Nuovo tour italiano per Roger Waters, nuovo successo smisurato: due date al Forum D’Assago (capienza 12.700) e quattro (quattro!) all’Unipol Arena di Bologna (capienza 17.000). Più di 93.000 presenze, sold out continuo (e tornerà in estate a Lucca e al Circo massimo). Rifletto sulla potenza dei Pink Floyd e sul magnetismo che la figura di Waters irradia. In Italia nessun altro ex membro di famose rock band chiamerebbe a sé folle così imponenti, nemmeno Paul McCartney. Sono contento di questo, stimo molto Roger Waters anche come essere umano e, al di là dell’incantesimo musicale a cui ci sottopone, mi piace pensare che sia seguito anche per le sue idee politiche, le sue filosofie etiche, il suo umanesimo.
E’ una giornata soleggiata e calda, sembra inizio estate, l’ideale per celebrare la Festa Della Liberazione insieme al deus ex machina dei Pink Floyd. Io e la pollastrella partiamo alle 17,40, sulla freccia gialla della pianura emiliana, da Regium Lepidi. Non è necessario per noi prendere l’autostrada, questo pezzo d’Emilia è la nostra terra, dunque procediamo a velocità di crociera su strade alternative. Esattamente un’ora dopo arriviamo all’Unipol Arena. Nessuna coda, nessun problema, nove euro per il parcheggio a pagamento e fermiamo la macchina a 25 metri dalla struttura.
Facciamo due passi, ci infiliamo in un centro commerciale lì di fianco mentre mangiamo i panini che abbiamo portato da casa. Troviamo quantomeno discutibile che per la festa del 25 aprile ci siamo centri commerciali aperti e che ci sia gente che vada a fare la spesa nel giorno in cui si festeggia la Liberazione. Usciamo quasi subito, la tristezza di un luogo simile mette angoscia.
Di fianco all’Arena contiamo 15 TIR e diversi pullman, portare in giro lo show di Waters non è roba da poco.
Una volta dentro, contemplo la volta imponente dell’Unipol Arena, lo spazio indoor più ampio d’Italia. Come grandezza e capienza siamo più o meno a livello del Madison Square Garden, dell’O2 Arena, del LA Forum, del Budokan. Sono contento che una struttura del genere sia nella mia regione. Sono le 20, io e la pollastrella ci scattiamo una foto, che poco dopo pubblico su Facebook.
Dall’alto numero di like (90) e di commenti capisco una volta di più la forza che il nome Roger Waters evoca. Vede la foto anche il mio amico Davidino il quale mi manda un whatsapp “Ah, allora ci sei anche tu!”. Mi affaccio alla balaustra, qualche secondo dopo volto lo sguardo verso il punto della platea da cui provengono urla, eccoli lì i miei amici sciamannati del mio paesello natio: Davidino, Marco John Lupo, Stef e Paolo. Quest’ultimo ci scatta una foto e la pubblica sul mio profilo…
Non ho voluto vedere scalette, foto e video dei concerti precedenti, dunque non so cosa aspettarmi. Osservo la gente e rifletto sui significati più profondi della musica rock. Il parterre, diviso in due sezioni, inizia a riempirsi. Noi siamo circa a metà di uno dei due lati lunghi. Siamo nella prima fila del nostro settore, dunque posizione piuttosto comoda.
Ci passa davanti Riccardo Cervi, giocatore della Pallacanestro Reggiana/Grissin Bon. Saura si infervora per un momento. Poco dopo arriva Poggipollini, il chitarrista di Liga. Davanti a noi la tribunetta con le poltroncine imbottite presidiata da una giovane hostess impettita avvolta in un vestitino rosso e calze nere. La platea di riempie in maniera definitiva.
Prima dello show circa 20 minuti di riflessione audiovisiva, poi parte Speak To Me/Breathe. Capisci subito che sarà una esperienza profonda.
(video dal concerto del 24/4/2018)
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Si prosegue con One Of These Days. Ci si immerge nel mood assoluto dei PF.
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Con Time si vibra e si riflette su quanto la muisca dei PF sia parte di noi stessi.
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Le due coriste propongono una The Great Gig In The Sky assai convincente. Difficile riprodurre una linea vocale così iconica senza lasciarsi schiacciare.
