scudetto in fondo non fosse ancora chiuso. Poi le sconfitte con le grandi; va beh, dicevamo, dai, ci manca ancora qualcosa per poter competere con le prime tre, ma stiamo andando nella direzione corretta, vedrai il prossimo anno, oh, vedrai. Poi, il pareggio col Torino, la sconfitta con la Sampdoria in casa e il disastro con il Crotone (no, dico, il Crotone).
Ed eccoci ripiombare nel blues apocalittico dell’interismo moderno, dell’isterismo da inferno, nel bayou della disperazione calcistica, nel pantano di una situazione che da sette (7!) anni ci tormenta l’animo. La sensazione di dover ricominciare da capo, di dover raccontare a noi stessi la solita favoletta e di dover ogni volta rimandare alla prossima stagione i sentimenti di rivalsa e di rivincita morale, spirituale ed esistenziale. Eccoci qui, ormai nauseati anche dall’inno ufficiale, stanchi di essere la “Pazza Inter”, ma incapaci di rinunciare anche solo per un momento alla dottrina di quello che per noi è l’ Inno di Mameli “C’è Solo L’Inter”:
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Poi arriva il derby; per me che non sono milanese non è il Milan il nemico (bensì la J**e), ma il derby resta la seconda partita in ordine d’importanza e di prestigio contro l’avversario principale. Vincerla vuole dire togliersi una bella soddisfazione, perderla significa inoltrasi ancor di più nell’abisso. Il Milan di quest’anno non mi pare granché, ma viene da un periodo positivo, ci ha recuperato parecchi punti, ora è sopra di noi, mentre la compagine nerazzurra come detto è ai minimi storici. Facile avere presagi funesti…
Non è un derby spettacolare ma le squadre si battono. L’Inter chiude il primo tempo sul 2 a 0. Candreva e Maurito. Tutto ringalluzzito mi dico che Pechino siamo noi, l’entusiasmo ritorna, almeno fino all’80esimo quando Romagnoli accorcia. Pioli si gioca (male) i cambi: escono Perisic, Gagliardini e Candreva ed entrano Eder, Murillo e Biabiany. Risultato, al 97esimo (dopo sette minuti di recupero), all’ultimo secondo il Milan segna: 2 a 2. Spengo la TV, tiro delle madonne, maledico la pasqua, il football, il castamasso della Cesira e mi attacco al collo del blues.
Blow wind, blow wind, blow my INTER back to me.
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