Lunedì ore 17:30: sono a Nonatown, in attesa di entrare dal medico per il solito controllo annuale. È un pomeriggio di giugno, in cielo sole e nuvole si alternano dando al pezzetto del borgo storico in cui sono (un anfratto di piazza Gramsci) un aspetto pittoresco. Squilla il telefono, è il nostro Mike Bravo, colonna di questo blog; parliamo di dischi, di Mutina, di Nonatown e degli articoli del blog. Gli dico che ormai scrivo di musica solo all’interno di quel tipo di pezzi personali che pubblico sempre più spesso e lui “sei un sociologo… sono gli articoli più belli, e poi fanno bene a chi scrive, sono una sorta di terapia, tutti i più grandi scrittori hanno iniziato così”. Ringrazio Mike per le belle parole e per l’affetto che mi dimostra da decenni ormai, da quando – negli anni ottanta – scoprì la mia fanzine, il mio libro e il fatto che abitiamo nello stesso pezzo d’Emilia.
Poi mi chiedo: “sono un sociologo, uno che studia le dinamiche dei comportamenti umani e dei fenomeni sociali?”, per fortuna non faccio in tempo a darmi una risposta, Mary Lou – l’assistente del mio medico – mi chiama:“Stefano, tocca a te.”
Nell’ambulatorio porgo al mio medico i referti degli esami del sangue e urine fatti di recente. Mentre li analizza lo guardo, è un amico di vecchissima data, siamo della stessa classe, abbiamo fatto elementari e medie insieme, gli voglio bene. Mi fa sdraiare sul lettino, mi ausculta il cuore, mi controlla polmoni e addome.
“Oh Tim, va tutto molto bene, hai degli esami perfetti, mai visto una della nostra età con quei valori, sei in splendida forma …”
“Ah sì, e allora com’è che mi sembra sempre di camminare sull’orlo del precipizio?”
“Ah beh, quello sono i Led Zeppelin e il blues ” e inizia a ridere.
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Venerdì, ore 13,45, esco dal ristobar vicino al posto in cui lavoro, mi perdo sul balconcino a contemplare il parcheggio lì davanti, c’è un uomo che sembra intento ad aspettare i colleghi. A distanza di sicurezza mi chiede:
“Stefano?”
“Sì“, gli rispondo;
“Sei Tim Tirelli vero?”
“Sì, sono io … tu sei …?”
“No, non ci conosciamo, sono uno che ogni tanto legge il tuo blog. Non sono un tipo da social, ma sul blog mi ci fermo. Devo dirti che preferisco i Free ai Bad Company. Ah, mi piace anche Ken Parker. Come mi chiamo? Stefano.”
Lo inquadro meglio, ha l’ineluttabile e noncurante eleganza dell’uomo di blues, sembra davvero uno di noi. Lo ringrazio e lo saluto e torno verso l’ufficio. Sebbene sia uno sconosciuto sento già instaurarsi un senso di fratellanza.
Ah, il potere del blues.
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Si vede che stai bene Tim e la tua eta’ incerta,
come la chiami tu, te la porti benissimo.
Continua cosi’ !
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I pezzi personali/sociologici sono i migliori
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“sei un sociologo… sono gli articoli più belli, e poi fanno bene a chi scrive, sono una sorta di terapia, tutti i più grandi scrittori hanno iniziato così”
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Bravo Giacob, quelli sono i commenti di Mike Bravo. grazie per averli ripescati …
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