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Welcome To The Machine vede Waters alla chitarra;
seguono tre pezzi dal suo ultimo album. Questo è l’unico momento opaco del concerto. Mi duole ammetterlo, per un artista è sempre vitale e fondamentale proporre le nuove cose, ma mi pare che questi tre pezzi non reggano il confronto con le altre sinfonie dell’alienazione scritte negli anni settanta. Ci si riscuote con Wish You Were Here. Non servono parole.
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Lo stesso vale per Another Brick In The Wall, eseguita con l’aiuto di alcuni bambini bolognesi.
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Termina qui il primo set. Venti minuti di intervallo che ti servono per rimettere in fila le sensazioni e le emozioni.
Il secondo set inizia in un modo che ti irretisce e terrorizza al tempo stesso. Dal lungo sostegno sospeso nella volta dell’Arena luci rosse e segnali acustici di pericolo che si trasformano in breve nella Power Station di Battersea, la copertina di Animals insomma. Rimango a bocca aperta. Non mi aspettavo niente del genere. L’Unipol Arena diventa un set audiovisivo come non si era mai visto prima
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Dogs
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Animals è probabilmente il disco dei PF che ricordo con maggior sentimento. Credo anche sia il mio preferito. Il ricordo di notti estive passate con gli amici a girare in macchina mentre ascoltavamo questo disco che allora era l’ultimo album del gruppo. Giovani adolescenti che credevano già di capire l’alienazione insita nelle società umane, il richiamo alla Fattoria Degli Animali di Orwell che pensavamo fosse chiaro e semplice, quando invece non coglievamo tutte le differenze (lo scrittore criticava lo stalinismo mentre Waters più che altro il capitalismo). Risentire questi pezzi quarant’anni dopo, qui a Bologna mi fa impressione. Pigs è forse il momento più alto del concerto. La critica feroce e senza compromessi di Roger Waters a certi meccanismi e a certi personaggi è una benedizione per il mio animo. Quando compare la scritta gigantesca “Trump è un maiale” dal pubblico parte un forte boato. D’accordo che siamo a Bologna, ma visto i risultati delle ultime elezioni mi faccio qualche domanda. La musica è un trionfo. Il gruppo è meraviglioso.
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La tensione si allenta, per così dire, con Money e Us And Them torniamo ai PF più classici e conosciuti. Segue Smell The Roses, il brano di punta del suo ultimo album solista. Niente male, pur schiacciato tra monumenti musicali dell’umanità riesce a sopravvivere. Brian Damage e Eclipse ci spingono verso il finale.
Eclipse
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Mother e Comfortably Numb chiudono in maniera perfetta il concerto.
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Circa tre ore di musica totale e totalizzante, una esperienza sensoriale straordinaria, un esame di coscienza collettivo. Razionalità e sensibilità esposte in modo cristallino da un musicista non esattamente dotatissimo, nessuna abilità tecnica o vocale particolare, eppure in grado di descrivere in musica concetti universali basilari per almeno un paio di generazioni. Colpisce la accuratezza in ogni singolo dettaglio, la qualità audio e visiva, l’impeccabile regia … uno spettacolo pressoché perfetto. Non tante le interazioni con il pubblico ma tutte significative, la più toccante quando dice in italiano “restiamo umani”. Guardo quest’uomo e sento che la mia stima per lui è cresciuta di un’altra spanna.
Diciamo che se si dovesse arrivare ad eliminare la democrazia (e credo che la strada intrapresa sia quella) non mi dispiacerebbe affatto vivere in un paese guidato da uno come RW.
Roger e la band salutano. Per un momento compare anche una bandiera italiana.
Usciamo in un batter d’occhio. Siamo subito in macchina, nessuna fila, nessun intoppo. In strada mi dico che è stato un bellissimo modo per festeggiare la Liberazione e che sono molto, molto contento di aver partecipato ad un concerto del genere. Cinque anni fa lo vidi a Padova (qui fianco il link al resoconto di allora) https://timtirelli.com/2013/07/30/rogers-waters-live-in-padova-26-luglio-2013/mi piacque molto anche allora, ma stasera credo si sia superato. Ragazzi, che spettacolo.
Ero allo show del giorno prima 24 aprile; l’unico commento possibile è WOW!. Pelle d’oca al comparire della piramide laser colorata su Eclipse (subito diventata sfondo del desktop del mio PC) e mandibola caduta per terra al calare di Battersea Power Station.
Una produzione stratosferica che costerà certamente svariati milioni di dollari.
Era la prima volta che vedevo Waters dal vivo, ma l’amico che era con me lo aveva già visto in altri tour e mi ha confermato che questo è lo spettacolo migliore.
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Io ero allo spettacolo del 21 aprile. Uno dei migliori concerti che abbia mai visto! Eravamo in area Pit,seconda o terza fila circa,Roger in formissima,scaletta meravigliosa,ma quando la battersea power station compare dall’alto nelle sirene è stata l’apoteosi assoluta,brividi. Adoro Animals,i testi più feroci che Roger abbia mai scritto! Meravigliosa Money con i volti dei politici (compreso il nostro Berlusconi), penso che le idee di Roger antimilitariste e anticapitaliste trovino nel suo spettacolo un veicolo perfetto,e ho apprezzato il boato quando è comparsa la scritta “Trump è un Maiale” così come i “buuu” per la faccia di Berlusconi. Oltre al bellissimo discorso prima di Mother,alla piramide di Dark side of the moon comparsa dal nulla e al fantastico spettacolino su Another Brick in the wall,a fine concerto un momento stupendo: Un fan lancia a Roger (noto oppositore di Israele) una bandiera della Palestina. Lui la abbraccia,la sfoggia,alza il pugno chiuso,dopodichè se la conserva e la porta via uscendo dal palco col pugno chiuso alzato. Grande.
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bellissima la Shur di David che si intravvede nel terzo video del Th. Lo vidi al DISMA di Bologna anni fa (2010) : era endorser di Brunetti al suo stand. Ma era in uno stato un pò…alterato (lambrusco), non riusciva a tenere gli occhi aperti. Credo l’abbia chiamata “rose telecaster”
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Io andrò a vederlo a Roma il 14 luglio al Circo Massimo Biglietti platea A acquistati il 5 dicembre ed esauriti il 6 (prato B invece resistono) a oltre sette mesi dall’evento . Ho anche pensato di beccarti , conoscendo il tuo amore per la capitale .
Mi sono visto un po di clip e ovviamente si capisce la dimensione dello spettacolo in questione – enorme . Le cose che mi lasciano un po perplesso (ma non è certo una novità) sono i momenti che non vedono Roger Waters al microfono , generalmente nei classici di DSOTM . Poco male , non vedo l’ora di andare a vederlo .
Curioso come gli “anonimi” componenti dei PINK FLOYD oggi siano diventati così popolari anche come solisti .
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Aver militato in un gruppo come i Pink Floyd di popolarità ne lascia indubbiamente molta. Andare a vedere Waters e Gilmour è poi un modo di resuscitare quella musica, con effetti e scenografie che rimandano direttamente ai PF, e credo che sia il vero motivo di tour così di successo.
Non si discutono la qualità delle esecuzioni o la scelta dei brani (non è difficile sbagliare con un repertorio simile), ma 3 anni fa io ero rimasto perplesso. Il gran disinteresse per i pezzi nuovi (che non erano un granchè) e la voglia comprensibile di Floyd quando sul palco i PF non c’erano mi aveva lasciato “stranito”.
E così Waters ho deciso di saltarlo, di sicuro qualcosa mi son perso ma di rischiare non me la sentivo.
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E’ normale che roger non canti i pezzi di Gilmour,anche se lo ha fatto su TIme e Wish you were here..
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Ovviamente ne sono consapevole . Nel 2006 suonava l’intero ciclo di TDSOTM facendo cantare l’80% dei pezzi ai turnisti . Diciamo che lo preferisco quando è alle prese con brani più sulle sue corde o comunque interpretati da lui e non da qualcun’altro .
Comunque gruppo e arrangiamenti sono molto migliorati rispetto ai tempi di In The Flesh (1999/2000) , Dave Kilminster alla chitarra è stata la scelta giusta .
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In ogni caso pare che Roger usi tracce vocali per aiutarsi su alcuni pezzi,sin dai suoi primi tour solisti… va detto che per quanto mi piaccia la sua voce non è mai stato molto stabile quindi magari è anche un bene che lo faccia,ha comunque 75 anni
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A proposito di tracce vocali preregistrate , ho scaricato il bootleg del concerto romano di RW (più come souvenir che altro) e ho provato a confrontarlo con altre date ascoltando alcuni pezzi sul web .. identici . Dopotutto la pessima figura fatta al rock in Rio del 2006 non lascia molti dubbi , ma uno ci spera sempre … Stranamente vent’anni fa ci si scandalizzava con Jagger accusato di cantare in playback , oggi mi sa che ci siamo abituati anche a questo .
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